Il Borgo di Frasso Sabino ha origini molto antiche, appartenendo all’abbazia di Farfa fin dalla fine del X secolo. La prima apparizione è infatti del 955 sul “Regestum Farfense”, dove viene registrato che Sindari e Gauderisio donano all’abbazia terre “locus ubi dicitur ad Frassum-La sua fondazione risale con molta probabilità alla fine del X secolo, epoca in cui appare più volte citata nelle cronache e nei documenti della vicina abbazia di Farfa; c’è da dire, però, che la diffusa presenza di sepolcri e di resti di costruzioni romane testimonia la presenza dell’uomo in epoche ben più remote. Per lungo tempo appartenne all’abbazia di Farfa e quando l’astro di questo centro di potere monastico cominciò a declinare (XII secolo) divenne proprietà della nobile famiglia dei Brancaleone. Nel 1441 passò ai Cesarini, che per un lungo periodo dovettero difenderla dalle mire espansionistiche dei Savelli; la contesa terminò nel 1573 con un atto di concordia, con il quale veniva confermato ai Cesarini il pieno possesso del feudo. Nel 1673, in seguito al matrimonio tra Livia Cesarini e Federico Sforza, passò alla casata Sforza-Cesarini che ne fu l’ultima proprietaria. Il toponimo, di chiara origine fitonimica, deriva dal latino FRAXINUS, ‘frassino’, e con tutta probabilità testimonia la massiccia presenza, in passato, di questa specie vegetale; la specificazione geografica è stata aggiunta nel 1863. Agli Sforza-Cesarini si deve la trasformazione di un preesistente castello, del quale rimane un possente torrione cilindrico, nell’attuale rocca. Il patrimonio storico-architettonico locale annovera inoltre la parrocchiale della Natività e la semplice ed elegante chiesa romanica di San Pietro in Vincoli, risalente al Trecento. Tra i cospicui resti romani sparsi sul territorio comunale spicca, in località Osteria Nuova, la cosiddetta grotta dei Massacci, un sepolcro di epoca incerta (età repubblicana oppure I-II secolo d.C.), edificato con enormi blocchi di pietra. Fonte -Italiapedia
Castelnuovo di Farfa e i suoi particolari nelle foto di Franco Leggeri-
Brano da MURALES CASTELNUOVESI-……….” Dipingere e descrivere il minimalismo, a me molto caro, come i piccoli o i piccolissimi particolari, inaspettati, che scivolano e si fermano all’interno della mia vita , immagini che scandiscono e sottolineano la narrazione dei ricordi. Noi Castelnuovesi utilizziamo i particolari come incisi e punti fermi nel mosaico dei ricordi. Ed è così che nei vicoli riemergono le voci del passato, scivolate via e ora nascoste nelle pietre. Un Castelnuovo sparito, Castelnuovesi cancellati dall’arrogante ignoranza dei “colonizzatori culturali” , servi del “partito del potere temporaneo “ . Nei particolari, negli attimi , nelle immagini che forse a molti non ricordano nulla, io riesco a vedere e a rivivere l’unione , la semplice e vecchia complicità dei Castelnuovesi, affratellati nel duro lavoro della terra. Ricordare i Castelnuovesi quando mettevano in comune le ansie, i dubbi e le speranze condividendole tra loro e ognuno di essi godeva, con sincero compiacimento, dei successi dell’altro senza gelosia. ……….”
Castelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCASTELNUOVO DI FARFA – Palazzo Eredi Salustri GalliCASTELNUOVO DI FARFA – Palazzo Eredi Salustri GalliCASTELNUOVO DI FARFA – Palazzo Eredi Salustri GalliCastelnuovo di Farfa Castelnuovo di Farfa Castelnuovo di FarfaGiardini Salustri-Galli (XVI secolo) Castelnuovo di FarfaCASTELNUOVO DI FARFA La bottega del Fabbro GIUVANNINU U FERRARUCASTELNUOVO di FARFA DEGRADO E ABBANDONO AFFRESCHI EX-CHIESA DI SANTA MARIA Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa -40simoPremio letterario “LA TORRE D’ARGENTO”-1982-2022Castelnuovo di Farfa-Via CoronariCastelnuovo di Farfa la notte di via Roma.Castelnuovo di Farfa ACQUEDOTTO DI CERDOMARECastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- La Fontanella della PiazzettaCastelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) – La FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – La PorticinaCastelnuovo di Farfa (Rieti) La vecchia locanda “Da Riccardo”Castelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Via Roma EstCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini-La Torre dell’OrologioCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- Porta Fonte CisternaCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- Palazzo Eredi Salustri GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- La CampagnaCastelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio ‘900Castelnuovo di Farfa ACQUEDOTTO DI CERDOMARECastelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,CASTELNUOVO DI FARFA – Palazzo Eredi Salustri Galli
Lord Frederik Leighton , British 1830-1896, Orfeo e Euridice, olio su tela 1864.
