Giuseppe Tomassetti- Appello per la conservazione delle Torri della Campagna Romana-
FIUMICINO-Torre di Maccarese nota come Torre Primavera
A proposito delle Torri della Campagna Romana il Tomassetti scrisse:”…pensi il lettore , contemplandole ora così poeticamente desolate, quasi giganti feriti ed impietriti sul posto , a ricostruire la Storia con l’immaginazione , e figurarsi le feste, gli armamenti, le battaglie, tutto ciò che formò la vita agiata della Campagna Romana nel Medioevo; ed egli dovrà convenire con me che esse esercitano grande seduzione nella nostra mente. Pensino pertanto i proprietari dell’Agro Romano a conservare gelosamente questi ruderi dell’Arte e della Poesia; ne impediscano ai pecorari ed ai contadini la continua malversazione; pensi il Governo a farne compilare l’esatto elenco ed a farne regolare consegna ai proprietari, come dei Monumenti Antichi, sia perché hanno aspetto pittoresco , sia perché appartengono alla Storia; e col tempo la posterità dimanderà conto alla presente generazione del non aver arrestato e posto fine ai guasti dovuti all’ignoranza dei nostri predecessori.”
FIUMICINO-Torre di Maccarese nota come Torre PrimaveraROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaTorre Perla di Palidoro sarà il museo Salvo d’AcquistoTorre Perla di Palidoro sarà il museo Salvo d’AcquistoRoma-Torretta TROILIRoma-Torretta TROILIRoma -Torretta di Porta Pertusa-Fotoreportage di Franco LeggeriFranco Leggeri-Fotoreportage-ROMA -Torre AureliaTORRE DI BACCELLIROMA-Torre di AcquafreddaROMA-Torre di AcquafreddaTorre segnaletica “LA SELCE”Torre di Maccarese- conosciuta anche con il nome di Torre PrimaveraFIUMICINO-Torre in Pietra-Torre di PagliaccettoFIUMICINO-Torre in Pietra-Torre di PagliaccettoTorre della Bottaccia disegno ricavato dal Catasto Alessandrino del sec. XVIICastel di Guido-La TORRE DELLA BOTTACCIAil CASTELLO DI TORRE IN PIETRATorre della BOTTACCIATorre della BOTTACCIATorre della BOTTACCIATorre della BOTTACCIATorre della BOTTACCIA
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
Posticciola (RIETI)· Sta nascendo il “”Museo delleArti Contadine”
Articolo e foto di Paolo Petrangeli
Paolo Petrangeli -Posticciola-21 settembre 2023-Si sta attrezzando a Posticciola un nuovo ed importante sito museale, creato. dagli amici del “Museo Arti Contadine” cosa si può dire a loro ?? Se non con un rinnovato e sentimento di gratitudine: Grazie!! . È giusto anche ricordate tutti nostri numerosi volontari per il contributo “fisico” ed altro, che hanno donato all’iniziativa, sempre con la solita passione collettiva che ha reso possibile la sistemazione del carro nella nuova sede .
Un grazie alla ditta Paolo Pellegrini che con i suoi mezzi e la sua pazienza ha portato a temine il trasferimento di un carro antico dal rispettabile peso di 7/8 ql. vuoto, arrivando infine, a Posticciola :
” IL CARROPANDIZUCCHERO”
è posizionato in bella vista a disposizione degli appassionati nell’area ludica nei giardini pubblici in un accogliete dimora, ora in costruzione, senza aver dovuto ridurre lo spazio già esistente per i giochi dei bambini.
Alla fine del mio racconto molti ma penso tutti coloro che amano veramente il nostro borgo , saranno d’accordo con me:
la collocazione e, tutto ciò che si farà per rendere definitivo il sito: darà un risulto magnifico.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
LA STORIA:
Per ben comprendete valore del “dono”,che abbiamo ricevuto, credo sia necessario iniziare a raccontare le vicende del “nostro” carro. Dobbiamo con la nostra fantasia, tornare agli inizi dello scorso secolo dove l’attività dell’arte contadina, nella nostra area, esce, dalla produzione dei beni alimentari destinati solo alla pura sussistenza delle famiglie già impegnate nella loro coltivazione ed entra nel mondo: prima del baratto e poi del commercio vero proprio.
La pecunia : di storia antica, diventa sempre più apprezzata da tutte le classi sociali e, l’ansia generalizzata del suo possesso ha di fatto, contribuito alla creazione del mondo moderno.
È in questo contesto, si può pensare,che nello stesso periodo iniziarono, gli albori di una piccola impresa familiare che negli anni successivi diventerà una vera fattoria agricola dedita , tra l’altro, alla produzione della barbabietola per la produzione dello zucchero.
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La BARBAPIETOLA…è una pianta meravigliosa ed assicura ricche soddisfazioni ai produttori, in quanto : tutto di essa è utilizzabile : compreso il residuo della sua lavorazione industriale come mangime per gli animali.
L’abbondanza d’acqua che esiste nella nostra provincia soprattutto lungo il fiume Turano e, la contemporanea costruzione dello zuccherificio di Rieti. Questo polo industriale è deputato alla lavorazione della materia grezza, in arrivo da tutta la piana circostante e la trasforma in zucchero di qualità a favore della popolazione allora, decisamente “affamata” di tale prodotto.
Per questa ragione, la produzione di queste tipo tubero letteralmente esplose in tutta la nostra penisola. Per la soddisfazione di tutti operatori del settore. In questo caso: produzione agricola e sito di trasformazione erano posizionati in loco. Ciò racconta che l’economia circolare , tanto agognata oggi , era già una realtà “antica” in questi luoghi.
·Posticciola (RIETI) · Paolo Petrangeli , sta nascendo il “”Museo Arti Contadine”
“CARROPANDIZUCCHERO”
Struttura: legno/ferro veniva tirato da due coppie di buoi e, trasportava 15/20 quintali di prodotto dall’area di produzione al zuccherificio situato oggi: al “centro” di Rieti edificio in disuso che si può quindi, definire archeologia industriale.
