
Giacomo Leopardi

UGO OJETTI -Carducci e noi – Discorso del 1 luglio 1935-Pubblicato sulla Rivista PAN
Biblioteca DEA SABINA-UGO OJETTI-Carducci e noi –
Discorso del 1 luglio 1935-
Pubblicato sulla Rivista PAN
Discorso tenuto a Bologna nel centenario della nascita del Poeta.
Giacomo Leopardi-CANZONI- fu la prima raccolta poetica pubblicata – Bologna 1824
Biblioteca DEA SABINA
–La prima raccolta poetica di Giacomo Leopardi: Canzoni –
La prima edizione Bologna 1824
La prima idea leopardiana di raccolta risale al 1823, quando il poeta si recò a Roma portando con sé i propri componimenti con il preciso intento di pubblicarli: il proposito naufragò, ma Leopardi riuscì quantomeno a ottenere l’approvazione della censura romana. Tornato a Recanati, in soli sei giorni nel settembre 1823, compose «Alla sua Donna». Contattò quindi Brighenti per far stampare il volume a Bologna e grazie a lui arrivò ad un accordo con lo stampatore: la tiratura doveva essere di 500 copie con 50 esemplari a disposizione dell’Autore. Leopardi fu estremamente preciso nelle avvertenze relative la veste editoriale del testo: divieto di usare “j” lunghi tanto in italiano quanto in latino, raccomandazioni riguardanti la punteggiatura «nella quale io soglio essere sofistichissimo» (lettera a Brighenti del 5 dicembre 1823) e infine richiesta che ad ogni pagina corrispondesse una sola strofa. Non mancarono, però, come già avvenuto e come avverrà nelle successive pubblicazioni, difficoltà mosse dalla censura: il precedente vidit romano si rivelò infatti inutile, e il Brighenti risolse la situazione rivolgendosi a tal «Fr. Balt. Marianus Medici O. P.», revisore domenicano che non solo approvò la pubblicazione, ma comunicò al Brighenti la propria ammirazione per il libro. Il volume andò quindi in stampa, con grande soddisfazione dell’Autore: Leopardi si disse «contentissimo della stampa, per la carta, i caratteri, e tutto» (lettera a Brighenti del 24 agosto 1824). Il volume raccoglie dieci canzoni composte tra il 1818 e il 1823, ognuna con proprio frontespizio. Alle tre già edite (All’Italia; Sopra il Monumento di Dante e Ad Angelo Mai), se ne aggiungono sette del tutto inedite: Nelle nozze della sorella Paolina: A un vincitore nel pallone; Bruto minore; Alla primavera; Ultimo canto di Saffo; Inno ai Patriarchi e infine Alla sua Donna. In appendice sono collocate le relative Annotazioni filologiche.
Pubblichiamo alcune pagine fotocopiate da –CANZONI di Giacomo Leopardi -Prima Edizione del 1824
Alfonso Bertoldi-NOTERELLE MONTIANE-Rivista PAN n°7 del 1935
Biblioteca DEA SABINA
-Alfonso Bertoldi-NOTERELLE MONTIANE-
-La Feroniade e la Censura-Giosuè CARDUCCI e L’Epistolario-
-Rivista PAN n°7 del 1935-
Ricordiamo lo scrittore Gianni Celati, scomparso a Brighton nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2022-
Ricordiamo lo scrittore Gianni Celati, scomparso a Brighton nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2022-
Riga 40. Gianni Celati-a cura di Marco Belpoliti, Marco Sironi e Anna Stefi
Il libro
Gianni Celati, a cui “Riga” dedica un nuovo numero dopo quello del 2008, è oggi uno degli scrittori italiani più importanti e significativi. Questo volume raccoglie suoi testi narrativi e saggistici, interviste e conversazioni radiofoniche, parti dell’inedito Taccuino Siciliano del 1984, brani delle lezioni bolognesi al DAMS dedicate alla letteratura americana, testi sul cinema e la letteratura, su James Joyce, da lui tradotto, su Giacomo Leopardi e Alberto Giacometti, e poi sulle idee di spazio e di paesaggio. Seguono una scelta di recensioni e commenti alla sua opera, dal 1971 al 2008, da Calvino a Manganelli, da Luigi Ghirri a Stefano Bartezzaghi. Completano il volume un Album di oltre quaranta fotografie, dagli anni Settanta al Duemila, e una serie di saggi scritti per l’occasione che approfondiscono l’opera di uno dei maestri della letteratura del secondo Novecento e oltre.
