1)Assegnazione dei poderi a Castel di Guido. Su un cartello appoggiato alla macchina agricola si legge: “Ente Maremma. Azienda di riforma di Muratella” • data20.07.1952 • stampa fotografica-b/n3)Manifesto del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste in cui si annuncia che la cerimonia di assegnazione dei poderi dell’Ente Maremma si terrà a Castel di Guido il 20 Luglio 1952: l’avviso è firmato da Giuseppe Medici, presidente dell’ente Maremma • data20.07.19522)Castel di Guido. Esposizioni di trattori in occasione della cerimonia di assegnazione delle terre. Su un cartello appoggiato ad una macchina agricola si legge: “Ente Maremma. Azienda di sviluppo” • data20.07.1952
Campagna Romana-Castel di Guido-
RICERCA A CURA DI FRANCO LEGGERI
Castel di Guido- 19 giugno 2016-Un bilancio provvisorio. Continua il lavoro di ricerca “archeologia di biblioteca”. Ho iniziato questa ricerca, come ho sempre detto, per curiosità e per attività di “conoscenza”, ma quando ci si trova “sul campo”, con i faldoni e cartelle a portata di mano, la realtà ti prende e ti porta alla “storia successiva”. Quando sei tra gli scaffali di una biblioteca o in un archivio ,non sai mai cosa riserva il faldone polveroso che stai per aprire. Come descrivere la sensazione che si prova quando vai con un’antica carta topografica nella zona, descritta in documento, a verificare “le pietre” o “trovare tracce” di fatti avvenuti secoli addietro.
Delusioni? Tantissime, ma anche piacevoli “scoperte” con “riscontri” di ciò che il manoscritto(fotocopia) che stai leggendo narra. La documentazione archivistica che sto esaminando, con ricerche in varie biblioteche e archivi di Roma e non solo, è molto vasta e si presenta, in molteplici forme, come singoli o gruppi di documenti o da archivi ,più o meno, poderosi con documenti connessi da reciproche relazioni. Sono rimasto colpito nello scoprire la grande varietà degli “ATTI” ,prodotti nei secoli passati, relativi alla Campagna Romana . Ho rivisitato e mi sono soffermato sul significato della definizione di “ARCHIVIO” che molti storici così ne hanno illustrato il significato:” L’archivio rappresenta lo specchio della società che riflette, in realtà, da un archivio concepito e inteso esclusivamente come tesoro del principe si arriva pian piano all’archivio recepito come prodotto dell’attività di un Ente o persona che raccoglie e conserva nel suo archivio i documenti per le proprie finalità pratiche e per la certificazione di diritti o, con il passare del tempo, per la ricerca storica.”
Concludo augurandomi che in futuro prossimo , a breve, un sempre maggior numero di persone possa avvicinarsi e contribuire allo sviluppo della storia locale di Castel di Guido, poiché la storia non è stata scritta solo dai “vincitori”, ma spesso da persone umili che nel corso dei secoli hanno cercato di costruire un futuro migliore.
Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”
Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Museo Storico Etnografico Casolare 311LA TOSA-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”L’Aratura-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Mietitura a mano 1961-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”La riforma fondiaria nel Lazio-ENTE MAREMMA- Assegnazione dei poderi- MAREMMA LAZIALE- ente ARSIAL-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”
ROMA-Municipio XIII- Sito Archeologico MASSA GALLESINA
Fotoreportage di Franco Leggeri
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE lavori anno 2009
Roma- 29 giugno 2018-Municipio XIII-MASSIMINA-MASSA GALLESINA-CASAL SELCE-
Fotoreportage di Franco Leggeri
PREMESSA-L’area fu oggetto di lavori d’indagini archeologiche preventive nel 2009, quando si era ipotizzato che in questa zona dovesse essere edificato lo Stadio della Roma.
Le foto allegate sono relative ai lavori del 2009 e alla situazione di oggi marzo 2017.Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
Breve e sintetica storia del sito Archeologico MASSA GALLESINA a cura di Franco Leggeri.
Il territorio in esame è conformato come un vasto altopiano dalla superficie ondulata e in leggera pendenza , in cui i fossi e i torrenti hanno inciso i depositi sedimentari e vulcanici. Tutto il sistema idrografico fa capo al RIO GALERIA che scorre nell’omonima valle. I principali affluenti del Rio Galeria sono il Fosso della Questione in riva sinistra e dal Fosso della Selce in riva destra.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –
A)-L’insediamento storico area MASSA GALLESINA-
Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
Dal punto di vista archeologico l’area in esame presenta siti databili dalla preistoria fino all’età medievale. La presenza umana è attestata già dal Paleolitico. Tutta l’area fu colonizzata dagli Etruschi che controllavano il corso d’acqua chiamato Careia ( da cui deriva il nome Rio Galeria), in epoca romana la zona , attraversata dalla via Cornelia, fu scarsamente popolata.
In età medievale successivamente alla crisi che travolse l’assetto territoriale tardoantico fra il V e VII secolo, seguì una fase di rinascita e riorganizzazione databile fra l’VIII e X secolo nella creazione delle domuscultae papali. In questa zona, infatti, nell’VIII secolo Papa Adriano realizzo la sua domusculta, una grande masseria per rifornire di frumento la Città di Roma; successivamente ; il sito fu trasformato da Papa Gregorio VII che vi fece costruire un Castello adibito a Villa e Fortilizio, oggi perduto. Fu soprattutto il dinamismo economico dei secoli XII-XIII ad incrementare la nascita di numerose aziende agricole (denominate casalia), tra le quali il Nibby ricorda la tenuta di Massa Gallesina, confinante con le tenute di Selce e Maglianella.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –
Massa Gallesina è una tenuta fuori delle porte San Pancrazio e Cavaleggeri a sinistra della via Aurelia , la quale appartiene a San Rocco e al principe Massimi, e va unita coll’altro fondo detto Pedica Maglianella. Comprende rubbia 147 (1)e confina con le tenute di Pedica Maglianella Sant’Ambrogio, Fontignano, Casale della Morte, Massimilla, Castel di Guido, Casal Selce e Maglianella. La tenuta è divisa nei quarti di Pedica Maglianella, Casale, Ara e Monte Rotondo. Il suo nome attuale è di origine incerta, ma forse una parte di essa , se non tutta, fu compresa nei feudi denominati nel secolo VIII Gratiniano, Rosario, Canneolo e Casale Mimilliarolo esistenti , secondo Cencio Camerario, presso la via Aurelia a 5 miglia distante da Roma, circostanza che col sito della tenuta di Massa Gallesina si accorda.
(1)una rubbia equivale a 18884 mq, ovvero quasi due ettari.
C) CATASTO ANNONARIO –Roma 1783- Agrimensori: PIETRO PAOLO e ANGELO QUALEATI,LUIGI CLERICI,GIOVANNI MEDIANTE,DOMENICO CAPPELLETTI e FILIPPO PEROTTI.
Area Archeologica-MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE.
Nel Catasto annonario pubblicato in Roma nel 1803 dal titolo MEMORIE, LEGGI, ED OSSERVAZIONI SULLE CAMPAGNE E SULL’ANNONA DI ROMA (Parte Prima)
Autore -Nicola Maria Nicolaj.
