Il Castello di Torre in Pietra, detto anche Castello Falconieri, è un castello situato a Torrimpietra, frazione del comune di Fiumicino, in provincia di Roma. Inizialmente il borgo era un castra attorniato da torri e da mura di cinta. Nel 1254 il castello era proprietà della famiglia normanna degli Alberteschi, poi passò agli Anguillara che, nel 1457, per mano di Lorenzo e Felice Anguillara, per 3000 ducati d’oro lo vendettero a Massimo di Lello di Cecco dei Massimo, quindi passò ai Peretti. Nel 1639 fu venduta ai principi Falconieri. Ferdinando Fuga realizzò la chiesa e lo scalone del piano nobile del castello, indi Pier Leone Ghezzi ne realizzò gli interni, perlopiù gli affreschi inerenti all’anno giubilare 1725. Il Castello che oggi ammiriamo è sostanzialmente quello che ci hanno lasciato i Falconieri. Gli affreschi sono perfettamente conservati: possiamo rivivere i fasti dell’anno giubilare 1725, quando il Ghezzi viene chiamato da Alessandro Falconieri a decorare il piano nobile con scene celebranti la visita al castello del Papa Benedetto XIII. All’interno della chiesa ottagonale, gli affreschi sugli altari laterali sono ulteriori testimonianze della sua opera. Infine, nella seconda metà dell’ottocento, i Falconieri si estinguono e Torre in Pietra conosce un’epoca di decadenza[2]. Nel 1926 passò al senatore Luigi Albertini che ne bonificò le terre secondo le moderne tecniche e la rese tra le più prestigiose aziende zootecniche italiane. Nel 1941 passò a sua figlia Elena Albertini, sposata con il conte Nicolò Carandini, i cui eredi tuttora risultano proprietari del castello-Fonte Wikipedia-
Foto di Franco Leggeri-Le foto del Castello di Torre in Pietra , sono stati scatti eseguiti per provare vari obiettivi e fotocamere Reflex-:NIKON e CANON-
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MACCARESE (RM)-16 febbraio 1933-AGRICOLTORI LOMBARDI IN VISITA ALLE BONIFICHE
Fotografia d’epoca raffigurante un gruppo di 250 agricoltori lombardi in visita alle opere di bonifica del territorio di Maccarese Fiumicino, a Roma, meta di coloni provenienti da Lombardia e Veneto.
Nel 1925 inizia la bonifica integrale di Maccarese. A promuoverla è una società formata da investitori finanziari. Questi, invogliati dalle provvidenze messe a disposizione dallo Stato, erano partiti con il proposito di svolgere un ruolo di intermediazione in tutta la vicenda: bonificare la zona, mettere in produzione i terreni, frazionare la tenuta in poderi e passare alla vendita degli stessi. Al dunque, però, il progetto, così come era stato concepito, non potè andare in porto in quanto i prezzi delle proprietà fondiarie e dei prodotti agricoli nel frattempo erano crollati. E la terra agli inizi degli anni Trenta non aveva più la caratteristica di bene rifugio. Quegli uomini si trovarono così a governare un’azienda che, date le dimensioni, aveva costi di gestione molto elevati. E dovettero appoggiarsi all’IRI. Intanto erano approdati a Maccarese per coltivare i campi, impiantare i vigneti e custodire il bestiame da latte numerosi coloni provenienti dal mantovano e soprattutto dal Veneto. Imparentata com’era con lo Stato, durante il regime, la Maccarese diventa la vetrina dell’agricoltura italiana. Si susseguono le visite di delegazioni, anche dall’estero.
La riforma fondiaria nel Lazio-ENTE MAREMMA- Assegnazione dei poderi- MAREMMA LAZIALE- ente ARSIAL-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”1)Assegnazione dei poderi a Castel di Guido. Su un cartello appoggiato alla macchina agricola si legge: “Ente Maremma. Azienda di riforma di Muratella” • data20.07.1952 • stampa fotografica-b/n
Castel di Guido- 31 gennaio 2017- Un bilancio provvisorio. Continua il lavoro di ricerca “archeologia di biblioteca”. Ho iniziato questa ricerca, come ho sempre detto, per curiosità e per attività di “conoscenza”, ma quando ci si trova “sul campo”, con i faldoni e cartelle a portata di mano, la realtà ti prende e ti porta alla “storia successiva”. Quando sei tra gli scaffali di una biblioteca o in un archivio ,non sai mai cosa riserva il faldone polveroso che stai per aprire. Come descrivere la sensazione che si prova quando vai con un’antica carta topografica nella zona, descritta in documento, a verificare “le pietre” o “trovare tracce” di fatti avvenuti secoli addietro.
