Roma- 29 gennaio 2022-Gli ultimi giorni del primo mese dell’anno (Gennaio), sono denominati i “giorni della Merla”. Non tutti, però, sanno il vero motivo per il quale il 29-30 e 31 gennaio di ogni anno sono chiamati in questo modo. Ecco allora la leggenda dettagliata dei giorni della Merla.
Giorni della Merla – ecco la vera leggenda:
La leggenda narra che c’era una volta una merla bianca candida che veniva perseguitata dal mese di gennaio, freddo e gelido. Ogni volta che la merla decideva di uscire durante i giorni del primo mese dell’anno per poter fare provviste di cibo, gennaio si divertiva a spargere neve, freddo e piogge su tutto il territorio, impedendo così al volatile di cibarsi.
Un anno, però, la merla decise di farsi delle provviste durante il mese di dicembre, che le sarebbero bastate anche per tutto il mese di gennaio, che all’epoca contava solo 28 giorni. Passati i 28 giorni la merla credeva di aver fregato gennaio, ma in realtà così non era. Gennaio, infatti, incattivito dal doppio gioco della merla, decise di chiedere aiuto a febbraio, facendosi prestare tre giorni. Quando la merla uscì fuori dal suo habitat, ecco che si scatenò una vera e propria bufera di neve e gelo, che la costrinse a ripararsi per tutto il mese di febbraio all’interno del comignolo di un camino. Quando la merla potette uscire dal comignolo le sue penne erano ormai tutte nere a causa della fuliggine e da quel momento in poi i merli sono di colore nero. In seguito a questa leggenda gli ultimi giorni del mese di gennaio sono considerati i più freddi e gelidi della stagione invernale.
Il Vescovo della Diocesi di Porto e Santa Rufina, Mons. Diego BONA, recentemente scomparso, ha riportato al culto dei fedeli e all’attenzione degli archeologi le Catacombe dei Santi martiri MARIO, MARTA, AUDIFAX e ABACUC- Il 19 gennaio 1994 ,festa di San Mario, il Mons. Diego BONA guidò una processione di circa 500 fedeli verso le Catacombe ripristinando così un’antica tradizione popolare che si era persa nel corso degli anni. Nei pressi delle Catacombe vi è una piccola chiesetta dedicata a San Mario e Marta, eretta nel 1700 e restaurata nel 1871. In questa chiesetta ,nel 1909, il giovane sacerdote Don Giuseppe RONCALLI, futuro papa Giovanni XXIII- il Papa Buono, venne a celebrare la messa in memoria del fratello Mario. Papa Giovanni XXIII amava la via Boccea e la Campagna Romana durante le sue escursioni egli si deliziava nel gustare “ la buona ricotta di Boccea” che Gli veniva offerta dai pastori romani. A ricordo della presenza in questi luoghi di Papa Giovanni è stata posta in essere, nel 2004, una epigrafe marmorea nella chiesetta di Santa Maria sita all’interno del Castello della Porcareccia nel quartiere Casalotti.
Breve Storia dei Santi MARIO, MARTA, AUDIFAX e ABACUC.
Ultimo santuario della via Cornelia era quello dei martiri MARIO, MARTA, AUDIFAX e ABACUC. Nel Martirologio Geronimiano sono ricordati il 16 e 20 gennaio. Sembrerebbe che il vero dies natalis fosse il 20 gennaio, in cui sono stati commemorati nel Sacramentario Gelasiano antico ( Saccr.Gel.,p.131; nel Gelasiano di S.Gallo invece sono anticipati al giorno 19 e vi mancano ABACUC e AUDIFAX (Gel. S. Gallo, p.20) .Di questi Martiri non si hanno notizie sicure.Secondo la passio (Acta SS. Gennaio, II, Parigi, 1863, pp. 578-583.) Mario e Marta erano nobili persiani; al tempo di Claudio il Gotico vennero a Roma , insieme con i figli Abacuc e Audifax per venerare i sepolcri degli Apostoli e aiutare i carcerati per la Fede.Arrestati a loro volta furono condannati dal prefetto Musciano e condotti sulla “ via Cornelia miliaro tertio decimo ad Nymphas Catabassi”: Mario, Abacuc e Audifax furono “decollati sub arenario” e i loro corpi bruciati; Marta invece “in Nympha necata est”. La Matrona Felicita raccolse i resti dei primi tre, Mario,Abacuc e Audifax, ed il corpo di Marta dal pozzo in cui era stato gettato, e li seppellì “ sub die tertio decimo Kalendas febraurium” (B.SS.VIII, p.165. Dall’indicazione topografica “ ad Nymphas” è nata la fantomatica martire Ninfa-cf.B.SS.,IX,p.1009).
