Casperia(Rieti)- Torna ARTEr.i.e., rassegna di ipotesi espressive.
CASPERIA- 1 settembre 2023-Dopo il grande successo dello scorso anno a Montopoli di Sabina, torna ARTEr.i.e. | Rassegna di Ipotesi Espressive, in un nuovo paese, Casperia, nel suo format originale fatto di quattro serate ricche di percorsi colorati, vicoli, piazzette e artisti divisi per diverse categorie.
Da due anni, ARTEr.i.e. ha deciso di diventare un progetto itinerante e di far scoprire, a tutto il pubblico che la segue ormai da anni, una bellezza della Sabina diversa per ogni edizione, la numero 17 invaderà (pacificamente!) le stradine di Casperia, bellissimo borgo della Sabina, nonché Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, dal 7 al 10 settembre 2023.
Ma cosa accade ad Arterie? Ogni sera alle 20:30 la Samba precario marching band darà il via alle danze in Piazza del Municipio. Le vie del centro storico si trasformano in veri percorsi artistici, uno dedicato ad ogni arte: c’è il cinema (percorso giallo), le arti visive (percorso blu), il teatro (percorso rosso), la letteratura e la poesia (percorso rosa), la danza (percorso arancione), la musica vocale e strumentale (percorso verde), le arti di strada e la giocoleria (percorso bianco).Dalle ore 21:00, tanti artisti famosi e non si susseguono lungo le colorate arterie del Festival sabino, quest’anno per esempio, il percorso Cinema sarà arricchito dalla presenza di due rinomati registi del panorama italiano Alessio Maria Federici (che sabato 9 settembre parlerà di uno dei suoi film più famosi “(Im)Perfetti Criminali”) e Giuseppe Bonito (che domenica 10 settembre intratterrà il pubblico raccontando aneddoti e curiosità dal film “Figli”).
Al termine dei percorsi, pubblico e artisti possono scegliere a quale evento finaleassistere tra i due palchi principali: il primo appositamente allestito sotto le mura del paese (PALCO A) ed il secondo in Piazza San Giovanni Battista (PALCO B). Questo il programma degli eventi finali:
Giovedì 7 settembre, presso il PALCO A, sarà un susseguirsi di performance, cominciano dalle ore 19.00, le Majorettes di Casperia che delizieranno grandi e piccini con loro performance ed una lezione spettacolo aperta a tutti, alle ore 23.00 Raindog in concerto con le loro sonorità electro-pop; alle ore 23.30 presso il PALCO B serata dedicata alla divulgazione scientifica fatta con originalità e freschezza, grazie a Entropy for life in “La storia della vita sulla terra, 75 milioni di anni al minuto”.
Venerdì 8 settembre, dalle ore 23.30, presso il PALCO A si balla e ci si scatena con La Perros Mojados in concerto, mentre il PALCO B ospita dalle ore 23:30 Carlo Amleto Show con il suo CONSENZAPICANTOUR, uno spettacolo musicale, comico, irriverente, ma allo stesso tempo dotato di una profonda sensibilità.
Sabato 9 settembre, il PALCO A alle ore 18.00 è dedicato alla danza con Life Dance School, dalle ore 23:00, invece, è tutto per i 30 Anni di Aspra Posse, una delle realtà musicali più longeve ed apprezzate della Sabina, pionieri del movimento reggae hip hop Italiano dal Lontano 1993; ospiti d’eccezione della serata: Lion D, The right stuff and The living harmonies in concerto. Il PALCO B invece dalle ore 23:30 avrà l’onore di ospitare “Io che amo solo te” di Alessandro Di Marco e Lucilla Lupaioli, uno spettacolo intenso, un viaggio eroico, doloroso ed entusiasmante: il percorso verso l’accettazione di sé, non sempre agevole, spesso, anzi, impervio e difficile.
Domenica 10 settembre, il PALCO A dalle ore 18.00, ospita nuovamente performance di danza con Life Dance School, mentre dalle ore 23.00 si canta, salta e balla con le sonorità folk, rock, prog, ethnic e pop di Falegnameria Marri; il PALCO B dalle 23:30, sarà solcato dai passi di “Imprintings”, spettacolo di danza di Uscite di Emergenza Dance Company, intenso e sensibile, capace di poter stampare nella memoria dello spettatore attimi di esperienza, immagini, suoni, contatti e movimenti.