Le tenute di MASSIMILLA, MASSA GALLESINA e PEDICA MAGLIANELLA. Per queste tenute come anche per le altre appresso, passa la celebre via Aurelia . Di questa via fa menzione Cicerone nell’Orazione contro Catilina, il quale per questa strada partì da Roma per congiungersi in Toscana con Manlio. Cicerone additava questa strada agli altri congiurati, perché sortissero dall’agitata Città. “ Unum etiam nunc concedam:exeant, procifiscatur, ne patiantur desiderio sui Catilinam misere tabascere. Demonstrabo ier; Aurelia via profectur est:si accelerare volent, ad vesperam consequetur.” Furono anche nella via Aurelia gli ORTI di GALBA (Lorium) , ove fu anche sepolto questo Imperatore. Dei vari tratti e diramazioni della via Aurelia o piuttosto delle molte strade , quale più, quale meno antica, chiamate con questo nome , si possono vedere gli antiquarj. Non men celebre è la via Aurelia pe’ i Cimiteri de’ SS.Martiri. Presso questa strada si enuncia quella de’ SS. Processo e Martiniano i quali in occasione del martirio de’ SS. Apostoli Pietro e Paolo, convertiti e condotti al supplizio nella via Aurelia, accompagnati e scortati dalle illustre femmina Lucina, furono poi in una possessione di lei sepolti. Ma il loro Cimitero si confonde forse con quello di Sant’Agata. Più vicino a Roma si ammira tuttora il Cimitero di San Calepodio, ove fu sepolto San Calisto Papa, San Pancrazio e poi anche il Pontefice San Giulio e per questo una parte di Cimitero si trova anche nominato di San giulio. Grande è la sua ampiezza sotto diverse Tenute e Vigne; è scavato molti piedi sotto terra nel tufo con moltissimi giri larghi , ed alti quanto un uomo vi possa comodamente camminare . Da ogni parte vi sono sepolture . Vi sono alcuni cunicoli , in uno dei quali sorge una vena di limpidissima acqua, la quale nei tempi delle persecuzioni ai Cristiani che quivi stavano nascosti e vi facevano le loro orazioni, veglie ed altre sacre funzioni, doveva servire non tanto per bere , quanto per uso del Battesimo: onde ancora oggi quest’acqua si ha in gran devozione. Sopra questo Cimitero è la Chiesa di San Pancrazio edificata da San Simmaco Papa, e parte anche della Villa Pamphilj la quale Villa è inclusa la Tenuta.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009
D) MASSA GALESINA-PEDICA MAGLIANELLA- Di pertinenza della Veneranda Chiesa di San Rocco e del Signor Marchese Massimi delle Colonne. Queste due tenute anche se una volta fra di loro erano separate e distinte formano ora un solo Corpo ed una sola Tenuta confinante con le Tenute della Pedica Maglianella del Venerando Monastero di Sant’Ambrogio, di Fontignano, di Casal della Morte, di Massimilla, di Castel di guido, della Selce dei SS. Domenico e Sisto e della Maglianella del Venerabile Capitolo di Sant’Angelo in Pescheria.
E) Tenuta e CASAL di SELCE-Il Casale prende il nome dall’originario proprietario Andre de Silice, che nel 1227 lo vendette alla Basilica di San Pietro. Successivamente , il CASALE SILICIS fu affidato e ceduto più volte. Attualmente si compone di una serie di piccoli fabbricati , notevolmente rimodernati, che non recano tracce visibili di costruzioni medievali. In un disegno de Catasto Alessandrino il Casale Silicis è rafficurato come composto da due piccoli edifici fiancheggiati da altrettante torrette , una delle quali aveva tre piani. Casal Selce costituiva, quasi certamente, una delle vedette preposte alla sorveglianza del Castello di MALAGROTTA.
Le foto allegate sono relative ai lavori del 2009 e alla situazione di oggi marzo 2017.Tutte le foto sono di Franco Leggeri.
MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE Foto lavori anno 2009Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Foto Sito Archeologico marzo 2017 –MASSIMINA – MASSA GALLESINA (via Monachina-via Fosso della Questione)-CASAL SELCE –Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–
Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)
-Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)–
-Fotoreportage di Franco Leggeri per l’Associazione Cornelia Antiqua-
Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)
Roma: Malagrotta – via Aurelia–indagini archeologiche finalizzate all’individuazione ed all’apposizione del vincolo di un tratto della via Aurelia antica e della mansio di età imperiale ad essa afferente.
Committente: Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (dott.ssa Daniela Rossi)
Scavi a cura della Cooperativa Parsifal – Cooperativa di Archeologia.
Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Associazione CORNELIA ANTIQUA– Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272–Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Indagini archeologiche Via Aurelia-Località Malagrotta(2011-2013)Via Aurelia-Località Malagrotta-Rio GaleriaVia Aurelia-Località Malagrotta-Rio GaleriaVia Aurelia-Località Malagrotta-Rio GaleriaVia Aurelia-Località Malagrotta-Rio Galeria
Via Aurelia-Località Malagrotta-Rio GaleriaVia Aurelia-Località Malagrotta-Via Aurelia-Località Malagrotta-Via Aurelia-Località Malagrotta-Associazione CORNELIA ANTIQUA- Siete appassionati della Storia poco raccontata, quella da riscoprire e vi piace l’ Avventura ,oppure siete affascinati dalla bellezza della Campagna Romana ? Allora unisciti a noi. Ecco cosa facciamo: Produciamo Documentari e Fotoreportage, organizziamo viaggi ,escursioni domenicali e tantissime altre iniziative culturali.Tutti sono benvenuti nella nostra Associazione, non ha importanza l’età, noi vi aspettiamo !Per informazioni – e.mail.: cornelia.antiqua257@gmail.com– Cell-3930705272-
Il Castello di Boccea sorge sul “fundus Bucciea” che domina la valle del fiume Arrone e il fondo denominato anticamente “Ad Nimphas Catabasi”, sito al decimo miglio dell’antica via Cornelia,(domina il ristorante i SALICI sito sulla via Boccea). Si accede da una via sterrata all’interno della campagna e, come d’incanto, si vedono i resti del vecchio castello, luogo dove albergano le fiabe e ciò che rimane di una architettura delle allucinazioni per chi ha voglia di emozioni, le grandi emozioni, con un percorso iniziatico alla fantasia. Della vecchia costruzione , oltre ai cunicoli e gallerie, è visibile il Torrione, costruito in pietra selce e mattoni con rinforzi di possenti barbacani, necessari per contenere ed arginare il progressivo cedimento del banco tufaceo che costituisce la base naturale del fabbricato. Il Castello domina i boschi dove, nel 260 d.C. furono martirizzate S.s. Rufina e Seconda, mentre nelle vicinanze, al XIII miglio della stessa via Cornelia, nel 270 d.C. sotto l’Imperatore Claudio il Gotico, subirono il martirio Mario e Marta con i figli Audiface ed Abachum, famiglia nobile di origine persiana, come si legge nel Martirologio Romano”Via Cornelia melario terbio decimo ad urbe Roma in coementerio ad Nimphas, sanctorum Marii, Marthae, Audifacis et Abaci, martyrum”. Le prime tracce cartacee documentali del Castello si trovano nella bolla di Papa Leone IV, conservata negli