I corpi dei Martiri sarebbero stati trasferiti da Papa Pasquale I nella Basilica di S. Prassede ( Lib. Pont.II, p. 64.).
La bellezza, la poesia e la “bioarchitettura” del Viale dei pini che conduce al sito archeologico
Torre della Bottaccia- Via Aurelia Antica-ROMA.
-L’ecologia è un concetto che fa parte della coscienza universale, di cui dobbiamo essere ogni giorno sempre più consapevoli. Il grande scienziato della natura e poeta Goethe riassume tale consapevolezza con queste parole: “Nulla si impara a conoscere, se non ciò che si ama, e più forte è l’amore tanto maggiore sarà la conoscenza”. Imparare a “godere” dello spazio naturale che ci circonda è uno strumento di straordinario valore per diffondere e sedimentare nell’agire una vera e propria cultura della sostenibilità. In tal senso, probabilmente la più spontanea e potente istanza pedagogica è proprio il paesaggio, capace di impartire una sua prima e fondamentale educazione implicita: il paesaggio è infatti come scrive , molto bene, nel suo saggio ”Paesaggio Educatore” il Regni R. “ maestro di una cultura dell’ascolto dell’armonia dell’uomo e del cosmo, propria di un ambiente come realtà da condividere e non solo come qualcosa a cui badare”(Ed.Armando -2009). L’ammirazione per lo splendore della natura è il motore che genera e, conseguentemente, moltiplica in ognuno di noi , sin dalla più giovane età, i sentimenti di affezione , rispetto e curiosità verso il patrimonio ambientale che ci circonda. D’altra parte tale affezione e desiderio di cura tutela non può che scaturire dalla conoscenza e dalle relazioni. Ci è istintivamente estraneo ciò che non conosciamo, con cui non possiamo dialogare per assenza di codici condivisi e a cui non siamo socializzati . L’estraneità si supera a mio avviso, solo attraverso un flusso comunicativo e relazionare che deve essere continuamente alimentato e che dà luogo ad una empatia prodromica a comportamenti di cura , tutela e di salvaguardia . Per recuperare i “codici” che ci consentono , nell’ascolto, di comprendere il linguaggio della natura bisogna , infatti, conoscere quest’ultima, perché solo coltivando una conoscenza profonda e radicata , ma anche istintiva, di qualcosa possiamo affezionarci ad essa, amarla e far crescere in noi il desiderio spontaneo di difenderla e preservarla.
borgo agricolo della Campagna Romana di Santa Maria di Galeria tra Roma e Cesano.
-Le prime notizie su questa chiesa risalgono all’XI secolo, ma nel corso degli anni ha spesso cambiato struttura ed è stata sottoposta a diversi restauri, il cui ultimo, tra il 1800 e il 1900, la ha trasformata in stile neogotico. La chiesa di S. Maria in Celsano, che prende il suo nome da un’antica leggenda che narra del ritrovamento dell’immagine miracolosa della Madonna, conservata nella chiesa, su di un albero di gelso, che, storpiato, divenne celso, da cui celsano. Sull’altare maggiore della Chiesa è custodita un’immagine della Vergine Maria col Bambino risalente al XII secolo in stile bizantino.esta
Franco Leggeri-Fotoreportage dalla Campagna Romana-Preparazione del terreno per la semina del GRANO
La semina del granonella Campagna Romana avviene in autunno, ma la preparazione del terreno comincia un po’ tempo prima.Il primo passo è quello dell’aratura del campo dove vengono smossi piccoli canali di terra chiamati solchi. In seguito, utilizzando l’erpice il terreno viene spianato e le zolle di terra formatesi con l’aratura vengono sminuzzate e frantumate.L’operazione di semina viene fatta con la seminatrice, con la quale l’agricoltore depone i semi nei solchi precedentemente preparati, ricoprendoli poi con altra terra. Arrivato a maturazione, il grano viene raccolto con l’ausilio della mietitrebbia, il cui compito è quello di dividere i chicchi dagli steli della pianta, che vengono eliminati.