Il mito di Orfeo ed Euridice – articolo di Luisa Oranti
Il mito di Orfeo ed Euridice è una delle leggende più note della mitologia greca.
Questo mito narra di una forte storia d’amore tra due giovanissimi innamorati: Orfeo, un poeta e musicista, ed Euridice, una bellissima ninfa.
Il mito di Orfeo ed Euridice è considerato una delle storie più commoventi e strazianti, tanto da ispirare artisti e letterati di tutti i tempi.
Ogni creatura amava Orfeo per le sue doti artistiche. La poesia e la musica che produceva con la sua preziosa lira affascinava chi lo ascoltava. Quest’ultimo però aveva occhi soltanto per la bellissima ninfa Euridice, figlia di Nereo e di Doride. Dopo aver conquistato l’amore della fanciulla, Orfeo ed Euridice si sposano e iniziano un matrimonio radioso.
La loro felicità purtroppo svanisce quando il giovane Aristeo, figlio del dio Apollo, si innamora perdutamente della bellezza di Euridice. La ninfa non ricambia l’amore del Dio e rifiuta le sue continue attenzioni, fino ad esserne spaventata.
Un giorno infatti, nel tentativo di sfuggire ad Aristeo, Euridice scappa nell’erba alta e inciampa in un serpente velenoso. Il rettile, di conseguenza, le morde una caviglia e il veleno la uccide in poco tempo.
Orfeo si disperò terribilmente per la morte dell’amata e produsse diverse canzoni cariche di dolore, che commossero tutte le ninfe, gli dei e persino le Erinni.
Alla fine, Orfeo impazzì dal dolore. Non riusciva ad immaginare la sua vita senza Euridice. Decise, così, di riprendersi a tutti i costi la sua amata. Incurante del destino, prese la decisione di scendere negli inferi per rivolgersi ad Ade e Persefone, re e regina del mondo dei defunti. Il regno dei morti è molto pericoloso per un comune mortale come Orfeo, ma i due dei erano gli unici in grado di restituirgli la moglie.
Orfeo dovette affrontare numerosi ostacoli per raggiungere Ade e Persefone.
Incontra per primo, ad esempio, il terribile Caronte: il traghettatore di anime. Orfeo riesce ad incantare con la sua musica il traghettatore, che acconsente ad accompagnarlo sull’altra riva dello Stige.
Con lo stesso metodo riesce a ‘’sedare’’ anche Cerbero: l’enorme cane a tre teste di Ade, guardiano dell’ingresso degli inferi.
Dopo aver superato altri ostacoli, Orfeo giunge al cospetto degli dei degli inferi e chiede loro di restituirgli l’amata donna.
Persefone, intenerita dall’amore di Orfeo, permette all’innamorato di poter riavere l’amata ad una condizione. Durante il tragitto che avrebbe condotto entrambi fuori dall’Ade, Orfeo non avrebbe mai dovuto voltarsi per guardare Euridice. Ad accompagnarli c’era Ermes, il messaggero degli dei, che doveva assicurarsi che il patto venisse rispettato.
I due innamorati iniziano così il tragitto insieme, nel tentativo di ritornare nel mondo dei vivi. Euridice, che non era a conoscenza del patto tra Persefone e Orfeo, continua a chiamarlo con fare malinconico. Il giovane però, colmo di dolore, continua il percorso senza mai voltarsi indietro per non rischiare.
Una volta raggiunta la soglia e la luce, Orfeo crede di essere uscito dagli inferi e si volta. Purtroppo Euridice, che era ancora dietro di lui, avverte un forte dolore alla caviglia, lì dove era stata morsa dal serpente in vita. Si ferma e, di conseguenza, non supera l’uscita con l’amato. Orfeo rompe così l’unica condizione da rispettare e vede Euridice scomparire per sempre.
Per il mito di Orfeo ed Euridice esistono diverse versioni e conclusioni.
Ad esempio, secondo Ovidio, che lo descrive nelle Metamorfosi, Orfeo pianse dal dolore per sette giorni. Morì inoltre dilaniato dalle Menadi, infuriate con lui poiché iniziò ad essere attratto dagli uomini.
Invece, secondo Virgilio che lo rappresenta al termine delle Georgiche, Orfeo pianse per ben sette lunghi mesi, continuando a suonare la sua lira tristemente. Successivamente, viene ucciso dalle donne dei Ciconi, infuriate per la fedeltà del giovane verso la sposa scomparsa. Inoltre, dopo la sua morte, Orfeo viene accolto nei Campi Elisi : una sorta di paradiso.
Ciononostante, in tutte le versioni esistenti si narra che la testa di Orfeo viene separata dal suo corpo e gettata nel fiume Ebro. Si narra che la sua testa, nonostante sia separata dal corpo, continui a cantare tristemente le canzoni e le poesie scritte per Euridice.
