Guillaume Apollinaire -Poesie – Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Guillaume Apollinaire -Poesie –
Guillaime Apollinaire è nato a Roma, nel quartiere di Trastevere, nel 1880, figlio naturale di Francesco Flugi d’Aspermont e della nobildonna di origine polacca Angelica de Kostrowitzky, Guillaume Apollinaire fin da bambino si trasferì con la madre e il fratello Alberto in Francia, dapprima a Monaco, Cannes e Nizza, approdando poi nel 1899 a Parigi.
Poesia di Guillaume Apollinaire tratta da “alcools”-
-Apollinaire recite le pont Mirabeau-
il ponte Mirabeau
Sotto Pont Mirabeau la Senna va
E i nostri amori potrò mai scordarlo
C’era sempre la gioia dopo ogni affanno
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Le mani nelle mani restiamo faccia a faccia
E sotto il ponte delle nostre braccia
Stanca degli eterni sguardi l’onda passa
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
L’amore va come quell’acqua fugge
L’amore va come la vita è lenta
E come la speranza è violenta
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Passano i giorni e poi le settimane
Ma non tornano amori né passato
Sotto Pont Mirabeau la Senna va
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Le pont Mirabeau
Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Et nos amours
Faut-il qu’il m’en souvienne
La joie venait toujours après la peine
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
Les mains dans les mains restons face à face
Tandis que sous
Le pont de nos bras passe
Des éternels regards l’onde si lasse
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
L’amour s’en va comme cette eau courante
L’amour s’en va
Comme la vie est lente
Et comme l’Espérance est violente
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
Passent les jours et passent les semaines
Ni temps passé
Ni les amours reviennent
Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure.
note: traduzione di Vittorio Sereni, postata il 17/02/2012, tratta da “alcools”, Apollinaire recite le pont Mirabeau
Nota di lettura di Gisella Blanco
Nell’immaginare, nel senso e nel suono, il neologismo che avrebbe dato il nome al movimento surrealista, è già chiaro come Guillaume Apollinaire abbia anticipato il dramma comico-bestiale della modernità. Di quella modernità che non era ancora completamente contemporaneità ma che congloba e sincretizza il lascito dei classici e gli influssi anticipatori delle avanguardie storiche.
Il verso di Apollinaire non è, infatti, guidato dalla velleitaria volontà di annientare o nascondere il passato, bensì da quella di “sorprendere” il lettore, ma anche sé stesso, dall’interno del medesimo clima culturale a cui appartiene, cioè dal nucleo igneo della stessa esperienza di cui scrive e per la quale scrive.
Tali obiettivi ideali non utilizzano la sonorità del verso ma vi si fondono attraverso sapienti espedienti allitterativi e fonosimbolici, ed ecco che qui risalta una delle maggiori sfide traduttive e interpretative che Fabio Scotto, traduttore e curatore di Alcool ha affrontato, cercando di “fare ri-suonare in italiano” sia il significato che il ritmo presente, con le dovute differenze, nel verso originario.
Tra ambientazioni urbane, un fluviale multilinguismo, topoi classici e preghiere dalla forma di invettiva (o invettive dalla forma di preghiera), sopravvive e vive forte la poesia, “maleamata” eppure imprescindibile, allora come ora.