CURIOSITÀ: Dopo circa otto mesi dalla semina, e numerose ore di assistenza necessarie per far crescere sana la barbabietola, finalmente il carro il “nostro” “CarroPandizucchero” era davanti ai cancelli del zuccherificio.
Il proprietario del carico ed i suoi aiutanti potevano respirare con tranquillità ed a pieni polmoni la brezza mattutina che scendeva dal Terminillo. Il momento era ideale per tante ragioni. Il lavoro di competenza era stato svolto con maestria: da sempre e da tutti. Giusto aspettarsi un buon premio di riconoscimento per il tempo ed per il lavoro svolto.
Non sarà sempre così !! Bisognerà supera l’ostacolo del controllo del grado zuccherino del carico.
L’esame decreterà il valore economico della partita e, giustificherà – forse – otto mesi di duro lavoro pregresso su i campi .
Grazie alla famiglia Rossi, Azienda agricola “Valle del Turano” per L’attenzione con cui ha conservato un loro bene storico da anni non più in uso.
Ora lo stesso bene renderà gioia a sé stesso ed alle miglia di persone che lo potranno ammirare. nel nuovo sito di Posticciola ciò aggiungerà valore al buon lavoro fatto dalla famiglia Rossi della azienda agricola “Valle del Turano La Cascina” un ringraziamento particolare alla Sig.ra Rossi Enrica ed al marito per sensibilità dimostrata verso le attività del nostro museo.
Grazie.
Articolo e foto di Paolo Petrangeli
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Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-
La bellezza, la poesia e la “bioarchitettura” del Viale dei pini che conduce al sito archeologico
Torre della Bottaccia- Via Aurelia Antica-ROMA.
-L’ecologia è un concetto che fa parte della coscienza universale, di cui dobbiamo essere ogni giorno sempre più consapevoli. Il grande scienziato della natura e poeta Goethe riassume tale consapevolezza con queste parole: “Nulla si impara a conoscere, se non ciò che si ama, e più forte è l’amore tanto maggiore sarà la conoscenza”. Imparare a “godere” dello spazio naturale che ci circonda è uno strumento di straordinario valore per diffondere e sedimentare nell’agire una vera e propria cultura della sostenibilità. In tal senso, probabilmente la più spontanea e potente istanza pedagogica è proprio il paesaggio, capace di impartire una sua prima e fondamentale educazione implicita: il paesaggio è infatti come scrive , molto bene, nel suo saggio ”Paesaggio Educatore” il Regni R. “ maestro di una cultura dell’ascolto dell’armonia dell’uomo e del cosmo, propria di un ambiente come realtà da condividere e non solo come qualcosa a cui badare”(Ed.Armando -2009). L’ammirazione per lo splendore della natura è il motore che genera e, conseguentemente, moltiplica in ognuno di noi , sin dalla più giovane età, i sentimenti di affezione , rispetto e curiosità verso il patrimonio ambientale che ci circonda. D’altra parte tale affezione e desiderio di cura tutela non può che scaturire dalla conoscenza e dalle relazioni. Ci è istintivamente estraneo ciò che non conosciamo, con cui non possiamo dialogare per assenza di codici condivisi e a cui non siamo socializzati . L’estraneità si supera a mio avviso, solo attraverso un flusso comunicativo e relazionare che deve essere continuamente alimentato e che dà luogo ad una empatia prodromica a comportamenti di cura , tutela e di salvaguardia . Per recuperare i “codici” che ci consentono , nell’ascolto, di comprendere il linguaggio della natura bisogna , infatti, conoscere quest’ultima, perché solo coltivando una conoscenza profonda e radicata , ma anche istintiva, di qualcosa possiamo affezionarci ad essa, amarla e far crescere in noi il desiderio spontaneo di difenderla e preservarla.
Pini della Campagna RomanaFoto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Foto di Franco Leggeri- Campagna Romana Viale dei pini Torre della BOTTACCIA-Franco Leggeri Fotoreportage- L’Alba nella Campagna RomanaFranco Leggeri Fotoreportage- L’Alba nella Campagna RomanaFranco Leggeri Fotoreportage- L’Alba nella Campagna RomanaFranco Leggeri Fotoreportage- L’Alba nella Campagna RomanaFranco Leggeri Fotoreportage- L’Alba nella Campagna RomanaFranco Leggeri Fotoreportage- L’Alba nella Campagna RomanaCampagna Romana-Il sorgere del sole agosto 2022 –Campagna Romana-Il sorgere del sole agosto 2022 –Campagna Romana-Il sorgere del sole agosto 2022 –Campagna Romana-Il sorgere del sole agosto 2022 –Campagna Romana-Il sorgere del sole agosto 2022 –Campagna Romana-Il sorgere del sole agosto 2022 –Campagna Romana-Il sorgere del sole agosto 2022 –
Nazzano-Vale la pena lasciare la Capitale per dirigersi a Nazzano per il suo centro storico che si sviluppa su un’unica strada che porta dritti al castello del XIII secolo. Ancora oggi è possibile ammirare le due torri situate agli angoli opposti, da un lato il Mastio con controllo della Rocca Savelli, dal lato opposto la torre che un tempo serviva a controllare la Valle del Tevere.
Da non perdere a Nazzano la chiesa di Santa Maria Consolatrice, il complesso di San Francesco e la chiesa di Sant’Antimo (appena fuori dal centro abitato). Anche se temporaneamente chiuso per il Covid, a Nazzano è presente il Museo del fiume che racconta la storia del Tevere attraverso varie sale che ne illustrano la geologia, la boanica, la zoologia e le attività antropiche.
La Riserva di Nazzano Tevere-Farfa è sicuramente una delle più interessanti aree protette regionali del Lazio e tutela una zona umida molto estesa, chiamata “lago di Nazzano”, formatasi in seguito alla realizzazione di una dica sul Tevere. La riserva è tra i luoghi più belli d’Italia per il birdwatching e l’osservazione del mondo affascinante e poco conosciuto della palude. Qui si possono percorrere sentieri natura alla scoperta della riserva e del suo fiume.
