Poesia di Guillaume Apollinaire tratta da “alcools”-
-Apollinaire recite le pont Mirabeau-
il ponte Mirabeau
Sotto Pont Mirabeau la Senna va
E i nostri amori potrò mai scordarlo
C’era sempre la gioia dopo ogni affanno
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Le mani nelle mani restiamo faccia a faccia
E sotto il ponte delle nostre braccia
Stanca degli eterni sguardi l’onda passa
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
L’amore va come quell’acqua fugge
L’amore va come la vita è lenta
E come la speranza è violenta
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Passano i giorni e poi le settimane
Ma non tornano amori né passato
Sotto Pont Mirabeau la Senna va
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno io non ancora
Le pont Mirabeau
Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Et nos amours
Faut-il qu’il m’en souvienne
La joie venait toujours après la peine
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
Les mains dans les mains restons face à face
Tandis que sous
Le pont de nos bras passe
Des éternels regards l’onde si lasse
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
L’amour s’en va comme cette eau courante
L’amour s’en va
Comme la vie est lente
Et comme l’Espérance est violente
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure
Passent les jours et passent les semaines
Ni temps passé
Ni les amours reviennent
Sous le pont Mirabeau coule la Seine
Vienne la nuit sonne l’heure
Les jours s’en vont je demeure.
note: traduzione di Vittorio Sereni, postata il 17/02/2012, tratta da “alcools”, Apollinaire recite le pont Mirabeau
Guillaume Apollinaire
Biografia di Guillaume Apollinaire
Pseudonimo dello scrittore Guillaume-Apollinaris-Albertus de Kostrowitsky (Roma 1880 – Parigi 1918). Nato da un italiano e da una nobildonna polacca, ma di cultura francese, visse l’esperienza letteraria della Francia dagli ultimi anni del sec. 19º fino alla prima guerra mondiale, cui partecipò valorosamente. Le sue poesie giovanili si collocano nel quadro dell’ultimo simbolismo: così Le Bestiaire ou Cortège d’ Orphée (1911) e le poesie che, pubblicate sparsamente, furono raccolte poi nel volume Calligrammes (1918). Dal senso musicale della parola passò a coltivare il valore suggestivo delle associazioni che la parola può evocare e inaugurò la lirica in cui assumono importanza massima le immagini e le cose. In tal modo fu condotto a iniziare nella poesia il cubismo, il sintetismo o simultaneismo e il surrealismo. La sua influenza si avverte in tutti i movimenti svoltisi nella letteratura francese dal 1905 al 1920 circa. Della sua opera non voluminosa si ricordano, oltre ai libri citati, Alcools (1913, poesie), Le poète assassiné (1916, romanzo), Les mamelles de Tirésias (1917, dramma surrealista). Amico di Braque, di Picasso e degli altri cubisti, partecipò attivamente al loro movimento come critico d’arte.
Secondo romanzo dedicato alla Prima Guerra Mondiale, venne pubblicato a puntate sul quotidiano tedesco Vossische Zeitung tra il dicembre del 1930 e il gennaio del 1931. Successivamente venne pubblicato nell’aprile del 1931. Soggetto alla censura nazista, racconta del ritorno a casa di alcuni soldati dopo la tragica esperienza della Prima Guerra Mondiale. Da giovani perbene e pieni di ideali quali erano quando erano partiti per il fronte tornano uomini che hanno visto e provato sulla loro pelle l’inimmaginabile. Credono, illusoriamente, di trovare un accoglienza festosa e di reinserirsi nel contesto sociale. Ma tutto è cambiato anche lontano dal fronte. Le madri, i padri, i vicini di casa non sono più gli stessi o induriti dalle privazioni o testardi nel negare che nulla sia cambiato.Se Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale mi aveva scombussolato la mente e il cuore, La Via del Ritorno mi ha trovato in lacrime nel finale.
Architetto Maurizio PETTINARI-MONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINA (Rieti)
Descrizione di carattere storico artistico relativa
MONUMENTO AI CADUTI DI FARA IN SABINA
Il Monumento ai Caduti di Fara in Sabina è un’opera monumentale situata all’aperto, al centro del Parco della Rimembranza, su un terreno denominato dagli abitanti Monte Sappella, a ridosso della pineta e della passeggiata pubblica di Fara in Sabina.
E’ un monumento ai caduti di Fara in Sabina ma anche del I° Mandamento del Circondario di Rieti compreso nella Provincia di Perugia.
Dopo la fine della guerra mondiale in tutta Italia, in ogni Comune piccolo o grande si è dato vita alla realizzazione di monumenti commemorativi. Nell’arco di due tre anni, sino al 1925 sono stati realizzati, monumenti, lapidi, gruppi scultorei, riportando spesso elenchi ancora non completi dei caduti. I promotori dell’erezione di questi monumenti erano prevalentemente comitati di privati cittadini, quasi sempre chiamati – con molte ma minime varianti – «Comitato pro erigendo Monumento ai Caduti in Guerra». Successivamente le amministrazioni comunali hanno sostenuto questi comitati fornendo loro supporto anche economico, individuando le aree per la realizzazione dei vari progetti.
Anche a Fara in Sabina si costituì un comitato di cittadini con tale proposito. Da ricerche effettuate all’archivio storico del Comune infatti le prime testimonianze, documenti sull’opera risalgono al 1926.