archivi vaticani,tomo I pag. 16, con la quale si conferma la donazione al monastero di San Martino del “fundus Buccia” e delle chiese dei Santi Martiri Mario e Marta. Il Papa Adriano IV nel 1158 confermò alla basilica vaticana il Castello e i fondi di Atticiano, Colle e Paolo. In un antico atto conservato in Vaticano, al fascicolo 142,si legge che nel 1166 Stefano, Cencio e Pietro, fratelli germani e figli del fu Pietro di Cencio, cedettero a Tebaldo, altro fratello, la loro porzione del Castello di “Buccega”. Sempre dal medesimo archivio si apprende che Giacomo, Oddo, Francesco e Giovanni di Obicione, Senatori di Roma nell’anno 58 ( 1201), stabilivano che la basilica di San Pietro possedesse e godesse tutti i beni e gli abitanti del Castello di Buccia fossero sotto la protezione del Senato. Si stabilì che anche i canonici del Castello usufruissero dei privilegi e consuetudini accordati ai loro vicini, cioè come l’esercitavano nei loro castelli i figli di Stefano Normanno, Guido di Galeria e Giacomo di Tragliata (Vitale, “Storia diplomatica dei Senatori di Roma”, pag. 74 ). Da una bolla di Gregorio IX del 1240 si ha notizia di un incendio che distrusse il Castello e che il Pontefice ordinò di prelevare il denaro necessario alla ricostruzione direttamente dal tesoro della Basilica Vaticana (Bolla vaticana Tomo I, pag.124).In un lodo del 1270,che tratta di una lite di confini della tenuta,si menziona tra i testimoni Carbone,Visconte del Castello di Boccea. Il Castello subì nel 1341 l’attacco di Giacomo de’ Savelli, figlio di Pandolfo che, dopo averlo preso, scacciò gli abitanti e lo incendiò. Papa Benedetto XII, che era ad Avignone, scrisse al Rettore del patrimonio di San Pietro di”costringere quel prepotente a risarcire il danno”. Dopo il saccheggio da parte del Savelli il luogo rimase deserto secondo il Nibby mentre il Tomassetti, nella sua opera (pag.153) ci descrive il castello e la tenuta ancora abitato da una popolazione di 600 anime, cifra ricavata dalle quote sulla tassa del sale dell’anno 1480/81, durante il papato di Sisto IV. Della trasformazione da Castello a Casale di Boccea, moderna denominazione, si trova traccia nel Catasto Alessandrino del 1661,dove la costruzione viene indicata come “Casale con Torre”. Va ricordato che da 20 ettari di uliveto di Boccea si produceva l’olio destinato ai lumi della Basilica Vaticana, come si può desumere dalla cartografia seicentesca di G.B.Cingolani dove si legge”seguita a destra il procoio pure detto delle Vacche Rosse del Venerabile Capitolo di San Pietro, chiamato Buccea, olium Buxetum”. Attualmente il Casale di Boccea è in ristrutturazione con destinazione turistico-alberghiera, con un grande ristorante nel quale troneggia un imponente camino seicentesco in pietra. Altre tracce del passato sono i vari stemmi papali inseriti nei muri ed un frantoio manuale di recente ritrovamento, del tutto simile a quelli del Castello della Porcareccia e di Santa Maria di Galeria. – articolo e foto di FRANCO LEGGERI
Castello di BocceaCastello di BocceaCastello di BocceaCastello di BocceaCastello di BocceaCastello di BocceaCastello di BocceaCastello di BocceaCastello di BocceaCastello di BocceaCastello di Boccea
AGRO ROMANO PATRIMONIO A RISCHIO:
A) PONTI ROMANI;
B) TORRI MEDIOEVALI;
C) CASALI STORICI E VILLE RINASCIMENTALI E BAROCCHE.
Punto 19-Castel di Guido –Casale della Bottaccia.
Italia Nostra lancia un SOS urgente per segnalare alle amministrazioni (Comuni, Municipi, e Provincia) e alle Sovrintendenze competenti il patrimonio a rischio dell’Agro romano, il cui ambito storico va oltre i confini del Comune di Roma.
CASTEL di GUIDO-Bivio di FREGENE-via Aurelia- PONTE ROMANO SUL FIUME ARRONE.Foto B/N anni 1960-
Ci sono dieci ponti romani, 15 torri medioevali e 28 casali da salvare, il cui crollo (o la saturazione edilizia dell’area in cui sono collocati) comporta in ogni caso la perdita e l’ulteriore imbarbarimento dell’Agro.I casi più eclatanti sono due. Il primo è villa Catena, importante complesso tardo-rinascimentale situato nel Comune di Poli, il cui bellissimo Parco (di 80 ettari) con fontane, ninfei, alberature secolari e padiglioni, corre il rischio di essere lottizzato con ville di lusso a carattere speculativo!
Come villa Pamhili negli anni Sessanta salvata dalla dura battaglia di Italia Nostra, così la battaglia per salvare villa Catena deve diventare la battaglia- simbolo del 2008 della nostra Associazione per salvare quello che resta dell’Agro romano.
L’altro caso è quello di Tor Chiesaccia, importante fortilizio medioevale, antica domus-culta posta al decimo chilometro della via Laurentina, minacciata da un nuovo insediamento che rischia di accerchiarla e di renderla di fatto invisibile dagli assi stradali !
Le domuscultae erano antiche circoscrizioni agricole intorno a Roma, oggi la nuova circoscrizione, l’XI Municipio e il Comune, deve dare a Tor Chiesaccio la tutela che merita, salvaguardando l’identità delle nostre periferie minacciata dal dilagare di un’edilizia anonima e priva di qualità.
Non c’è soltanto il centro storico da tutelare, attorno a Roma c’è un territorio altrettanto “storico”, perché intimamente legato alla storia della
Censimento a cura di Luigi Cherubini, già Consigliere della sezione romana di Italia Nostra, le nuove emergenze sono indicate da asterisco
città, chiamato “Agro romano”. Che non è formato soltanto da un insieme disorganico di borgate, da una periferia intensiva di palazzoni, da “non luoghi”, come i nuovi centri commerciali. C’è tutta un’intelaiatura, una trama, formata da antichi percorsi, di monumenti minori, purtroppo a rischio.
A) PONTI ROMANI
Erano considerati una delle sette meraviglie del mondo antico eppure, sia che si tratti di ponti di acquedotti che di ponti stradali, neanche la vetustà e la nobiltà dell’origine li salva dal degrado che nei casi più drammatici può portare al crollo del manufatto (il ponte della Mola di San Gregorio di sassola crollò nel ’65, il ponte Amato vicino Gallicano nel ‘46 ).
1. Ponte Barucelli (via della Baroccella, località “Valle Martella”, comune di Gallicano) o “Diruto” sono i 2 ponti dell’Aniene Nuovo e dell’Acqua Claudia legati fra loro sul fosso dell’Acqua Nera. Soffocati dalla vegetazione e in degrado.
2. Ponte del Diavolo (Canale Monterano, località Prati di Canale) su diverticolo della Clodia sul fosso del Diavolo…Minaccia crollo (al confine tra i comuni di Monterano e Manziana)
3. Ponte del Diavolo (2 km a nord dell’osteria di Nerola) della Salaria. Reso invisibile dalla vegetazione (comune di Scandriglia)
4. Ponte del Fienile (dell’Aniene Nuovo sull’Acqua Traversa) reso invisibile dalla vegetazione (comune di Gallicano)
5. Ponte della Selciatella * (ponticello stradale ad una arcata della Prenestina-Polense sull’Acqua Rossa) in VIII Municipio, soffocato
dalla vegetazione e completamente dimenticato, benché accompagnato da una strada romana ad antichi poligoni di basolato, non viene riportato nemmeno dalla Carta dell’Agro.
