-Nuova Campagna di Scavi presso il santuario della dea Vacuna-
Montenero in Sabina- 2 luglio 2022-Riparte- lunedì 4 luglio – la Campagna di Scavi presso il santuario della dea Vacuna in località Leone. La missione, giunta alla sua quarta edizione, è svolta dal Comune in convenzione con l’Université Lyon 2 e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti-
Giorgio de Santillana-Le origini del pensiero scientifico-
Traduzione di Giulio De Angelis-A cura di Mauro Sellitto ADELPHI EDIZIONI
Risvolto
Se nel Mulino di Amleto ci ha introdotto al «pensiero arcaico», mostrandoci come il mýthos, che si vorrebbe contrapposto al lógos, sia invece a sua volta una «scienza esatta», qui Giorgio de Santillana si sofferma sull’impronta lasciata da quelle remote scaturigini sulla forma mentis tecnoscientifica. In questa cornice il «pensiero scientifico» delle origini, tra cesure e continuità rispetto a quello «mitico», assume connotazioni inedite, in un percorso millenario che va da Parmenide a Eraclito a Pitagora, dalla medicina della scuola ippocratica alla svolta fisicocosmologica di Leucippo e Democrito, dai sofisti e Gorgia alla grande cattedrale platonica e alla sintesi di Aristotele, per arrivare a Tolomeo e Plutarco. E alla fine del percorso risalterà nitidamente non solo come le conquiste della «scienza greca» siano state il punto di partenza della nostra scienza, ma anche come l’usurata contrapposizione tra sapere umanistico e scientifico costituisca, fin dalle origini, una prospettiva deviante e infondata.
In copertina
Pittore di Edimburgo, Odisseo e le Sirene (500 a.C. ca). Museo Archeologico Nazionale, Atene.
LE ORIGINI DEL PENSIERO SCIENTIFICO
PREFAZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA
Questo lavoro non vuol essere uno studio sistematico. Dati i limiti di spazio che gli furono rigidamente imposti, esso mira solo a impostare i temi fondamentali della scienza nel mondo antico, entro il quadro più generale del pensiero dei tempi, e presentandola sin dall’inizio come una componente essenziale della cultura in senso lato. Per chi vuole i particolari tecnici, vi sono già opere a sufficienza. La serie di cui questo è il primo volume è stata progettata in sostanza come una scelta di testi originali, accompagnati da una esposizione che ne fornisse il contesto storico. Le grandi idee attraverso cui il pensiero scientifico ha agito sulla cultura sono semplici e limpide nel sorgere. Il compito mio fu di coglierle in partenza e chiarirle, così che nei volumi che seguiranno per opera di vari autori, il lettore possa scorgerne lo svolgimento an che in chiavi diverse, e seguirne l’influenza, così di versa dalle previsioni, nella dialettica della storia $no ad oggi.
Il libro fu pensato e scritto in inglese. Al dottor Giulio De Angelis tengo ad esprimere la mia gratitudine per aver portato a buon termine una trasposizione che mi sembrava impossibile. Ma ove traspaia nel la versione quel che di piano, se non dimesso, di allusivo e di un po’ scherzoso è nell’indole dell’inglese d’oggi, e apparirà sempre estraneo alla natura del paludato parlare italiano, spero che il Discreto Lettore vorrà comprendere e perdonare.
Cambridge, Mass. Massachusetts Institute of Technology 12 marzo 1964
Si restaura l’affresco “Gesù e la Samaritana al pozzo”
Casperia- 11 luglio 2023-sono partiti i lavori di restauro dell’affresco raffigurante “Gesù e la Samaritana al pozzo” che si trova sul fontanile in via S. Maria. Un monumento a cui la comunità è molto legata, tanto che la locale ProLoco ha organizzato una raccolta fondi per salvare l’opera d’arte del XVI secolo. Azione che ha coinvolto l’intera popolazione e suscitato l’attenzione della folta comunità straniera che vive a Casperia, che si è impegnata molto nella diffusione dell’iniziativa anche all’estero.
La ProLoco ha versato il ricavato al Comune, che da parte sua ha aggiunto un contributo ricevuto dalla comunità montana affinché si raggiungesse la somma necessaria per il restauro dell’affresco. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione dalla soprintendenza, sotto la supervisione del funzionario storico dell’arte Giuseppe Cassio, il comune ha potuto finalmente affidare i lavori.