NAZZANO RomanoNAZZANO RomanoNAZZANO RomanoNAZZANO RomanoNAZZANO Romano
Goethe J.W., Viaggio in Italia -Johann Heinrich Wilhelm Tischbein
Goethe J.W- Roma, 7 novembre 1788.-Sono qui da sette giorni e lentamente si va formando nella mia mente il concetto generale di questa città. Non faccio altro che andare in giro senza riposo; studio la topografi a della Roma antica e della moderna, guardo le ruine e i palazzi, visito una villa e l’altra e le cose più meravigliose mi cominciano a diventar familiari; apro solamente gli occhi, guardo, vado e ritorno, poiché solo in Roma è possibile prepararsi a godere Roma.Confessiamolo pure, è un’impresa ardua e dolorosa, cavar fuori la vecchia Roma dalla nuova; ma si deve fare e sperare in una soddisfazione finale inapprezzabile. Si incontrano da per tutto tracce di una magnificenza e di uno sfacelo che sorpassano ogni nostra immaginazione.Quello che hanno lasciato i barbari è stato devastato dagli architetti della nuova Roma.Se si pensa che questa città vive da più di duemila anni, a traverso mutamenti così svariati e profondi, e che è ancora la stessa terra, gli stessi monti e spesso le stesse colonne e gli stessi muri, e nel popolo ancora le tracce dell’antico carattere, allora si diventa complici dei grandi decreti del destino e riesce difficile in principio all’osservatore di notare come Roma segue a Roma e non solo la nuova e la vecchia, ma anche le diverse epoche della vecchia e della nuova.Io cerco ora perfino i punti seminascosti, trovando molto giovamento dagli studi precedenti, poiché dal secolo XV in poi sono stati artisti e dotti in gran numero che hanno dedicata tutta la loro vita a questa impresa.Questa sconfinata profondità opera in noi silenziosamente quando ci aggiriamo per le vie di Roma in cerca di cose da ammirare.Altrove bisogna cercare attentamente per iscoprire cose che abbiano significato, qui invece ne siamo circondati e riempiti.
[…].”
Goethe J.W., Viaggio in Italia -,Roman CampagnaGoethe J.W., Viaggio in Italia -William Stanley Haseltine-Morning LIght,Roman CampagnaGoethe J.W., Viaggio in ItaliaGoethe J.W., Viaggio in ItaliaGoethe J.W., Viaggio in ItaliaGoethe J.W., Viaggio in Italia -Johann Heinrich Wilhelm TischbeinGoethe J.W., Viaggio in Italia -,Roman CampagnaGoethe J.W., Viaggio in ItaliaGoethe J.W., Viaggio in Italia
Poeta pastore di PIEDELPOGGIO frazione di LEONESSA (Rieti)
“…In questa villa deliziosa e amena
che sembra in tutto l’isola cumana
vidi del dì la luce alma e serena….”
Come documenti di quell’antica rustica musa, trascriviamo alcune ottave di Angelo Felice Maccheroni, di Piedelpoggio (1801-1882) e due lettere in ottave scritte agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso da un pastore della frazione di Villa Massi.
Dalla “Pastoral Siringa” del Maccheroni:
Quando poi giunge di Settembre il fine, Che ogni giorno dal ciel la pioggia viene, Vedendo nevicar per le colline, Dice il pastor: Quà non si stà più bene; D’uopo è fuggir dalle pendici alpine, Ed in Maremma ritornar conviene; Per cui Paolo, Francesco e Giovannone, L’uno e l’altro a partir già si dispone.
ANGELO FELICE MACCHERONI Poeta pastore di LEONESSA Frazione PIEDELPOGGIO
Secondo l’antica tradizione, la partenza e il ritorno dalla transumanza avvenivano in concomitanza con le due feste di S. Michele Arcangelo la prima delle quali era celebrata il 29 settembre, giorno che commemora la dedicazione della prima chiesa dedicatagli a Roma, nell’anno 530, da papa Bonifacio II. La seconda, l’otto di maggio, celebrava l’apparizione avvenuta, nel 663, alla vigilia della battaglia di Siponto combattuta dai Longobardi del ducato di Benevento contro i Saraceni. In quel giorno l’Arcangelo annunciò all’esercito cristiano la vittoria. Per quanto riguarda Leonessa, forse per le condizioni climatiche, il ritorno ‒ fin dove giunge la memoria degli ex-pastori ‒ avveniva in prossimità della festa di S. Giovanni Battista, da cui il detto: «sangiovanni: ‘rriano li panni» riferito ai panni sporchi di quanti, dopo giorni di cammino, tornavano a casa. La coincidenza delle date della transumanza con le due feste dell’Arcangelo – ancora vigente in alcune regioni d’Italia, come ad esempio in Valle d’Aosta ‒ è dovuta al ruolo di protettore attribuito all’Arcangelo. Il medesimo ruolo, nell’antichità, spettava a Ercole come dimostra il culto dedicato al semidio nel tempio italico-romano di San Silvestro, sul cammino delle transumanze che dall’altopiano leonessano raggiungevano Norcia e l’imbocco dell’antica via diretta a Spoleto, e viceversa in estate. Il lungo cammino attraversava luoghi inospiti infestati da potenziali nemici visibili e invisibili. Il suo protettore non poteva non essere un eroe distruttore di mostri, come Ercole ‒ che tra un’eroica impresa e l’altra allevava bovini ‒ o un Arcangelo guerriero capace di tenere a bada l’angelo ribelle da cui ogni male, disgrazia, incidente e malattia provengono.
ANGELO FELICE MACCHERONI Poeta pastore di LEONESSA Frazione PIEDELPOGGIO
Quando poi di partir prossima è l’ora Giovanni mette il basto alla somara, Pietro dice alla figlia: Addio, Leonora, Vòlto alla sposa: Addio, consorte cara; Ed ella, ch’il partir di lui l’accora Di accompagnarlo non si mostra avara, Nel distaccarsi poi gli fa premura Che le scriva sovente, e si abbia cura.