Castelnuovo di Farfa Scrivere e dipingere con i colori della rabbia
Brani da Murales Castelnuovesi di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa- 15 settembre 2023–Manovrare le parole come su di una scacchiera. Giocare con l’ironia che mi permette ora la mia età. Alla mia età ti accorgi che tante certezze sono crollate. Lo confesso, sono un sopravvissuto dell’Utopia Consumata. Posso giocare , appunto, con l’ironia delle parole. Provo a mescolare : ironia, ricordi, fantasia, però facendo attenzione di non cadere nella trappola dei miei avversari politici, questi sì, ahimè, che sono tantissimi. Mi trovo nel mezzo di una “lotta” impari, ma non impossibile e non mi rimane che essere un guerrigliero della penna e ,quindi, mutuo la strategia dei vietcong e la trasporto nelle Gole del Farfa che per me sono come il delta del fiume Mekong.
Le mie “armi di bambù “sono solo la penna e un foglio bianco. Posso escogitare incursioni con attacchi di parole in forma di poesia e dipingere con la luce ciò che nessuno mi può portare via o proibire. Utilizzo le mie forze mettendole nel moltiplicatore del sistema binario. Muovo i miei attacchi in un campo di battaglia sulla scacchiera dei ricordi e delle cose “storiche” incancellabili. Questa guerriglia è in essere perché l’Orgoglio castelnuovese soffre di siccità e di affetto nel terreno del “realismo dei ricordi”. Il revisionismo, servo del potere, sta “edificando un muro” un nuovo anno zero della Storia del nostro paese.
Nel 2023 Castelnuovo non ha più indigeni e il nostro Camposanto non ha più voce e rappresentanti che scrivano la Storia da consegnare al futuro. Il quadro, l’arazzo Castelnuovo, perde ogni giorno fili e ne rimane solo un vessillo incompleto. Noi indigeni stiamo perdendo la nostra identità di appartenenza, siamo rifugiati e clandestini che cerchiamo nel ricordo una traccia per essere ancora degni di chiamarci “castelnuovesi”.
Noi siamo reclusi all’interno di una linea d’ombra, linea livida che ci soffoca e dove cercano di farci perdere la MEMORIA. Proseguire e rigenerare con nuove idee la “guerriglia” scritta contro le ombre che cercano di cancellare anche la nostra data di nascita. A Castelnuovo stiamo assistendo, un classico delle dittature, ai “falò dei libri della Memoria”. Resistere, insistere e raccontare il VERO CASTELNUOVO, quello che ha impastato la calce con il sangue e ha costruito il nostro ORGOGLIO. Dobbiamo, ancora una volta, iniziare dalla “linea livida” :ricostruire una memoria e celebrare la nostra storia, in maniera liturgica e con le tavole cronologiche.
Siamo molti o pochi ad essere classificati come nativi “inquieti”, oppure aggettivati come “vagabondi”. Inquieti e vagabondi sono aggettivi che molti di noi hanno nella loro biografia, che forse sarebbe meglio iniziare con “dinamica” per Donne e Uomini ,“contumaci”, che hanno scritto pagine impressionanti, ciclopiche, per chi ha vissuto nell’epoca in cui Roma era “a giorni di viaggio” dal nostro paese. Quando io parlo, rigorosamente in dialetto, con un paesano di quelli veri, il discorso inizia con il classico:” Te recordi de….” poi ci guardiamo le cicatrici e ce le raccontiamo perché non tutti sono stati fortunati. Vi sono uomini e donne che hanno vissuto una vita da “sottopagati” nella Roma palazzinara e di borgata così come è stata scritta da Pasolini, una “Mamma Roma” amara .
Tornare a Castelnuovo in cerca delle Origini e scopri che il tuo paese ora non ti accetta più e che i nuovi venuti stanno riscrivendo la Storia in cui tu non ci sei, non hai più il “nome all’anagrafe”. Ho l’ossessione identitaria; cerco con la poesia di percorrere il labirinto spinoso delle Origini; cerco le radici per conservarle , cerco parole senza vincoli per scrivere, descrivere emozioni in forma cronologica così per far nascere un racconto vero e libero.
Certe volte rimescolo i ricordi, li catalogo e , da bravo amanuense, li trascrivo per paura di perderne la traccia . Di questa memoria noi tutti siamo depositari e libri intonsi che arricchisce gli scaffali di questa enorme “biblioteca Castelnuovo”. Combattiamo contro revisionisti (draghi e serpenti delle peggiori leggende medievali) che cercano un nuovo ANNO ZERO, ma non lo trovano, al fine di oscurare il nostro essere nativi castelnuovesi .
Le nostre radici affondano nelle pietre di Castelnuovo, luogo concreto. Noi siamo “Storia e sangue” e il nostro albero genealogico è scritto nelle epigrafi e lapidi che tutti possono leggere sia nel nostro Cimitero e sia nel Monumento ai Caduti delle due guerre mondiali.