«Si tratta di una bella azione che nasce dal basso – spiega il sindaco Marco Cossu – da quel forte senso di appartenenza alla comunità che ci rende orgogliosi della nostra identità e gelosi del patrimonio culturale. Dobbiamo essere tutti grati alla proloco e ad ogni persona che ha contribuito. Un ringraziamento speciale va a James Johnstone, canadese che da qualche anno vive nel nostro paese, per l’impegno straordinario nel far conoscere all’estero anche questa perla del territorio asprese che meritava di essere riscoperta. Grazie anche all’Impresa edile 3000 per aver montato gratuitamente l’impalcatura».
ROMA-Nuovo importante ritrovamento a Piazza Augusto Imperatore
Dichiarazione del Sovrintendente Capitolino Claudio Parisi Presicce
Roma, 06 luglio 2023 – “Grazie al lavoro attento degli archeologi e delle archeologhe della Sovrintendenza, siamo in grado di approfondire la conoscenza di un quadrante della città che stupisce per la ricchezza della sua storia millenaria.
La testa appena ritrovata, di elegante fattura, scolpita in marmo greco, appartiene probabilmente a una statua di divinità femminile, forse Afrodite, di dimensioni naturali. Mostra una raffinata acconciatura di capelli raccolti sul retro grazie ad una “tenia”, un nastro annodato sulla sommità del capo.
Il reperto è stato rinvenuto nella fondazione di un muro tardoantico ma si conserva integro; riutilizzato come materiale da costruzione giaceva con il viso rivolto verso il basso, protetto da un banco d’argilla sul quale poggia la fondazione del muro. Il riuso di opere scultoree, anche di importante valore, era una pratica molto comune in epoca tardo medioevale, che ha consentito, come in questo caso, la fortunata preservazione di importanti opere d’arte.
La testa è al momento affidata ai restauratori per la pulizia, e agli archeologi per una corretta identificazione e una prima proposta di datazione, che appare ancorata all’epoca augustea.”
La scoperta è avvenuta nel corso dei lavori per la “Riqualificazione del Mausoleo di Augusto e piazza Augusto Imperatore”, sul lato orientale dell’area in corso di intervento.
Biblioteca DEA SABINA-Associazione CORNELIA ANTIQUA
ROMA-La Torre della Bottaccia è sita sulla via Aurelia Antica, Municipio XIII- Brano e foto tratto dalla Monografia “Torri Segnaletiche-Saracene della Campagna Romana “di Franco Leggeri.In Italia esistono luoghi, se pur carichi di storia per le Città e i Borghi dove sorgono, lasciati nel degrado e nella più completa rovina. Le Torri della Campagna Romana non sono “pietre disperse” e senza storia , ma sono sicuramente edifici, porzione di edifici, dal passato antico che per qualche ragione sconosciuta non godono dei “diritti” di recupero e restauro come di altri luoghi simili esistenti nella Roma Capitale d’Italia.La Torre della Bottaccia è forse condannata a una fine ignobile, soffocata dai suoi stessi calcinacci?
A proposito delle Torri della Campagna Romana il Tomassetti scrisse:”…pensi il lettore , contemplandole ora così poeticamente desolate, quasi giganti feriti ed impietriti sul posto , a ricostruire la Storia con l’immaginazione , e figurarsi le feste, gli armamenti, le battaglie, tutto ciò che formò la vita agiata della Campagna Romana nel Medioevo; ed egli dovrà convenire con me che esse esercitano grande seduzione nella nostra mente. Pensino pertanto i proprietari dell’Agro Romano a conservare gelosamente questi ruderi dell’Arte e della Poesia; ne impediscano ai pecorari e ai contadini la continua malversazione; pensi il Governo a farne compilare l’esatto elenco ed a farne regolare consegna ai proprietari, come dei Monumenti Antichi, sia perché hanno aspetto pittoresco , sia perché appartengono alla Storia; e col tempo la posterità domanderà conto alla presente generazione del non aver arrestato e posto fine ai guasti dovuti all’ignoranza dei nostri predecessori ”.Brano e foto tratto dalla Monografia “Torri Segnaletiche-Saracene della Campagna Romana “di Franco Leggeri.