ANGELO FELICE MACCHERONI Poeta pastore di LEONESSA Frazione PIEDELPOGGIO
Lu colle sparticore
Uno dei luoghi deputati agli addii era un colle poco lontano dalla frazione di Albaneto, che aveva meritato il nome di “Sparticore”: dove il cuore “se spartisce”, si spezza. Dalla cima del colle, nel trapestio delle greggi e il concitato abbaiare dei cani, spose, figli e parenti salutavano i loro cari che avrebbero rivisto dopo otto mesi quando sui monti indugiano gli ultimi lembi di neve e nei boschi già canta il cuculo. Tornati a casa dopo l’addio, per giorni, fino a quando la transumanza non fosse giunta a destinazione, si evitava con cura di spazzar casa, altrimenti i cari assenti non avrebbero fatto ritorno, o ritardi e disgrazie lo avrebbero reso penoso. Dalla sera della partenza, i nomi dei congiunti lontani sarebbero stati ricordati nel rosario quotidiano, intonato dal più anziano della famiglia riunita attorno al focolare. Un autorevole studioso, George Dumézil, ha formulato l’ipotesi che la sabina Vacuna, la Madre Terra vacua ormai di frutti ‒ cui dopo gli ultimi raccolti erano dedicati i rituali fuochi d’autunno (“uacunales foci”) e tavole imbandite ‒ fosse anche protettrice degli assenti durante la loro vacanza e ne propiziasse il ritorno.
Da quei villaggi, in questo tempo ogni anno Parte col padre il figlio, il zio col nonno, Restano appena quei che più non hanno Lena e vigor qual pria, per cui non ponno; Costoro in guardia delle donne stanno, Gli altri, conforme i lor bisogni vonno, Uomini adulti e giovani di senno, Vanno per quella via ch’ora vi accenno.
Il cammino seguito dalle greggi che si recavano nella campagna romana, da Leonessa, percorrendo la Vallonina, attraversata Valpagana, valicava il Monte Corno scendendo verso Poggio Bustone e Cantalice. Attraversata la pianura reatina, percorrendo la Salaria, le transumanze si dirigevano a Nerola. Da lì, passando per Monterotondo, raggiungevano la campagna romana. Un percorso alternativo, seguendo il corso del Rio Fuscello che nasce ai piedi del Monte Tilia, raggiungeva Polino attraverso l’antica via che univa il borgo medievale fortificato del Fuscello al castello di Polino.
Secondo un’antica tradizione abruzzese (Leonessa rimase aquilana fino al 1928) il bordone che accompagnava i transumanti doveva essere di nocciolo, legno dotato del potere di mettere in fuga i serpenti. Il greco Dioscoride raccomandava di portare nocciole nella cintura per allontanare gli scorpioni e una leggenda germanica raccolta dai fratelli Grimm narra che la Vergine, assalita da una vipera mentre era intenta a coglier fragole per il suo Bambino, trovò rifugio tra i rami di un nocciolo. Riconoscente, benedì l’umile alberello che, da allora, fu dotato del potere di tener lontane le serpi.
Su gli aridi finocchi ove ha già spasa Doppia pelle, il pastor dorme e riposa, E con la mente di pensieri invasa Sogna la prole sua, sogna la sposa; Si desta e pensa serio alla sua casa, Che lasciolla del tutto bisognosa, E quest’è quel che il cor gli affligge in guisa Che pargli aver da sen l’alma divisa.
Il giaciglio dei pastori ‒ la “rapazzola” ‒ era composto da un graticcio di rami poggiato su “forcine” di legno infisse nel terreno. Sul pagliericcio di fieno o erbe silvestri, qui preparato con rami di finocchio selvatico, venivano stese (“spase”) pelli di pecora. A volte, il pensiero della famiglia lontana impegnata nella quotidiana impresa del sopravvivere, interrompeva il meritato sonno del pastore e questi, a lume di candela o nelle brevi pause concesse dal lavoro, affidava alle lettere i suoi pensieri:
Dar notizia di me ti posso intanto; Sino al presente dì bene mi sento Solo mercè del Nume unico e santo, Che adorno fè di stelle il firmamento; Ma rivolgendo il piè per ogni canto Passo li giorni miei, fra pena e stento, E quel che mi rende il cor consunto, La nostra dura lontananza appunto.
Il lavoro diventa più faticoso se il cuore è oppresso dalla pena: nel caso del pastore, dalla nostalgia del borgo natale, dal vuoto creato dalla lontananza dei cari. Per quanto riguarda gli stenti, l’alimentazione del personale di servizio, oltre alla razione giornaliera di pane e ricotta, pasta, sale, legumi, comprendeva un po’ di carne nei giorni di festa, o quando un capo di bestiame moriva, secondo il detto: «Acquacotta, ricotta e pecora morta». “Acquacotta” dichiara che il principale ingrediente del pasto serale era l’acqua calda con l’aggiunta di qualche erba di campo, versata sul pane raffermo e condita (nelle versioni di lusso) con una spolverata di cacio pecorino. «Quannu lu bufurghittu fa baldoria, / bròdu de remolaccia e de cicoria». Il ramolaccio è il Raphanus raphanistrum L.; la cicoria è il tarassaco, o dente di leone. In ogni caso, per via della quantità di pane ammollo, la frugale zuppa riempiva la pancia: «Acquacotta, pane spreca e trippa abbotta».
Se vuoi disacerbar, diletta sposa Quella pena crudel ch’ho in petto chiusa, Alla lettera mia rispondi in prosa Senza punto indugiar conforme si usa, Dammi nuova di te se qualche cosa Ti occorre mai, non dei restar confusa, Al tuo consorte il tuo voler palesa, Che non guarda per te veruna spesa.
Il pastore chiede alla sposa di rispondere alla sua lettera, non in ottave, certo, ma nella prosa stentata di chi appena sa scrivere. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, spose e fidanzate chiedevano al “vetturale” incaricato di consegnare la corrispondenza, o al parroco, di trasformare la loro voce in segni. Il compenso consisteva, in genere, in quattro uova e un timido “grazie” balbettato con la vergogna d’essere ignoranti e di aver dovuto affidare a terzi i propri sentimenti e le questioni di famiglia. D’altro canto, neanche i pastori compositori di ottave, spesso, sapevano scrivere ed erano costretti a dettare i loro versi a qualcuno che sapesse tenere in mano la penna. Le ariosteggianti ottave di Angelo Felice Maccheroni furono dettate a un “vergaro” che, verso per verso, le trascrisse. Un’impietosa, vecchia strofetta, si burlava della verve letteraria dei pastori: «Lu pecoraru quanno va ‘n maremma / se crede d’esse’ giudice e notaru: / la cóva (coda) de la pecora è la penna, / lu sicchiu de lu latte è ‘l calamaru», o, in modo più diretto: «la groppa de la pecora è la carta, / ce scrive ‘n accidenti che lu spacca».