Dalla presentazione della casa editrice
L’apparizione di Alcool nel 1913 fu un vero avvenimento non solo per la poesia francese di quell’epoca, ma per l’intera poesia novecentesca. Basti pensare che in quello stesso anno Apollinaire diede alle stampe i suoi celebri saggi sulla pittura moderna e sui pittori cubisti, che avevano contribuito non poco a fare di questo scrittore, figlio di padre italiano d’origine svizzera che mai lo riconobbe, e di madre polacca, arrivato a Parigi già quasi ventenne, il principale promotore delle nuove idee estetiche. In un certo senso, tuttavia, questo aspetto certamente importante dell’opera di Apollinaire ha rischiato negli anni di darne un’immagine un po’ riduttiva. Apollinaire è stato un grande poeta anche indipendentemente dal suo coinvolgimento nei movimenti artistici di quegli anni, un poeta che rappresenta forse il più esemplare punto d’incontro tra tradizione e avanguardie; e da questo punto di vista, rileggere oggi la sua opera poetica, e in particolare Alcool in tutta la sua versatilità compositiva, è forse il modo migliore per rifare i conti con un autore la cui influenza è rimasta centrale in tutta la successiva poesia. Come scrive Fabio Scotto accompagnando questa sua traduzione, Alcool va a situarsi «a cavallo fra tradizione, lirismo, modernità e avanguardia, soddisfacendo nel contempo le esigenze del lettore popolare, che vi trova ballate rimate prossime alla tradizione medievale, così come quelle del lettore più esigente e colto, che qui si confronta con testi innovativi e sperimentali ricchi di rimandi mitologici a varie culture e dai tratti spesso esoterici»; una disparità di modi che se da un lato ha spesso disorientato la critica, dall’altro è essa stessa rappresentativa non solo del cantiere poetico di Apollinaire, ma anche del senso più veritiero della sua opera.
Da Alcool (Passigli Editore 2023)
La canzone del maleamato
a Paul Léautaud
E cantavo questa romanza
Nel 1903 senza sapere
Che il mio amore a somiglianza
Con la bella Fenice se muore una sera
Il mattino la vede rinascere
Una sera leggermente brumosa a Londra
Un bandito che somigliava al
Mio amore mi venne incontro
E lo sguardo che mi lanciò
Mi fece abbassare gli occhi di vergogna
Seguii quel ragazzaccio
Che fischiava con le mani in tasca
Sembravamo tra le case
L’onda aperta del Mar Rosso
Lui l’Ebreo io il Faraone
Che cadano queste onde di mattoni
Se non fosti bene amata
Sono il sovrano d’Egitto
Sua sorella-sposa la sua armata
Se non sei l’unico amore
Alla svolta di una via ardente
Di tutti i fuochi delle sue facciate
Piaghe di nebbia sanguinolenta
In cui si lamentavano le facciate
Una donna a lui somigliante
Era il suo sguardo d’inumana
La cicatrice al suo collo nudo
Ebbra uscì da una taverna
Nel momento in cui riconobbi
La falsità stessa dell’amore
Quando infine fu di ritorno
Nella sua patria il saggio Ulisse
Il suo vecchio cane di lui si sovvenne
Accanto a un tappeto d’alta foggia
Sua moglie attendeva che tornasse
Il regal sposo di Sacontala
Stanco di vincere si rallegrò
Quando la ritrovò più pallida
D’attesa e d’amore gli occhi impalliditi
Che carezzava la sua gazzella maschio
Ho pensato a quei re felici
Quando il falso amore e colei
Che ancora amo
Urtando le loro ombre infide
Mi resero tanto infelice
Rimpianti sui quali l’inferno si fonda
Che un cielo d’oblio s’apra ai miei auspici
Per il suo bacio i re del mondo
Sarebbero morti i poveri noti
Per lei pure l’ombra si sarebbero venduta
Ho svernato nel mio passato
Che torni il sole di Pasqua
Per riscaldare un cuore più raggelato
Dei quaranta di Sebaste
Meno della mia vita martirizzati
Mio bel vascello o memoria mia
Abbiamo a sufficienza navigato
Su un’onda dura da digerire
Abbiamo a sufficienza divagato
Dalla bell’alba al triste imbrunire
Addio falso amore confuso
Con la donna che s’allontana
Con quella che ho perduto
L’anno scorso in terra germana
E che mai più rivedrò
Via lattea o sorella luminosa
