Biografia- La Corale Città di Nettuno nasce nel 1975 per il tenace impegno di appassionati del bel canto, dalla sua fondazione ha svolto una intensa attività concertistica, sotto la guida di valenti direttori, ricevendo numerosi apprezzamenti. Il coro si compone di circa 40 elementi misti con un repertorio che spazia dalla musica lirica fino a giungere al canto popolare e folcloristico, da quella sacra a quella profana, dalla polifonia medioevale a quella rinascimentale, dalla musica di colonne sonore da film a quella contemporanea. Nel corso degli anni la corale Città di Nettuno ha svolto la propria attività concertistica in varie Città italiane ed estere, si è esibita nelle più importanti Basiliche di Roma quali San Pietro, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, Santa Maria in Trastevere, Santa Prassede, Sant’Ignazio con l’accompagnamento della Banda della Polizia di Stato. Ha preso parte anche a Rassegne promosse dall’Accademia di Santa Cecilia di Roma. Degni di nota gli eventi a Palazzo Barberini di Roma ed alla Chiesa dell’Aracoeli in occasione della Festa della Famiglia, quest’ultimo ripreso dalla TV RaiUno. Il Coro ha partecipato a importanti Rassegne ed eseguito concerti presso l’Università di Camerino, a Norcia, Cortona, Merano, Città della Pieve, Avellino, Chieti, Cecina a Venezia nella Rassegna “Venezia in Coro “, Assisi, Abbazia di Fossanova, Avellino, Terni, etc.
Il Coro ha tenuto concerti particolarmente in Germania dove ha eseguito, tra l’altro, i “Carmina Burana” di Orff con il Sangerchor di Traunreut e la “Cecilien Messe” di Gounod presente anche il Coro francese di Lucè, riunendo oltre 100 coristi. La Corale partecipa alle più significative solennità della Basilica Pontificia Madonna delle Grazie e Santa Maria Goretti in Nettuno. Ha animato le Sante Messe celebrate da Sua Santità Giovanni Paolo II° ed altre di eminenti Cardinali – Ruini, Sodano, Comastri, Poupard, Ravasi ecc. Numerosi anche gli appuntamenti tenuti insieme a Gruppi orchestrali di Roma quali: “Roma sinfonia”, “L’Orchestra giovanile del Lazio”, “L’Orchestra Oberon”, “L’Orchestra filarmonica Orpheus”, ecc. Nel 2013 la Corale ha solennizzato l’anno dedicato a Wagner e Verdi con un eccezionale concerto insieme al gruppo “il Coro” di Monaco di Baviera. La Corale organizza ogni anno concerti ed eventi impegnativi accompagnati da qualificati gruppi strumentali. Da sottolineare i tradizionali appuntamenti: “ESTATE AL FORTE”, “CONCERTO D’AUTUNNO” e i “CONCERTI DI NATALE”. In occasione della festa di Santa Maria Goretti, la Corale programma una Rassegna delle Corali Polifoniche, giunta alla sua 37^ edizione. Al prestigioso appuntamento che si svolge nella Basilica Pontificia Madonna delle Grazie e Santa Maria Goretti prendono parte importanti gruppi corali provenienti da tante città italiane ed estere con la presenza di non meno di 300 coristi. Il Coro Città di Nettuno è iscritto dal 16 novembre 2018 alla FEDERAZIONE CORI ITALIANI CHORUS INSIDE – APS Ente Terzo Settore. Dirige il Coro la Maestra Park Eun Jung
Presidente
Antonio Simeoni
Codice socio
FCI097/18
Sede
Nettuno (RM),
Italy
Tipologia di coro
voci miste
Repertorio
Musica lirica, sacra e popolare
Sito / Email
info@coraledinettuno.it
FEDERCORI
Federazione Cori Italiani Chorus Inside
APS Ente Terzo Settore-Via Giuseppe Verdi n. 15 – 66100 Chieti
AA.VV. Incontri con Robert Schumann. Percorsi pianistici e critici
Contenuto e Descrizione del libro Robert Schumann ,Janina Klassen, «What were you thinking when you composed it?». Aspects of Musical Communication between Clara Wieck Schumann and Robert Schumann
Thomas Synofzik, Composing for Jenny Lind. New Documents relating to Schumann’s Song Compositions of Early 1850
Kilian Sprau, Schumann M.M. Relazioni temporali come strumento per la costruzione formale ciclica nei Lenau-Lieder op. 90 di Robert Schumann
Maurizio Giani, Schumann e un altro Wagner. Vicende di una citazione
Cesare Fertonani, Schumann, Schubert e il romanzesco nella sinfonia
Maria Teresa Arfini, «Innere Stimmen». Slittamenti e rifrazioni della polifonia nella musica di Schumann
Nicoletta Lagna, «Nissuna mai penna basta, per dipingere parte il soavissimo, parte lo spiacevole del viaggiar in Italia». Ovvero del rapporto tra Schumann e l’Italia
A cura di Maurizio Giani
Concepito come omaggio a Robert Schumann, e insieme dedicato alla memoria di Antonio Rostagno, uno dei nostri maggiori studiosi del compositore di Zwickau, il presente volume raccoglie sette contributi di studiosi tedeschi e italiani, cui è stata lasciata piena libertà nella scelta del tema, dall’analisi di singole opere alla produzione critico-letteraria.
Janina Klassen lumeggia la comunicazione musical-compositiva tra Clara Wieck e Robert Schumann, Thomas Synofzik delinea aspetti della sua produzione liederistica con documenti inediti, Kilian Sprau le relazioni temporali nei Lenau-Lieder. Cesare Fertonani individua aspetti narratologici nella recensione della Sinfonia “Grande” di Schubert, Maria Teresa Arfini le complessità polifoniche nelle opere pianistiche, Nicoletta Lagna sul soggiorno di Schumann in Italia. Chi scrive ha infine riesaminato la recensione della Sinfonia fantastica di Berlioz, soffermandosi su una criptica citazione di Ernst Wagner che vi compare.
Romanticismo musicale e Robert Schumann sono diventati un binomio indissolubile. Il grande compositore tedesco, che visse i decenni centrali dell’Ottocento, espresse – soprattutto attraverso il pianoforte – una dirompente carica musicale e ideale, e raggiunse altissimi vertici poetici
Tra letteratura e musica
Robert Schumann, il rappresentante più emblematico del romanticismo musicale, nacque in Sassonia, a Zwickau, nel 1810, quinto figlio di un colto libraio ed editore. In lui, durante l’adolescenza, coabitarono due vocazioni distinte ma di uguale intensità, quella musicale e quella poetico-letteraria, che prevalse per qualche tempo sull’altra.
A metà degli anni Venti, pur proseguendo lo studio del pianoforte, che sarebbe poi diventato la sua ‘voce’ prevalente, Schumann scrisse alcune poesie e un romanzo, e si dedicò alla lettura di poeti e scrittori romantici, come Friedrich Schiller , Johann Paul Friedrich Richter.
Intorno agli anni Trenta la vocazione musicale prese deciso sopravvento: Schumann abbandonò il corso universitario di giurisprudenza e si dedicò con intensa assiduità allo studio della composizione e del pianoforte a Lipsia sotto la guida di Friedrick Wieck, padre di una pianista eccellente, Clara, destinata a diventare sua moglie malgrado la tenace contrarietà del professor Wieck. Nel giro di sei anni, dal 1830 al 1836, compose una serie di importanti brani pianistici: Papillons, Sei intermezzi, Carnaval, Sonata in fa diesis minore, Studi sinfonici e il primo straordinario vertice, la Fantasia in do maggiore.
Il critico e il virtuoso
I titoli dei suoi componimenti rivelavano, già di per sé stessi, un compositore fuori dalle consuetudini tradizionali di generi e forme. Siamo di fronte a una personalità in cui si intrecciano intenzioni professionali, interessi culturali e passioni esecutive profondamente legati al pianoforte, strumento di cui Schumann voleva innanzi tutto impossessarsi come concertista – anzi, secondo il costume del tempo, come virtuoso – dopo che a nove anni aveva ascoltato a Karlsbad il prodigioso pianista Ignaz Moscheles.