Rispetta i cenni miei, vivi lontana Dai Proci, qual Penelope in persona Guardati conversar con gente strana Ancorché avesse in mano la corona, Per la casa propensa, ai figli umana Mostrati ognor, qual madre ottima e buona, Vivi i giorni così di gioja piena, Di me non ti pigliar veruna pena.
Dei saluti del prete ti ringrazio, Meglio sarìa non me ne dessi indizio, Non ci parlar neppur per breve spazio Che potrebbe recarti un pregiudizio; il prete, moglie mia lo scrive Orazio Dice addrizzar gli affari a Cajo, a Tizio; Va nelle case altrui quando stà in ozio Per addrizzare il proprio suo negozio.
Nel caso si fosse lasciata a casa una moglie giovane o una fidanzata, tra le pene suscitate dalla lontananza vi era la gelosia che pungeva più delle pulci sotto i rustici panni. Se l’antico detto «Lontano dagli occhi, lontano dal cuore» rispondeva a verità, otto mesi di forzata separazione avrebbero offerto ai malintenzionati una ghiotta opportunità, e obbligato l’amante o lo sposo lontano a percorrere un lungo sentiero irto di rovi. Devoto cristiano, ma imbevuto di anticlericalismo garibaldino, Maccheroni punta i suoi strali contro il prete del villaggio. Ma il poeta-pastore non è l’unico: un antico “dispetto” cantato dai mietitori ‒ molti provenienti dalle Marche ‒ recitava: «Mo ch’è vinuta l’ora de lu mète / povera bella mia, chi sse la gode? / e se lla gode quel boia de lu prete», a volte con la chiusa «oppuramente quarghe sbirru o frate».
Ai crucci del marito, la moglie risponde lamentando la scarsezza di grano per il pane e la pasta; la mancanza di farro e lenticchie; la penuria di legna: ormai è primavera, nei campi il grano germoglia ma i monti sono ancora coperti di neve. E fa freddo. Ma ciò non fa meraviglia, del clima locale si diceva: «Leonessa: undici mesi de friddu e unu de friscu». Tra le buone notizie: il peso del porcello, il parto della pecora e l’inizio d’una nuova gestazione della sposa fedele. Il maiale, nel lungo periodo invernale, offriva preziose proteine animali. Si usava dire: «Nengua, nengua s’ha da ninguà, so ‘ccisu lu pórcu, so fattu lu pa’, Nevichi pure, se deve nevicare, ho ucciso il maiale e ho fatto il pane». Il gregge domestico, composto da qualche pecora e un paio di capre, d’inverno rimaneva nella stalla, a primavera ruzzava sui prati. Non c’era bisogno di portarlo a svernare nella campagna romana, o in maremma, come bisognava fare con le sterminate greggi dei Torlonia, dei Massimo, o di altre famiglie della nobiltà romana d’antico blasone. Per quanto riguarda l’arrivo d’un nascituro, la notizia in sé era lieta ‒ in campagna c’è sempre bisogno di braccia ‒ ma con l’incognita del sesso: se fosse nato un maschietto, l’evento sarebbe stato celebrato con suonatori d’organetto e poeti a braccio, vino, pane e prosciutto offerti ai passanti fuori dell’uscio di casa. Se fosse nata una femmina, il prosciutto sarebbe stato sostituito da una “spalletta” di minor pregio, senza suonatori né poeti. Nelle famiglie dedite alla pastorizia, i figli nascevano in maggior parte tra marzo e maggio: prima di giugno non c’era modo di fare l’amore e, appena tornati a casa, l’amore era la prima cosa che si faceva. Un detto recita: «Chi nasce de gennaru / n’è fiju a ‘n pecoraru».
Coi figli insieme anch’io vivo contenta, Mercè l’alta Bontà Divina e Santa, Solo il continuo freddo mi tormenta, Che di neve ogni colle ancor si ammanta; A germogliar comincia la sementa; il porchetto pesò libre quaranta, La pecora ha figliato, io sono incinta Sol per opera tua, che non son finta.
Devi saper di più che la provista Del grano, altri due mesi non mi basta, Se un altro rubbio* o due, non se ne acquista Non avrò certo con che far la pasta; Ho terminato il farro, e ciò mi attrista, Son di lenticchie ancor priva rimasta, Li figli senza scarpe, io sono vesta**, E l’esattor sovente mi molesta.
Dunque marito mio sia tua la cura Di provveder la tua famiglia cara, Intanto io ti saluto, e son sicura Che non avrai per me la voglia avara, Ti salutano i figli, e con premura La tua Benedizion chieggono a gara E ti saluta il buon curato ancora; Addio, che altro da dir non ho per ora.
ANGELO FELICE MACCHERONI Poeta pastore di LEONESSA Frazione PIEDELPOGGIO
Dal generale naufragio della rustica musa d’un tempo, quando nell’amore la cortesia era d’obbligo e la ricerca di bellezza spingeva a imitare i grandi poeti con versi a volte maldestri scritti negli stazzi o nelle capannucce fumose, si è salvato molto poco o nulla. Da parte nostra, abbiamo avuto la sorte di salvare dall’oblio due lettere in ottave conservate nella memoria di un vecchio pastore di Villa Massi (Ca’ Massu) una frazione di Leonessa. Un tempo erano scritte a matita in un quaderno, assieme alle minute di altre lettere inviate dalla campagna romana a una ragazza del borgo con la quale il pastore pensava di costruire un onesto futuro. Le cose andarono diversamente e il nostro finì con lo sposare un’altra donna. Quel quaderno, conservato tra i ricordi personali, finì nel fuoco. Così la consorte intese distruggere il ricordo d’una donna colpevole d’aver fatto cantare il cuore del suo uomo prima che lei entrasse nella sua vita. Rammento che l’anziano pastore, mentre attendevo con ansia che i led del registratore iniziassero a palpitare, chiuse gli occhi. Un’espressione di sofferenza gli si dipinse sul viso. Iniziò a balbettare frammenti di versi. «No me llu recordo!… No me lli recordu!…». Poi, il volto si distese e i versi proruppero, uno dietro l’altro, formando le ottave tra qualche lacrima serena.
