Franco Fortini-Poesie-Biblioteca DEA SABINA

  Biblioteca DEA SABINA

Franco Fortini-Poesie-
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          Franco Fortini-Poesie

Franco Fortini-Poesie-
Franco Fortini-Poesie-

                                                                                                                                                                                                                                                                    

Sonetto dei sette cinesi

Una volta il poeta di Augsburg ebbe a dire

che alla parete della stanza aveva appeso

l’Uomo del Dubbio, una stampa cinese.

L’immagine chiedeva: come agire?

Ho una foto alla parete. Vent’anni fa

nel mio obiettivo guardarono sette operai cinesi.

Guardano diffidenti o ironici o sospesi.

Sanno che non scrivo per loro. Io

so che non sono vissuti per me.

Eppure il loro dubbio qualche volta mi ha chiesto

più candide parole o atti più credibili.

A loro chiedo aiuto perché siano visibili

contraddizioni e identità fra noi.

Se un senso esiste, è questo.

(da L’ospite ingrato secondo, 1985)Franco Fortini-Poesie-

 

 

Molto chiare si vedono le cose.

Puoi contare ogni foglia dei platani.

Lungo il parco di settembre

l’autobus già ne porta via qualcuna.

Ad uno ad uno tornano gli ultimi mesi,

il lavoro imperfetto e l’ansia,

le mattine, le attese e le piogge.

Lo sguardo è là ma non vede una storia

di sé o di altri. Non sa più chi sia

l’ostinato che a notte annera carte

coi segni di una lingua non più sua

e replica il suo errore.

È niente? È qualche cosa?

Una risposta a queste domande è dovuta.

La forza di luglio era grande.

Quando è passata, è passata l’estate.

Però l’estate non è tutto.

Franco Fortini-Poesie-
Franco Fortini-Poesie-

 

Franco Fortini, Traducendo Brecht

Un grande temporale

per tutto il pomeriggio si è attorcigliato

sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.

Fissavo versi di cemento e di vetro

dov’erano piaghe murate e membra

anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando

ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,

ascoltavo morire

la parola d’un poeta o mutarsi

in altra, non per noi più voce. Gli oppressori tranquilli

parlano nei telefoni, l’odio è cortese, io stesso

credo di non sapere più di chi è la colpa.

Scrivi, mi dico, odia

chi con dolcezza guida al niente

gli uomini e le donne che con te si accompagnano

e credono di non sapere. Fra quelle dei nemici

scrivi anche il tuo nome. Il temporale

è sparito con enfasi. La natura

per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia

non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.

(da #Unavoltapersempre, #Mondadori 1963)

Franco Fortini
Franco Fortini

 

FORSE IL TEMPO DEL SANGUE

Forse il tempo del sangue ritornerà.

Uomini ci sono che debbono essere uccisi.

Padri che debbono essere derisi.

Luoghi da profanare bestemmie da proferire

incendi da fissare delitti da benedire.

Ma più c’è da tornare ad un’altra pazienza

alla feroce scienza degli oggetti alla coerenza

nei dilemmi che abbiamo creduto oltrepassare.

Al partito che bisogna prendere e fare.

Cercare i nostri eguali osare riconoscerli

lasciare che ci giudichino guidarli essere guidati

con loro volere il bene fare con loro il male

e il bene la realtà servire negare mutare.

1944/47

*

Scoprivi il mare di sera, era qua

e là verde, qua e là nero vino.

Un’alga lunga era quieta a mezz’acqua.

Così non visto muta un destino.

Non dava segno di vita la “monaca” violetta.

Poi si staccò, calò al fondo su ali eque.

Fu paura o che? Da allora tacque

la verità ma aspetta.

Franco Fortini
Franco Fortini

 

PER TRE MOMENTI

1

Queste foglie d’aceri e questa luce

mi rammentano che una volta sono stato

visitatore d’un santuario, viaggiando la Cina.

Era il mese di settembre, c’era una luce così.

Così le foglie nella valletta ventilata.

Indulgo ai cortili perfetti, indulgo alle carpe

che nelle vasche, se applaudi, salgono. Penso

che anime offese o vinte sempre così cercarono

di persuadersi. Perché in segreto le accusa

l’erba che fino a sera annuisce al vento?

2

Ma l’erba che fino a sera annuisce al vento

e devota sembra a morte consentire

ah non sa nulla delle anime ferite,

di quel loro cauto bramare quiete. E’ senza

mente, una pianta che pazienta, poco

diversa dall’insetto o dal rettile. Sono io

che la mia forma effondo

in quella definita forma e ingenuo credo

realtà la metafora.