Campagna Romana.
ROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della Bottaccia Foto di Franco Leggeri
Disegno copiato dal catasto Alessandrino del secolo XVII.
SABINA, LE STRADE DELLA STORIA. SABATO 24 GIUGNO A MAGLIANO
SI PARLERA’ DI PERIODO ORIENTALIZZANTE E ARCAICO NELLA SABINA TIBERINA CON PAOLA SANTORO.
L’APPUNTAMENTO E’ ALLE 16:00
Riprendono a fine giugno, sabato 24, le nostre Conferenze con visita. Torniamo a parlare delle Strade della storia in Sabina e lo facciamo a Magliano, con la dottoressa Paola Santoro, direttore del Museo civico archeologico della città.
Dopo gli incontri sul neolitico, l’età del bronzo e quella del ferro, questa volta l’obiettivo sarà puntato sul periodo orientalizzante e arcaico. Il titolo della conferenza è: “Magliano. Insediamento e territorio tra VII e VI secolo nel quadro archeologico della Sabina tiberina”. Dopo l’incontro visiteremo il Museo civico archeologico locale, che contiene armi e vasi dell’epoca trattata, scavati proprio a Magliano e in altri siti della valle del Tevere.
Finalmente, al quarto incontro, incrociamo con certezza il popolo Sabino, in una realtà, quella di Magliano, in cui ci sono comunque forti influenze etrusche e in cui “si assiste al sorgere di una società di tipo aristocratico con figure dominanti di principi guerrieri, ben riconoscibile nei corredi delle sepolture delle necropoli, che deteneva la gestione delle greggi come quella dei commerci terrestri e fluviali” (come è scritto nel sito del Museo).
L’appuntamento è alle 16 davanti alla sede del Comune, in Piazza Garibaldi 4, per salire subito dopo nella sala Consiliare dove avrà luogo la conferenza. La partecipazione è limitata a un massimo di 40 persone ed è a contributo libero (minimo 3 euro) da versare sul posto. Per prenotare basta cliccare su questo link: https://fondoambiente.it/…/sabina-le-strade-della…
Venduta all’asta la più antica Bibbia ebraica ad oggi conosciuta
Acquistata per oltre 38 milioni di dollari, entrerà a far parte della collezione permanente del museo di Tel Aviv
Il Codex Sassoon, un libro della fine del IX o dell’inizio del X secolo che Sotheby’s ha definito «la prima e più completa copia della Bibbia ebraica», è stato venduto per 38,1 milioni di dollari all’associazione American Friends of the ANU, Museum of the Jewish People. Secondo Sotheby’s, il Codice entrerà a far parte della collezione permanente del museo di Tel Aviv, in Israele.
L’acquisto del Codice Sassoon è stato possibile grazie alla donazione di Alfred H. Moses, ex ambasciatore americano in Romania, e della sua famiglia. Si tratta di uno dei documenti storici più costosi mai venduti all’asta, appena inferiore ai 43,2 milioni di dollari della Costituzione degli Stati Uniti venduta nel novembre 2021 al collezionista d’arte Ken Griffin. Una collezione di scritti scientifici di Leonardo da Vinci del valore di 30,8 milioni di dollari (secondo il New York Times vale 62,4 milioni di dollari al giorno d’oggi) è stata acquistata da Bill Gates nel 1994.
«La Bibbia ebraica è il libro più influente della storia e costituisce la base della civiltà occidentale. Mi rallegro nel sapere che appartiene al popolo ebraico. La mia missione, rendendomi conto dell’importanza storica del Codice Sassoon, è stata quella di fare in modo che risiedesse in un luogo accessibile a tutti», ha dichiarato Moses in un comunicato stampa. «Nel mio cuore e nella mia mente quel luogo era la terra d’Israele, la culla dell’ebraismo, dove ha avuto origine la Bibbia ebraica».
Il codice non deriva il suo valore dalle centinaia di pelli di pecora necessarie per la pergamena del libro di 26 libbre, dal lavoro richiesto per scrivere a mano i 24 libri della Bibbia ebraica o anche necessariamente dalla precisione del testo stesso. Invece, come ha detto a Religion News Service Tzvi Novick, titolare della cattedra di pensiero e cultura ebraica all’Università di Notre Dame, in Indiana, «la fama del Codice Sassoon sta nella sua combinazione di precocità e completezza».