Avvicendamento del frumento
A partire dai primi anni dopo la seconda guerra mondiale la tecnica di coltivazione del frumento ha subito profonde trasformazioni grazie all’avanzamento della ricerca scientifica. Il miglioramento genetico, l’utilizzo di fertilizzanti (diserbanti, insetticidi e fungicidi) e il miglioramento dei mezzi agricoli hanno consentito lo sviluppo di varietà più produttive. Ma la sfida non si ferma, l’obbiettivo è quello di migliorare e trovare metodi di coltivazione e protezione delle piante, nell’ottica del risparmio energetico e della riduzione dell’impatto ambientale, non trascurando gli aspetti qualitativi e di salubrità dei prodotti.
Gli aspetti agronomici fondamentali che regolano la coltivazione del frumento, riguardano l’avvicendamento, la preparazione del terreno di semina, l’uso dei fertilizzanti per la difesa dai parassiti e dalle infestanti.
Gli antichi egizi furono tra i primi a capire che seminare sempre la stessa coltura con il tempo avrebbe provocato una “stanchezza del terreno”. Nel corso della storia si comprese che la rotazione delle culture fosse fondamentale per una resa ottimale della terra. Nell’Inghilterra della metà del ‘700 individuarono in modo scientifico come la rotazione quadriennale di determinate culture come rapa-orzo-trifoglio pratense-frumento) aumentassero il rapporto produttivo del frumento grazie all’azoto organico rilasciato nel terreno dal trifoglio pratense, specie appartenente alla famiglia delle leguminose.
Con l’avvicendamento del frumento, così come di qualsiasi altra specie erbacea, generalmente si ottengono produzioni maggiori e di migliore qualità.
Relativamente alla scelta delle colture da impiantare prima del grano, anche in Italia sono stati condotti numerosi esperimenti i cui risultati hanno consentito di definire da “rinnovo” la barbabietola da zucchero, la patata, il tabacco, il mais, il pomodoro e il girasole e “miglioratrici” il favino, l’erba medica, la fava, il pisello e la veccia. Il frumento ha mostrato la sua attitudine a sfruttare la fertilità che le leguminose lasciano nel suolo e la capacità che tale famiglia di piante ha nell’ostacolare la nascita e la crescita delle infestanti, anche se l’uso di concimi e le lavorazioni del terreno sono fondamentali.
Per quanto riguarda l’avvicendamento del grano con altri cereali, le esperienze condotte su mais e sorgo hanno evidenziato un effetto abbastanza favorevole sulla produttività del frumento, ma non della stessa entità raggiungibile con la semina di una coltura non cerealicola. Anche se il ringrano provoca effetti depressivi sulle rese di granella, nelle nostre regioni meridionali e insulari, spesso viene riseminato perché altre colture non trovano condizioni ambientali ed economiche tali da consentirne una conveniente coltivazione.
Nelle zone aride o semi-aride, risulta utile la tradizionale strategia di far precedere il frumento dal maggese.
Dopo il maggese, infatti, il cereale trova il terreno con una carica inferiore d’infestanti, una migliore disponibilità di elementi nutritivi derivanti dalla mineralizzazione della sostanza organica e una maggiore riserva di acqua, condizione che, nei climi aridi e semi-aridi, è adatta a rendere produttiva la coltivazione del grano nell’anno successivo.