Schumann era un artista dotato anche di febbrile attività intellettuale, culturale e critica. Si legò in grande amicizia con Felix Mendelssohn-Bartholdy, quando questi, nel 1835, venne nominato a capo del Gewandhaus, la famosa istituzione orchestrale di Lipsia. Sempre a Lipsia, nel 1833, fondò un periodico di critica, la Nuova rivista musicale, che aveva l’intento di debellare le più pigre consuetudini dei consumatori di musica tradizionale. Schumann definì costoro «folla di filistei» e nella sua polemica usò l’espediente molto romantico di presentare i suoi sentimenti, concetti, idee, aspirazioni firmando gli articoli con diversi pseudonimi che, sotto forma di personaggi di fantasia, simboleggiavano i vari moti dell’animo e dell’invenzione: Florestan il caloroso, Eusebio il sognante, Raro il saggio meditativo. Agli stessi simboli s’ispiravano e s’identificavano temi musicali o interi componimenti.
Il romanticismo schumanniano
Il romanticismo di Schumann era di una forte tempra, costituzionalmente ben diversa dall’uso banalizzato in cui il termine romantico è caduto nel linguaggio corrente. Quando decise definitivamente di volgere la propria vocazione creativa alla musica, Schumann affidò da subito al pianoforte le sue ‘voci’ più intime e personali. Queste voci erano intrise della matrice poetica del suo pensiero, delle sue inclinazioni intellettuali e mentali, come emerge già dalla scelta dei primi titoli, ispirati dall’immaginario naturalistico o da personaggi derivati dalla narrativa e dalla favolistica scenico-teatrale: per esempio Carnaval o la splendida Kreisleriana (1838), desunta da un racconto di un altro artista romantico per eccellenza, Ernst Theodor Amadeus Hoffmann.
A questa stessa personalità di romantico estremo vanno ascritti certi tratti depressivi patologici, che afflissero Schumann a partire dagli anni Trenta.
Il pianoforte
L’attività creativa di Schumann fu controbilanciata per qualche tempo da quella concertistica, spesso in coppia con la moglie Clara, sposata nel 1840.
Questa attività gli assicurò maggiore notorietà di quella di compositore, ma fu presto condizionata dalle disturbate condizioni fisiche e neuropsichiche, con crisi sempre più persistenti.
A sua volta, l’attività compositiva fu contrassegnata da un’intensa produzione, concentrata ora su un materiale sonoro, per esempio il pianoforte; ora su combinazioni strumentali, per esempio quartetti d’archi o quintetti con pianoforte; ora sul confronto, sempre necessario, con la grande tradizione sinfonica; ora sull’inevitabile terreno, romantico e germanico per eccellenza, del Lied con pianoforte (anche nelle versioni corali).
Restano legati allo strumento del pianoforte tutti quei lati della personalità del compositore che sono emblema del suo romanticismo, consegnati per esempio al Concerto in la minore per pianoforte e orchestra, composto fra il 1841 (il primo movimento) e il 1845 (gli altri due), e a moltissimi dei suoi duecentocinquanta Lieder, soprattutto ai due cicli Amore e vita di donna (di otto canti) e Vita di poeta (di sedici canti) su poesie di Heine, entrambi composti nel 1840. L’essenza della poeticità del suono schumanniano si coglie talvolta alla fine di alcuni di questi Lieder, in cui tace la voce e resta protagonista il pianoforte a elevare al massimo la parola lirica.
Le grandi composizioni
Sporadicamente s’inserirono prove in campi del tutto diversi rispetto a quelli nei quali il musicista si impegnò con intensità appassionata: un oratorio profano per soli, coro e orchestra, Il paradiso e la peri, composto nel 1843; il Requiem per Mignon del 1849, su testi poetici di Goethe tratti dal romanzo Wilhelm Meister; l’opera teatrale Genoveva (1847-50), in quattro atti, dal dramma di Ludwig Tieck (uno dei protagonisti della letteratura romantica tedesca); infine le otto Scene dal Faust di Goethe, per soli, coro e orchestra, lavoro che lo tenne impegnato, sia pure saltuariamente, per dieci anni (dal 1844 al 1853).
Si tratta di lavori di grande entità formale e per ampi organismi esecutivi, nei quali Schumann sa esprimere tutta la sua grandezza artistica.
In seguito, nel corso degli anni Quaranta, il compositore accusò disturbi di salute che si alternavano a sempre più frequenti crisi nervose. Ciò lo indusse a trasferirsi da Lipsia a Dresda. Qui conobbe Wagner senza trarne particolare interesse.
In questo decennio (1841-50) affrontò, con esiti disuguali, tre sinfonie e nella terza, la Renana, raggiunse momenti di più aperta e singolare efficienza formale e stilistica rispetto al modello di Beethoven. La Quarta sinfonia apparve in forma definitiva nel 1851 come rielaborazione di una Fantasia concepita nel 1841.
Schumann e Brahms: due romanticismi a confronto
Nel frattempo Schumann si era trasferito a Düsseldorf in condizioni di salute peggiorate, specialmente riguardo alle facoltà mentali, benché ancora capace di realizzare un affascinante Concerto per violoncello e orchestra (1850) e altre opere cameristiche. In tali frangenti sopravvenne nel 1853 un incontro storico, quello con il ventenne Johannes Brahms, che si trasformò presto in sodalizio d’arte.
Un incontro di due romanticismi complementari: quello di Schumann portato alle estreme conseguenze fino a sconfinare negli sconvolgimenti della follia, e quello di Brahms teso a preservare, fino alla fine, il dono della ineffabilità romantica, come si può ammirare nelle sue ultime pagine pianistiche.
Nel 1854 la follia di Schumann esplose, conducendolo a un tentativo di suicidio nelle acque del Reno. Ricoverato presso Bonn in una clinica per malattie mentali, vi morì due anni dopo, nel 1856, attorniato dalla moglie Clara e da altri amici.
Biografia –Amazing Grace è il titolo di uno dei più antichi e popolari canti gospel della tradizione musicale americana, un inno bellissimo alla grazia concessa da Dio agli uomini liberi.
Da questa suggestione che racconta della radice spirituale della musica gospel, parte Amazing Grace Gospel Choir, una iniziativa culturale in collaborazione con l’American University of Rome, per la conoscenza, la promozione e la diffusione della tradizione del gospel a Roma e in Italia.
Amazing Grace vuole essere un punto di riferimento per lo studio della cultura, dello stile e del repertorio gospel e il primo passo per la costituzione a Roma di un coro Gospel professionale, permanente, aconfessionale e apolitico.
Il coro è formato da 40 elementi provenienti da diversi Paesi del Mondo, ed è affiancato da vari musicisti. Porta in scena un repertorio di Gospel moderno, non rinunciando a reinterpretare classici della tradizione Afro-Americana.
La direzione artistica e didattica di Amazing Grace Gospel Choir è a cura di Timothy Martin, tenore e performer afro-americano noto sulla scena nazionale ed internazionale, con una pluriennale esperienza nell’insegnamento del canto e da sempre attento alla diffusione e valorizzazione della tradizione gospel in Italia e all’estero. Attualmente è docente di storia della musica presso l’American University of Rome e docente di canto presso la Scuola di Musica Popolare di Testaccio a Roma.
Presidente
Martin Timothy
Codice socio
FCI1192/23
Sede
Roma
Tipologia
voci miste
Repertorio
Gospel
Sito / Email timartino@yahoo.com
FEDERCORI
Federazione Cori Italiani Chorus Inside
APS Ente Terzo Settore–
Via Giuseppe Verdi n. 15 – 66100 Chieti
E-mail: info@federcori.it
“Amazing Grace” is a Christian hymn published in 1779, written in 1772 by English Anglican clergyman and poet John Newton (1725–1807). It is possibly the most sung and most recorded hymn in the world, and especially popular in the United States, where it is used for both religious and secular purposes.[1][2][3]
Newton wrote the words from personal experience; he grew up without any particular religious conviction, but his life’s path was formed by a variety of twists and coincidences that were often put into motion by others’ reactions to what they took as his recalcitrant insubordination. He was pressed into service with the Royal Navy, and after leaving the service, he became involved in the Atlantic slave trade. In 1748, a violent storm battered his vessel off the coast of County Donegal, Ireland, so severely that he called out to God for mercy. While this moment marked his spiritual conversion, he continued slave trading until 1754 or 1755, when he ended his seafaring altogether. Newton began studying Christian theology and later became an abolitionist.