Ad arricchire il programma degli eventi speciali, si sommano anche gli aperitivi letterari, da venerdì 8a domenica 10 settembre, presso Piazza San Giovanni Battista, a partire dalle ore 17:45, saranno presentate dai loro autori opere poetiche, romanzi, racconti di viaggio, fanzine e saggi intervallati da brevi concerti e ricercati manicaretti della nostra cucina. Da segnalare, domenica 10 settembre, l’incontro con la dott.ssa Maria Rita Parsi.
Ma non finisce qui! Domenica 10 settembre 2023, dalle ore 16:30, il Piazzale Oddo Valeriani ed i due cortili della Scuola si animano di laboratori, attività, giochi e tante sorprese con ARTEr.i.e. dei Piccoli, una festa dove i protagonisti indiscussi sono tutti quei bambini pronti a sporcarsi, giocare, cantare, costruire, riciclare, mangiare, mascherarsi, truccarsi, ascoltare e inventare storie… All’interno del ricco programma, ci sarà anche il laboratorio di movimento e albi illustrati “Moving Kids” a cura di Silvia Gatti e alle 18.30 si balla e si canta con i Cartoon-Gnao, gruppo vocale di quattro elementi che ripercorre la storia delle sigle dei cartoni animatidagli anni ‘70 ad oggi.
Vieni ad Arterie come pubblico, artista, appassionato di arte e tieniti pronto ad una scorpacciata di meraviglia, colori e buon cibo con il nostro stand gastronomico, ogni sera ricco di prelibatezze e piatti della tradizione Sabina, sì ci saranno anche le ormai famose rinomate famose pizze di Arterie.
Poesie di Sandro Angelucci-Poeta e Scrittore di Rieti
Poeta e critico letterario, saggista, Sandro Angelucci vive a Rieti dove è nato nel 1957. Insegnante, collabora a varie riviste culturali con recensioni, note critiche e testi poetici ed è stato premiato in concorsi a livello internazionale. Ha pubblicato le raccolte di poesia “Non siamo nati ancora”, “Il cerchio che circonda l’infinito” e, nei quaderni letterari de “Il Croco”, “Appartenenza”. È in corso di stampa, per Guido Miano Editore, un suo profilo critico nel IV° Volume della “Storia della Letteratura Italiana. Il secondo Novecento”. Del suo lavoro si sono occupati importanti critici, poeti e scrittori.
Verticalità
È come arrampicarmi sulla cima
dell’albero più alto
dove le gazze scrutano la sorte
e il vento
non fatica a ritrovarsi.
Come la luce
dell’attimo vivente
che buca la penombra
e sgretola le rocce.
È il mio bisogno di verticalità
che piange come un bimbo
che si perde
quando la morte vince sulla vita
ma subito sorride
all’apparire delle cose belle.
Sogno di cielo
che vince la gravità dei corpi
che a volte s’inabissa e poi risorge.
Fiamma che sale.
Brace che si accende.
Figlia Poesia
L’ho difesa
e so che dovrò difenderla
per la vita intera
la poesia.
Dovrò proteggerla
dagli artigli insanguinati
dell’uomo-macchina,
dagli insulti della lingua
del suo non essere,
della sua politica.
Dovrò prenderla sulle spalle
come una figlia
quando vorrà giocare
e per lei,
tutto per lei vorrà il mio tempo.
Sarò pronto ad asciugarlo
il suo pianto inconsolabile
quando nessuno
neppure io, nonostante tutto,
saprà capire
che quello è il pianto della Terra.
E quando vagamente
– se accadrà –
la mia somiglierà
alla sua innocenza
potrà dirsi compiuto il mio cammino,
forse a ritroso, forse mai concluso
dalla morte alla nascita
dalla nascita alla morte.
Dove la neve copre le distese
Io non sono qui.
Sono lassù,
dove la neve copre le distese
nell’abbraccio
che avrei desiderato,
dove il silenzio trova le parole
che avrei voluto udire.
C’è troppo chiasso qui
e poca neve:
ogni sguardo contiene mille sguardi
in ogni uomo c’è spesso un altro uomo
e sono stanco
tremendamente stanco di cercare.
Se mi offrirò
– e non ho certo intenzione di mollare –
sarà pensandomi lontano
dove le cose
non hanno più pretese della vita
ed un abbraccio
frantuma il mio rimpianto nelle vene.
Sarà lassù
dove la neve copre le distese.