1. Signorina, vi giuro, il mio pensiero il mio ideale è sempre fisso a lei, certo, mi creda, quel ch’io dico è vero io non riposo più solo per lei. La tua persona mi tormenta e credo che vivere più a lungo non potrei se la tua persona impertinente del mio gran male non si sente niente.
Io lo prego quel Dio, l’Onnipotente, che possa restaurar la vita mia, quello che porge aiuto a ogni dolente quel che fa nascer tanta simpatia. Il mio cuor l’ha fatto prepotente e va cercando la persona tua credi ragazza che ti pongo il cuore: la mia vita ha bisogno del tuo amore.
Se sei una donna che sai ripensare al mio voler non devi contraddire ché giorno e notte sempre sto a pensare dal gran pensiero mi sento morire. Perciò ho voluto questo a lei svelare: se la fortuna non mi vuol mentire io vorrei mischiar la nostra razza, vorrei sposare a te, bella ragazza.
Io nel mondo ne vidi abbastanza belle ragazze e di tanta delizia ma no’ la vidi con quella tal grazia la quale è lei e di tanta mestizia. Lei sola è la persona che mi sazia lei sola è la gran donna di letizia lei sola è la più bella tra le belle somiglia alla maggiore delle stelle.
Scrivo ‘sto foglio con una speranza d’essere al mondo il più felice nato se contraria la trovo ora, ragazza, credi sarei il più sventurato più con ragazze non farei alleanza con altre donne non sarei sposato soltanto lei, dolce leggiadria, farà felice la persona mia.
Voi siete al mondo la gran donna pia che fece nascer Dio sol per amare amerai dunque la persona mia perché io ti amo con perfetto amore. Per te sento il mio cuore scappar via dentro il mio petto più non vuole stare soltanto per il tuo viso tanto bello ch’è tanto tempo che io penso a quello.
Per te sento il mio cuore meschinello e vincere non posso il grave affanno attendo sempre quel mesetto bello di rivederti già mi par mill’anno. Io son nato tra gli altri poverello per questo riconosco il grave danno ché la tua persona e leggiadria attende uno d’alta signoria.
Quella sarebbe la rovina mia come ti ho scritto nel foglio passato se sei contraria alla domanda mia meglio sarebbe che io non fossi nato. Or la saluto perché conveniva, il suo diletto uomo innamorato s’affida a lei e il nome ora le dice si chiama, certo, Antonio De Felice.
2. Son tanti mesi che io lontano vivo con la speranza di dimenticarti ma sappi, bella, che quando di te son privo somiglio a un giocatore senza carte e se col gioco si rimane privo delle grandi ricchezze e dei miliardi un vero giocator che al gioco tiene privo di carte vive in aspre pene.
Così succede a me che ti vuol bene tutta la mia passion verso di tene la volsi quando ti conobbi bene ché mi accendesti il sangue nelle vene ma visto che il tuo cuore non contiene altro che crudeltà verso di mene io me ne allontanai contro mia voglia e ancora vivo fra tormenti e doglia.
Ancora il mio cuore trema come foglia da quando ti lasciai, o Maddalena, sento che si consuma e mi fa noia saperti bella e mi volti la schiena. Spero che l’hai cambiata la tua voglia che ora mi accetti con faccia serena perciò ti mando questa letterina per dirti la mia idea, o signorina.
A li miei occhi sei la più carina che in tutto il mondo non ha paragone ti vorrei assomigliare a una regina soltanto che ci manca il seggiolone*. Di altri ornamenti la tua personcina è già dotata da nostro Signore ora io penso che ci vuol marito perciò mi offro per tuo amante fido.
In questo mondo mi trovo smarrito e cerco una persona in compagnia che mi vuol bene e che mi porge aiuto che mi accompagni in una retta via. Perciò da quando io ti ho conosciuto ho scelto te come persona pia che possa soddisfare la mia voglia: rispondi presto e levami ‘sta noia.
Vedo ogni pianta rinnovar la foglia così rinnoverai il tuo pensiero se prima il mio parlar ti facea noia ora spero mi accetti volentieri spero che non sei dura come soglia altrimenti mi mandi al cimitero perché a ‘sto mondo do’ c’è forza e pace nulla gli manca a chi il lavoro piace.
Io già mi sento di essere capace di provvedere tutto il necessario, se la fortuna poi sarà fallace Iddio comanda il condottier per mare. Ora ti dico fai come ti piace e ti saluto perché è necessario or chi ti ama il nome qui ti dice si chiama certo Antonio De Felice.
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*seggiolone: il trono
Franco Leggeri Fotoreportage -” IL PALIO DEI FONTANILI ” 2018
Borgo Testa di Lepre-AMARCORD-” IL PALIO DEI FONTANILI “–
Luca Calderoni Presidente della Proloco Testa di Lepre
Articolo e foto di Franco Leggeri
Il Borgo TESTA di LEPRE a settembre avrà il “suo” Palio. E’ in fase avanzata la realizzazione della prima edizione del “Palio dei Fontanili del Borgo di Testa di Lepre” da parte della Proloco.
Testa di Lepre- 11 luglio 2018-Quella che sta nascendo a Testa di Lepre è una manifestazione ,sempre più concreta, con il fine di far rivivere e far conoscere , con giochi e manifestazioni varie, una battaglia che avvenne nell’846 d.C. nella Valle dell’Arrone, zona Fontanile di Mezza Luna, quando la Milizia Contadina, condotta e guidata ad una vittoria storica dal Duca Guido da Spoleto, sconfisse i saraceni che stavano per invadere Roma.