Delusioni? Tantissime, ma anche piacevoli “scoperte” con “riscontri” di ciò che il manoscritto(fotocopia) che stai leggendo narra. La documentazione archivistica che sto esaminando, con ricerche in varie biblioteche e archivi di Roma e non solo, è molto vasta e si presenta, in molteplici forme, come singoli o gruppi di documenti o da archivi ,più o meno, poderosi con documenti connessi da reciproche relazioni. Sono rimasto colpito nello scoprire la grande varietà degli “ATTI” ,prodotti nei secoli passati, relativi alla Campagna Romana . Ho rivisitato e mi sono soffermato sul significato della definizione di “ARCHIVIO” che molti storici così ne hanno illustrato il significato:” L’archivio rappresenta lo specchio della società che riflette, in realtà, da un archivio concepito e inteso esclusivamente come tesoro del principe si arriva pian piano all’archivio recepito come prodotto dell’attività di un Ente o persona che raccoglie e conserva nel suo archivio i documenti per le proprie finalità pratiche e per la certificazione di diritti o, con il passare del tempo, per la ricerca storica.”Concludo augurandomi che in futuro prossimo , a breve, un sempre maggior numero di persone possa avvicinarsi e contribuire allo sviluppo della storia locale di Castel di Guido, poiché la storia non è stata scritta solo dai “vincitori”, ma spesso da persone umili che nel corso dei secoli hanno cercato di costruire un futuro migliore.
1)Assegnazione dei poderi a Castel di Guido. Su un cartello appoggiato alla macchina agricola si legge: “Ente Maremma. Azienda di riforma di Muratella” • data20.07.1952 • stampa fotografica-b/n2)Castel di Guido. Esposizioni di trattori in occasione della cerimonia di assegnazione delle terre. Su un cartello appoggiato ad una macchina agricola si legge: “Ente Maremma. Azienda di sviluppo” • data20.07.19523)Manifesto del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste in cui si annuncia che la cerimonia di assegnazione dei poderi dell’Ente Maremma si terrà a Castel di Guido il 20 Luglio 1952: l’avviso è firmato da Giuseppe Medici, presidente dell’ente Maremma • data20.07.1952Torre la BOTTACCIABONIFICA DI MALAGROTTA ANNI CINQUANTA (1950)BONIFICA DI MALAGROTTA ANNI CINQUANTA (1950)BONIFICA DI MALAGROTTA ANNI CINQUANTA (1950)BONIFICA DI MALAGROTTA ANNI CINQUANTA (1950)BONIFICA AGRO ROMANO Tenuta di CecanibbioBONIFICA AGRO ROMANO Tenuta della BOTTACCIAMietitura a mano 1961-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”L’Aratura-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”LA TOSA-Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Ricerca storica su: “Campagna Romana-Castel di Guido e l’area Nord-Ovest di Roma.”Castel di Guido chiesa dello SPIRITO SANTO
Maccarese- Dal 22 al 24 aprile si terrà la festa di San Giorgio a Maccarese, la prima con il nuovo parroco don Valerio Grifoni. Il dipinto di Adrien Manglard scelto per il manifesto dell’evento racconta di un’antica tradizione di devozione al santo in questa zona dalla Campagna romana, oggi comune di Fiumicino. La prossima settimana quella immagine di piazza, che parla d’incontro con il castello sullo sfondo, viene riproposta. Il programma religioso culmina sabato sera con la Messa delle ore 17 nella chiesa parrocchiale. Segue poi la processione con la statua del santo per le vie della parrocchia con l’accompagnamento della Banda della Regione Lazio. Accanto ai momenti di spiritualità anche una varia offerta culturale, tra cui molte proposte musicali, curate da Umberto Broccoli, che il 23 alle 21 “incontra Antonello Venditti”. L’evento è patrocinato del comune di Fiumicino ed è in collaborazione con la società agricola Maccarese.
Il Castello San Giorgio di Maccarese ,oggi di proprietà del Gruppo Benetton, è una location di assoluto prestigio, arricchita da una Chiesa collegata al Castello dai giardini all’italiana. Immerso nelle campagne di Maccarese, il Castello San Giorgio di Maccarese risale al 1700, nel corso dei secoli è appartenuto a diverse famiglie nobili, Alberteschi, Anguillara, Mattei, Pallavicini, Rospigliosi.Nel medioevo il territorio dove oggi sorgono il castello e borgo di Maccarese era di proprietà della Chiesa. Da un atto del IV sec., risulta infatti che Santa Silvia avrebbe donato al monastero di S. Andrea al Clivio Scauro (monastero fondato dal figlio, San Gregorio Magno, sulla villa di famiglia, a Roma , conosciuto oggi come S. Gregorio al Celio), una vasta porzione di terreno che si estendeva dal decimo chilometro della via Aurelia fino al mare. Intorno al Mille, sulle fondamenta di una torre romana preesistente, venne costruito un presidio fortificato, parte del sistema difensivo pontificio della costa, primo nucleo del futuro castello. Nel 1254 la tenuta figurava nel testamento di Alberto dei Normanni, con il nome di villa San Giorgio, probabilmente in onore del santo a cui questa famiglia originaria del nord era particolarmente devota, tanto da farlo figurare nello stemma nobiliare (*1) . In seguito la