Finalmente è arrivata la fine del mio lungo percorso di vita iniziato ormai son quarant’anni nella casa di Giobbe, a Boccea. Nella mente prepotenti i ricordi si rincorrono come lampi di vita chiaro scuri creati dal tempo dalle azioni degli esseri umani. E’ finita in un giorno d’aprile stesso mese in cui era iniziata l’avventura, un progetto di vita che nessuno mai avrebbe sognata. Anni belli, anni fatti di amore ed il mio amore hanno fatto fiorire come fiore di pesco a primavera, come acqua che scorga in sorgente. Mi hanno preso per mani i fratelli per gran parte di quel mio lavoro, ho rubato ai maestri il mestiere sulla via delle leggi e dei conti. Ma non tutti sono rimasti fratelli nella casa di Giobbe, a Boccea, sul cammino dei padri si è perso, pecorella dal gregge fuggita. Meglio è stato il mio basta improvviso, tale da essere quasi una fuga, ma difficile era fare il buon viso al palese mutare della storia. All’amaro di quell’ultimo giorno resta il dolce dell’amore di ieri, del mio essere stato con loro e per loro avere bene operato.
Maggio 2006
(Malepassu) da PENSIERI SCALZI
EMOZIONI
La sera tardi a ridosso del monte
della verde macchia sento la voce
il paese mio caro proprio di fronte
svetta il campanile e la sua croce.
Nei vicoli stretti vi corre la storia
di gente vissuta zappando la terra
spesso mangiando pane e cicoria
quando gli uomini erano in guerra.
Al tramonto il cielo si fa rosso brace
illumina il marmo che ricorda i caduti
hanno regalato settanta anni di pace
emozioni di un uomo per averli vissuti.
Ancora una volta sotto i lecci del monte
ammiro la sera che si spande sui tetti
è una visione che come acqua di fonte
fa dei miei affanni pensieri benedetti.
Un saluto alla vita che il paese m’ha dato
un abbraccio forte a chi ho stretto la mano
un grazie a quanti amore mi han donato
anche se da loro spesso ero ben lontano.
GIANNI CRISTOFANI
SABINA AUTUNNALE
Lente in autunno
cadono le foglie
lungo il viale che porta
alla macchia,
un tappeto colore
amaranto nasconde
la terra che silente
lacrima al mattino.
Superbo dalla vite
il pampino s’invola
scoprendo il tralcio
del grappolo dimora
e verso il leccio
ed il pino s’abbandona
sposando la vitalba
e l’edera dormienti.
Il frutto dell’ulivo
si colora di nero verde
pronto al traumatico
distacco della mano
del saggio, esperto
agricoltore che lo cura
così come avverrà
nel giorno della molitura.
Nel sottobosco il fungo
è già maturo
ed il cinghiale grufola
all’intorno
mentre l’aspide
al letargo si dispone
e il tordo arriva insieme
ai calombacci
dal cacciatore attesi
nel capanno
posto fra i rami
della grande quercia
o del cerro gigante
che sovrasta le foglie
dei lecci ,
dei corbezzoli
e delle vitalbe.
Le ginestre orfane
del giallo fiore
piegano al vento
gli spogli aculei.
Il profumo del mosto
è ormai svanito
quando il frantoio
macina le olive
e nel capace camino
abbrustolisce
la fetta di pane
su cui colare l’olio
per poi farne di qualità
sentenza.
Tutto è colore,
tutto è aroma
e sapore
nella Sabina
dell’autunnale stagione
terra dei padri che è
viva in ogni cuore.
A ROBALDO
C’era un gran freddo al San Sebastiano,
la tramontava scuoteva gli ulivi mentre
dalla macchia svolazzavano merli e tordi
e tu risalivi soddisfatto la china col fido
cane che avevi con sapienza addestrato.
E’ questa l’immagine che porto nel cuore
di te amico mio anzitempo volato lassù
nel regno dei veri uomini sapienti e giusti
lasciando un vuoto in che tanto t’ha amato
insieme ai tanti amici cui hai stretto la mano.
Di Montebuono ad honorem sei figlio,
tra i lecci e i corbezzoli di San Sebastiano
resta la traccia della tua amicale presenza
insieme ai tuoi figli di cui eri orgoglioso
cresciuti con Gisa in letizia e sapienza.
Per me resti il ragazzo di ieri
il più simpatico fra i tanti dazieri.
GIANNI CRISTOFANI
ONIRICAMENTE
E’ solo quando della notte
si fanno più pesanti le ore
che la mente, nel travaglio,
partorisce l’ultimo pensiero.