Il Consiglio Direttivo della Proloco ha suddiviso in quattro il territorio del Borgo e saranno , appunto, quattro gli stemmi che rappresenteranno, al Palio, le Contrade di Testa di Lepre. Tutti gli abitanti del Borgo, con spirito cavalleresco, saranno uniti nelle competizioni che si svolgeranno a settembre durante il Palio.
Ci dice Luca Calderoni il Presidente della Proloco:” Questa prima edizione del Palio sarà puramente ludico-sportivo, ma con lo scopo di esaltare i valori della nostra Campagna Romana. Quello di Testa di Lepre sarà un Palio per le famiglie, persone, ragazzi di ogni età che vorranno riprendere una storia ormai quasi dimenticata per ricominciare a “scriverla” di proprio pugno.” Prosegue Luca Calderoni “Da un’idea, una semplice idea e intuizione passare alla fase realizzativa è ,e sarà, una bella sfida che , speriamo, dal bilancio partecipativo di scoprire una realtà che riempirà di colori e calore umano il Borgo di Testa di Lepre, nel suo intero, con: musica, balli,cucina campagnola, stendardi, foulard, sorrisi e vera amicizia. Questo è il mio augurio e la mia speranza che ripongo in questa iniziativa” Conclude infine così il suo colloquio con me Luca Calderoni” voglio ringraziare tutto il Comitato Direttivo e i Soci della Proloco per il FATTIVO e concreto sostegno OPERATIVO che stanno mettendo al fine di vedere il trionfo della manifestazione del Palio dei Fontanili. “
Borgo Testa di Lepre-Fiumicino -ROMA
Aggiungo che tutto il Palio sarà un’opera Corale a più voci , auguro agli organizzatori che dal Borgo si possa udire un “INNO ALLA GIOIA” da tutta Campagna Romana.
Seguiranno, da parte di noi di Campagna Romana, altri report sulla fase organizzativa del Palio dei Fontanili con interviste e foto a tutti i membri del Comitato Direttivo della Proloco, ai partecipanti e ai Capitani delle Contrade. Cercheremo di scrivere, raccontare, con approfondimenti storici , i fatti relativi alla battaglia dell’846 d.C. e la storica vittoria della Milizia di Campagna sui saraceni. Andremo a fotografare i Fontanili e l’area della famosa Battaglia. Racconteremo la vita di questi eroi della Campagna Romana che formarono l’esercito , MILIZIA CONTADINA, del famoso Condottiero il Duca Guido da Spoleto.
Articolo di Franco Leggeri
N.B.Foto di Franco Leggeri- Le foto sono a disposizione di TUTTI e libere .
Altre foto sono su Facebook-CAMPAGNA ROMANA BENE COMUNE
Borgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMAGuido I Duca di Spoleto e Camerino-Palio dei Fontanili del Borgo Testa di LepreBorgo Testa di LepreVicePresidente Proloco di Testa di Lepre ,Luigi ContiProloco Testa di LepreLogo Proloco Testa di LepreBorgo Testa di Lepre-IL PALIO DEI FONTANILIMaria Rita RASTELLI Segretaria della ProLoco del Borgo TESTA di LEPREBorgo Testa di LepreBorgo Testa di Lepre-Bandiere del Palio dei FontaniliBorgo Testa di Lepre-Bandiere del Palio dei FontaniliBorgo Testa di Lepre-Bandiere del Palio dei FontaniliI Fontanili della Campagna Romana- Fontanile di via Santa Maria di Galeria Foto di Grazia AmiciLuca Calderoni Presidente della Proloco Testa di LepreI Fontanili della Campagna Romana- Fontanile di Cecanibbio- Foto Franco Leggeri-Borgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMAProloco Testa di LepreBorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMA-Coop Testa di LepreBorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMASerbatoio idricoBorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMABorgo Testa di Lepre Comune di Fiumicino -ROMA
ROMA-Santa Passera, la chiesa che ispirò “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini-Santa Passera, chiesetta graziosa ma in cattivo stato – fra il Tevere e via della Magliana. Costruita nel V secolo nel luogo in cui le spoglie i santi alessandrini Giovanni e Ciro, in basso a destra, approdarono a Roma, la chiesa fu in seguito intitolata a Santa Passera, santa che non è mai esistita.
Paolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in Sabina
Autunno…in Sabina con le foto di Paolo Genovesi
Paolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in SabinaPaolo Genovesi Autunno in Sabina
ROMA-Municipio XIII- Sito Archeologico MASSA GALLESINA
Fotoreportage di Franco Leggeri
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE lavori anno 2009
Roma- 29 giugno 2018-Municipio XIII-MASSIMINA-MASSA GALLESINA-CASAL SELCE-
Fotoreportage di Franco Leggeri
PREMESSA-L’area fu oggetto di lavori d’indagini archeologiche preventive nel 2009, quando si era ipotizzato che in questa zona dovesse essere edificato lo Stadio della Roma.
Le foto allegate sono relative ai lavori del 2009 e alla situazione di oggi marzo 2017.Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
Breve e sintetica storia del sito Archeologico MASSA GALLESINA a cura di Franco Leggeri.
Il territorio in esame è conformato come un vasto altopiano dalla superficie ondulata e in leggera pendenza , in cui i fossi e i torrenti hanno inciso i depositi sedimentari e vulcanici. Tutto il sistema idrografico fa capo al RIO GALERIA che scorre nell’omonima valle. I principali affluenti del Rio Galeria sono il Fosso della Questione in riva sinistra e dal Fosso della Selce in riva destra.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –
A)-L’insediamento storico area MASSA GALLESINA-
Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
Dal punto di vista archeologico l’area in esame presenta siti databili dalla preistoria fino all’età medievale. La presenza umana è attestata già dal Paleolitico. Tutta l’area fu colonizzata dagli Etruschi che controllavano il corso d’acqua chiamato Careia ( da cui deriva il nome Rio Galeria), in epoca romana la zona , attraversata dalla via Cornelia, fu scarsamente popolata.