Riga 40. Gianni Celati-a cura di Marco Belpoliti, Marco Sironi e Anna Stefi
Critica e storia della letteratura, Letteratura
ISBN 9788822903921
2019, pp. 518
155×220 mm, brossura con illustrazioni bn
€ 28,00
€ 26,60 (prezzo online -5%)
Esercizio autobiografico in 2000 battute
di Gianni Celati
Nato nel 1937, a Sondrio, due passi dalla Svizzera. – Sei mesi di vita a Sondrio. – Padre usciere di banca, litiga col proprio direttore. – Padre condannato per punizione a trasferimenti da un capo all’altro della penisola a proprie spese. – Famiglia viaggiante. – Tre anni a Trapani. – Sette anni a Belluno. – Tre anni a Ferrara. – Liceo a Bologna. – Fine della vita in famiglia. – Viaggio in Germania e quasi matrimonio. – Ritorno a Bologna, studi di linguistica. – Passa il tempo. – Servizio militare. – Grazie a un amico psichiatra si concentra a studiare le scritture dei matti. – Nevrosi da naja, ospedale militare. – Tesi di laurea su Joyce. – Epatite virale, isolamento. – Raptus di scrivere come un certo matto che lo appassiona. – Italo Calvino legge il testo su una rivista, propone di farne un libro. – Passa il tempo. – Vita in Tunisia. – Matrimonio. –
Prime traduzioni. – Bologna, impiegato in una ditta di dischi. – Studia logica con Enzo Melandri ma risulta incapace. – Borsa di studio a Londra 1968-70. – Pubblica libro. – Parte per gli u.s.a. – Due anni alla Cornell University. – Vita nel falso, tutto per darla da bere agli altri. – Passa il tempo. – Insegna all’università di Bologna. – Conosce un certo Alberto Sironi che lo mette a scrivere film falliti in partenza. – Altro libro. – Traduzioni. – Passa il tempo. – Quattro mesi tra California, Kansas e Queens. – Senso di non aver più la terra sotto i piedi, come uno partito in orbita. – Passa il tempo. – Parigi, rue Simon-le-Franc, un anno di convalescenza. – Torna a Bologna, di nuovo all’università. – Conosce Luigi Ghirri, fotografo. – Lavoro rasserenante con i fotografi. – Esplorazioni della Valle Padana. – Periodi a scrivere in giro. – Si trasferisce in Normandia. – Traduzioni. – Altro libro. – Con Daniele Benati, Ermanno Cavazzoni, Ugo Cornia, Marianne Schneider, Jean Talon fonda “Il semplice, Almanacco delle prose”. – Stati Uniti, Rhode Island, insegna sei mesi. – Passa il tempo. – Trasferimento in Inghilterra. – Comincia a fare documentari. – Viaggio in Africa occidentale con J. Talon. – Passa il tempo. – Altri documentari. – Tutto a monte, nessuna speranza, nessun timore. – Borsa Fulbright a Chicago. – In Africa, Senegal, a curarsi la testa. – Un anno a Berlino, borsa daad. – Film in Senegal, incapace di finirlo. – L’Italia invivibile. – Campa facendo conferenze. – È andata così. – Dal 1990 a Brighton, Inghilterra, con la moglie Gillian Haley. –
LIBRI PROIBITI dall’Inquisizione – il 4 febbraio 1966 viene soppresso l’Index librorum prohibitorum-
Il 4 FEBBRAIO 1966 VIENE SOPPRESSO L’INDICE DEI LIBRI PROIBITI-
Indice dei libri proibiti (in latino Index librorum prohibitorum) fu un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica, creato nel 1558 per opera della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione (o Sant’Uffizio), sotto Paolo IV. Ebbe diverse versioni e fu soppresso solo nel 1966 con la fine dell’inquisizione romana sostituita dalla congregazione per la dottrina della fede.