Si fa rumore nel silenzio
come la colonna di un film
e nel debole abbandono
si fa carne il bene e il male.
E’ un sonno tutto agitato
quello partorito dalla mente
e la realtà distorta è da
quel primo pensiero nato.
Nitida la visione che inganna
tanto da sembrare vera vita,
tanto da impaurire l’anima
davanti l’incarnato pensiero.
GIANNI CRISTOFANI
GIANNI CRISTOFANI (Malepassu) dalla raccolta IL CANTO DEGLI ULIVI Prefazione di CARLA CUCCHIARELLI.
DA “SAPORE DI TERRA”
SORELLA MALINCONIA
Sorella muta del volare dei giorni
nell’impazzito mondo quotidiano
dove naufragano i sentimenti
e la terra si macchia di nefandezze.
E’ una sorta di deliquio silente,
di abbandono all’imponderabile
anche se il cuore ha l’intenzione
piena di aprirsi alla speranza
a quell’anelito profondo che fu
dei padri figli della campagna.
Non è tristezza quel languore
che ti prende all’improvviso
che cambia i colori del mondo
che la ragione non spiega
che la scienza non cura il male
che naviga verso la disperazione.
Silenziosa compagna dei miei giorni,
stimolatrice del mio pensare
pittrice dei quadri della vita
che pendono dai muri della mia
casa che pur palpita d’amore.
Ed io malinconicamente amo,
malinconicamente credo
e nella fede ritrovo la speranza
per nuove aurore e nuovi giorni.
Malepassu giugno2003
SILENZI
Quando i silenzi premono alle tempie
è come avere un picco di pressione,
quel vuoto dentro non accende, spegne
ogni ragionamento, qualsiasi decisione.
L’inerzia ti coinvolge dentro e fuori
ed il mutismo ne è la conseguenza,
così come il fuggire da ogni cosa è
l’estraniarsi completo dalla gente.
Poi arriva il silenzio della riflessione,
il silenzio dei saldi di bilancio il cui
pareggio è quasi sempre un’illusione,
zoppa è la partita del dare e dell’avere.
Tante sono le parole che vorresti dire,
tante invettive pronte a fuoriuscire
come vomito acre dopo l’abbuffata
ma ti accorgi come meglio sia il tacere.
E’ nei silenzi che affoghi i tuoi pensieri,
che ogni giorno la fanno da padroni
dentro la mente e l’anima squassate
dal tanto bestemmiar che ti circonda.
Settembre 2006
GIANNI CRISTOFANI
DA “LE FINESTRE DELL’ANIMA” (pensieri e parole dal profondo) GIANNI CRISTOFANI (Malepassu) 2009 Prefazione di MARINA COMO
da PENSIERI SCALZI 2019
Poesia dedicata a Fausto
Ci hai lasciato in un autunno di pioggia
poco dopo aver festeggiato i settanta
grande amico ora la tua anima alloggia
nella casa dove un coro di angeli canta.
Troppo in fretta l’esistenza hai concluso
tu che amavi colloquiar con la gente
con garbo, in silenzio la porta hai chiuso
per far della fine un tuo pensiero silente.
Solitario stavi quando il male ha colpito
anche se amici avevi per chiedere aiuto
amarezza di un animo vistosi tradito
aspettativa d’amore che fu solo rifiuto.
Generoso compagno di bella vita paesana
trascorsa all’ombra di discorsi importanti
davanti al bar ai bordi della strada romana
consumando ogni tanto gelati croccanti.
Fu la banca nostrana a cementar l’amicizia
per Dante e Ilia fu la vera manna dal cielo
mi solleva il ricordo dalla mia tanta mestizia
averti visto raggiante come il fiore d’un melo.
LA ROSA Rosa d’ottobre che ti schiudi al mattino quando il sole solletica i tuoi petali stanchi di fronte la casa dove vive l’amore. Ogni petalo un bacio sul tuo labbro vermiglio il tuo sorriso consola il mio esistere ed è per questo che vivo.
da PENSIERI SCALZI.
PENSIERI
In un mare di silenzi
affogano i pensieri
per poi galleggiare
come foglie ingiallite
nello stagno, d‘autunno.
Oniriche visioni che
agitano del sonno le
ore al primo risveglio
annebbiando la mente.