6. Ponte di Nona (km 14,5 Prenestina) al IX miglio della via, a 6 arcate sul fosso omonimo Insediamenti presso le arcate (V Municipio) mancanza di cartellonistica
7. Ponte della Valchetta (stazione di Labaro) della Flaminia sul Cremera (o Valchetta) a due arcate. Fortemente degradato e dimenticato tra gli svincoli e la vegetazione infestante (XX Municipio)
8. Ponte S.Antonio (san Gregorio di sassola) dell’Aniene Nuovo sull’Acqua Raminga, lungo 120 mt. alto 30. Minacciato da fenditura (comune di San Gregorio da Sassola)
9. Ponte San Pietro (San Vittorino) dell’Acqua Marcia sul fosso della Mola, reso invisibile dalla vegetazione (comune di San Gregorio da Sassola)
10. Ponti sul Fosso Scuro* (Zagarolo, località Colle Pizzuto) sono due ponti affiancati della Claudia e della Marcia, sul Fosso Scuro, completamente obliterati, giacciono in fondo alla scarpata tra la moderna lottizzazione di Colle Pizzuto (dove nessuno li conosce!) e la bretella Fiano San Cesareo, tra una vegetazione infestante e discariche di immondizia, sono un simbolo dell’imbarbarimento in cui è caduto l’Agro Romano.
ROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della Bottaccia
B) TORRI MEDIOEVALI
Sono uno dei simboli dell’Agro e hanno dato il nome a tanti quartieri e località periferiche.Tralasciando quelle in degrado, le torri medioevali attualmente in pericolo di crollo (ricordiamo che nel ’51 crollò in parte Tor Tre Teste e nel ‘70 torre Appia, ormai dimenticata) sono:
1. Due Torri (a 300 mt. sulla sin. del km 10,5 Casilina) ne resta in piedi solo una (VIII Municipio)
2. Tor Chiesaccia * (a 100 metri sulla sin del km 10 della via Laurentina) questa antica domus culta dell’XI Municipio corre il rischio di essere nascosta da un nuovo insediamento.
3. Tor Chiesaccio (via di Tor Pagnotta) assai malridotta accanto a elettrodotto (XI Municipio)
4. Torre Cornazzano (2000 mt a sud del km 10 Claudia) già semi- crollata. Circolo ippico nei paraggi (Comune di Anguillara Sabazia)
5. Torre dei Santi Quattro * (a 300 metri sulla sin km 13,3 Tuscolana) VIII Municipio mortificata da nuove costruzioni, questa bellissima torre sormontata da merli ghibellini (a coda di rondine) corre il rischio di venire completamente accerchiata dalle case e diventare invisibile
6. Torre del Bosco (200 mt sulla ds del km 26,5 Cassia) o “Torraccia del Bosco”, avanzato degrado e pericolo di crollo (XX Municipio), in contatto visivo con il casale-torre della Merluzza
7. Torre di Acqua Raminga (dintorni San Vittorino) dimezzata
verticalmente da un crollo, fu sede dei partigiani dei Castelli
(Comune di San Gregorio da Sassola)8. Torre di Centocelle* (ds km 8,3 Casilina) VIII Municipio
minacciata da nuove costruzioni.9. Torre di Pietra Pertusa* (100 metri sulla sin km 18 Flaminia) villa
privata, resa praticamente invisibile da nuove alberature (XX
Municipio10. Tor di Quinto (da non confondere con Tor di Quinto Lazzaroni
trasformata in villa di lusso) (via omonima) al V miglio da Roma, presso il ponte dell’Acqua Traversa della Flaminia, vedetta di ponte Milvio, ora semidiruta (XX Municipio)
11. Torre di Procoio ( su un’altura sulla sin. del chilometro 8,5 Tiberina) semidiruta (Comune di Riano)
12. Torre di S. Eusebio (a 800 mt sulla ds del km 12 Tiburtina, via Affile) o “Torraccio”, assai malridotta con vistosa fenditura sul lato nord (V Municipio) vicino torre moderna della Mercedes
13. Torre Fiora (sul fosso omonimo, tra Cretone e Monterotondo) assai malridotta con imminente pericolo di crollo (comune di Palombara Sabina)
14. Torre La Pasolina (su un poggio a ovest di Colonna) diroccata e pericolante (comune di Colonna)
15. Torretta della Marcigliana (ds della via omonima) a guardia del fosso Formicola, semidiruta (IV Municipio)
16.Torre della Bottaccia a guardia del Casale della Bottaccia ,semidirutta (XIII MUNICIPIO)
Castel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia
C) CASALI STORICI E VILLE RINASCIMENTALI E BAROCCHE
Anche i casali, le abitazioni più tipiche dell’Agro, sono spesso in abbandono e in degrado. Sia che si tratti di casali-torre, che di casini di caccia e di villeggiatura in luoghi ameni e panoramici che di osterie lungo le strade, malgrado l’importanza storica e paesaggistica, le pubbliche amministrazioni non se ne curano.
Qui si segnalano i casi più gravi, dato l’imminente pericolo di crollo e di perdita definitiva (ricordiamo la scomparsa di tanti casali caratteristici, come l’Osteria degli Spiriti all’intersezione Appia Nuova/Latina), ma anche di incuria che alla lunga porta al degrado strutturale dell’edificio. Eppure si tratta di casali storici, che per secoli hanno caratterizzato il paesaggio suburbano e agricolo romano conferendogli un’impronta inconfondibile.