Ordained in the Church of England in 1764, Newton became the curate of Olney, Buckinghamshire, where he began to write hymns with poet William Cowper. “Amazing Grace” was written to illustrate a sermon on New Year’s Day of 1773. It is unknown if there was any music accompanying the verses; it may have been chanted by the congregation. It debuted in print in 1779 in Newton’s and Cowper’s Olney Hymns, but settled into relative obscurity in England. In the United States, “Amazing Grace” became a popular song used by Baptist and Methodist preachers as part of their evangelizing, especially in the American South, during the Second Great Awakening of the early 19th century. It has been associated with more than 20 melodies. In 1835, American composer William Walker set it to the tune known as “New Britain” in a shape note format; this is the version most frequently sung today.
With the message that forgiveness and redemption are possible regardless of sins committed and that the soul can be delivered from despair through the mercy of God, “Amazing Grace” is one of the most recognisable songs in the English-speaking world. American historian Gilbert Chase writes that it is “without a doubt the most famous of all the folk hymns”[4] and Jonathan Aitken, a Newton biographer, estimates that the song is performed about 10 million times annually.[5]
It has had particular influence in folk music, and has become an emblematic black spiritual. Its universal message has been a significant factor in its crossover into secular music. “Amazing Grace” became newly popular during the 1960s revival of American folk music, and it has been recorded thousands of times during and since the 20th century.
Roma Municipio XI-Natale 2024 e il “Concerto per Ludo”
Roma Municipio XI-Natale 2024-Sono ormai vari giorni che a Vigna Pia, come in tutta Roma, le luminarie rendono il quartiere colorato e più allegro, soprattutto in questo periodo in cui stare allegri non è sempre facile. Anche quest’anno, come un segnalibro o un inciso sottolineato, ci sarà il Concerto per Ludo che ci accompagnerà verso il Natale. Il Concerto per Ludo vuole essere un ricordo in musica di una ragazza che ora è una dolce Poesia astratta .Il Concerto “Melodie di Natale” con l’esibizione del coro “Lost On Friday” sarà, si spera, un modo di allontanare la polvere dai nostri ricordi più cari. Il concerto è un tassello che contribuisce alla costruzione del “Mosaico collettivo” che si fa “concretezza” in una borsa di studio in memoria di Ludo-
Borsa di studio in memoria di Ludovica Dell’Atti
I genitori, la sorella, le amiche, gli amici e tutti i cari di Ludovica desiderano ricordare Ludovica Dell’Atti scomparsa prematuramente nel dicembre del 2022, mettendo a disposizione una borsa di studio per un programma scolastico annuale negli USA rivolta a studenti meritevoli iscritti al concorso di Intercultura della provincia di Roma.
Ludovica aveva compiuto da poco 17 anni e sognava di passare un anno negli USA da quando aveva iniziato il liceo linguistico. Ludovica amava l’inglese e pur non avendo frequentato corsi specifici aveva una buonissima padronanza di linguaggio, adorava mettersi alla prova parlando con dei veri madrelingua.
Attraverso lo spirito del viaggio vorremmo ricordarla ogni anno dedicandole una borsa di studio che permetta ad un ragazzo di viaggiare con lo stesso entusiasmo.
Il tuo contributo potrà aiutare a portare avanti il suo sogno!
Notizie- Il Coro Lost on Fridaynasce nel gennaio 2010 dalla volontà dei componenti di riunirsi insieme cantando, sotto la guida del M° Rita Stocchi e con il valido accompagnamento al a. Da allora il coro ha intrapreso un’intensa attività concertistica, con un repertorio principalmente legato al gospel e allo spiritual, e si è esibito per beneficenza in numerose Basiliche romane, registrando un crescente consenso da parte del pubblico. Ha inoltre tenuto concerti presso il Teatro Angerosa del carcere circondariale di Rebibbia a Roma e ha partecipato in diretta, nel febbraio del 2014, al programma televisivo “La canzone di noi” su Tv2000. Il nome Lost on Friday (Persi di venerdì) nasce dal nostro giorno di prove e dal fatto che in quella sera non c’è possibilità di trovarci altrove se non a cantare nelle sale della Parrocchia di Santa Melania Juniore che gentilmente ci ospita. Il nostro logo ci rispecchia: un gruppo di persone unite, pur restando ciascuno con la propria individualità. Il loro numero, 13, riprende quello delle note in un’ottava, ma in realtà noi siamo molti di più: il coro si compone attualmente di una quarantina di persone. Le offerte raccolte durante i concerti sono elargite in opere umanitarie gestite dai responsabili dei siti dove si tengono le esibizioni. Ha al suo attivo negli ultimi anni la partecipazione a molteplici esibizioni a scopo benefico, tra cui ci piace ricordare quello nel 2022 presso la Basilica di Santa Francesca Romana in occasione del concerto organizzato dall’associazione Misioneros del Camino.Il Coro è attualmente diretto dal M° Fabrizio Adriano Neri.
Il Concerto per Ludo “Melodie di Natale”-Coro LostOnFriday- al pianoforte Antonio Cama-Dirige il Maestro Fabrizio Adriano Neri.
Appuntamento venerdì 20 dicembre 2024-Ore 20:30
Parrocchia – Sacra Famiglia al Portuense
via Filippo Tajani, 10-Roma Municipio XI-
Offerta libera e consapevole per la borsa di studio in memoria di Ludovica
Roma al Teatro Ghione va in scena “Uno, nessuno, centomila” di Luigi Pirandello-
Roma-Al Teatro Ghione, dal 6 al 9 febbraio 2025 con Primo Reggiani, Francesca Valtorta, Jane Alexander, Fabrizio Bordignon e Enrico Ottaviano uno spettacolo tratto da uno dei romanzi più famosi di Luigi Pirandello: “Uno, nessuno, centomila”, per la regia di Nicasio Anzelmo.
Ironico, grottesco, e capace di mettere in crisi la società borghese del primo Novecento, la storia segue il viaggio di Vitangelo Moscarda, un personaggio complesso alla ricerca della propria identità. Temi come l’autenticità, la percezione della realtà e il rapporto con le convenzioni sociali emergono in tutta la loro forza per una storia ancora oggi di grandissima attualità.
UNO NESSUNO CENTOMILA-di Luigi Pirandello
Con-Primo Reggiani, Francesca Valtorta, Jane Alexander, Fabrizio Bordignon, Enrico Ottaviano
Adattamento e Regia-NICASIO ANZELMO
Ironico, grottesco, capace di mettere in crisi la società borghese del primo novecento questo è stato ed è tutt’ora la forza di Uno nessuno e centomila. L’ultimo dei romanzi di Pirandello, è denso di enigmi, e secondo lo stesso autore esso è «sintesi completa di tutto ciò che ho fatto e la sorgente di quello che farò». In una lettera autobiografica, Pirandello lo definisce come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”. Il protagonista Vitangelo Moscarda è forse uno dei personaggi più complessi della produzione pirandelliana: “prima impacciato e prigioniero delle opinioni altrui, poi sempre più consapevole e determinato a cercare l’autenticità spirituale dell’esistenza , fino all’affrancamento finale da tutte “le rabbie del mondo”. Un giorno, accorgendosi casualmente che il suo naso pende verso destra, incomincia a percorrere un viaggio scoprendo ogni giorno che passa di non essere, per gli altri, quello che crede di essere. Il protagonista, incontrando e confrontandosi con una miriade di personaggi, cercherà di distruggere le molte immagini che gli altri vedono di lui, fino a diventare aria, vento, puro spirito.
Un lavoro rivoluzionario, soprattutto per i tempi in cui fu scritto, che tocca temi estremamente attuali come il rapporto con la natura, con una spiritualità negata dalla società e dalla convenienza, la ricerca spasmodica di se stessi. Un testo che nella sua modernità sorprende, soprattutto oggi, nell’analisi dell’istituto bancario e dell’impatto che lo stesso ha sul tessuto sociale.
Un impianto scenografico in movimento, un gruppo di cinque straordinari attori e l’umorismo tipico in Pirandello, ci racconteranno questa storia ancora oggi di grandissima attualità.
Musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij (op. 71)- L’International Classic Ballet-
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Roma- Teatro Olimpico- LO SCHIACCIANOCI- con musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij (op. 71), L’International Classic Ballet, fondato a Madrid nei primissimi anni del duemila, ha raccolto intorno a sè alcuni tra i più talentuosi professionisti del balletto clssico della scena internazionale.
Un ensemble di trenta ballerini provenienti da tutto il mondo, traducono, per il grande pubblico, il repertorio classico nella sua accezione più pura con la grazia espressiva che le coreografie del Novecento richiamano.
“𝗨𝗡𝗔 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 𝗔𝗨𝗗𝗔𝗖𝗘
𝗖𝗛𝗘 𝗛𝗔 𝗖𝗢𝗡𝗤𝗨𝗜𝗦𝗧𝗔𝗧𝗢 𝗟𝗘 𝗣𝗟𝗔𝗧𝗘𝗘 𝗣𝗜𝗨’ 𝗣𝗥𝗘𝗦𝗧𝗜𝗚𝗜𝗢𝗦𝗘
𝗘 𝗟𝗘 𝗔𝗡𝗜𝗠𝗘
𝗣𝗜𝗨’ 𝗔𝗙𝗙𝗘𝗦𝗜𝗢𝗡𝗔𝗧𝗘 𝗔𝗟 𝗕𝗔𝗟𝗟𝗘𝗧𝗧𝗢 𝗖𝗟𝗔𝗦𝗦𝗜𝗖𝗢
𝗗𝗜 𝗧𝗨𝗧𝗧𝗔 𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗔”
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𝗦𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮𝗰𝗼𝗹𝗶
giovedì 5 dicembre ore 20.30
venerdì 6 dicembre ore 20.30
sabato 7 dicembre ore 16.30
sabato 7 dicembre ore 20.30
domenica 8 dicembre ore 17.30
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𝗗𝗔𝗧𝗘 𝗘 𝗢𝗥𝗔𝗥𝗜 𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗖𝗢𝗟𝗜
𝗦𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮𝗰𝗼𝗹𝗶
giovedì 5 dicembre ore 20.30
venerdì 6 dicembre ore 20.30
sabato 7 dicembre ore 16.30
sabato 7 dicembre ore 20.30
domenica 8 dicembre ore 17.30
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𝗣𝗥𝗘𝗭𝗭𝗢 𝗕𝗜𝗚𝗟𝗜𝗘𝗧𝗧𝗢
Da € 18,00 a € 46,00 (escluso diritto di prevendita)
Čajkovskij compose le musiche del balletto tra il 1891 e il 1892. La prima rappresentazione, che ebbe luogo il 18 dicembre 1892 presso il Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, Russia, fu diretta interamente dal compositore italianoRiccardo Drigo e coreografata dal ballerino russo Lev Ivanov; questa esecuzione tuttavia non riscosse successo.[1] Tra gli interpreti di questa prima esecuzione spiccano l’italiana Antonietta Dell’Era, nel ruolo della Fata Confetto, il russo Pavel Gerdt come Principe Coqueluche, una giovanissima Ol’ga Preobraženskaja nella parte di Colombina e il giovane Nicolaj Legat. Il ruolo di Clara era interpretato da una bambina della scuola di ballo del Teatro Mariinskij.
La suite, estremamente popolare in sede concertistica, fu realizzata nell’agosto 1892 dal musicista stesso, che a differenza degli altri due propri balletti, per i quali non era convinto a creare una suite, lo fece su invito come “anteprima” della prossima realizzazione, addirittura quando non era stata ancora iniziata l’orchestrazione integrale del balletto (i primi numeri furono proprio quelli della Suite).[2] La diresse personalmente a San Pietroburgo il 7 marzo 1892, un esito trionfale. La Suite dura una ventina di minuti, utilizzando lo stesso organico dell’opera ballettistica.[3]
Una novità in quest’opera è la presenza di uno strumento che fu visto dal compositore a Parigi: la celesta. Čajkovskij lo volle assolutamente inserire nell’organico strumentale e lo aggiunse in alcuni passaggi del secondo atto: Scene iniziali, Passo a due (Danza della Fata Confetto) e Apoteosi con associazione al personaggio della Fata. Lo strumento venne usato da Čajkovskij anche nel proprio poema sinfonico Il Voevoda, op. 78, contemporaneo al balletto. Prima di lui, in assoluto, Charles-Marie Widor nel 1880. Il nostro musicista temeva che i suoi “rivali” russi potessero precederlo nell’utilizzo dello strumento.
Alcune versioni diverse
Dopo la prima esecuzione di Ivanov vanno ricordate quelle riviste da Aleksandr Gorskij nel 1919 e da Lopukhov nel 1929. Gorskij ha creato una sua versione del balletto per il Teatro Bol’šoj di Mosca, nella quale il ruolo di Clara è passato a una danzatrice adulta e quindi nel secondo atto al posto della Fata Confetto e il principe Coqueluche erano gli stessi Clara e Schiaccianoci a danzare il pas de deux. In seguito in Russia per molto tempo si è mantenuta la versione di Gorskij, come ad esempio nelle produzioni di Vasilij Vainonen del 1934 per il Teatro Kirov di Leningrado (già Mariinskij di San Pietroburgo) e quella di Jurij Grigorovič del 1966 per il Bol’šoj di Mosca. Nel giugno del 1934 ci fu il debutto europeo del balletto al Sadler’s Wells di Londra, riprendendo la coreografia di Ivanov. In Italia arrivò solamente quattro anni dopo, nel 1938, alla Scala di Milano, con la coreografia di Margherita Froman.
Gli anni successivi videro numerose versioni differenti del balletto, tra le quali quelle di Boris Romanov, Frederick Ashton e quelle di Nicholas Beriozoff. La rivisitazione più particolare fu quella di George Balanchine che nel 1954 decise di dividere il balletto in due parti, seguendo la trama originale: la realtà e il sogno. Questa versione è stata rappresentata dal New York City Ballet con il titolo George Balanchine The Nutcracker®.
Lo schiaccianoci è anche uno dei soggetti più rappresentati nelle scuole di ballo; una versione ad esempio è quella creata per la Scuola di Ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano da Frederic Olivieri, rappresentata al Piccolo Teatro di Milano nel 2011 e nel 2012, un’altra invece per la Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma da Pablo Moret ed Ofelia Gonzalez rappresentata al Teatro Nazionale nel 2012 e nel 2013.
Lo schiaccianoci moderno
Lo schiaccianoci è stato ripreso più volte dal cinema, dal teatro e dallo sport.
Un esempio cinematografico è il film Fantasia di Walt Disney, in cui fate, funghi, pesci, fiori, cardi e orchidee danzano al ritmo dello Schiaccianoci: la partitura musicale di Čajkovskij è stata riproposta fedelmente. Il balletto originale dura solamente novanta minuti, quindi è più breve rispetto al Lago dei cigni o a La bella addormentata. In queste rappresentazioni i compositori omettono brani, li riordinano o addirittura aggiungono brani tratti da altre opere. Nel 1983 infatti, ne Lo schiaccianoci: fantasia su ghiaccio, un adattamento televisivo per uno spettacolo di pattinaggio su ghiaccio, le musiche originali sono state riordinate secondo un’altra scaletta e sono state aggiunte poi musiche di un altro compositore russo, Mikhail Ippolitov-Ivanov.
L’attuale popolarità de Lo schiaccianoci è in parte dovuta a Willam Christensen, fondatore della compagnia San Francisco Ballet, che importò il lavoro negli Stati Uniti nel 1944. Il successo del balletto e la coreografia di George Balanchine per la sua prima rappresentazione nel 1954 creò una vera e propria tradizione invernale nelle rappresentazioni dell’opera negli Stati Uniti.