I precedenti:
Sin dalle sue origini le lotte della Chiesa contro le eresie comportarono la proibizione di leggere o conservare opere considerate eretiche: il primo concilio di Nicea (325) proibì le opere di Ario, papa Anastasio I (399-401) quelle di Origene e papa Leone I (440-461) quelle dei manichei. Il secondo concilio di Nicea (787) stabilì che i libri eretici dovessero essere consegnati al vescovo non tenuti di nascosto.
Il concilio di Tolosa del 1229 giunse a proibire ai laici il possesso di copie della Bibbia e nel 1234 quello di Tarragona ordinò il rogo delle traduzioni della Bibbia in volgare.
La diffusione di idee contrarie ai dogmi della Chiesa cattolica, e in particolare della Riforma protestante, fu grandemente favorita dall’invenzione della stampa a caratteri mobili (1455): la Chiesa prese dunque provvedimenti nel tentativo di controllare quanto veniva stampato.
Alla metà del XVI secolo risalgono i primi cataloghi di libri proibiti: ne furono redatti dalle università della Sorbona a Parigi e di Lovanio, per ordine di Carlo V e di Filippo II.
Nel 1543 nella Repubblica di Venezia il Consiglio dei Dieci affidò agli Esecutori contro la Bestemmia il compito di sorvegliare l’editoria, con facoltà di multare chi stampava senza permesso: nel 1549, ad opera di monsignor Giovanni della Casa, fu pubblicato un Catalogo di diverse opere, compositioni et libri, li quali come eretici, sospetti, impii et scandalosi si dichiarano dannati et prohibiti in questa inclita città di Vinegia: l’elenco comprendeva 149 titoli e riguardava per lo più opere tacciate di eresia, ma la proibizione finì con il non essere applicata per l’opposizione dei librai e dei tipografi.
Nel 1559, ad opera del Sant’Uffizio, uscì a Roma un primo Cathalogus librorum Haereticorum, con intenti quasi esclusivamente anti-protestanti: vi comparivano anche le opere di Luciano di Samosata, il De monarchia di Dante Alighieri e perfino i commentari di papa Pio II sul Concilio di Basilea.
Il primo indice del 1558:
Tra i compiti del Sant’Uffizio, istituito da papa Paolo III nel 1542, era compresa la vigilanza sui libri. Sotto papa Paolo IV, venne pubblicato un indice dei libri e degli autori proibiti, detto “Indice Paolino”, redatto dall’Inquisizione e promulgato con un suo decreto, affisso a Roma il 30 dicembre 1558. L’elenco comprendeva l’intera opera degli scrittori non cattolici, compresi i testi non di carattere religioso, altri 126 titoli di 117 autori, di cui non veniva tuttavia condannata l’intera opera, e 332 opere anonime.
Vi erano inoltre elencate 45 edizioni proibite della Bibbia e veniva condannata l’intera produzione di 61 tipografi (prevalentemente svizzeri e tedeschi). Infine si proibivano intere categorie di libri, come quelli di astrologia o di magia, mentre le traduzioni della Bibbia in volgare potevano essere lette solo su specifica licenza, concessa solo a chi conoscesse il latino e non alle donne.
Tra i libri proibiti erano il “Decamerone” di Boccaccio, “Il Novellino” di Masuccio Salernitano e tutte le opere di Machiavelli, di Rabelais e di Erasmo da Rotterdam, il “Diálogo de doctrina christiana” dei Valdesiani.
Il papa, che da cardinale (Giampiero Carafa) era stato il primo direttore del Sant’Uffizio, attribuì a quest’ultimo e alla sua rete locale l’applicazione della proibizione, a scapito del potere dei vescovi.