1. Belvedere Righetti (Trullo, collina di monte Cucco) singolare padiglione cilindrico del 1825, in degrado (XV Municipio)
2. Casal Castruccio (tra Poli e Gallicano) casale-torre medioevale in degrado (comune di Poli)
3. Casal Nuovo (Villalba, a 700 mt sulla sin. km 25 Tiburtina) o “Bernini” del XVII sec., casale-torre con due garitte, della famiglia Consorti, in degrado (comune di Guidonia-Montecelio)
4. Casal Vecchio o delle Vittorie* sulla destra km 16 via Palombarese (Comune di Fonte Nuova) casale-torre in abbandono
5. Casale del Barco o Barco D’Este (a 100 metri sulla ds del km 24,5 Tiburtina) casino di caccia degli Este (attribuito all’ arch. ferrarese Galvani! Datato 1550 circa, su torre medioevale) ora dell’impresa di travertino Caucci e in degrado. Un tetto sfondato in mezzo alle cave. (Comune di Tivoli)
6. Casale della Caffarella (via omonima) o “Vacchereccia”, costruito dalla fam.Caffarelli nel 1586, rivendita latticini: tetti sfondati e in degrado (XI Municipio)
7. Casale de’Pastini* (Villalba) casale-torre in abbandono in mezzo alla cave di travertino (Comune di Guidonia-Montecelio)
8. Casale Faustiniano* (via Faustiniana, Comune di Poli) bel casale- torre medioevale in abbandono
9. Casale Pietralata (via di Pietralata) casale-torre in degrado (V Municipio)
10. Casale S.Antonio (100 mt sulla ds. del km 17 Nomentana) o “Saccoccia”, su torre medioevale era di proprietà dei monaci di S.Antonio, ora privato, (la tenuta è lottizzata e tra poco uno dei casali-torre più belli della campagna romana sarà soffocato da nuove abitazioni). (comune di Guidonia Montecelio)
11. Casale San Giovanni in Camporazio (100 mt sulla ds del km 32,8 via Polense) ora Barberini, cinquecentesco, costruito in calcare rosa sulle tracce di antico castello medioevale, con ponticello d’accesso del 1911 e cascata, in abbandono (VIII Municipio)
12. Casale Torlonia* (via Appia Antica, civico 240) l’ epigrafe del 1853 è minacciata da rampicanti (XI Municipio)
13. Casino Aureli (Palombara a ds della strada per Marcellina) XVIII sec. (Epigrafe Heic Dulcis Otia Ruris) in abbandono vicino al “Palazzetto” (comune di Palombara Sabina)
14. Casino Colonna* (Marino, ingresso) il casino è reso invisibile da un’edilizia anonima anni Ottanta mentre su uno dei portali seicenteschi (attribuiti all’architetto Girolamo Rainaldi!) recentemente è addossato un garage (Comune di Marino)
15. Castel Giubileo (sin km 12 Salaria) casale diroccato su una collina boscosa, difesa per tre lati dall’ansa del Tevere, era un antico castello pare costruito per il 1° giubileo del 1300 (IV Municipio)
16. Cervelletta (via di Tor Cervara) palazzetto del ’600 su torre del XIII sec., i casali rustici dai tetti sfondati sono in abbandono (V Municipio)
17. Colle Canoro (Castel Madama ds A 24) XVIII sec. ora rimessa di legna, in abbandono (comune di Castel Madama)
18. Falcognana di Sotto (ds km 15 Ardeatina) o “Falcognana vecchia” antico castello Cenci in abbandono (XII Municipio)
19. La Bottaccia (via di Castel di Guido) o “Bottacchia”, già casale di caccia dei Pamphili, c’era una carrozza-ambulanza per portare a Roma i malati della campagna, ora diroccata e in avanzato degrado (XIII Municipio)
20. La Certosa (via di Pavona, 300 mt a nord di Palazzo Morgano) di origine conventuale, in abbandono e in degrado (XII Municipio) 21. Osteria del Pavone (Cassia/via di Campagnano) dalla
caratteristica insegna di un pavone, ora abbandonata e in degrado
(comune di Campagnano)22. Osteria del Tavolato* (in mezzo alla via Appia Nuova, dopo
Tor Fiscale) autoricambio (un’osteria storica delle più famose
dell’Agro è dimenticata e in abbandono) (X Municipio)23. Osteria della Moletta (Palombarese/via di Mentana) ormai
semi-diroccata (comune di Fonte Nuova)24. Palazzo Morgano (via di Pavona) in abbandono e in degrado
(XII Municipio)25. Torre Nova (ds km 12,5 Casilina) ristrutturato nel 1601 da
Giovanni Fontana per gli Aldobrandini (iscrizione Clemente VIII
Pont Opt) Il casale con la chiesa sono in degrado (VIII Municipio) 26. Triangolo Barberini* (Palestrina, lungo l’Olmata di Palestrina) attribuito all’arch. Francesco Contini singolare costruzione a forma di Triangolo, in abbandono con i casali della
tenuta (Comune di Palestrina)27. Villa Catena* (Poli, via Polense) (attribuito arch. Annibal Caro
fine XVI sec.) in abbandono, il grande parco con i casini nobili corre
il rischio di essere lottizzato per ville di lusso (Comune di Poli)28. Villa York* (XVI Municipio, zona Bravetta) attribuita arch. Giovanni Antonio De Rossi (Seicento) in abbandono con i casali
della tenuta
Castel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della BottacciaCastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della BottacciaTorre della Bottaccia disegno ricavato dal Catasto Alessandrino del sec. XVIICastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della BottacciaROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaCastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia-Castel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia- FACCIATA PERICOLANTECastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia- Tegole ASPORTATEROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaCastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della BottacciaCastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della BottacciaCastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della BottacciaCastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della BottacciaCastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia- ATTUALE LUPANAREROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaCastel di Guido-Il Degrado del Sito Archeologico Casale della Bottaccia- INGRESSO PRINCIPALEROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della BottacciaCastel di Guido-La TORRE DELLA BOTTACCIAROMA- Municipio XIII- Castel di Guido, Torre della Bottaccia
Roma- Articolo e xilografia del 1883-La nostra Signora ama , si vede, la solitudine e le vie non battute . Sfidando il sol leone , s’è cacciata in mezzo al campo biondeggiante di spighe . Cammina , cammina noncurante. Quanto strazio fanno i suoi piedini crudeli! Quanti gambi scavezzati , quante spighe schiacciate ! Ma ella non ci pensa ; aspira con voluttà l’aria pura dei campi ; gode di un po’ di libertà , lontana dalle noie e dai rumori cittadini; mentre il suo sguardo vaga nei prati verdi , o segue le capricciose curve dei monti lontani , l’orecchio ascolta misteriosi e delicati concerti degli uccelli, e i bisbigli delle aure fra i rami .
La tela raffigura il “Martirio delle sante Rufina e Seconda”, ed è meglio conosciuta come il “Quadro delle tre mani” perché compiuta oltre che dal Cerano, da Giulio Cesare Procaccini e dal Morazzone, due degli interpreti più raffinati dell’ambiente lombardo del primo Seicento.
Un’occasione utile, quasi un compendio, voluto dal raffinato committente, Scipione Tosi, per mettere alla prova sullo stesso campo tre diversissimi modi di interpretare la pittura e la società al tempo dei Borromeo.