Dei chiari ruscelli di Cana
E dei candidi corpi delle innamorate
Morti nuotatori noi seguiremo ansimanti
Il tuo corso verso altre notti stellate
Mi ricordo di un altro anno
Era l’alba d’un giorno d’aprile
Ho cantato la mia beneamata gioia
Cantato l’amore con voce virile
Nel momento d’amore dell’anno
La chanson du mal-aimé
à Paul Léautaud
Et je chantais cette romance
En 1903 sans savoir
Que mon amour à la semblance
Du beau Phénix s’il meurt un soir
Le matin voit sa renaissance
Un soir de demi-brume à Londres
Un voyou qui ressemblait à
Mon amour vint à ma rencontre
Et le regard qu’il me jeta
Me fit baisser les yeux de honte
Je suivis ce mauvais garçon
Qui sifflotait mains dans les poches
Nous semblions entre les maisons
Onde ouverte de la Mer Rouge
Lui les Hébreux moi Pharaon
Que tombent ces vagues de briques
Si tu ne fus pas bien aimée
Je suis le souverain d’Égypte
Sa soeur-épouse son armée
Si tu n’es pas l’amour unique
Au tournant d’une rue brûlant
De tous les feux de ses façades
Plaies du brouillard sanguinolent
Où se lamentaient les façades
Une femme lui ressemblant
C’était son regard d’inhumaine
La cicatrice à son cou nu
Sortit saoule d’une taverne
Au moment où je reconnus
La fausseté de l’amour même
Lorsqu’il fut de retour enfin
Dans sa patrie le sage Ulysse
Son vieux chien de lui se souvint
Près d’un tapis de haute lisse
Sa femme attendait qu’il revînt
L’époux royal de Sacontale
Las de vaincre se réjouit
Quand il la retrouva plus pâle
D’attente et d’amour yeux pâlis
Caressant sa gazelle mâle
J’ai pensé à ces rois heureux
Lorsque le faux amour et celle
Dont je suis encore amoureux
Heurtant leurs ombres infidèles
Me rendirent si malheureux
Regrets sur quoi l’enfer se fonde
Qu’un ciel d’oubli s’ouvre à mes voeux
Pour son baiser les rois du monde
Seraient morts les pauvres fameux
Pour elle eussent vendu leur ombre
J’ai hiverné dans mon passé
Revienne le soleil de Pâques
Pour chauffer un coeur plus glacé
Que les quarante de Sébaste
Moins que ma vie martyrisés
Mon beau navire ô ma mémoire
Avons-nous assez navigué
Dans une onde mauvaise à boire
Avons-nous assez divagué
De la belle aube au triste soir
Adieu faux amour confondu
Avec la femme qui s’éloigne
Avec celle que j’ai perdue
L’année dernière en Allemagne
Et que je ne reverrai plus
Voie lactée ô soeur lumineuse
Des blancs ruisseaux de Chanaan
Et des corps blancs des amoureuses
Nageurs morts suivrons-nous d’ahan
Ton cours vers d’autres nébuleuses
Je me souviens d’une autre année
C’était l’aube d’un jour d’avril
J’ai chanté ma joie bien-aimée
Chanté l’amour à voix virile
Au moment d’amour de l’année
Guillaime Apollinaire è nato a Roma, nel quartiere di Trastevere, nel 1880, figlio naturale di Francesco Flugi d’Aspermont e della nobildonna di origine polacca Angelica de Kostrowitzky, Guillaume Apollinaire fin da bambino si trasferì con la madre e il fratello Alberto in Francia, dapprima a Monaco, Cannes e Nizza, approdando poi nel 1899 a Parigi. Ben presto si legò ai nuovi artisti e poeti che gravitavano intorno alla capitale francese, tra i quali Pablo Picasso, Max Jacob e Giuseppe Ungaretti. Nel 1911 fu accusato e persino incarcerato per aver preso parte al celebre furto della Gioconda, ma fu poi rilasciato, risultandone del tutto estraneo. Si arruolò volontario come artigliere nella Prima guerra mondiale; ferito alla tempia nel 1916, dovette subire un delicato intervento di trapanazione del cranio. Morì due anni dopo, a soli trentotto anni, a causa dell’epidemia di influenza spagnola. La raccolta Alcools (1913) era stata preceduta da un’altra celebre opera, Le bestiaire ou cortège d’Orphée (1911); del 1918 sono invece i celebri Calligrammes. Poèmes de la paix et de la guerre, che nel 1930 avrebbero dato origine, con le litografie dell’amico Giorgio De Chirico, a uno dei più straordinari libri d’artista del Novecento. Tra le altre sue opere, ricordiamo in particolare i racconti di L’hérésiarque et Cie (1910) e Le poète assassiné (1916).