Nega l’eterna lirica pietà,

mi dico, la fantastica separazione

del senso del vero dal vero

delle domande sul mondo dal mondo. Disperdi

la deliziosa nuvola del pianto

e fuor del primo errore procedi almeno.

Anche se non è tempo ancora di riposo,

se non è luogo ancora per la saggezza

e tu starai alla fine con un sorriso deluso

che gli altri bene vedranno tremando per sé.

3

Questo conosco nei chiostri chiari, nei santuari,

nelle perfette cavità lasciate dagli anni giovani.

Questo nel suo simbolo mi comanda

l’erba che il vento realmente consuma.

Franco Fortini
Franco Fortini

 

LE PICCOLE PIANTE…

Le piccole piante mi vengono incontro e mi dicono:

«Tu, lo sappiamo, nulla puoi fare per noi.

Ma se vorrai entreremo nella tua stanza,

rami e radici fra le carte avranno scampo».

Ho detto di sì a quella loro domanda

e il gregge di foglie ora è qui che mi guarda.

Con le foreste riposerò e le erbe sfinite,

vinte innumerabili armate che mi difendono.

Franco Fortini
Franco Fortini

 

Molto chiare…

Molto chiare si vedono le cose.
Puoi contare ogni foglia dei platani.
Lungo il parco di settembre
l’autobus già ne porta via qualcuna.
Ad uno ad uno tornano gli ultimi mesi,
il lavoro imperfetto e l’ansia,
le mattine, le attese e le piogge.

Lo sguardo è là ma non vede una storia
di sé o di altri. Non sa più chi sia
l’ostinato che a notte annera carte
coi segni di una lingua non più sua
e replica il suo errore.
È niente? È qualche cosa?
Una risposta a queste domande è dovuta.
La forza di luglio era grande.
Quando è passata, è passata l’estate.
Però l’estate non è tutto.

(da Paesaggio con serpente, 1984)

Franco Fortini
Franco Fortini

 

-Breve Biografia di Franco Fortini-

Franco Fortini
Franco Fortini

Franco Fortini (pseudonimo di Franco Lattes), nato a Firenze nel 1917 da padre ebreo e madre cattolica (Fortini è il cognome della madre da lui adottato nel 1940), ha compiuto i suoi studi nella città natale laureandosi in lettere e in giurisprudenza. Espulso, in seguito alle leggi razziali, dall’organizzazione universitaria fascista, dopo l’8 settembre 1943 si trasferisce in Svizzera dove si unisce ai partigiani della Valdossola. Dal l945 si stabilisce a Milano, sua città d’adozione e dove oltre all’insegnamento svolge molteplici attività di copywriter, consulente editoriale, traduttore e, infine, come docente universitario di Storia della Critica all’ Università di Siena. Tra le sue opere: “Foglio di via e altri versi”, Einaudi, Torino, 1946; “Agonia di Natale”, Einaudi, Torino, 1948; “Dieci inverni” (1947-1957), Feltrinelli, Milano, 1957; “Poesia ed errore (1937-1957)”, Feltrinelli, Milano, 1959;”Verifica dei poteri”, Il Saggiatore, Milano, 1965; “L’ospite ingrato”, De Donato, Bari, l966; “I cani del Sinai”, De Donato, Bari, 1967; “Questioni di frontiera”, l977; “Insistenze”, l985; “Composita solvantur”, Einaudi, Torino, l995. Ha tradotto: M. Proust, “Albertina scomparsa”, Einaudi, Torino, 1952; e, dello stesso autore, “Jean Santeuil”, Einaudi, Torino, l953; Bertold Brecht, “Poesie e canzoni”, Einaudi, Torino, 1961; W. Goethe, “Faust”, Mondadori, Milano, 1970; “Il ladro di ciliege”, Einaudi, Torino, l983; “Composita solvantur”, Einaudi, Torino, 1994. Franco Fortini ha collaborato ad alcune tra le più importanti riviste del Novecento: a “Letteratura” (di Bonsanti) e “Riforma letteraria” (di Carocci e Noventa), sotto il regime fascista; e, dopo la guerra, a “Il Politecnico” (di Vittorini), “Ragionamenti” (da lui fondata nel l955 con L. Amodio, S. Caprioglio, e Roberto e Armanda Guiducci) “Officina” e “Comunità”, nonché a diversi quotidiani: dall’ “Avanti!” (di cui è stato redattore dal l945 al l948) al “Corriere della Sera”, al “Sole-24 0re”.
E’ morto a Milano nel l994.

 Franco Fortini-La guerra a Milano
Franco Fortini-La guerra a Milano
Franco Fortini
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