Descrizione del dipinto-
Il soggetto del dipinto è il martirio di due sorelle, Rufina e Seconda, avvenuto durante le persecuzioni della Roma imperiale. Lo spazio dell’opera è interamente saturato dalle figure, mostrando un accurato studio compositivo. A motivo di questo calcolo, la struttura generale, nonostante i tre distinti interventi, si mostra organica ed unitaria. Lo stile dei tre maestri mostra, al di là delle differenziazioni formali, una comune matrice culturale. La composizione infatti è un chiaro esempio dell'”intellettualismo artificioso e barocco” caratteristico del tempo
Santa Rufina è raffigurata nell’angolo destro della tela, inginocchiata in attesa del martirio, con le mani giunte e gli occhi rivolti al cielo. La macchia chiara del suo collo scoperto offerto al carnefice spicca violentemente dal fondo scuro della tela, cogliendo l’attenzione dello spettatore. Accanto a lei un angelo le posa delicatamente una mano sul braccio, fissandola negli occhi. L’eleganza delle figure, la dolcezza degli incarnati rosacei e dei panneggi, la delicatezza con cui sono descritte le mani affusolate della santa, rendono facilmente riconoscibile la mano del Procaccini in questo gruppo. Dietro la santa emerge dalla penombra la mole scura e teatrale del carnefice che brandisce la spada, in contrasto con le figure retrostanti, dell’angioletto che porge la palma del martirio, dell’uomo dalla veste dorata e del giovinetto di cui si scorge solo il viso incorniciato dai riccioli biondi. Il gruppo, tratteggiato con forti accenti luministici, rappresenta il contributo del Morazzone. Al Cerano sono infine dovuti il cavaliere sullo sfondo e l’angelo che trattiene il cane che sta per avventarsi sul corpo decapitato di Seconda. La resa più scultorea e naturalistica degli incarnati lividi e degli animali caratterizza il suo intervento-
sante Rufina e Seconda, Martiri di Selva CANDIDA
(Breve Storia)-Sono due celebri martiri romane ricordate in tutti i più antichi elenchi e in molti documenti storici. La loro morte avvenne durante la persecuzione di Valeriano e Gallieno, attorno al 260. Nel racconto del loro martirio sono presentate come sorelle, fidanzate con due giovani cristiani che per timore della morte avevano rinnegato la fede. A causa del rifiuto del matrimonio esse furono denunciate ed imprigionate mentre fuggivano da Roma. In seguito al loro diniego di sacrificare agli idoli le due giovani furono condotte in un bosco sulla via Cornelia, a dieci miglia da Roma in un terreno detto “Buxo”, dove vennero uccise e lasciate insepolte. Plautilla, matrona romana, che le aveva viste in sogno, provvide alla loro sepoltura in quello stesso luogo dove, già nel sec. IV, fu eretta una basilica, iniziata da Giulio 1 (336) e completata da papa Damaso, rinnovata con l’aggiunta del battistero da Adriano 1 (772-95) ed arricchita di doni da Leone IV (847–55). A questa chiesa si fa riferimento nei diplomi pontifici anche oltre l’ XI secolo, essendo divenuta Cattedrale della diocesi di Lorium, che presumibilmente ebbe un suo Vescovo proprio per provvedere alla quotidiana celebrazione dei sacri misteri nei tre santuari del territorio (sante Rufina e Seconda, san Mario e compagni e san Basilide) e per il decoro della vicina residenza imperiale. Il primo vescovo del quale si ha certezza storica è Pietro nell’anno 487. Attorno a quel luogo di culto, divenuto celebre meta di pellegrinaggio assieme alle catacombe di san Mario, era sorta gradualmente una città, che fu saccheggiata e distrutta dai Saraceni nell’847 e poi nell’870. Sergio III, nel 904, provvide alla riparazione della Chiesa, ma il centro abitato era oramai quasi del tutto abbandonato a causa dei pericoli delle incursioni barbariche e dello squallore del luogo. Papa Anastasio IV, nel 1153, fece trasportare il corpo delle due Sante nel
dove venne loro dedicata una cappella che fu posta Sotto la giurisdizione del vescovo di Porto e Santa Rufina, come è provato dalla bolla di Gregorio IX del 1236. A Trastevere, in via della Lungaretta, esiste ancora un antico monastero loro intitolato e che si dice edificato nel luogo dove era la loro casa natale. Della chiesa adiacente, ornata con un campanile del XIII sec., si hanno notizie fin dal 1123, dato che in una bolla di Callisto Il è annoverata fra le filiali di santa Maria in Trastevere. I resti archeologici sulla via Boccea (loc. Porcareccina), gi–á individuati e descritti da Antonio Bosio (1632), furono di nuovo studiati nel nostro secolo.
S.E.Monsignor GINO REALI Vescovo di PORTO e SANTA RUFINA –
Festa delle Sante Rufina e Seconda, patrone della Diocesi –
Preghiera di S.E.. Monsignor GINO REALI in onore della Sante Patrone della nostra Diocesi
Padre di misericordia,
che hai chiamato alla gloria del martirio le sante sorelle Rufina e Seconda,
congiunte in vita e in morte dall’amore per l’unico Sposo,
e le hai donate alla nostra Chiesa come modello di fede e di fortezza,
concedi a noi, per il loro esempio e la loro intercessione,
di seguire il Signore Gesù con fede viva, speranza ferma e carità ardente.
Questa terra, bagnata dal sangue dei Martiri,
germogli ancora il frutto della santità e dell’amore.
Per la loro comune intercessione, dona alle nostre famiglie unità e pace;
per il loro esempio rafforza i nostri giovani nella lotta per la virtù ed il bene,
e dona loro limpidezza di cuore e generosità d’impegno;
per i loro meriti, sostieni i nostri passi nel cammino verso la patria eterna.
A te, o Padre, affidiamo la nostra vita:
liberaci da ogni pericolo dell’anima e del corpo,
e donaci la grazia che ti chiediamo …
Tu che vivi e regni, con Cristo tuo Figlio e lo Spirito Santo,
nei secoli glorioso. Amen.
+ Gino Reali Vescovo di Porto – Santa Rufina 7 giugno 2007
Brucia. Brucia il peccato. Brucia il lusso. Brucia il vizio. Brucia il demonio. Brucia la depravazione. Brucia la perdizione.
Brucia la febbre di conquista, nel volto di Girolamo Savonarola (1452-1498): il rivoluzionario, il moralizzatore, il profeta dei Piagnoni.
Le fiamme illuminano i suoi occhi spiritati, quasi in estasi di fronte a quello spettacolo di purificazione.
È il 7 febbraio 1497 e nel grande falò al centro di Piazza della Signoria bruciano migliaia di oggetti: specchi, cosmetici, vestiti di lusso, arpe, bombarde, cetre, chitarre, liuti, ciaramelle, cornamuse, flauti, ghironde, vielle, e ancora dadi, profumi, livree, parrucche, carte da gioco, libri immorali, manoscritti con canzoni profane, dipinti.
Sandro Botticelli ammira i suoi capolavori ardere: errori di gioventù finalmente riparati, opere infamanti che non infangheranno più il suo buon nome.
Dipinti pagani, che ritraggono figure mitologiche e che parlano di sensualità e di passione: Venere, Marte ed Ercole bruciano nel rogo. Brucia il mostruoso Centauro, bruciano i satiri giocherelloni.
Brucia il suo passato di peccato alla corte dei Medici, brucia la vergogna di artista cortigiano foraggiato dalla borghesia fiorentina; brucia per sempre l’epoca in cui dipingeva cicli ispirati al Decameron di Boccaccio e opere piene di allegorie pagane, brucia l’esaltazione del trionfo della vita.
Un-altro-falò-delle-vanità-
Girolamo Savonarola (Fra Bartolomeo, 1498, olio su tavola, Museo nazionale di San Marco, Firenze)
Per anni Sandro aveva prestato la sua arte per celebrare matrimoni e allietare banchetti di vino ed orge.
Poi era arrivato Savonarola ed era morto Lorenzo il Magnifico, e tutto era cambiato. Tutte le vecchie sicurezze si erano infrante, il trionfo della vita aveva lasciato il passo all’annuncio della morte e del giudizio finale e Sandro si era sentito profondamente colpevole per aver dato volto a quel magistero artistico tanto aspramente condannato dal “santo frate”.
Così, in questo martedì grasso che non era mai stato così magro, e terrificante ed esaltante, lo stesso pittore è corso alla sua bottega per fare razzìa delle sue opere e gettarle nel rogo.
Si guarda intorno e percepisce un’eccitazione generale.
È un’antica usanza, a Firenze, quella di accendere il grande falò per l’ultimo giorno di carnevale: tutto il popolo si adopera per portare in piazza legna, frasche e paglia, e poi lasciarsi andare a danze orgiastiche per tutta la notte.
Savonarola ha deciso di rispettare l’usanza anche quest’anno, ma con una piccola differenza: perché oggi saranno proprio le orge a bruciare sul falò: orge di ogni genere. Ogni forma di lascivia e impudicizia è destinata a finire nel grande rogo: che siano statue di uomini e di donne nudi o quadri dei grandi maestri del tempo, o strumenti musicali, o libri, o canzonieri. Ognuno porta ciò che vuole, e gli artisti stessi fanno a gara per purificare le proprie opere.
Baccio della Porta ha portato tutti i suoi disegni di studi sul corpo umano.