Castelnuovo e i colori della rabbia,
Noi che abbiamo la parola interdetta
aspettiamo le stelle del cielo
per vedere ,da questo ponte della Storia,
passare l’ultima acqua silenziosa del nostro passato.
In questo spazio infinito dei ricordi
possiamo solo gettare i nostri sassi della rabbia.
Noi non abbiamo voce
perché oscurati e dimenticati
e il nostro respiro è nascosto al sole.
Ora l’ombra del silenzio scivola
e trascina a valle la voce e lo sguardo triste.
A noi castelnuovesi non resta che imparare
la trama dei racconti
inciderli nel libro dell’anima
e custodirli nei cassetti della memoria.
Scriveremo e racconteremo
lo “schiaffo della resa”
che le sirene del potere ,
beffandosi del nostro dolore
e il non essere capaci di rifiutare le “monetine“ dell’umiliazione,
CASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) –chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI- Particolare nel dipinto del Ballerini ,sito all’interno della chiesa parrocchiale, rafficurante il miracolo dei bambini.Il Ballerini potrebbe aver preso come modelli tre bambini Castelnuovesi dell’epoca.Foto di Franco Leggeri,Castelnuovese.
CASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-
IL MIRACOLO – IL MONDO DEI BAMBINI
CASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-Particolare
Il bimbo nell’acqua bollente. Un’ostessa presso la quale una volta Nicola aveva alloggiato stava facendo il bagno al suo bambino. Come le dissero che Nicola era stato fatto vescovo lasciò tutto e andò ad assistere alla sua messa. Al termine, ricordandosi che il fuoco avrebbe potuto accendersi e far bollire l’acqua in cui era il bimbo, corse a casa. Il fuoco si era effettivamente acceso e l’acqua bolliva, ma il bimbo, invece dio morire, stava allegramente giocando con le bolle dell’acqua. Dopo averlo preso tra le braccia, corse fuori a raccontare il miracolo.
Il bambino indemoniato. Un bambino era indemoniato e si strappava i vestiti e si mordeva le mani. La madre lo portò da San Nicola che benedicendolo lo liberò dal demonio.
Il diavolo e il bambino. Un uomo della Lombardia era molto devoto di San Nicola e ogni anno invitava i chierici ad un banchetto. Un anno mentre si vestiva per andare in chiesa, la moglie gli disse di aver sognato che un leone con la zampa le aveva strappato la mammella e ne aveva succhiato il sangue. Recatisi in chiesa, a casa restò solo il bambino. Venne il diavolo in sembianze di viandante e chiese del cibo. Come il bambino gli portò il pane, egli lo prese e lo strangolò. Immaginarsi il dolore dei genitori quando ritornarono dalla liturgia in onore di San Nicola. Ma nonostante il dolore il padre volle invitare lo stesso i chierici a pranzo. Per cui ordinò di adagiare il bambino in una stanza e di chiuderla. Mentre i chierici mangiavano venne un pellegrino (“Signori, quello era San Nicola!”) che chiese del cibo ottenendo dal padre di poterlo consumare nella sua stanza, dov’era cioè il corpo del bambino. San Nicola lo chiamò e quello si alzò correndo tra le braccia dei genitori. La festa di San Nicola, che era già osservata, fu celebrata ancor più amorevolmente e gioiosamente.
Castelnuovo ,Particolare , dipinto nel quadro del Ballerini sito all’interno della chiesa parrocchiale.
CASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-ParticolareCASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-Particolare
I TRE BAMBINI RISUSCITATI
Le storie di S. Nicola non sono state narrate tutte allo stes¬so modo. Ogni popolo le ha rielaborate secondo la sua sensibilità. Ogni copista medioevale ci metteva del suo, quando proprio non incorreva in qualche errore di traduzione o copiatu¬ra. Da una di queste sviste nacque la leggenda di S. Nicola più famosa in occidente.
Come si è detto in precedenza, l’episodio più importante e più stori¬camente documentato è quello che vide il nostro Santo intervenire a sal¬vare tre innocenti dalla decapitazione, fermando la spada del carnefice. Da qualche tempo però, nel mondo cristiano la parola innocenti veniva spesso usata come equivalente di bambini (pueri). Così, ad esempio, i bambini uccisi dal re Erode (per timore che fra essi sorgesse il re d’Israele) avevano dato adito alla festa degli innocenti, che si celebra dopo il Natale. D’altra parte, nelle storie di S. Nicola raramente si dice¬va che aveva salvato tre uomini oppure tre cittadini di Mira. Per abbre¬viare e per indicare l’innocenza di quei condannati a morte, più spesso si diceva che Nicola aveva salvato tre innocenti. A quel punto qualche scrittore fece un po’ di confusione, affermando che Nicola aveva salva¬to tre bambini, invece di dire che aveva salvato tre innocenti.