Per quanto riguarda le problematiche legate all’avvicendamento, le specie da seminare prima del frumento devono essere selezionate anche in funzione dell’epoca di raccolta, poiché questa può limitare il tempo necessario per la preparazione del letto di semina del frumento. Infatti, nelle zone caratterizzate da un clima con frequenti piogge a fine estate o inizio autunno e in presenza di terreni argillosi, le colture estive con raccolta a fine stagione come il tabacco, il mais, il sorgo da granella, il riso e il girasole, possono rendere difficile la preparazione del terreno per la semina del frumento, a causa del compattamento del suolo bagnato in seguito al passaggio delle macchine di trebbiatura.
Lavorazione del terreno
Per poter procedere alla semina del frumento generalmente il terreno deve essere sottoposto a opportune lavorazioni, ma da circa ventanni però, è possibile eseguire anche la semina su “sodo”, cioè senza lavorare il terreno, grazie all’utilizzo della seminatrice. Le lavorazioni del terreno servono, essenzialmente, a fare in modo che il seme venga accolto e messo in condizioni innanzitutto di germogliare bene, quindi di fuoriuscire dal suolo e permettere l’ottimale sviluppo della piantina. Una volta che il terreno ospita al meglio il seme, deve essere anche abbastanza poroso da trattenere l’acqua e nello stesso tempo consentitire un’ottimale presenza e circolazione di gas quali ossigeno e anidride carbonica. La lavorazione del terreno varia per tipo, epoca e profondità, in base a diversi fattori, che possono essere la coltura precedente, le condizioni pedologiche e climatiche, generalmente si uniformano in base agli obiettivi economici e la qualità della granella. Ad ogni modo la scelta della lavorazione del terreno e della profondità, varia sempre in base alle necessità, che di solito coincidono con l’interramento dei fertilizzanti, dei residui colturali e con gli eventuali miglioramenti delle condizioni del terreno lasciate dalle colture precedenti.
Le lavorazioni si distinguono essenzialmente in principali e secondarie. L’aratura è la lavorazione principale e la più diffusa ancora oggi, di solito avviene in estate a una profondità di 20 e 25 cm in Italia settentrionale e centrale, mentre nel meridione oscilla tra 25 e 30 cm. In alcuni comprensori, allo scopo di correggere la struttura del terreno per favorire la regimazione idrica e l’aerazione del suolo, viene effettuata la lavorazione a due strati; in altre parole, si realizza prima una ripuntatura profonda 50-60 cm, utilizzando un ripuntatore, successivamente si ara a 25-30 cm. Le due operazioni possono essere eseguite contemporaneamente qualora si disponga di un araripuntatore. All’aratura seguono lavorazioni complementari come la frangizzollatura, l’erpicatura e la fresatura, che sono praticate con lo scopo di ottenere un letto di semina non zolloso, ben livellato, in cui il seme possa trovare le condizioni ottimali per germogliare e crescere al meglio. In alcune zone, si preferisce praticare arare in modo superficiale, a una profondità tra 10 e 15 cm, creando uno strato minimo adatto comunque alla nascita delle cariossidi e alla crescita delle piantine.
La semina su terreno sodo, accennata in precedenza, è molto diffusa grazie all’uso delle seminatrici che hanno dato buoni risultati in terreni non lavorati, specialmente in quelli dove era stata fatta una buona lavorazione per la coltura precedente. Questo sistema è adatto alle semine su terreni difficili, anche per colture raccolte tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, anche in condizioni di piogge frequenti. Questa semina è sicuramente più economica, perché non è eseguita nessuna lavorazione precedente del terreno, ma non è sempre consigliabile, sopratutto nel caso sia stato seminato precedentemente mais o sorgo. Infatti per il frumento seminato potrebbe rischiare una trasmissione di fusariosi, responsabili della contaminazione da micotossine nella granella. Inoltre, nel caso si scelga la semina su terreno non lavorato, è necessario predisporre la “pulizia del letto di semina” eliminando le piante infestanti nate dopo la raccolta della coltura precedente, con un trattamento diserbante.