Ha 24 anni e in città è molto amato “per la virtù sua – scrive Vasari – assiduo al lavoro, quieto e buono di natura et assai timorato di Dio”. A Bartolomeo piace la vita quieta e fugge le pratiche viziose e molto gli dilettano le predicazioni, e cerca sempre “le pratiche delle persone dotte e posate”. Naturale, quindi che si sia letteralmente invaghito di Savonarola, tanto da essere spesso ospite nel convento dei frati domenicani, con cui ha stretto amicizia al punto che dopo la morte di Girolamo arriverà a farsi egli stesso frate domenicano. Sta anche preparando un ritratto del grande predicatore e ora ammira soddisfatto trasformarsi in cenere i suoi disegni in cui compaiono le figure nude di uomini e donne.
Al suo fianco, Lorenzo Di Credi osserva le fiamme con il sorriso tra le labbra. Allievo di Verrocchio e amico del Perugino e di Leonardo da Vinci, si è fatto conoscere con opere di arte sacra come la Madonna di piazza e L’Annunciazione, ma non aveva disdegnato di accettare committenze profane come il Ritratto di Caterina Sforza e la Venere. Ma il passato è alle fiamme, ormai. E nel suo futuro c’è solo il fervore religioso.
Un altro falò delle vanità (San Domenico e gli Albigensi) è ricordato nel dipinto del pittore spagnolo Pedro Berruguete
È un orgia casta, quella che si consuma attorno al fuoco, un delirio mistico e violento. Non ha convinto tutti, il frate riformatore: i suoi nemici si sono barricati in casa, altri sono venuti in piazza solo per guardare. Altri ancora sono confusi.
Come Cosimo, che osserva Savonarola, ascolta i suoi anatemi parola per parola. Ammira nei suoi occhi quella luce interiore che hanno gli uomini di fede, ammira la forza, ammira il rigore. Ma quando torna a casa e passa per via Tornabuoni, osserva compiaciuto le botteghe degli artisti, i bordelli, i mercati, e deve ammettere di sentirsi a suo agio tra i condannati.
Chi invece non ha alcun dubbio è lui: il nuovo “re di Firenze”, che si è guadagnato il favore del popolo riformando le tasse e abolendo l’usura e dopo aver rovesciato il regime dei Medici ha sfidato nientemeno che il Papa. Al suo fianco ci sono i fedelissimi Domenico da Pescia e Silvestro da Firenze.
Sono passati tredici anni da quando Girolamo ha messo per la prima volta piede in Firenze. Nella capitale del Rinascimento il frate ferrarese aveva trovato una città ricca, vivace, aperta al riso e al gioco; insomma il trionfo dell’immoralità e dell’indecenza. Più che la culla di una nuova civiltà il feretro di una nuova Sodoma.
Girolamo aveva iniziato subito a lanciare i suoi strali: il castigo divino – aveva annunciato – si sarebbe abbattuto sulla città per la corruzione del clero e dei costumi, per la lussuria, l’idolatria, le credenze astrologiche, la sodomia, il lassismo, la simonia. E aveva conquistato subito il cuore del popolo e dei poveri, che vedevano in lui il riscatto promesso dal Vangelo.
Si era scagliato con sempre più ferocia contro i capi della città che sono “superbi e corrotti, sfruttano i poveri, impongono tasse onerose, falsificano la moneta”.
Si era guadagnato così anche il sostegno dei nemici dei Medici. Lorenzo il Magnifico aveva cercato in ogni modo di fermarlo: con le buone e con le cattive. Lo aveva minacciato di confino e Girolamo aveva risposto che non se ne curava e anzi aveva predetto la prossima morte del principe. “Io sono forestiero e lui cittadino e il primo della città; io ho a stare e lui se n’ha a andare: io a stare e non lui”.
Poi Lorenzo gli aveva contrapposto un frate agostiniano, Mariano della Barba, che non era riuscito a reggere minimamente il confronto con il profeta della Rivoluzione.
Quando poi era diventato priore del convento domenicano, Girolamo si era rifiutato di rendere omaggio al principe come il suo nuovo ruolo avrebbe richiesto e come avevano fatto i suoi predecessori, né si era fatto ammansire dai doni e delle elemosine. E la sua cerchia dei fedeli era aumentata a dismisura.
Con la morte di Lorenzo de’ Medici, nell’aprile del 1492, quella Sodoma sembrava giunta finalmente sull’orlo del tracollo e il “Predicatore dei disperati” si era assunto il compito di salvarla dalla dannazione.
Monumento al frate domenicano in Piazza Savonarola a Firenze
Sinistri presagi avevano accompagnato la morte del Magnifico: durante una terribile tempesta un fulmine aveva colpito la cupola di Santa Maria del Fiore, lo stemma dei Medici era finito in mille pezzi e il medico di Lorenzo era stato trovato morto in fondo a un pozzo.
Tutti segnali, aveva spiegato il domenicano giunto da Ferrara, che l’Apocalisse era imminente. Dal pulpito del Duomo aveva lanciato i suoi strali contro l’immoralità dei fiorentini, l’arte rinascimentale, ma anche la ricchezza e il lusso della stessa Chiesa in mano al famigerato Alessandro VI Borgia.
Due anni dopo a suggellare la fine di un’epoca era arrivata l’invasione dell’esercito francese.
Carlo VIII era infatti determinato a prendersi anche la corona del Regno di Napoli che gli spettava – sosteneva – per supposti diritti ereditari.
Messosi in marcia sull’Italia con 30mila soldati di cui 8mila mercenari svizzeri, il 17 novembre 1494 era entrato a Firenze. Girolamo aveva enfatizzato il pericolo di saccheggi e violenze puntando il dito contro l’incapace Piero dei Medici, che prima si era schierato dalla parte degli aragonesi attirandosi l’ostilità del Re di Francia, poi si era arreso clamorosamente asservendosi del tutto al francese. Il popolo si era quindi indignato e ribellato e lo aveva cacciato dalla città proclamando la Repubblica.
Passato Carlo VIII, il potere è passato al governo democratico della Repubblica, ma in realtà è il predicatore domenicano ad aver assunto il pieno controllo della città e a dettare le regole a cui tutti, volenti o nolenti, devono adeguarsi.
Il supplizio di Savonarola – (Francesco di Lorenzo Rosselli, 1498 – Museo di S. Marco, Firenze)
Ora a Firenze non si gioca più in pubblico, le taverne sono serrate e le donne sono state costrette a rinunciare ad abiti troppo scollati e lascivi. La nuova Sodoma è diventata una nuova Gerusalemme, una terra santa dove si sperimenta una nuova forma di democrazia. Morale e popolare. Dove non sono più le regole del tiranno a dettare legge, ma quelle di Dio. O per meglio dire, del suo portavoce in tonaca bianca e mantella nera.
Una nuova democrazia, libera della corruzione dei potenti, ma assoggettata a un padre padrone che non insegue i propri interessi personali, ma decide per il bene della comunità e opera secondo giustizia. Il problema è che è lui il solo a decidere cosa è bene e cosa è giusto.
I gruppi politici si sono divisi in molte fazioni: i Bianchi (repubblicani) i Bigi (favorevoli ai Medici), i Frateschi o Piagnoni (sostenitori di Savonarola) e Arrabbiati o Palleschi (nemici giurati del frate). I Bianchi cercano di farsi valere sui Piagnoni e iniziano le prime frizioni: le proposte di legge di Girolamo per proibire le vesti scollate e le acconciature troppo elaborate vengono bocciate dal governo della città.