Il primo a dare questa erronea traduzione sembra che sia stato Reginold, uno scrittore tedesco che nel 961 dopo Cristo fu eletto vesco¬vo proprio per aver scritto una bella Vita di S. Nicola intercalata da brani in musica. Invece di innocentes Reginold usa il termine pueri, insi¬nuando nella mente dei fedeli che si trattava di una storia diversa dal¬l’episodio della liberazione di tre innocenti dalla decapitazione. Nel corso di circa un secolo e mezzo la “storia” dei bambini salvati da S. Nicola entrò anche negli inni sacri e poco a poco venne elaborato un racconto vero e proprio seguendo due linee principali.
Secondo una prima versione, il fatto sarebbe accaduto mentre Nicola si recava al concilio di Nicea. Fermatosi ad un’osteria, gli fu presentata una pietanza a base di pesce, almeno a quanto diceva l’oste. Nicola, divinamente ispirato, si accorse che si trattava invece di carne umana. Chiamato l’oste, espresse il desiderio di vedere come era conservato quel “pesce”. L’oste lo accompagnò presso due botticelle piene della carne salata di tre bambini da lui uccisi. Nicola si fermò in preghiera ed ecco che le carni si ricomposero e i bambini saltarono allegramente fuori dalle botti. La preghiera di Nicola spinse l’oste alla conversione, anche se in un primo momento questi aveva cercato di nascondere il suo misfatto.
La seconda versione della leggenda non parla di bambini, ma di sco¬lari. Un nobile di un villaggio presso Mira, dovendo mandare i figli ad Atene per continuare negli studi, disse loro di passare da Mira a pren¬dere la benedizione del vescovo Nicola. Essendo questi assente, essi non poterono incontrarlo e, giunta la sera, cercarono una locanda. Ve¬dendoli benestanti, l’oste entrò di notte nella loro camera e li uccise, prendendosi i preziosi vestiti. Non contento, mescolò le loro carni con altra carne salata, per darle agli avventori.
Il giorno dopo Nicola, divinamente avvertito, si recò dall’oste chie¬dendogli della carne. L’oste gli mostrò la carne conservata, aggiungen¬do che era buona da mangiare. Nicola attese sperando nel suo penti¬mento, ma quello non diede segni di resipiscenza. Allora il Santo bene¬disse quelle carni e i tre scolari tornarono in vita. Con la sua preghiera e le sue esortazioni, finalmente l’oste si pentì e promise di condurre una vita virtuosa. I tre scolari, come risvegliandosi dal sonno, presero le loro cose e ripresero il viaggio per Atene.
Ovviamente vi furono tante varianti di queste leggende. In molte di esse un ruolo importante e negativo svolge la moglie dell’oste. Ma le due più diffuse sono queste appena riportate, che diedero adito alla na¬scita del patronato di S. Nicola sui bambini che, a sua volta, insieme all’episodio della dote alle fanciulle, fece sorgere la figura di Santa Claus (Babbo Natale). Dalla seconda versione nacque il patronato sulle scuole (insieme a Santa Caterina d’Alessandria) e l’usanza folkloristica della festa studentesca del 6 dicembre col particolare del boy bishop (il ragazzo vescovo).
Fonte-AA.VV. da biblioteca Vita dei Santi-
Castelnuovo di Farfa-chiesa parrocchialeCastelnuovo di Farfa-chiesa parrocchialeCastelnuovo di Farfa-chiesa parrocchialeCASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-CASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-ParticolareCastelnuovo di Farfa-chiesa parrocchialeCastelnuovo di Farfa-chiesa parrocchialeCASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-ParticolareCASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-ParticolareCASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-ParticolareCASTELNUOVO DI FARFA (RIETI) -chiesa parrocchiale SAN NICOLA DI BARI-ParticolareCASTELNUOVO di FARFA(Rieti)- Chiesa parrocchiale San Nicola di Bari
Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Via Guglielmo Marconi-Via Arco Cherubini-Foto di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa -CARTELLO VENDESI-
QUANDO LE CASE IN VENDITA SONO TANTE, TROPPE.
Brani da Murales castelnuovesi di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa – 14 settembre 2023–Il silenzio non esiste. Più stai zitto, più aumentano le voci del mondo: il vento, la pioggia, gli animali. Tutto è narrazione. Forse molti castelnuovesi e loro figli lasciano andare ciò che rallenta e, quindi, bisogna tagliare le radici. Salpare è un verbo liberatorio? Salpare come fanno le navi verso l’orizzonte aperto; sarà questo il motivo delle vendite delle vecchie case? Appartengo al gruppo dei sognatori, a quelli che viaggiano in direzione ostinata e contraria, col suo marchio speciale :”Orgoglio castelnuovese” e , per questo, odio i cartelli “VENDESI”.