Il nome è legato a David Solomon Sassoon (1880-1942), appassionato collezionista di manoscritti giudaici ed ebraici, che lo acquistò nel 1929. Il libro contiene tutti i 24 libri della Bibbia ebraica (mancano solo alcuni fogli) e precede di quasi un secolo la prima Bibbia ebraica interamente completa, il Codice di Leningrado.
“Codice Sassoon, una pietra miliare della storia ebraica e dell’umanità”
È nota come Codice Sassoon la copia più antica e completa del Tanakh mai ritrovata. Un manoscritto risalente alla fine del IX o all’inizio del X secolo, considerato fondamentale per capire l’evoluzione della tradizione ebraica. Il nome deriva da un suo precedente proprietario, che l’acquistò nel 1929: David Solomon Sassoon, appassionato collezionista di Judaica e di manoscritti ebraici. Il Codice Sassoon contiene 24 libri e, spiegano gli esperti della casa d’aste Sotheby’s, “precede di quasi un secolo la prima Bibbia ebraica completa, il Codice di Leningrado”. Rappresenta in questo senso una “pietra miliare della storia umana”. Proprio Sotheby’s metterà all’asta il prezioso volume il prossimo maggio a New York. Una notizia ripresa dai media da tutto il mondo, che evidenziano il valore storico del manoscritto, realizzato da uno scriba su pergamena. “Nel Codice Sassoon viene rivelata una trasformazione monumentale nella storia della Bibbia ebraica, portando alla luce la sua storia completa, che in precedenza non era mai stata presentata in forma di libro” dichiara Sharon Mintz, esperta di Sotheby’s della divisione libri e manoscritti. Segna perciò “una svolta cruciale nel modo in cui percepiamo la storia della parola divina attraverso migliaia di anni, ed è una testimonianza di come la Bibbia ebraica abbia influenzato i pilastri della civiltà – arte, cultura, legge, politica – per secoli”. Parlando con la rivista Barron’s, Mintz ha ricordato come i primi scritti conosciuti della tradizione ebraica siano i frammenti dei Rotoli del Mar Morto, composti tra il III e la fine del I secolo a.e.v. Nei 700 anni successivi non si hanno notizie di una Bibbia scritta, ha spiegato l’esperta. “Nessuno sa perché. Presumibilmente, dovevano esserci dei libri prima. Ma i primi esempi che abbiamo, e certamente i primi codici biblici che abbiamo, risalgono alla fine del IX e all’inizio del X secolo. E sono solo due”. Uno è il Codice Sassoon, l’altro è il più antico Codice di Aleppo, realizzato attorno al 930. Quest’ultimo è però arrivato incompleto ai giorni nostri, mancando quasi del tutto dei cinque libri della Torah (il Pentateuco). Tra i due testi, spiega Mintz, c’è un collegamento. A compilare il Codice di Aleppo, testo masoretico, fu la famiglia di “Aaron ben Moses ben Asher, un importante studioso della Bibbia incaricato di correggere il Codice per adeguarlo alla tradizione che aveva ereditato su come le parole dovevano essere scritte, vocalizzate e accentate”. Il Codice di Aleppo servì in seguito come esemplare per gli scribi per assicurarsi di aver copiato correttamente la Bibbia. “È significativo che il Codice Sassoon contenga note fedeli della Masorah. – l’analisi di Mintz – Una di queste note fa riferimento al ‘grande maestro, Aaron ben Moses ben Asher’ e al suo lavoro su al-taj, l’onorifico tradizionale del Codice di Aleppo, suggerendo che lo scriba masoreta che ha copiato la Masorah del Codice Sassoon potrebbe aver consultato il volume quando risiedeva a Tiberiade o a Gerusalemme nel X o XI secolo”.
Nuovi scavi archeologici presso santuario dea Vacuna.