-Preparazione del terreno per la semina del GRANO per uso Zootecnico-
CAMPAGNA ROMANA -11 ottobre 2022–Fotoreportage di Franco Leggeri– Preparazione del terreno per la semina del GRANO per uso Zootecnico- Lavorazione eseguita con un Trattore FIAT 140 sei cilindri che traina un erpice a disco frangizolle –
Castel di Guido- 19 giugno 2016-Un bilancio provvisorio. Continua il lavoro di ricerca “archeologia di biblioteca”. Ho iniziato questa ricerca, come ho sempre detto, per curiosità e per attività di “conoscenza”, ma quando ci si trova “sul campo”, con i faldoni e cartelle a portata di mano, la realtà ti prende e ti porta alla “storia successiva”. Quando sei tra gli scaffali di una biblioteca o in un archivio ,non sai mai cosa riserva il faldone polveroso che stai per aprire. Come descrivere la sensazione che si prova quando vai con un’antica carta topografica nella zona, descritta in documento, a verificare “le pietre” o “trovare tracce” di fatti avvenuti secoli addietro.
Delusioni? Tantissime, ma anche piacevoli “scoperte” con “riscontri” di ciò che il manoscritto(fotocopia) che stai leggendo narra. La documentazione archivistica che sto esaminando, con ricerche in varie biblioteche e archivi di Roma e non solo, è molto vasta e si presenta, in molteplici forme, come singoli o gruppi di documenti o da archivi ,più o meno, poderosi con documenti connessi da reciproche relazioni. Sono rimasto colpito nello scoprire la grande varietà degli “ATTI” ,prodotti nei secoli passati, relativi alla Campagna Romana . Ho rivisitato e mi sono soffermato sul significato della definizione di “ARCHIVIO” che molti storici così ne hanno illustrato il significato:” L’archivio rappresenta lo specchio della società che riflette, in realtà, da un archivio concepito e inteso esclusivamente come tesoro del principe si arriva pian piano all’archivio recepito come prodotto dell’attività di un Ente o persona che raccoglie e conserva nel suo archivio i documenti per le proprie finalità pratiche e per la certificazione di diritti o, con il passare del tempo, per la ricerca storica.”
Concludo augurandomi che in futuro prossimo , a breve, un sempre maggior numero di persone possa avvicinarsi e contribuire allo sviluppo della storia locale di Castel di Guido, poiché la storia non è stata scritta solo dai “vincitori”, ma spesso da persone umili che nel corso dei secoli hanno cercato di costruire un futuro migliore.
Goethe J.W- Roma, 7 novembre 1788.-Sono qui da sette giorni e lentamente si va formando nella mia mente il concetto generale di questa città. Non faccio altro che andare in giro senza riposo; studio la topografi a della Roma antica e della moderna, guardo le ruine e i palazzi, visito una villa e l’altra e le cose più meravigliose mi cominciano a diventar familiari; apro solamente gli occhi, guardo, vado e ritorno, poiché solo in Roma è possibile prepararsi a godere Roma.Confessiamolo pure, è un’impresa ardua e dolorosa, cavar fuori la vecchia Roma dalla nuova; ma si deve fare e sperare in una soddisfazione finale inapprezzabile. Si incontrano da per tutto tracce di una magnificenza e di uno sfacelo che sorpassano ogni nostra immaginazione.Quello che hanno lasciato i barbari è stato devastato dagli architetti della nuova Roma.Se si pensa che questa città vive da più di duemila anni, a traverso mutamenti così svariati e profondi, e che è ancora la stessa terra, gli stessi monti e spesso le stesse colonne e gli stessi muri, e nel popolo ancora le tracce dell’antico carattere, allora si diventa complici dei grandi decreti del destino e riesce difficile in principio all’osservatore di notare come Roma segue a Roma e non solo la nuova e la vecchia, ma anche le diverse epoche della vecchia e della nuova.Io cerco ora perfino i punti seminascosti, trovando molto giovamento dagli studi precedenti, poiché dal secolo XV in poi sono stati artisti e dotti in gran numero che hanno dedicata tutta la loro vita a questa impresa.Questa sconfinata profondità opera in noi silenziosamente quando ci aggiriamo per le vie di Roma in cerca di cose da ammirare.Altrove bisogna cercare attentamente per iscoprire cose che abbiano significato, qui invece ne siamo circondati e riempiti.
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.