proprietà passò agli Alberteschi e poi agli Anguillara. Questi ultimi operarono grandi opere di bonifica della zona , celebrate anche attraverso la diffusione della leggenda di S. Giorgio e il drago ( Leggenda di Malagrotta), proprio perché discendenti dai Normanni ( presenza del dragone nello stemma degli Anguillara).Il nome della villa S. Giorgii, ricordato in un atto del 1426 come confine di Castel di Guido, in un altro del 1441 come confine di Leprignana , in altro del 1457 come confine di Cortecchia, nel 1469 in atto di vendita fattane da Alessandro Alessandrini ai Mattei, nel 1496 tra confini di Leprignana, nel 1515 come casale della villa.Nel corso del ‘500 i Mattei oltre ad acquisire la “diruta villa S. Giorgio”, entrarono in possesso di altre proprietà limitrofe che accorporarono nel 1603. Una di queste, denominata “Vaccarese” o “Vaccareccia”, dal pascolo di vacche maremmane e di bufali che vi praticava, diede il nome all’intero possedimento. In un atto del 24 gennaio 1527 Giovanni Battista dell’Anguillara, signore di Stabia, vendette all’illustre Ciriaco Mattei il Casale Vaccarese per il prezzo di 14,000 ducati. A Paolo Mattei spetta, nel 1569, la costruzione dei quattro bastioni attorno al casale.In ragione dell’ingrandimento del dominio Mattei nella villa in Maccarese , procedette quello nel contiguo territorio detto della Cortecchia ( nome derivato da un’antica curtis. Anche questa fu degli Anguillara e fu venduta anche questa ai Mattei per metà insieme alla tenuta di Torre in Pietra.Nel 1683 Vaccarese o Maccarese venne acquistata da Stefano Pallavicini per 270,000 scudi e la congiunzione del patrimonio dei Pallavicini con i Rospigliosi (*2) e dalla ricostituzione di essi con altri fondi che, con il principe Camillo (1752)( figlio del duca Clemente)(*3) , trasformarono il castello in residenza di campagna.Successivamente la tenuta passò, per quanto riguarda la parte vicino al mare, alla Società Marina e Pineta di Fregene che ne avviò una lottizzazione. La parte più interna fu ceduta alla Società Anonima bonifiche di Maccarese (1925), poi all’Iri, per giungere in anni recenti al Gruppo Benetton.Nel 1756 Camillo Rospigliosi avviò ulteriori lavori di restauro conferendo al castello l’aspetto attuale. Girando intorno alle mura si raggiunge il cancello d’ingresso al giardino antistante la facciata; questo ingresso è recente e sostituisce i due precedenti ingressi, ancora visibili; il primo sul lato del giardino che si affaccia sull’Arrone, dove era un ponte; l’altro il principale, – di cui rimane ben poco – è nascosto tra gli alberi, sulla nostra sinistra. La facciata del castello si presenta incassata tra due torrioni, coronata da una torretta con grande orologio e movimentata da un balcone centrale con finestra incorniciata da una semplice decorazione riportante i rombi della stemma Rospigliosi. Dal portale sottostante si accede all’atrio del castello, sulle cui pareti sono gli stemmi in pietra dei Rospigliosi, un’iscrizione di Benedetto XIV ( 1740-58 papa Lambertini ) celebrante l’episodio della cattura dei Turchi a Maccarese, il frammento di lapide rinvenuto alla Torre Primavera.: LARIBUS . AV(gustis) et DIANAE . FREG(enati) . AVILLIO . M . L . Una Galleria sotterranea muove dal castello dirigendosi verso Sud-est, passando sotto il letto dell’Arrone. Da molti è considerata opera etrusca , probabilmente costruita per favorire il drenaggio delle acque. Attraversando il giardino , dove su vasi e basamenti sono presenti molti stemmi Rospigliosi, si raggiunge la chiesetta che si trova dirimpetto alla facciata del castello.La chiesa, dedicata a S. Giorgio, fu costruita a metà del ‘700 per volere del principe Camillo, come recita un’iscrizione posta sull’altare. Rimase parrocchia fino a quando non venne eretta la nuova chiesa di S. Giorgio nel 1939. L’interno dell’edificio a croce latina è ravvivato da una Via Crucis in ceramica invetriata colorata che qui fu collocata introno al 1927, quando, in seguito ad un restauro vennero sostituite con rilievi raffiguranti S. Giorgio, S. Antonio e la Madonna con Bambino anche le tre tele poste sugli altari.
1* Il culto di San Giorgio, per esattezza, era proprio dell’Italia meridionale, assunto dai Normanni come culto militare e cavalleresco., e a questo può risalire la Leggenda di Malagrotta.
2*Innocenzo XI autorizzò la duchessa Eugenia Spada Mattei ed il card. Fabrizio Spada, procuratore, tutore del tredicenne duca Alessandro Mattei, ad alienare la tenuta di Maccarese, con il suo stagno, e quella di Cortecchia al principe Stefano Pallavicini, per estinguere i debiti contratti dagli antenati della famiglia Mattei.
3* Clemente Rospigliosi era il primogenito dei coniugi Giovanni Battista Rospigliosi e Maria Camilla Pallavicini ( sposati nel 1670 ), che a sua volta donerà a suo figlio Camillo la tenuta di Maccarese e il castello
Cenni storici a cura della Dott.ssa Laura Battisti.
Foto di Dott.Franco Leggeri
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