Montenero Sabino- 06 giugno 2023- riparte la campagna di scavi archeologici dell’Università Lyon 2 (F) sul sito del santuario romano della dea Vacuna in località Leone.La missione, giunta alla V edizione e realizzata in collaborazione con il Comune di Montenero Sabino e con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti (responsabile dott.ssa Francesca Licordari), verrà avviata giovedì 8 giugno 2023. Sul campo lavoreranno una decina di studenti, coordinati dal prof. Aldo Borlenghi, dall’archeologa Marylise Marmara (corresponsabile scientifica) e da Lucie Motta (ceramologa e responsabile dello studio dei materiali). La missione archeologica di Montenero costituisce, infatti, uno dei cantieri-scuola internazionali dell’Università di Lione 2 per la formazione degli studenti del corso di laurea in archeologia.
Gli scavi sul sito del santuario di Vacuna nel piccolo borgo sabino rappresentano ad oggi le uniche indagini archeologiche in atto nella provincia di Rieti su un luogo di culto dedicato a questa divinità. Lo scavo, avviato nel 2019, su una terrazza di circa 1000 m2 presumibilmente occupata da strutture già dal III secolo a.C., ha permesso di rinvenire numerosi resti di età romana e medievale. Questi ritrovamenti ed altri, tra i quali il cippo inscritto con dedica alla dea Vacuna (oggi visibile nel cinquecentesco Palazzo Bonacasata), gli ex voto in terracotta e altri materiali votivi, hanno confermato l’esistenza di un luogo di culto.
Al centro del terrazzamento che costituisce campo di indagine, è visibile, inoltre, un grande edificio a più ambienti di età tardo-repubblicana (fine III-inizi II secolo a.C.) con pavimenti a mosaico in eccezionale stato di conservazione, tra i più antichi del Lazio. Gli studiosi sostengono che in esso si possa forse riconoscere un tempio o un complesso con sale da banchetto funzionali alle attività di culto. L’edificio repubblicano, abbandonato in età imperiale, fu di nuovo riutilizzato nel III e IV secolo d.C. e poi di nuovo nei secoli IX-XI d.C. A testimoniarlo sono le sepolture scoperte e datate grazie alle analisi al radiocarbonio delle ossa degli scheletri, probabilmente connesse alla Chiesa di San Giovanni in Leone, localizzabile nell’area sulla base della toponimia e delle fonti ma non ancora individuata archeologicamente.
Le indagini dei prossimi giorni si concentreranno proprio sul grande edificio repubblicano: particolare attenzione sarà riservata ai pavimenti a mosaico, alla loro decorazione e funzione. Il team di esperti non esclude la possibilità che nel corso delle analisi possano essere individuate nuove tombe utili a fornire ulteriori informazioni sull’occupazione del luogo nei secoli centrali del medioevo. I risultati della campagna 2023 saranno presentati in un evento pubblico durante la giornata a porte aperte prevista per la prima domenica di luglio.
«L’importanza della missione francese per il nostro territorio è storica e culturale – afferma la Sindaca Lavinia De Cola – se da un lato consente il progresso scientifico e conoscitivo sul tema della divinità sabina, sui suoi aspetti rituali e cultuali, dall’altro favorisce lo scambio intergenerazionale e interculturale tra gli abitanti di Montenero e i giovani studenti che per tutta la durata della missione vivono nel e il paese».
«L’appuntamento rinnovato e ormai consueto suscita, non solo nei più esperti, ma nella popolazione tutta, sempre grande interesse e curiosità», conclude la prima cittadina De Cola.
Il Borgo si affaccia sul fiume Salto , deve la sua importanza come centro di interesse artistico all’Abbazia di San Salvatore Maggiore, il più importante monumento medievale di questa zona ricca di molti reperti e siti archeologici risalenti a varie epoche storiche .Concerviano fu fondato, nell’VIII secolo, sul Monte Latenano dall’Abbazia di Farfa e la sua fortuna e prosperità fu dovuta alla protezione degli imperatori carolingi. nell’arco di circa un secolo. Il Borgo subì l’assalto dei Saraceni nel IX secolo, ma fu ricostruito nell’arco di quasi cento anni. La decadenza dell’Abbazia di San Salvatore, dovuta alle guerre tra i vari Castelli limitrofi, comportò ridusse il Borgo a semplice Commenda, poi nel XVII fu definitivamente soppressa. La chiesa subì una radicale trasformazione nel corso del seicento. Oggigiorno si possono vedere i resti di pitture e affreschi medievali, mentre nell’abside resta oramai quasi illeggibile, un bell’affresco risalente al XII secolo rappresenta il Salvatore tra schiere di angeli.