Lo schiaccianoci ebbe anche una parodia sul settimanale Topolino, pubblicata nel 1988 con protagonista Minni, Minni e il re dei topi: la storia ha la particolarità che i ruoli dello Schiaccianoci e del Re dei Topi sono invertiti, con il primo nella parte del cattivo e il secondo in quella del buono.[4]
Nel 1990 viene realizzato un lungometraggio d’animazione intitolato: La favola del principe schiaccianoci ispirato alla favola di E. T. A. Hoffmann Schiaccianoci e il re dei topi, con le musiche originali del celebre balletto. Nel 1993 il regista Emile Ardolino produce una versione cinematografica del balletto sulla base della coreografia di George Balanchine, intitolata George Balanchine The Nutcracker® con Macaulay Culkin nel ruolo dello Schiaccianoci. Il film si distingue per essere una ripresa dell’esibizione in teatro del balletto ad opera del corpo di ballo del New York City Ballet, con le musiche originali di Čajkovskij e una voce narrante affidata in Italia ha Michele Kalamera come uniche parti audio. Al 2001 risale il film d’animazione Barbie e lo schiaccianoci (tit. orig. Barbie in the Nutcracker), che ripropone la storia e le musiche del balletto. Nel 2007 uscì il film d’animazione Tom & Jerry e la favola dello schiaccianoci (titolo originale Tom and Jerry: A Nutcracker Tale).
Un film ungherese-britannico in lingua inglese del 2010 è stato firmato dal regista russo Andrej Končalovskij, intitolato Lo schiaccianoci (tit. orig. The Nutcracker in 3D). Si tratta di un “fantasy” che utilizza sia la musica del balletto, sia altre composizioni di Čajkovskij (come la Quinta Sinfonia), per gli arrangiamenti di Eduard Artemiev e Tim Rice (canzoni). Il film ha ricevuto grandi critiche negative all’estero[5] ed addirittura un Premio per Peggior uso del 3D nella trentunesima edizione 2010 del Razzie Awards 2010, svoltasi il 26 febbraio 2011, che ad Hollywood premia i peggiori film dell’anno. In Italia è uscito il 2 dicembre 2011 con altrettanto insuccesso.
Il 2 novembre 2018 la Disney ha distribuito nelle sale una libera trasposizione cinematografica del romanzo, nel quale vennero riprese anche parti delle musiche del balletto originale. Il titolo del film, diretto da Lasse Hallström, Lo schiaccianoci e i quattro regni, ha tra gli interpreti Keira Knightley nel ruolo della Fata Confetto, Morgan Freeman in quello di Drosselmeyer, Helen Mirren nella parte di Madre Cicogna e la giovane Mackenzie Foy nel ruolo della protagonista Clara. Sono inoltre presenti i celebri ballerini Misty Copeland e Sergei Polunin per le scene di ballo.[6]
La trama del libretto dunque si basa sulla versione del medesimo racconto elaborata da Alexandre Dumas (Storia di uno schiaccianoci), dal tono più leggero. Qui verrà analizzata la versione originale del balletto, quella di Ivan Vsevoložskij e Marius Petipa.
Atto I
Durante la vigilia di Natale, agli inizi del XIX secolo, il signor Stahlbaum, in Germania, allestisce una festa per i suoi amici e per i loro piccoli figli.
Questi, in attesa dei regali e pieni di entusiasmo, stanno danzando quando arriva il signor Drosselmeyer, lo zio di Clara e Fritz, che porta regali a tutti i bambini, intrattenendoli con giochi di prestigio, nonostante all’inizio incuta paura ai bambini.
Alla sua nipote prediletta Clara regala uno schiaccianoci a forma di soldatino che Fritz, il fratello della bambina, rompe per dispetto. Ma Drosselmeyer lo ripara per la gioia della bambina.
Arrivano alla festa anche gli altri parenti e amici che si uniscono ballando con gioia. Clara, stanca per le danze della serata, dopo che gli invitati si ritirano, si addormenta sul letto e inizia a sognare. È mezzanotte e tutto intorno a lei inizia a crescere: la sala, l’albero di Natale, i giocattoli e soprattutto una miriade di topi che cercano di rubarle lo schiaccianoci.
Clara tenta di cacciarli, quando lo Schiaccianoci si anima e partecipa alla battaglia con i soldatini di Fritz: alla fine rimangono lui e il Re Topo, che lo mette in difficoltà. Clara, per salvare il suo Schiaccianoci, prende la sua scarpetta e la lancia addosso al Re Topo, distraendolo; lo Schiaccianoci lo colpisce uccidendolo. Ed ecco che lo Schiaccianoci si trasforma in un Principe e Clara lo segue, entrando in una foresta innevata. L’Atto si chiude con uno splendido Valzer dei fiocchi di neve.
Atto II
I due giovani entrano nel Regno dei Dolciumi, dove al Palazzo Reale li riceve la Fata Confetto e il principe Coqueluche, che presentano loro la corte del castello. Schiaccianoci racconta come la sua battaglia con il re dei Topi si sia conclusa felicemente grazie all’intervento di Clara, allora la fata organizza una festa in onore della fanciulla. Quindi tutti gli abitanti del palazzo si esibiscono in una serie di danze che compongono il Divertissement più conosciuto tra le musiche di Čajkovskij e culminano nel celeberrimo Valzer dei fiori.
Tra queste danze spicca in modo particolare il pas de deux (passo a due) della Fata Confetto con il Principe Coqueluche, in cui nella seconda variazione (Danza della Fata Confetto) si può riconoscere in modo eclatante il suono della celesta. A coronamento di questo passo a due tutti gli abitanti di quel posto fantastico si esibiscono in un gran divertissement coinvolgendovi anche Clara e Schiaccianoci, che alla fine vengono incoronati come nuovi sovrani del Regno dei Dolciumi. Quindi la Fata Confetto si inchina davanti a loro e dopo li conduce su di una slitta trainata da renne, che prende il volo tra i saluti di tutti.
Segue una festante apoteosi, rappresentata da uno sciame di api volanti attorno a un grande alveare.
Nella versione di Aleksandr Gorskij e in quelle successive che ne riprendono lo schema, il balletto si conclude con il risveglio di Clara accanto al suo schiaccianoci-soldatino e con una sua danza in ricordo del sogno che l’ha portata in un mondo ricco di avventure fantastiche.
Roma -Debutta al Teatro Lo Spazio lo spettacolo “MACBETH CIRCUS SHOW”
Roma-Debutta al Teatro Lo Spazio, dal 12 al 15 dicembre, MACBETH CIRCUS SHOW- La rappresentazione del potere, spettacolo scritto da Paolo Vanacore con la regia di Gianni De Feo.
Sullo sfondo della celebre opera di Shakespeare lo spettacolo si articola su due piani, quello della realtà e quello della rappresentazione. I due piani spesso andranno a sovrapporsi, a dialogare, a coincidere in modo grottesco e surreale. Il testo è l’archetipo per eccellenza dell’ambizione sfrenata, della falsità e dell’ipocrisia che spesso anima il mondo dello spettacolo, un mondo in cui l’arte e il talento perdono sempre di più il loro valore a discapito della fama, della smania di apparire, più che di essere.
Le atmosfere della messa in scena richiamano, a tratti, il sapore e il gusto retrò di un circo senza tempo dove i personaggi al limite del grottesco si scontrano, si accaniscono, si accapigliano a difesa di un ruolo di cui ognuno di loro si sente investito, in un eccentrico delirio di autocelebrazione. Le ambientazioni e i trucchi si ispirano al decadentismo dell’espressionismo berlinese.
Un gioco metateatrale che vede coinvolti due buffi e patetici uomini in costume e maschere clownesche, mentre recitano alcuni momenti salienti della tragedia shakespeariana secondo quell’antico stile in cui i ruoli femminili erano ancora affidati ad attori maschi. Alle loro “giocolerie” verbali si contrappongono i toni più secchi della perfida direttrice del fantasmagorico teatro dove sarà rappresentato appunto il Macbeth. Tuttavia, anch’essa è vittima di un’ossessiva sete di Potere.
In un ritmo serrato, il dialogo alterna momenti di puro lirismo a una comicità surreale. I tre personaggi saranno stilisticamente caricati fino all’espressione più estrema e assurda della loro follia, per poi essere depauperati e destrutturati come marionette dai fili spezzati. Le musiche originali faranno da contrappunto alla trama drammaturgica fino a spingersi in esibizioni canore, nello stile di un autentico Show.