Riflettevo , prima di perdermi nei meandri del fantastico, quando la notte , girando per Castelnuovo, ho vissuto uno dei momenti più tristi della mia vita rimanendo basito di fronte agli innumerevoli cartelli “vendesi” ,affissi sulle porte delle case di persone che conoscevo benissimo. Dietro quelle porte erano e sono custoditi :storie, legami, speranze, sacrifici e anche momenti felici. Ve lo ricordate? La domenica si andava a casa dei nonni. A Natale la nonna “bucava l’ozono” con le sue fritture. La tavola era lunghissima e veniva apparecchiata nella stanza più grande. Adesso la casa è vuota ed è rimasta soltanto la polvere e un cartello vendesi. Nessuno la vuole quella casa. È vecchia. Va ristrutturata. Costa troppo. Cazzo! Che ne sapete voi di quanto vale la casa dei “nostri nonni”? La casa dei nostri antenati non ha un “valore” quantificabile con un assegno.
C’è molta bellezza nella notte di Castelnuovo. Nelle sue vie cerco la voce di un racconto .È un racconto molto pacato e molto flebile, che ha bisogno di attenzione per essere percepito. Ma qui, nella penombra, tutto sussurra. Nel 2023 tutto Castelnuovo è, ora , un luogo di silenzio ed io cerco racconti e storie nei luoghi della nostra socialità: la casa, la piazza, la chiesa, il cimitero.
A Castelnuovo, vedi un cartello “VENDESI” e inizi un viaggio nel tempo, nello spazio e dentro di te, perché nel raccontato ti ci rispecchi. E’ anche il tuo urlo di lucida disperazione che esplode tra le righe, con un linguaggio ritmato come un’opera rock, dove le parole esplodono come singhiozzi; sembra quasi di vedere scorrere le lacrime di rabbia e di dolore. La punteggiatura dà il ritmo, forsennato, come una corsa verso il precipizio.
È un viaggio dalla vita alla morte, da una notte a un’altra, e l’alba non ha spazio, è solo una fievolissima luce, lontanissima come una promessa che, si sa già, non sarà mantenuta.
Castelnuovo celebra il buio dell’anima, un’ angosciosa oscurità in cui i suoi indimenticabili personaggi si muovono a tentoni, ognuno con il proprio bagaglio di vita, ognuno vittima di qualcuno o qualcosa.
La cattiveria, da me subita e vomitatami addosso da alcuni compaesani , mi stupisce sempre. Ora, da vecchio e fragile , ma duro, quando la subisco, rimango lì a fissarla come fosse una bestia dalla quale non mi so difendere. Sono consapevole che non diventerò mai vecchio abbastanza da imparare a comprenderla, non diventerò mai neanche tanto povero d’animo da imparare a praticarla .Nessun giudizio morale, nessuna pietà, nessuna speranza perché, poi, alla fine :noi castelnuovesi siamo tutti uguali, tutti indistinti viaggiatori di terza classe, diretti verso un’unica e certa destinazione.
Brani da Murales castelnuovesi di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa (Rieti) -Via Guglielmo Marconi-Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Via GaribaldiCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Via GaribaldiCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Via GaribaldiCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Via CoronariCastelnuovo di Farfa (Rieti) -La Piazza Comunale-Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa (Rieti) – La Piazza ComunaleCastelnuovo di Farfa (Rieti) -La Piazza Comunale-Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa (Rieti) la Fontana-Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa la notte e i Bar di via Roma.Castelnuovo di Farfa la notte di via Roma.Castelnuovo di Farfa la notte di via Roma.Castelnuovo di Farfa la notte di via Roma.Castelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa-Via CoronariCastelnuovo di Farfa-Via CoronariCastelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa -40simoPremio letterario “LA TORRE D’ARGENTO”-1982-2022Castelnuovo di Farfa -Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di FarfaCastelnuovo di FarfaCastelnuovo di FarfaCastelnuovo di FarfaCastelnuovo di FarfaCastelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa -40simoPremio letterario “LA TORRE D’ARGENTO”-1982-2022CASTELNUOVO di FARFA(Rieti)-Castelnuovo di Farfa-Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa-Disegno di Tatiana ConcasCastelnuovo di FarfaLa FONTANELLA della PIAZZETTA-Disegno di Tatiana CONCASCastelnuovo di Farfa e i suoi particolariCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Porta Castello, Torre dell’OrologioCastelnuovo di Farfa la notte e i Bar di via Roma.Castelnuovo di Farfa la notte di via Roma.Castelnuovo di Farfa la notte di via Roma.Castelnuovo di Farfa la notte e i Bar di via Roma.Castelnuovo di Farfa la notte e i Bar di via Roma.
Castelnuovo di Farfa: ”Estate 2021,il ritorno dell’uguale”.