E’ il naufragio d’idee
in quel mare increspato
che trascina nel fondo
dei pensieri il groviglio
in quel paniere di sogni
che l’aurora colora
GIANNI CRISTOFANI
Dalla raccolta PENSIERI SCALZI 2019
BORGO ANTICO
Nei vicoli stretti del borgo sabino
alla luce sbiadita di vecchi lampioni
ritrovo profili di quand’ero bambino
delle case, all’interno, i soliti suoni.
Mi commuove dei ricordi il rosario
nelle mani mi scorre come preghiera
la macina gira nel frantoio oleario
In questo mio andare verso la sera.
Virtuale cammino fra gli odori di ieri
lungo le vie dalle mutate sembianze
che fanno nascere in me seri pensieri
tali da alterare le mie rimembranze.
Ricerco un tempo nella mente nascosto
che genera in me le più forti emozioni
aleggia nell’aria l’acre odore del mosto
m’accoglie dimora di trascorse stagioni.
dalla raccolta IL CANTO DEGLI ULIVI Prefazione di CARLA CUCCHIARELLI
ANCORA TU
In questo autunno di foglie disperse
sei ancora tu a parlare al mio cuore,
a far tremare il mio labbro che parla
quando affondi nei miei i tuoi occhi
ricamati come bianca risacca del mare.
Sei ancora tu a farmi da velo di fronte
il frastagliato crinale argentato di ulivi
a spezzare la linea del superbo orizzonte
ove lontano s’eleva il Soratte dormiente.
C’è il tuo profilo segnato nel tondo di
quel cirro di latte che tocca la punta crociata
del campanile della chiesa che svetta
al di sopra delle vecchie case del borgo.
Sei ancora tu, fanciulla di ieri e matura donna
dei giorni di questo presente che balbetta
al fiorire del giorno quando il merlo si stacca
dal ramo del mandorlo ormai pronto a fiorire.
dalla raccolta SAPORE DI TERRA 2005
I DUE VECCHI
Scende alla sera, sopra il camposanto
il venticello fresco della notte estiva,
dormono i vecchi con il cane accanto,
due corpi che lenti vanno alla deriva.
E pur l’età non ferma il loro ardore
che fu pane per le battaglie di una vita,
una vecchiaia la loro ove ancor l’amore
sa far giocare anche l’ultima partita.
Fan tenerezza in quella casa i vecchi
dove il comignolo fuma notte e giorno
nel camino fan fiamma i rami secchi
memoria del tempo che non ha ritorno.
Verso il tramonto uniti or se ne vanno
vivendo in pienezza l’ultima giornata
le coccole in segreto ancora si fanno,
lo stonato canto di lui è una serenata.
E’ bello starli a guardare quando è sera
quando la brezza scompone quei capelli
in quel grigiore palpitante l’uomo spera
lo scivolare di una mano coi suoi anelli
VISIONI VESPERTINE
E’ su la prima sera
quando muore il sole
che l’occhio sfonda
nei vicoli del borgo
per virtuali incontri
d’un passato fatto
di amicali sembianze,
di spezzoni di vita
che prepotenti emergono
dal fondo della memoria.
Fioca e ballerina luce
di lampioni in ferro battuto
che segna il lieve passaggio
della vecchia massaia
che si appresta al rosario
con lo zinale impolverato
dalla grigia cenere
spolverata dai pani caldi
appena tolti dal forno.
Visioni nel vespro
del paese del cuore
che fanno cornice
a voci amiche e rumori
che indietro fanno tornare
l’oggi del tuo essere uomo.
DA “I FIORI DELL’ERICA”
In una notte di stelle cadenti
ti ho pregato Signora dei venti
cento volte ho fatto il tuo nome
per sapere il perché e il per come
questo mondo s’allontana da Te.
Mia Signora Madre di tutti i viventi
c’è qualcuno che annebbia le menti,
che si ingegna a bruciare gli arbusti,
legna verde per un fumo abbondante
che nasconde il cammino dei giusti.
Madre nostra nel grembo hai ospitato
dell’Altissimo il diletto suo Figlio,
Lui a Te noi suoi fratelli ha affidato
per preservarci da qualsivoglia periglio.
A Te madre l’orazione rivolgo
quando cupa scende la sera,
quando si alza nel cielo la luna,
quando si ode un frastuono lontano,
quando avverto il mio essere solo,
quando esterno il mio amore per Te.
GIANNI CRISTOFANI
LA CASA
Nella campagna il casolare svetta
sopra un’altura d’erbe circondato
come del nonno fu l’antica casa
in pietra eretta a fianco dell’Imella.