La Farsa del Potere o la sua Rappresentazione trova infine pace nella consapevolezza della caducità delle cose, in un finale senza via d’uscita, dove ciò che rimane è silenzio. “…e tutti i nostri ieri saran serviti a rischiarar la via verso la morte che incenerisce:”
MACBETH CIRCUS SHOW
La rappresentazione del Potere
di Paolo Vanacore (da un’idea di Gianni De Feo)
Con : Eleonora Zacchi, Riccardo De Francesca, Gianni De Feo
Musiche Alessandro Panatteri
Scene Roberto Rinaldi e Aurora Bresci – Costumi Roberto Rinaldi
Regia Gianni De Feo
Produzioni: Camera Musicale Romana – Florian Metateatro – Centro artistico il Grattacielo
In Scozia, nell’XI secolo, Macbeth e Banco sono di ritorno da una vittoriosa battaglia contro i rivoltosi. Incontrano alcune streghe che fanno loro una profezia: Macbeth sarà signore di Cawdor e in seguito re di Scozia, mentre la progenie di Banco salirà al trono. Parte della profezia si avvera subito. Giunge infatti un messaggero che comunica a Macbeth che re Duncano gli ha concesso la signoria di Cawdor. Venuta a conoscenza della profezia delle streghe, l’ambiziosa Lady Macbeth incita il marito a uccidere il re.
Atto II
Del delitto viene incolpato il figlio di Duncano, Malcolm, che si trova costretto a fuggire in Inghilterra. Ora che Macbeth è re di Scozia, la moglie lo convince a liquidare Banco e soprattutto il figlio di costui, Fleanzio, nel timore che si avveri la seconda parte della profezia. I sicari di Macbeth assassinano Banco in un agguato, ma Fleanzio riesce a fuggire. Durante un banchetto a corte, Macbeth è terrorizzato dall’apparizione del fantasma di Banco.
Atto III
Inquieto, Macbeth torna dalle streghe per interrogarle. Il verdetto è oscuro: egli resterà signore di Scozia fino a quando la foresta di Birnam non gli muoverà contro, e nessun “nato di donna” potrà nuocergli. Lady Macbeth, intanto, lo incita a uccidere la moglie e i figli del nobile profugo Macduff che, insieme a Malcolm, sta radunando in Inghilterra un esercito per muovere contro Macbeth.
Atto IV
L’esercito invasore giunge segretamente al comando di Malcolm e Macduff. Giunti nei pressi della foresta di Birnam, i soldati raccolgono i rami degli alberi e con questi avanzano mimetizzati dando l’impressione che l’intera foresta si avanzi (come nella profezia). Lady Macbeth, nel sonno, è sopraffatta dal rimorso e muore nel delirio. Macbeth, rimasto solo, fronteggia l’invasore, ma è ucciso in duello da Macduff, l’uomo che, venuto al mondo con una sorta di parto cesareo, avvera la seconda parte del vaticinio (“nessun nato di donna ti nuoce”).
Inside Van Gogh: la grande Mostra multimediale a Teramo-
TERAMO-Dopo aver conquistato il pubblico di Roma, Milano, Firenze e altre importanti città italiane, “Inside Van Gogh” arriva a Teramo “Inside Van Gogh” è una mostra immersiva dedicata al genio di Vincent Van Gogh, che si terrà presso L’Arca – Laboratorio per le Arti Contemporanee dal 30 novembre 2024 al 30 marzo 2025.
Grazie alla straordinaria combinazione di proiezioni multimediali ad alta definizione, musica e narrazione, la mostra regala un’esperienza unica, trasportando i visitatori nel cuore pulsante delle opere e delle emozioni che hanno reso Van Gogh uno degli artisti più amati di tutti i tempi.
Un evento culturale unico a Teramo. La mostra rappresenta un’occasione imperdibile per il territorio, frutto dell’impegno del Comune di Teramo, in collaborazione con la Fondazione Bruno Ballone e la produzione di Crossmedia Group Firenze, leader nel settore delle esposizioni multimediali immersive.
Inside Van Gogh offre un viaggio straordinario attraverso i capolavori dell’artista olandese, presentati in una nuova luce, grazie alla tecnologia. La mostra offre un’esperienza unica non solo attraverso la sua esposizione multimediale, ma anche grazie alle attività didattiche interattive pensate per coinvolgere visitatori di tutte le età. I laboratori didattici permetteranno di esplorare il mondo artistico di Van Gogh attraverso la compenetrazione delle arti: dalla fotografia, alla musica, alla pittura, stimolando la creatività e l’immaginazione. I visitatori potranno sperimentare vari livelli di interazione, immergendosi nei colori vibranti, ma anche nelle suggestioni musicali che richiamano le emozioni delle opere del maestro. Queste attività arricchiranno la visita incoraggiando una partecipazione attiva.
Un evento che promette di affascinare cittadini, turisti e appassionati d’arte di ogni età e che rappresenta un punto di incontro tra arte e innovazione.
Informazioni utili:
• Date: Dal 30 novembre 2024 al 30 marzo 2025
• Luogo: L’Arca, Teramo
• Organizzazione: Comune di Teramo
• Partner: Fondazione Bruno Ballone
• Produzione: Crossmedia Group Firenze
Prezzi dei biglietti
• 10 euro – intero
• 6 euro – ridotto (ragazzi fino 25 anni e gruppi superiori alle 15 persone))
• 3,50 euro – studenti e gruppi scolastici
• Ingresso gratuito: insegnanti, diversamente abili e loro accompagnatori
I biglietti saranno disponibili presso L’Arca.
Dichiarazione del Sindaco Gianguido D’Alberto: “La mostra si allestisce in piena coerenza con il percorso che mira a favorire lo sviluppo museale cittadino, in particolare de L’Arca per la quale studiamo una nuova rinascita. Intendiamo costruire, anche con altre istituzioni, in primis l’università, un circuito per iniziative che valorizzino talenti locali ma che ci aiutino ad avvicinare anche artisti internazionali. Tutto questo ci consente di uscire progressivamente dalla logica di provincia per proiettarci in visioni più gradi. La collaborazione con i proponenti e gli operatori dell’evento, sottolinea il valore dell’appuntamento. Oggi la struttura del Polo museale e la creazione di una rapporto nuovo con la cooperativa che gestisce i servizi museali, ci consentono di potenziare l’offerta”.
L’Assessore alla Cultura, Antonio Filipponi: “Luci, animazioni, immagini musica, una mostra straordinaria, per la quale abbiamo stabilito l’ingesso a prezzi ridotti, per far si che tutti possano immergersi nell’universo di Van Gogh. Dopo Banksy, proseguono i grandi appuntamenti a Teramo. Si tratta di una mostra internazionale che in Italia ha già riscosso un enorme successo. Viene a Teramo grazie al lavoro di tutti: la Fondazione Ballone, lì’Ufficio Cultura, la società nel settore delle esposizioni multimediali immersive. Il percorso della mostra dura 40 minuti: nella prima sala l’immersione totale, nella seconda un viaggio con caschi 3D. L’appuntamento si iscrive nel cartellone del Natale Teramano”.
Sergio Di Sabatino, della Fondazione Ballone: “Dopo quella di Banksy, e dopo aver sondato il panorama, abbiamo pensato di organizzare una mostra di caratura internazionale, proponendola al sindaco e all’assessore, che l’hanno immediatamente recepita. Un bel regalo di Natale alla città. Un approccio all’arte che probabilmente farà innamorare di essa qualche giovane”
Roma-Sarà in scena al TeatroBasilica dal 5 al 8 dicembre 2024 lo spettacolo “Gassa d’amante“, da un’idea di Sofia Guidi, composizione scenica e drammaturgia a cura di Valerio Leoni, direzione attorale a cura di Sofia Guidi.
In scena Sofia Guidi, Juliana Azevedo, Mattia Parrella, João Silva, Davide Ventura. Uno spettacolo di Labirion Officine Trasversali.
Uno spazio vuoto, cosmico. Onde di placido mare in lontananza. Due stelle, confuse dalle orbite, tracciano coordinate di presenti indeterminati. Una donna porta sulle spalle il peso del tempo che fu e che sarà.
Due pescatori, al sicuro su di un pontile, attendono un sogno. Una strada, sporca. Vociare indistinto tutt’intorno. Una madre insegna al proprio figlio a parlare, a camminare, a sopravvivere. Masse di donne e di uomini si spogliano di ogni sentire. Due pescatori, all’asciutto su di un pontile, muoiono di fame.
LA RICERCA CHE HA PORTATO ALLA REALIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO.