Fabio Scotto (La Spezia, 1959) è professore ordinario di Letteratura Francese all’Università degli Studi di Bergamo (Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere) dove è Direttore del CISAM (Centro Internazionale per gli Studi sulle Avanguardie e la Modernità) e membro del Collegio dei Docenti del Dottorato di Ricerca in Studi Umanistici e Transculturali. Dirige la collana Saggi CISAM (Cisalpino- Monduzzi), coordina, con S. Genetti, la Rassegna Bibliografica Novecento – XXI secolo del periodico Studi francesi ed è Editor for French Studies della rivista InScriptum. A Journal of Language and Literary Studies. Saggista, traduttore e poeta, è autore di studi sul romanzo francese settecentesco, sulla poesia moderna e contemporanea, sulla poetica delle forme brevi e sulla teoria e la pratica della traduzione letteraria. Ha ricevuto, per la traduzione, i Premi Civitanova Poesia – sez. Annibal Caro 1998, Achille Marazza 2004, Benno Geiger per la traduzione poetica 2021, ed è stato finalista del Premio Stendhal 2016. Per la poesia, ha pubblicato tredici raccolte e suoi volumi e testi sono tradotti in quindici lingue. Di grande rilievo anche la sua attività di traduttore di letteratura francese; tra gli autori da lui tradotti, ricordiamo Hugo, Vigny, Villiers de l’Isle-Adam, Apollinaire, Bernard Noël, Pierre Autin-Grenier, Vénus-Khoury-Ghata, Habib Tengour, Jean Flaminien, Yves Bonnefoy, di cui ha tra l’altro curato per i Meridiani Mondadori L’ opera poetica (2010); sua è inoltre l’edizione dell’antologia Nuovi poeti francesi (Einaudi, 2011).
Biografia di Guillaume Apollinaire
Pseudonimo dello scrittore Guillaume-Apollinaris-Albertus de Kostrowitsky (Roma 1880 – Parigi 1918). Nato da un italiano e da una nobildonna polacca, ma di cultura francese, visse l’esperienza letteraria della Francia dagli ultimi anni del sec. 19º fino alla prima guerra mondiale, cui partecipò valorosamente. Le sue poesie giovanili si collocano nel quadro dell’ultimo simbolismo: così Le Bestiaire ou Cortège d’ Orphée (1911) e le poesie che, pubblicate sparsamente, furono raccolte poi nel volume Calligrammes (1918). Dal senso musicale della parola passò a coltivare il valore suggestivo delle associazioni che la parola può evocare e inaugurò la lirica in cui assumono importanza massima le immagini e le cose. In tal modo fu condotto a iniziare nella poesia il cubismo, il sintetismo o simultaneismo e il surrealismo. La sua influenza si avverte in tutti i movimenti svoltisi nella letteratura francese dal 1905 al 1920 circa. Della sua opera non voluminosa si ricordano, oltre ai libri citati, Alcools (1913, poesie), Le poète assassiné (1916, romanzo), Les mamelles de Tirésias (1917, dramma surrealista). Amico di Braque, di Picasso e degli altri cubisti, partecipò attivamente al loro movimento come critico d’arte.