In età medievale successivamente alla crisi che travolse l’assetto territoriale tardoantico fra il V e VII secolo, seguì una fase di rinascita e riorganizzazione databile fra l’VIII e X secolo nella creazione delle domuscultae papali. In questa zona, infatti, nell’VIII secolo Papa Adriano realizzo la sua domusculta, una grande masseria per rifornire di frumento la Città di Roma; successivamente ; il sito fu trasformato da Papa Gregorio VII che vi fece costruire un Castello adibito a Villa e Fortilizio, oggi perduto. Fu soprattutto il dinamismo economico dei secoli XII-XIII ad incrementare la nascita di numerose aziende agricole (denominate casalia), tra le quali il Nibby ricorda la tenuta di Massa Gallesina, confinante con le tenute di Selce e Maglianella.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –
Massa Gallesina è una tenuta fuori delle porte San Pancrazio e Cavaleggeri a sinistra della via Aurelia , la quale appartiene a San Rocco e al principe Massimi, e va unita coll’altro fondo detto Pedica Maglianella. Comprende rubbia 147 (1)e confina con le tenute di Pedica Maglianella Sant’Ambrogio, Fontignano, Casale della Morte, Massimilla, Castel di Guido, Casal Selce e Maglianella. La tenuta è divisa nei quarti di Pedica Maglianella, Casale, Ara e Monte Rotondo. Il suo nome attuale è di origine incerta, ma forse una parte di essa , se non tutta, fu compresa nei feudi denominati nel secolo VIII Gratiniano, Rosario, Canneolo e Casale Mimilliarolo esistenti , secondo Cencio Camerario, presso la via Aurelia a 5 miglia distante da Roma, circostanza che col sito della tenuta di Massa Gallesina si accorda.
(1)una rubbia equivale a 18884 mq, ovvero quasi due ettari.
C) CATASTO ANNONARIO –Roma 1783- Agrimensori: PIETRO PAOLO e ANGELO QUALEATI,LUIGI CLERICI,GIOVANNI MEDIANTE,DOMENICO CAPPELLETTI e FILIPPO PEROTTI.
Area Archeologica-MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE.
Nel Catasto annonario pubblicato in Roma nel 1803 dal titolo MEMORIE, LEGGI, ED OSSERVAZIONI SULLE CAMPAGNE E SULL’ANNONA DI ROMA (Parte Prima)
Autore -Nicola Maria Nicolaj.
Le tenute di MASSIMILLA, MASSA GALLESINA e PEDICA MAGLIANELLA. Per queste tenute come anche per le altre appresso, passa la celebre via Aurelia . Di questa via fa menzione Cicerone nell’Orazione contro Catilina, il quale per questa strada partì da Roma per congiungersi in Toscana con Manlio. Cicerone additava questa strada agli altri congiurati, perché sortissero dall’agitata Città. “ Unum etiam nunc concedam:exeant, procifiscatur, ne patiantur desiderio sui Catilinam misere tabascere. Demonstrabo ier; Aurelia via profectur est:si accelerare volent, ad vesperam consequetur.” Furono anche nella via Aurelia gli ORTI di GALBA (Lorium) , ove fu anche sepolto questo Imperatore. Dei vari tratti e diramazioni della via Aurelia o piuttosto delle molte strade , quale più, quale meno antica, chiamate con questo nome , si possono vedere gli antiquarj. Non men celebre è la via Aurelia pe’ i Cimiteri de’ SS.Martiri. Presso questa strada si enuncia quella de’ SS. Processo e Martiniano i quali in occasione del martirio de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo, convertiti e condotti al supplizio nella via Aurelia, accompagnati e scortati dalle illustre femmina Lucina, furono poi in una possessione di lei sepolti. Ma il loro Cimitero si confonde forse con quello di Sant’Agata. Più vicino a Roma si ammira tuttora il Cimitero di San Calepodio, ove fu sepolto San Calisto Papa, San Pancrazio e poi anche il Pontefice San Giulio e per questo una parte di Cimitero si trova anche nominato di San giulio. Grande è la sua ampiezza sotto diverse Tenute e Vigne; è scavato molti piedi sotto terra nel tufo con moltissimi giri larghi , ed alti quanto un uomo vi possa comodamente camminare . Da ogni parte vi sono sepolture . Vi sono alcuni cunicoli , in uno dei quali sorge una vena di limpidissima acqua, la quale nei tempi delle persecuzioni ai Cristiani che quivi stavano nascosti e vi facevano le loro orazioni, veglie ed altre sacre funzioni, doveva servire non tanto per bere , quanto per uso del Battesimo: onde ancora oggi quest’acqua si ha in gran devozione. Sopra questo Cimitero è la Chiesa di San Pancrazio edificata da San Simmaco Papa, e parte anche della Villa Pamphilj la quale Villa è inclusa la Tenuta.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009
D) MASSA GALESINA-PEDICA MAGLIANELLA- Di pertinenza della Veneranda Chiesa di San Rocco e del Signor Marchese Massimi delle Colonne. Queste due tenute anche se una volta fra di loro erano separate e distinte formano ora un solo Corpo ed una sola Tenuta confinante con le Tenute della Pedica Maglianella del Venerando Monastero di Sant’Ambrogio, di Fontignano, di Casal della Morte, di Massimilla, di Castel di guido, della Selce dei SS. Domenico e Sisto e della Maglianella del Venerabile Capitolo di Sant’Angelo in Pescheria.
E) Tenuta e CASAL di SELCE-Il Casale prende il nome dall’originario proprietario Andre de Silice, che nel 1227 lo vendette alla Basilica di San Pietro. Successivamente , il CASALE SILICIS fu affidato e ceduto più volte. Attualmente si compone di una serie di piccoli fabbricati , notevolmente rimodernati, che non recano tracce visibili di costruzioni medievali. In un disegno de Catasto Alessandrino il Casale Silicis è rafficurato come composto da due piccoli edifici fiancheggiati da altrettante torrette , una delle quali aveva tre piani. Casal Selce costituiva, quasi certamente, una delle vedette preposte alla sorveglianza del Castello di MALAGROTTA.
Le foto allegate sono relative ai lavori del 2009 e alla situazione di oggi marzo 2017.Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
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