Il mondo complesso in cui viviamo è articolato da leggi naturali e fisiche che ci permettono la sua lettura e decodificazione. Nel nostro panorama culturale, percepire gli eventi in un ordine temporale e dal fluire costante rappresenta la concezione più diffusa ed integrata di cosa sia la Realtà. Ma non sempre ciò che vediamo è come appare. La Realtà è infatti instabile. Si manifesta e si nasconde nello stesso momento. Di conseguenza, ogni evento si determina a seconda del luogo dal quale lo stesso viene osservato, cambiando la sua natura se ne percepiamo la manifestazione concreta, l’apparenza che assume o l’esperienza che ne deriva. Luogo, non punto di vista, espressione comunemente associata al senso di opinione o di giudizio di merito, snaturando il suo principio etimologico di appartenenza spaziale, che apre lo sguardo alla specificità del parziale nascondendolo alla complessità dell’intero. Ed ecco l’instabilità della Realtà, e la sua complessità.
Quale luogo scegliere così da rendere possibile una vista aperta sugli avvenimenti della nostra esistenza? È possibile astrarsi dall’opinione e porsi davanti al tutto? Il sistema di valori morali che caratterizza ognuno di noi determina la nostra massa, la nostra densità, ed ogni nuova scintilla di principio etico (così come ogni suo dissolvimento) cambia la topografia della struttura sociale che abitiamo, generando tensioni e relazioni differenti che, come campi gravitazionali, ci attraggono e respingono, determinando la nostra distribuzione nello spazio e nel tempo.
Il processo che accompagna questo lavoro tende alla generazione di un’astrazione, ridistribuendo la realtà
in porzioni più piccole di senso, ciascuna godibile da un determinato luogo di vista. Come in un poliedro dalle molteplici facce verranno mostrati e nascosti elementi, sezioni, colori e movimenti diversi, a seconda della rotazione e della rivoluzione in atto, superfici visibili ed oscure di corpi celesti in movimento.
E così gli eventi, o come meglio descrive la meccanica quantistica gli avvenimenti, esisteranno e potranno essere considerati reali solo entrando in relazione con qualcosa d’altro, scalando dallo specifico al generale e viceversa, in unità di scarto che porteranno la realtà ad astrarre sé stessa, verso direzioni poetiche ed evocative. Nel corso del lavoro le tre dimensioni dello spazio, integrate alla quarta dimensione del tempo, subiranno metamorfosi sceniche concrete al variare degli avvenimenti e dei luoghi di vista, in un susseguirsi di distorsioni, increspature, arresti e trasformazioni.
LA VISIONE
Una prospettiva scientifica, una rivoluzione copernicana che, con brutale onestà, apra in senso ellittico la percezione di un avvenimento: cosa davvero ci muove, in un’epoca di smarrimento e di trasformazione etica?
Cosa vuol dire, se esiste ad oggi, il concetto di verità? E cos’è quindi la bellezza, se perde il legame
con l’eterna sorella? Chi sono io, chi sei tu, e cosa rimane di ognuno di noi, se tutto ciò in cui abbiamo creduto e crediamo ci viene tolto? In una vita che è un battito di ciglia, in cui possiamo essere, nello stesso momento, impercettibili e determinanti, esploriamo affamati i confini dell’esperienza umana.
RESA SCENICA
Il dispositivo scenico prevede la compresenza di tre luoghi, i quali verranno determinati dal lavoro attorale e dalla modulazione di elementi di scenografia, attrezzeria, dei costumi e dalla gestione diegetica delle luci, che andranno di volta in volta ad illuminare porzioni di palco in maniera diversa. Per permettere la mutabilità di volumi e masse, le materie utilizzate saranno il legno, la corda e la carta, ricorrendo largamente all’utilizzo di origami. Le scene saranno così costruite in concomitanza col procedere dello spettacolo, nella concretezza di un’attività manuale, metafora della realtà pratica e fisica che ci circonda.
Nel dettaglio i luoghi d’azione saranno:
-un mondo di sotto, habitat della massa, caratterizzata dalla condizione umana più radicale ed estrema.
– un mondo di sopra, dove si collocano le costanti k, leggi fisiche in grado di abbattere i veli agli occhi degli osservatori.
– una linea di raccordo, interspazio di sogno, fluttuante luogo di collisione ed epifania.
Le funzioni che abiteranno questo reticolato spazio-temporale che si flette, si storce e si incurva sono:
– m: massa intesa come quantità di materia, o meglio di valore contenuta in un corpo, portatrice della componente individuale
– M: massa intesa come gruppo di individui, o coro, portatrice della componente collettiva
– su e giù, qua e là: cardini che tirano gli assi cartesiani e determinano dunque lo spazio scenico, portatrici della componente descrittiva
– t: distensione, rallentamento ed accelerazione del tempo, portatrice della componente sonora, melodica e ritmica
– p1 e p2: pescatori, inservienti delle dimensioni e delle tempistiche, lavoratori ed esploratori delle profondità spaziali e marine, portatrici della componente narrativa
– l1 e l2: fonti di calore che, seguendo il principio della termodinamica, si moduleranno con il fluire degli eventi, passando attraverso i diversi piani spaziali, portatrici della componente poetica
Queste funzioni verranno interpretate da due attrici e tre attori: i passaggi tra le varie componenti avverranno a vista, attraverso una mutazione dichiarata di costume e di spazio scenico, così da mettere in risalto il momento del cambio del luogo di vista.
TEMI
Concetto di fame, apporto tra realtà ed Illusione, rapporto tra verità ed opinione, concetto di valore nella società contemporanea.
ISPIRAZIONI
Albert Einstein, Teorie della Relatività (generale e ristretta)
Principio di indeterminazione di Heisemberg
Geometria non Euclidea
Carlo Rovelli, opera divulgativa
Don McCullin, opera fotografica
Dylan Thomas, poesie
Italo Calvino, Le Cosmicomiche (libro)
Christopher Nolan, Interstellar (film)
Liberato, Ultras (album)
Daniela Pes, Spira (album)
CAMPI D’INDAGINE
Scardinamento dei pattern di movimento dei performer coinvolti, la loro educazione fisica, con l’obiettivo di attraversare nuove forme e nuovi corpi in relazione prossemica.
Ricerca espressiva su articolazione boccale, mimesi, azione vocale e verbale.
Costruzione manuale in itinere delle scene ed utilizzo diegetico della luce.
Rapporto creativo/musicale con gli elementi scenici, studiati e costruiti per essere suonati dal vivo.
Scarti poetici a partire da attività quotidiane e loro deriva surreale.
Elementi di multidisciplinarietà e contaminazione con altri linguaggi della scena quali teatro di maschera, danza contemporanea e dei dervisci, clownerie, canto popolare e musica dal vivo.
Labirion Officine Trasversali è un Centro di Ricerca, Formazione e Produzione Teatrale fondato e diretto da Sofia Guidi (attrice, formatrice e regista) e Valerio Leoni (regista, drammaturgo e formatore).
Il lavoro della compagnia residente del centro, composta dai due direttori e dai performer Sara Giannelli, Sharon Tomberli e Davide Ventura, si sviluppa lungo il confine tra teatro fisico e minimalista con incursioni nelle arti di strada e cogliendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, soprattutto nel campo dell’arte visiva digitale. Le produzioni, i lavori di ricerca e i progetti formativi del centro sono stati ospitati da festival italiani e internazionali come Biennale Teatro, Estate Romana, ARTErie, StradArte, Opulentia Festival, In Altre Parole, IPPT International Platform for Performer Training (EU), Voilà Europe Theatre Festival (UK), NTL Festival (DK) e da istituzioni come Grotowski Institute (PL), University of Kent e University of East London (UK), Eamt (EE). Lo spettacolo “Cuspidi”, prodotto da La Biennale di Venezia con il supporto esterno dell’Università di Coventry e diretto da Valerio Leoni, ha debuttato a Giugno 2023 nell’ambito del 51° Festival Internazionale del Teatro quale vincitore del bando “Biennale College Teatro Regia Under 35 (2022/2023)”.
Lo spettacolo “RUINS|Souvenirs”, scritto e diretto da Valerio Leoni, è stato presentato in anteprima presso il Teatr Laboratorium del Grotowski Institute (PL) con il sostegno di “Movin’Up Spettacolo”, a cura di MIBACT, GAI, Regione Puglia e GA/ER”.