Il Complesso monumentale di San Salvatore-
Il Complesso monumentale di San Salvatore maggiore, tra la fine del XX sec. e l’inizio del XXI sec., dopo alcuni decenni di abbandono, è stato ricostruito con un criterio scientifico che consente di leggere le tre stratificazioni edilizie che nel corso dei secoli sono state realizzate.
L’edificio è stato fondato come villa rustica, con, alla base della costruzione, criptoportici; un sistema costruttivo tipico del II e I sec. a. C..
La seconda stratificazione appartiene all’età medievale ed è stata realizzata per la funzionalità dell’Abbazia.
La terza stratificazione, quella che ha maggiormente trasformato l’edificio, iniziata nel XVII sec. viene completata la trasformazione dell’edificio come attualmente si presenta, ed è stata funzionale alle esigenze del Seminario delle Diocesi di Sabina, Poggio Mirteto e Rieti, ed è quella che ha portato l’edificio allo stato attuale.
Dopo la soppressione dell’Abbazia, e per le esigenze della nuova funzione dell’edificio come Seminario, furono eseguite opere edilizie che ampliarono l’edificio, secondo i criteri costruttivi ed architettonici rinascimentali. Fu modificato il prospetto della chiesa (scompare il portico riportato nell’incisione del 1685), furono sopraelevati di un piano i corpi di fabbrica est e nord, e fu costruito un nuovo corpo di fabbrica nel lato ovest.
A Firenze, costruita a cavallo dell’Arno, nelle prime ore del mattino del 4 novembre 1966, il fiume oltrepassò silenzioso le sue sponde e irruppe nella città con una furia mai vista prima.
Per trovare qualcosa di simile nelle cronache occorreva risalire al 1557 d.C., 400 anni prima, quando le acque erano state alte circa la metà.
La città, del tutto impreparata a questo disastro, poteva solo guardare sgomenta, mentre tutto veniva portato via dal fango. Pezzi di vita diventati detriti, mischiati a petrolio e liquami, galleggiavano per le strade e i vicoli stretti. Quel giorno a Firenze persero la vita trentacinque persone.
Quando le acque del diluvio si ritirarono, i fiorentini dovettero affrontare quella realtà quasi inimmaginabile. Il danno alla città era immenso, il patrimonio culturale a rischio era scoraggiante.
Libri, sculture, dipinti, erano sotto cumuli di fango.
Quasi tutte le biblioteche della città furono colpite. All’Archivio dell’Opera del Duomo furono danneggiati 6.000 volumi. La musica sacra, contenuta nei corali finemente miniati, cantata nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore negli ultimi sei secoli, perduta.
Al Gabinetto Vieusseux danneggiati i 250.000 volumi allora conservati. All’Archivio di Stato di Firenze il 40% dei fondi subì danni di qualche tipo, alcune pergamene risalivano al 726 d.C..
La vittima più nota fu la Biblioteca Nazionale Centrale, la più grande d’Italia e una delle più importanti d’Europa.
Dal 1743 era stabilito che una copia di ogni opera pubblicata in Toscana fosse consegnata alla biblioteca, dal 1870 una copia di ogni opera pubblicata in Italia.
Circa 1/3 di tutto il patrimonio librario (circa 1.300.000 pezzi) fu danneggiato.
La prima cosa da fare era scavare, il più rapidamente possibile. Il direttore della Nazionale lanciò un appello; e gli studenti di Firenze vennero. Poi arrivarono da tutte le università italiane, precipitosi d’aiutare. Fu la volta degli studenti da tutto il mondo; un dovere ed un onore, la città simbolo della bellezza e della cultura era di tutti.
Lunghe catene umane per tirare fuori libri e opere d’arte offesi dall’acqua, instancabilmente, senza badare alla sporcizia da cui erano circondati.
I fiorentini, grati, li chiamarono gli “angeli del fango”. Oggi non è Firenze a soffrire, ma gli Angeli sono tornati.
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