Com’è l’Estate Castelnuovese? E’ un blues di una tristezza inspiegabile. Non è chiaro se certe scelte avvengono per mancanza di idee o solo perché quelle vecchie (le idee) sono migliori di quelle nuove. Fatto sta che a Castelnuovo sempre più spesso assistiamo, per dirla con un filosofo a me neanche troppo simpatico, all’eterno ritorno dell’uguale. Il degrado culturale del nostro Castelnuovo è, ahimè, ancora nell’alto e buio medioevo e non si vede la fine del tunnel. Noi castelnuovesi cosa ci potevamo aspettare dall’ammucchiata politica di potere PD-FdI ? Questo accoppiamento politico PD-FdI ha condannato molti castelnuovesi al “confino politico e culturale” e ,quindi, l’accopiata politica”vincente” alla castelnuovese ha prodotto la classica “panzanella” della sottocultura del misero potere sintetizzato dal celebre sig. NESSUNO. Voglio ricordare ai più giovani, e a futura memoria ,chi è questo sig. NESSUNO il celebre voltagabbana oramai famoso in tutta la Sabina per la sua “comparsata” nel grande spettacolo “Aggiungi un posto a tavola” con le immancabili cinque portate tradizionali del pranzo: primo, secondo, formaggio, dolce e frutta e ,per finire,” L’AMARO CASTELNUOVESE”.
A Castelnuovo abbiamo troppi spocchiosi e famosi parolai che sono ben rappresentati dal presidente della Confraternita degli orfani del sottobosco politico. Questi residui organici sono quelli che ti apostrofano con la celebre frase: “Tu non sai quello che ho fatto io per Castelnuovo”. E si che lo sappiamo cosa hai fatto per Castelnuovo parolaio parassita e raccoglitore di molliche al desco del “padrone” , ma a te ,“sotto panza” del padrone, ha già risposto il nostro Alberto Sordi con una sua celebre canzone piena di indicazioni stradali.
L’estate castelnuovese 2021 sarà ,speriamo di no, piena di maschere di improvvisati attori che daranno , presteranno, la loro voce ad una narrazione egemone; assisteremo a discorsi con l’uso disinvolto di luoghi comuni che nel desertificato Castelnuovo si riveleranno efficacissimi. Mi chiedo se è ancora valida la testimonianza e la narrazione dell’Estate Castelnuovese, quella vera, tutta vissuta in prima persona, senza il distacco della sociologia, dentro cui vivono e rivivono vicende buffe, gioiose a volte velate di tristezza del vecchio tempo .
Franco Leggeri, castelnuovese
Castelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Porta Castello, Torre dell’OrologioCastelnuovo di Farfa-Porta CastelloCastelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio ‘900Castelnuovo di Farfa (Rieti) Foto del 1889Castelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) la FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Via Roma EstCastelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di FarfaCastelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio ‘900Castelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio ‘900Castelnuovo di Farfa ACQUEDOTTO DI CERDOMARECastelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto 1950-Castelnuovo di Farfa (Rieti) Foto del 1889Castelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini-La Torre dell’OrologioCastelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) Monumento ai Caduti delle due guerre mondialiCastelnuovo di Farfa ACQUEDOTTO DI CERDOMARECastelnuovo di Farfa ACQUEDOTTO DI CERDOMARECastelnuovo di Farfa ACQUEDOTTO DI CERDOMARECastelnuovo di Farfa- (Rieti) -Cappella agreste di Santa Brigida-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto inizio 1900-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto inizio 1900-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto inizio 1900-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Campo Profughi FARFA SABINA- Loc. Granica-foto anni 1950
Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.
Franco Leggeri Fotoreportage-
ROMA-CASTEL DI GUIDO-
GAR-Sessione di scavo Villa Romana delle Colonnacce-
Roma- 30 marzo 2017-Sabato 22 aprile dalle ore 9:00 alle ore 17:00-I Volontari del Gruppo Archeologico Romano saranno presenti a Castel di Guido, presso l’Azienda Agricola Comunale e OASI della LIPU, per condurre gli scavi nella Villa Romana delle Colonnacce.La Villa Romana è databile tra il III sec. a.C. e il III sec. d.C. ed è costituita da strutture sia di epoca repubblicana sia imperiale.
Foto di FRANCO LEGGERI per REDREPORT
Per ulteriori informazioni si prega di contattare la segreteria del GAR: Gruppo Archeologico Romano Via Contessa di Bertinoro 6, Roma Tel. 06/6385256 info@gruppoarcheologico.it
Descrizione della Villa Romana delle Colonnacce sono tratte da un saggio-lezione della Dott.ssa Daniela Rossi- Archeologa .