La storia successiva:
Nuovi indici vennero redatti anche dal Santo Uffizio sotto i pontefici successivi e le due congregazioni furono spesso in conflitto in merito alla giurisdizione sulla censura dei libri. Anche i vescovi si opposero al potere dato all’Inquisizione in questo campo.
Nel 1596, sotto papa Clemente VIII venne redatta una nuova versione dell’indice (“Indice Clementino”), che aggiunse all’elenco precedente opere registrate in altri indici europei successivi al 1564. Ripeteva inoltre la proibizione di stampare opere in volgare, già promulgata da Pio V nel 1567.
La censura ecclesiastica ebbe pesanti conseguenze: le “espurgazioni”, a volte neppure dichiarate, potevano arrivare a stravolgere il pensiero dell’autore originario e i testi scientifici non conformi all’interpretazione aristotelico-scolastica erano considerati eretici. Nel 1616 furono bandite le opere di Copernico. Gli scrittori si autocensuravano e l’attività dei librai diventò difficile per le richieste di permesso e i pericoli di confisca.
Le “patenti di lettura”, tuttavia, che in teoria avrebbero dovuto essere rilasciate solo a studiosi di provata fiducia da parte del Santo Uffizio e durare solo per tre anni, si ottenevano invece in pratica abbastanza facilmente.
Nel 1758, sotto papa Benedetto XIV, le norme furono riviste e l’indice venne corretto e reso più comodo. Fu inoltre eliminato il divieto di lettura della Bibbia tradotta dal latino. Le competenze per la compilazione e l’aggiornamento dell’indice passarono a partire dal 1917 al Sant’Uffizio.
L’indice nei suoi quattro secoli di vita venne aggiornato almeno venti volte (l’ultima nel 1948) e fu definitivamente abolito solo dopo il Concilio Vaticano II nel 1966, sotto papa Paolo VI.
L’elenco comprendeva, fra gli altri, nomi della letteratura, della scienza e della filosofia come: Francesco Bacone (Francis Bacon), Honoré de Balzac, Henri Bergson, George Berkeley, Cartesio, D’Alembert, Daniel Defoe, Denis Diderot, Alexandre Dumas (padre) e Alexandre Dumas (figlio), Gustave Flaubert, Thomas Hobbes, Victor Hugo, David Hume, Immanuel Kant, Jean de La Fontaine, John Locke, Montaigne, Montesquieu, Blaise Pascal, Pierre-Joseph Proudhon, Jean-Jacques Rousseau, George Sand, Spinoza, Stendhal, Voltaire, Émile Zola.
Tra gli italiani finiti all’indice – scienziati, filosofi, pensatori, scrittori, economisti – vi sono stati Vittorio Alfieri, Pietro Aretino, Cesare Beccaria, Giordano Bruno, Benedetto Croce, Gabriele D’Annunzio, Antonio Fogazzaro, Ugo Foscolo, Galileo Galilei, Giovanni Gentile, Francesco Guicciardini, Giacomo Leopardi, Ada Negri, Adeodato Ressi, Girolamo Savonarola, Luigi Settembrini, Niccolò Tommaseo e Pietro Verri.
Tra gli ultimi ad entrare nella lista sono stati Simone de Beauvoir, André Gide, Jean-Paul Sartre e Alberto Moravia.
Giacomo Leopardi -Canti
Giacomo Leopardi-Canti
Il libro«Hanno questo di proprio le opere di genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l’inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le piú terribili disperazioni, tuttavia ad un’anima grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggimento della vita, o nelle piú acerbe e mortifere disgrazie (sia che appartengano alle alte e forti passioni, sia a qualunque altra cosa); servono sempre di consolazione, riaccendono l’entusiasmo, e non trattando né rappresentando altro che la morte, le rendono, almeno momentaneamente, quella vita che aveva perduta». Giacomo Leopardi
ET Classici
- LXXIV – 448
€ 13,00
ISBN 9788806230043
A cura di Niccolò Gallo e Cesare Garboli