Informazioni, orari e prezzi
INFORMAZIONI
Il “TeatroBasilica” è diretto dall’attrice Daniela Giovanetti, il regista Alessandro Di Murro. Organizzazione del collettivo Gruppo della Creta e un team di artisti e tecnici. Supervisione artistica di Antonio Calenda. Tutte le info sul TeatroBasilica a questo link: https://www.teatrobasilica.com/chi-siamo
-Valdrada ed Affabulazione presentano: eXtra FESTIVAL-
Roma – Municipio X-Torna la seconda edizione di eXtra FESTIVAL, la rassegna che unisce danza, teatro, musica e formazione ideata dalle Associazioni Affabulazione e Valdrada, che si sviluppa in diverse aree territoriali del Municipio X tra il 30 novembre e il 30 dicembre. La manifestazione vede coinvolte istituzioni locali, associazioni, enti del Terzo Settore, e spazi teatrali e formativi del territorio di Ostia, Acilia e Dragoncello per 27 laboratori formativi, 3 spettacoli teatrali e 2 giornate evento per un totale di 135 appuntamenti tutti gratuiti. A legare gli eventi proposti un unico fil rouge: una programmazione interamente dedicata all’infanzia e all’adolescenza con laboratori e progettualità artistiche, di teatro, musica, danza, arti visive per tutte le fasce d’età dai 0 ai 18 anni.
I laboratori si terranno presso il Centro Culturale Affabulazione, Teatroinstalla, il Teatro Dafne, il Teatro Fara Nume, il Teatro Pegaso, l’Accademia Santa Rita, il Teatro Domma , Emozioninteatro, Essenza Teatro, The Act, Opera aps, Ile Flottante, Readarto e il Teatro del Lido.
Proprio il Teatro del Lido sarà protagonista di tre spettacoli per ragazzi, sempre gratuiti, a partire dall’11-12 dicembre, ore 11:30, con MARCO NON C’È (perché Laura se n’è andata) con Francesca Anna Bellucci, Giorgia Conteduca, Monika Fabrizi, Giorgia Remediani e Giulia Vanni per la regia di Giorgia Conteduca. La commedia, già sold out, propone un racconto tutto al femminile che esplora in modo leggero e divertente cosa accade nel nostro corpo, in particolare nel cervello, nei momenti cruciali della vita. La rappresentazione teatrale è arricchita da laboratori interattivi e creativi, in cui i ragazzi tra 12 e 16 anni scoprono il processo di creazione dello spettacolo.
Segue il 20 dicembre, ore 10.30, STOP BULLYING, uno spettacolo adatto a ragazzi tra gli 11 e i 18 anni e le loro famiglie, con Francesca Gaspo, Daniele Mariotti, Tommaso Paolucci, Elena Pelliccioni, Gaia Sampietro, Stefano Tomassini e allievi/e della scuola di EmozioniTeatro, per la regia di Gaia Sampietro e Stefano Tomassini. L’opera, anche questa già sold out, sottolinea l’importanza di rompere il silenzio contro le manifestazioni di bullismo e trovare una voce per il cambiamento.
Il 27 e il 29 dicembre, dalle 16, va in scena LA STORIA DI ALIGASPÙ, di e con Viviana Mancini per la regia di Cristiano Petretto. Il gabbiano Aligaspù, primo della sua specie a volare, affronta paure, scopre l’amore e impara a superare e rispettare i propri limiti. Lo spettacolo, un viaggio tra semplicità e meraviglia, è il primo di teatro di figura interamente realizzato attraverso la tecnica degli origami giapponesi e si ispira alla filosofia del Karumi (leggerezza, sobrietà, empatia) per creare un’esperienza poetica e universale.
eXtra Festival propone poi due appuntamenti speciali all’aperto per il 21 e 28 dicembre che si terranno lungo l’arco di tutta la giornata. Il primo, presso Piazza Anco Marzio di Ostia, prevede alle ore 10.00 la lettura animata con Monika Fabrizi di NATALE NEL MONDO, adatto a bambini dai 4 agli 8 anni e alle loro famiglie; a seguire lo spettacolo clown SMISURATE DIVAGAZIONI con Chien Barbù Mal Rasè. Alle ore 16 è la volta di X NEW BEAT, a cura di Federica Delair con il concerto del giovane cantautore Caffa e gli interventi di Federica Perelli, Giulio Berardi, Alessandro Marasca, Nucleo Creativo Armato.
Segue alle ore 19.00 LUCI DEL VARIETA’ con Karma B, Daniele Fabbri, Chiara Becchimanzi, Martina Catuzzi, Le Radiose, Y Generation di Germana Cifani: artisti di fama nazionale, reduci da successi live e televisivi, capitanati da Chiara Becchimanzi, MC d’eccezione e artista del territorio, in uno sfavillante varietà con musica dal vivo, danza, teatro, stand up comedy e arte drag.
Il 28 dicembre tornano le letture animate di Giorgia Conteduca con NATALE DAL MONDO a partire dalle 10.00 presso Piazza Capelvenere di Acilia, cui seguirà LA STRANA STORIA DEL PESCE PALLA, uno spettacolo di teatro di figura, di e con Gianni Silano, Marionettista Viviana Mancini, musiche e canzoni originali di Gianni Silano, con la regia Gianni Silano e Alessandro Accettella. Dopo il consueto appuntamento con la X NEW BEAT con Caffa, che tornerà in concerto, Valentina Coletta, Marco Bertes, Federica Perelli, Alessandro Marasca, Annalisa Costantino, The Act. Seguirà alle ore 19.00 B.L.U.E.tte – il musical “da camera” completamente improvvisato, con protagonisti I Bugiardini, una delle più note compagnie di improvvisazione teatrale in Italia.
Affabulazione è composta da un folto gruppo di artisti e manager culturali che si occupano professionalmente della realizzazione e della programmazione di eventi culturali, spettacoli e workshops attraversando molteplici discipline (teatro, musica, danza, cinema). Affabulazione ha dato ospitalità ad artisti di varie discipline, tra gli altri: Ascanio Celestini, Odin Theatre, Mario Pirovano, Andrea Cosentino, Francesco Randazzo, Sarina Aletta, Teatro dei Venti, Teatro Ridotto, Taiko Do, Giulia Varley, Accademia degli Artefatti, Antonio Rezza, teatro del Piccione, Tiriteri teatro, Arierritos, Michele Abbondanza, Paco Gonzales, Compagnia Rosso Levante. Affabulazione è socio fondatore dell’associazione di associazioni Teatro Del Lido, che gestisce la programmazione artistica del teatro (TIC – Teatri in comune).
Valdrada è attiva dal 2010, ed è interamente gestita da giovani artiste in maggioranza under 40. L’Associazione si occupa di: – Produzione di spettacolo dal vivo per adulti e ragazzi (“Le Intellettuali di Piazza Vittorio” – “Epic Fail – trilogia della contemp-umanità”, “Dionisiaca – opera buffonesca”; “Principesse e sfumature” “Quanto sei bella Roma”; “Sogno di un mattino d’inverno”, “Marco non c’è perché Laura se n’è andata”, “Da fuori tutto bene – il can can del cancro” format “Rigenerazioni”); – Formazione teatrale per bambini/e e ragazzi/e e per adulti; – Progettazione e realizzazione eventi culturali. Valdrada lavora anche, da sempre, alla costruzione di nuovi immaginari e modelli alternativi, per una cultura libera, accessibile, partecipata e viva, sempre con particolare attenzione alle giovani generazioni. All’interno dell’Associazione di Associazioni che si occupa della programmazione del Teatro del Lido pubblico e partecipato.
Il progetto è sostenuto dal Municipio X di Roma Capitale – Assessorato alla scuola e alle politiche giovanili e Assessorato alle Politiche sociali e pari opportunità
Dal 30 novembre al 30 dicembre 2024 presso:
Teatro del Lido di Ostia, Via delle Sirene, 22, 00121 Lido di Ostia RM
Piazza Anco Marzio, Piazza Anco Marzio, 26, 00122 Lido di Ostia RM
Piazza Capelvenere, Largo del Capelvenere, 00126 Acilia RM
e altri 15 spazi in tutto il Municipio X
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