Castel di Guido- La Villa Romana è del II-III secolo d.C. è sita su di un pianoro all’interno dell’Azienda agricola comunale. La Villa ha strutture di epoca repubblicana che sono le più antiche e di epoca imperiale. La villa ha una zona produttiva di e la parte residenziale di epoca imperiale. La parte produttiva comprende l’aia o cortile coperto: il grande ambiente conserva le basi di tre sostegni per il tetto, mentre è stato asportato il pavimento, al centro si trova un pozzo circolare. Vi è una cisterna per la conservazione dell’acqua meteorica, all’interno della cisterna si trovano le basi dei pilastri che sorreggevano il soffitto a volta. A giudicare dallo spessore dei muri e dei contrafforti si può desumere che avesse un altezza di circa 5 metri. Nell’ambiente di lavoro si trovano un pozzo e la relativa condotta sotterranea. Torcular : sono due ambienti che ospitavano un impianto per la lavorazione del vino e dell’olio. Vi era un torchio collegato alle vasche di raccolta, mentre in un ambiente più basso vi era l’alloggiamento dei contrappesi del torchio medesimo ed una cucina con contenitori in terracotta di grandi dimensioni (dolii). La parte residenziale ha un atrio, cuore più antico dell’abitazione romana, in cui si conservava l’altare dei Lari, divinità protettrici della casa. Al centro vi è una vasca ( compluvio) in marmo in cui si raccoglieva l’acqua piovana che cadeva da un foro rettangolare sito nel tetto (impluvio). Sale da pranzo, forse triclinari , ampie e dotate di ricchi pavimenti e di belle decorazioni affrescate sulle pareti. Cubicoli, stanze da letto . Vi erano dei corridoi che consentivano il transito della servitù alle spalle delle grandi sale da pranzo senza disturbare i commensali o il riposo dei proprietari. Il Peristilio o giardino porticato: era l’ambiente più amato della casa, di solito con giardino centrale ed una fontana. Dodici colonne sostenevano il tetto del porticato, che spioveva verso la zona centrale. I volontari del GAR –Zona Aurelio , scavano con perizia e recuperano frammenti, “i cocci”, li puliscono,catalogano e , quindi, li trasportano nella sede di via Baldo degli Ubaldi dove vengono restaurati e conservati . Nel 1976 la Soprintendenza Archeologica di Roma recuperò preziosi mosaici e pregevoli pitture che sono ora esposti al pubblico nella sede del museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Se la Villa è visitabile e ben conservata lo si deve all’ottimo lavoro dell’Archeologo Dott.ssa Daniela Rossi che la si può definire “Ambasciatore e protettrice del Borgo romano di Lorium “.
N.B. Franco Leggeri:”La descrizione della Villa delle Colonnacce sono tratte da un saggio-lezione che la Dott.ssa Daniela Rossi ha tenuto nella sala grande del Castello nel Borgo di Castel di Guido il 18/04/09 .”
FOTO GALLERY -Villa Romana delle Colonnacce-Foto di Franco Leggeri
Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.GAR-Gruppo Archeologico RomanoVolontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.VILLA ROMANA DELLE COLONNACCEVILLA ROMANA DELLE COLONNACCEVolontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Arch. VALERIA GASPARI Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Volontari GAR scavo Villa Romana delle Colonnacce a Castel di Guido.Castel di Guido, Villa delle Colonnacce– 5 febbraio 2017-Visita Villa Romana delle ColonnacceVisita Villa Romana delle ColonnacceCastel di Guido, Villa delle Colonnacce– 5 febbraio 2017-Castel di Guido, Villa delle Colonnacce– 5 febbraio 2017-Castel di Guido, Villa delle Colonnacce– 5 febbraio 2017-Castel di Guido, Villa delle Colonnacce– 5 febbraio 2017-
Ieri, in campagna, ero rimasta sola, in un prato, a snidare le violette. Il cielo si era chiuso indifferente in un suo pastranello grigio chiaro, spolverato da sbuffi freddolini: ma la terra, in compenso, mi alitava sulle mani il suo fiato umido e caldo e a districare piano i ciuffi d’erba mi sembrava d’insinuar le dita fra i capelli d’una persona viva. Pensavo intensamente al mio fratello e una lenta tristezza m’invadeva, diffusa come uno stupore bianco. Mi dicevo che forse nella vita non potrò dargli mai neppure un fiore: un fiore ch’io abbia colto in questi prati dove, bambina, camminavo scalza per un’ebbra ed inconscia frenesia di contatti selvaggi con la terra. Ieri, s’egli mi fosse stato accanto, non gli avrei regalato delle viole: odoravano troppo sottilmente e, a toccarle, sembravano aggricciarsi già col presentimento d’avvizzire. Avrei preso due o tre margheritine, i più dimessi fiori, i più sereni, che si lasciano coglier senza brividi, che non odoran tanto sono puri. Con pure mani gliele avrei offerte, gettata tutta la mia vita inquieta in uno stordimento blando e chiaro, che mi riconduceva lievemente la mia rinata fanciullezza intatta.
Milano, 22 aprile 1929
William-Adolphe Bouguereau, Margherite, 1894, olio su tela, cm 91 x 56
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