Vecchia dimora di gente contadina
che viveva solo dei frutti della terra,
di pastorizia e allevamenti vari di
mucche maremmane, anatre e galline.
Sulla facciata che guardava il sole
spiccava il disegno d’una meridiana
che segnava il lento andare delle ore
in quello spicchio di mondo, la giornata
era segnata dalla luna ed il sole
dal vento forte della tramontana,
dal gelo dell’inverno e i temporali
con la grandine che i raccolti devastava.
Quanti ricordi nel vecchio casolare
incontrato quando già in abbandono,
forte della sua storia raccontatami
dal vecchio contadino poi fattore
che gioiva davanti al mio domandare
con gli occhi lucidi per quell’amore
portato a quella casa sul torrente
a quel lembo di terra arabescata
di pietre consumate giù, dalla corrente.
UN SETTEMBRE ANCORA
Ancora un settembre, qui, a ridosso del monte quando il sole annega tra i il Soratte e i Cimini e superba la rondine affetta uno spicchio di cielo e goffa la merla si tuffa nella superba chioma di un pino. Spazi in cui affiorano antiche memorie di gente del posto abituata a soffrire di uomini curvi a dissodare una terra malvagia dal sudore impregnata. Ed è allora che si fanno rugiada i miei affanni di oggi, le mie ansie e la mia ipocondria per questi vespri, a settembre, tempo che Dio mi ha concesso di vivere ancora col pensiero capace di essere sana ragione per altri settembre ancora.
DALLA RACCOLTA “GOCCE DI VITA” EDIZIONI AQUILA BIANCA
PREFAZIONE SERGIO TRASATTI 1991
LE DONNE
Fin da piccolo ho creduto
che la donna fosse un Dio
quando mamma s’affannava
tutta intorno al letto mio.
Ma le donne nella vita
ben poco hanno di divino
se l’amore non le tocca
ti sconvolgono il destino.
Poi da grande ho ritrovato
nella donna che ho sposato
quella dea dimenticata
mentre uomo diventavo.
Le donne si amano
per quel che sono,
le donne aspettano
la fedeltà,
le donne vogliono la verità,
le donne si amano
perché sono madri
dell’umanità.
Ad una donna ho dedicato
il mio andar per questa vita
dal mondo insieme ho programmato
di fare un dì l’ultima uscita.
Le donne si amano
in allegria,
le donne danno
felicità,
le donne s’aspettano
l’infedeltà,
le donne credono
alla gelosia,
le donne fuggono
l’ipocrisia.
Ed io ti amo
donna sposata
madre che crede
nell’al di là.
Dalla tua forza
traggo la vita,
con te sono uomo
ad ogni età.
(Malepassu) Ott.2017
L’AURORA.
Il rosa dell’aurora
illumina i tuoi occhi,
poi il sole incendia
i tuoi capelli biondi
che cingono l’altero
collo come scialle
nelle fredde giornate.
Su di me prepotente
si riflette la tua luce
mentre incerto vago
lungo il sentiero ostile
del mio silente tramonto.
SAPORE DI TERRA
Vorrei ancora esser preso per mano
da te mamma sulla strade di ieri
con i nonni sull’aia polverosa
tra tacchini vocianti e papere impazzite.
I fichi secchi sul graticcio di canna
le nocciole a punta tolte alla pianta
prima che il sole ne mutasse il sapore
genuino di un frutto destinato a morire.
E poi il calore del bue nella stalla
la paglia gonfia di escrementi olezzanti
un secchio pieno di latte schiumoso
un belato di agnello sotto il melo fiorito.
Il profumo dei pani appena sfornati
il bianco e il rosso dei vini d’annata
la pasta di nonna fatta e tagliata
condita col sugo al garofano e persa.
Forte serrava la tua piccola mano
di donna cresciuta in quel pezzo di terra
di giovane figlia madre ancora inesperta
rimasta nel fondo come il primo vagire
come l’odore e il sapore forte di terra
respirato e gustato nella casa paterna.
Della mia terra oggi ancora avverto
il suo sapore mentre giro il mondo
specie quando mi sembra di affogare
nel tempestoso fiume del mio pianto.
COMPONIMENTO CHE DA IL TITOLO ALLA QUINTA RACCOLTA DI POESIE DI GIANNI CRISTOFANI
(Malepassu) 2006.In copertina natura morta di FRANCO MARZILLI.
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