L’opera fu commissionata ufficialmente nell’anno 1926, il giorno 24 del mese di Febbraio, da delibera del Municipio di Fara Sabina (prot. N° 494/1926) dal conte Giuseppe Contestabile della Staffa, regio Commissario del Comune di Fara in Sabina il quale, volendo esaudire il desiderio della popolazione locale ed ancor più aderire all’indirizzo del Governo Nazionale di rendere sempre viva la memoria dei Caduti per la Patria durante la Prima Guerra Mondiale, emana una Delibera Comunale per la costruzione del Parco della Rimembranza a Fara in Sabina capoluogo. Come citato nel documento storico originale la località prescelta è così indicata: “…e siccome il Comune possiede una considerevole quantità di terreno a monte della pubblica passeggiata e precisamente i cosiddetti orti, delibera di costruirlo in detta località luogo sorridente e severo, circondando il Parco stesso di aiole e di fiori a maggior decoro di esso e di stanziare nel bilancio 1926 la relativa spesa che può prevedersi nella somma di £ 7000.” Il documento fu letto, confermato e sottoscritto dal Segretario interino A. Renzi.
Il monumento è del tipo “a colonna”. E’ composto da un alto basamento posizionato su una piattaforma rialzata da tre gradini. Sopra tale basamento è posta una colonna con capitello corinzio sormontato da due lastre di vetro riproducenti la “fiamma che arde” (attualmente è visibile solo il supporto in ferro). Il basamento ha una parte sottostante più larga dalla quale si innalzano quattro lastre (una per ogni lato) di marmo travertino ove sono incisi gli stemmi antichi e i nomi dei soldati dei sette Comuni limitrofi costituenti il I° Mandamento (Casaprota, Castelnuovo di Farfa, Frasso Sabino, Mompeo, Poggio Nativo, Salisano, Toffia – Monte Santa Maria) caduti per la Patria.
Frontalmente il Monumento è dotato di un gruppo scultoreo in bronzo che riproduce l’allegoria della vittoria alata: un aquila ad ali spiegate che ghermisce un uccello a due teste, probabile allegoria dell’impero austro-ungarico con la resa del 4 novembre 1918.
Sopra di essa sulla lastra del basamento sono incisi i nomi dei caduti della Prima Guerra Mondiale di Fara in Sabina.
L’opera scultorea in bronzo è probabilmente opera dello scultore di Ascoli Piceno Ferranti Arcadio. Professore, insigne scultore, docente nell’Accademia di Belle Arti di Roma, è autore di altri gruppi scultorei di monumenti ai caduti (Cossignano, Arquata del Tronto, Accumoli…).
Al di sotto del gruppo scultoreo, inserito in un elemento marmoreo che riproduce un frammento di rocce naturali, è posta una targa marmorea celebrativa con sopra incisa un’epigrafe dettata dall’avv. Felice Giacomo Vitale:
NON D’OPPRESSORI / NON DI CONQUISTATORI / NE’ DI MORTI / GLI SCULTI NOMI DI QUEST’ARA / VIVIAMO NEI SECOLI IMPERITURI / VIGILI SCOLTE AMMONITRICI / ALLE PORTE D’ITALIA / COL SANGUE NOSTRO / A LA FURIA TEUTONICA SBARRATE / DAL 1914 AL 1918 / PER LA PATRIA / PER LA LIBERTA’ DEL MONDO / PREPARANDO / LA FAMIGLIA DEI POPOLI
Per quanto riguarda le incisioni dei nomi sulle lastre si ipotizza che sia stata opera dello scultore Bini….
Le fonti bibliografiche sono:
Archivio storico Comune di Fara in Sabina;
“Il Lazio e la Grande Guerra”, a cura di 2010, pp. 58, 63-65, 73-74.
In questa pubblicazione viene riportata la notizia che: “Nel Museo Civico di Rieti erano conservati due disegni preparatori del Monumento di Fara in Sabina. Un progetto di Giuseppe Calcagnadoro datato 1918 e catalogato dalla Soprintendenza per i Beni Artistici del Lazio nel 1977 è risultato assente in occasione della revisione della schedatura effettuata dalla Regione Lazio nel 2003, l’altro disegno, ancora inedito, presenta due varianti rispetto all’opera finita: il capitello manca dalla parte superiore destra ed è privo dell’aquila ad ali spiegate posta di fronte al basamento (fig. 51).”;
“Terra Sabina”, I, 1, 1923, Martino Lupi, villeggiature sabine, pp. 21-26. In questa rivista compare una descrizione del nuovo monumento ai caduti con una fotografia di Filippo Rocci.
Altre fonti documentarie sono le immagini fotografiche d’epoca costituite da tre cartoline del monumento (a cura di Filippo Rocci) e una veduta della “Passeggiata” con le sistemazioni del cosiddetto “Colle sacro”.
Questo materiale di ricerca è parte della celebrazione del Centenario della fine della prima guerra mondiale 1918-2018. La mostra che si è tenuta al Museo civico di Fara in Sabina conteneva alcune di queste immagini. Vi ho partecipato come aderente a “Associazione amici Monte degli Elci”. Un particolare ringraziamento all’assesore alla cultura del Comune di Fara in Sabina Paola Trambusti per avermi coinvolto nelle ricerche.
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