Intanto papa Borgia cerca in tutti i modi di liberarsi dell’ingombrante e ribelle frate: ha provato a spedirlo a predicare a Lucca, ma ha dovuto rinunciare per le proteste del popolo fiorentino. Poi lo ha convocato a Roma per interrogarlo, ma Girolamo ha rifiutato adducendo motivi di salute, e ha inviato una memoria scritta.
Lapide in piazza della Signoria a Firenze che ricorda il rogo di Savonarola
In seguito sono arrivate le sospensioni dagli incarichi, divieti di predicare e altri provvedimenti disciplinari, che Borgia ha dovuto puntualmente revocare a causa delle pressioni ricevute dai fiorentini. In compenso il frate non manca di attaccare il papa pubblicamente: “Noi non diciamo se non cose vere, ma sono li vostri peccati che profetano contra di voi, noi conduciamo li uomini alla simplicità e le donne ad onesto vivere, voi li conducete a lussuria e a pompa e a superbia, ché avete guasto il mondo e avete corrotto li uomini nella libidine, le donne alla disonestà, li fanciulli avete condotto alle soddomie e alle spurcizie e fattoli diventare come meretrici”.
L’ultimo tentativo per rabbonirlo è la nomina a cardinale, che Savonarola rifiuta sprezzante: “Io non voglio cappelli, né mitre né grandi né piccole; non voglio se non quello dato ai santi: un cappello rosso, un cappello di sangue, questo desidero”. E sarà accontentato, prima di quanto egli stesso non immagini.
Il falò in piazza della Signoria è l’ultimo grande atto della rivoluzione di Savonarola: dalle infiammate prediche è arrivato finalmente al rogo delle vanità; ma non lo sa, il nuovo padrone di Firenze, che la prossima a bruciare sul rogo – appena quindici mesi dopo, in quella stessa piazza – sarà la sua carne.
Ladispoli- 2 febbraio 2017-La prossima settimana inizierà una seconda fase del restauro e del recupero della fontana del Capitello Piacentini.
Sarà installato l’impianto di depurazione e clorazione che consentirà di avere l’acqua sempre limpida e il capitello esente dalla ricrescita delle alghe. Sarà inoltre rifatta tutta l’impermeabilizzazione della vasca.
I lavori saranno effettuati a cura di sponsor e dureranno circa un mese: la fontana sarà di nuovo aperta prima della Sagra del Carciofo.
Fontane identiche a quelle di Ladispoli sita in piazza della Vittoria esistono in altre 4 città del Lazio: Civitavecchia, Sora, Pontecorvo e Cassino.
Il Medioevo nel XIII Municipio, Quartiere Casalotti. Fuori dal traffico della Via Boccea, in una discontinuità edilizia, c’è il Castello della Porcareccia , noto anche con il nome “Castello aureo”, che domina il suo borgo medievale. Il fortilizio, in posizione strategica, è costruito su di uno sperone roccioso. Anticamente vi era una torre di avvistamento, ora scomparsa. Il Castello attualmente presenta modifiche strutturali evidenti. Il toponimo deriva da “Porcaritia”. Nel passato questa era una località al centro di boschi di querce e,quindi, luogo più che mai adatto all’allevamento dei maiali. Il primo documento che parla del Castello è una lapide del 1002, che si trova nella Chiesa di Santa Lucia delle Quattro Porte ,dove si legge che un prete “romanus” dona la tenuta della Porcareccia ai canonici di Monte Brianzo. Nel 1192 Papa Celestino III dà la cura del fondo ai canonici di Via delle Botteghe Oscure. Il Papa Innocenzo III affidò una parte della tenuta all’Ordine Ospedaliero di Santo Spirito. La tenuta passò, dopo la crisi fondiaria del 1527, ai principi Massimo e nel 1700 ai Principi Borghese, quindi ai Salviati e ai Lancillotti. Attualmente proprietaria del Castello è la Famiglia Giovenale che lo possiede dal 1932. Il portale d’ingresso è imponente e su di esso vi è lo stemma di Sisto IV. Prima di accedere al cortile interno, nel “tunnel”, in alto, si notano dei fori passanti sedi di una grata metallica che,alla bisogna, veniva calata per impedire assalti ed irruzioni di nemici .Nel giardino del Castello vi è, in bella mostra, una stele commemorativa di un funzionario imperiale delle strade. La stele probabilmente era riversa in terra perché presenta evidenti segni di ruote di carro. Vicino vi è una lapide funeraria con incisi dei pavoni, antico simbolo di morte. Sono visibili altri reperti di epoca romana, come frammenti di capitelli e spezzoni di colonne. In bella mostra, montata alla rovescia, vi è una vecchia macina a mano, una simile è nel cortile della Chiesa di Santa Maria di Galeria. Nel piazzale interno c’è la Chiesetta di Santa Maria la cui costruzione risale al 1693. Ciò che colpisce nella chiesa è la bellezza dell’Altare in legno intagliato, come dice uno dei proprietari, il Sig. Pietro Giovenale:”l’Altare è stato costruito dai prigionieri austriaci della Grande Guerra che qui erano stati internati”. Nel 1909, giusto un secolo fa, in questa Chiesa celebrava la Messa il giovane prete Don Angelo Roncalli, il futuro Papa Buono,Giovanni XXIII il quale veniva in questi luoghi per goderne la bellezze naturali e gustare”la buona ricotta” che Gli veniva offerta. La tenuta della Porcareccia fu anche antesignana della “guerra delle quote latte”. Ci narra la storia che nel periodo di carestia si diede il massimo sviluppo all’allevamento dei suini per sfamare la popolazione di Roma, come si legge in una bolla di Papa Urbano V nel 1362 che decretava “libertà di pascolo ai suini in qualsiasi terreno e proprietà…”. Per segnalare la presenza degli animali furono messi dei campanelli alle loro orecchie e chiunque ne impediva il pascolo incorreva in pene severissime. A seguito delle proteste della Germania,all’epoca maggior produttrice ed esportatrice di suini in Europa, il Papa Sisto IV nel 1481, riaffermò il documento di Avignone di Urbano V. Davanti al Castello, divisa dalle case del Borgo a chiudere la Piazza, c’è la chiesa parrocchiale, costruita negli anni 1950/54, dedicata alle S.s. Rufina e Seconda, martiri della Via Boccea. Come tutti i castelli che si rispettano, anche questo ha il suo fantasma che si aggira nei cunicoli sotterranei inesplorati che si diramano dal Castello nella campagna circostante. Ma alla domanda che rivolgo al Sig. Giovenale se esiste il fantasma egli risponde con un sorriso.
N.B. Le foto originali sono di Franco Leggeri- Fonte articolo: Autori Vari- Si Evidenzia che gli Alunni di Casalotti hanno realizzato un pregevole lavoro sulle origini e la Storia del Castello- Intervista con il Sig. Giovenale di Franco Leggeri- L’articolo è solo una sintesi di uno studio molto più esaustivo e completo sul Medioevo e i sistemi difensivi di Roma e della Campagna Romana – TORRI SARACENE-TORRI DI SEGNALAZIONI – realizzato da Franco Leggeri
Questo sito usa i cookie per migliorare la tua esperienza. Chiudendo questo banner o comunque proseguendo la navigazione nel sito acconsenti all'uso dei cookie. Accetto/AcceptCookie Policy
This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish.Accetto/AcceptCookie Policy
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.