Poesie di Achmatova Andreevna Anna- Poeta russa

Biblioteca DEA SABINA

Achmatova Andreevna Anna
Achmatova Andreevna Anna

Poesie di Achmatova Andreevna Anna- Poetessa russa

Achmatova Andreevna Anna
Achmatova Andreevna Anna

 

È flebile la mia voce

È flebile la mia voce, ma non s’affievolisce la volontà.

Sono perfino alleggerita senza amore.

È alto il cielo, spira un vento montano,

e sono casti i miei pensieri.

L’insonnia-infermiera è andata da altri, non languisco sulla grigia cenere,

e la lancetta curva sull’ orologio della torre non mi pare una stele mortale.

Così il passato perde potere sul cuore.

La liberazione è vicina. Io perdono tutto,

seguendo il raggio che di corsa sale e scende sull’umida edera di primavera.

note: (1912) traduzione di Paolo Galvagni

Achmatova Andreevna Anna
Achmatova Andreevna Anna

A molti

Io sono la vostra voce, il calore del vostro fiato,

il riflesso del vostro volto,

i vani palpiti di vane ali…

fa lo stesso, sino alla fine io sto con voi.

Ecco perché amate così cúpidi

me, nel mio peccato e nel mio male,

perché affidaste a me ciecamente

il migliore dei vostri figli;

perché nemmeno chiedeste di lui,

mai, e la mia casa vuota per sempre

velaste di fumose lodi.

E dicono: non ci si può fondere più strettamente,

non si può amare più perdutamente…

Come vuole l’ombra staccarsi dal corpo,

come vuole la carne separarsi dall’anima,

così io adesso voglio essere scordata.

da “Anno Domini” (1922)

Achmatova Andreevna Anna
Achmatova Andreevna Anna

C’è nell’intimità degli uomini un confine-

C’è nell’intimità degli uomini un confine

che né l’amore, né la passione possono osare:

le labbra si fondono nel terribile silenzio

e il cuore si spezza per amore.

Anche l’amicizia qui è impotente, e gli anni

pieni di felicità alta infiammata,

quando l’anima è libera e distratta

dal lento languore della voluttà.

Pazzo è colui che vi si appresta,

raggiungerlo è morire d’angoscia…

Ora puoi capire perché non batte

il mio cuore sotto la tua mano.

San Pietroburgo, maggio 1915, tratta da ” Stormo Bianco”

Achmatova Andreevna Anna
Achmatova Andreevna Anna

Ultimo brindisi

Bevo a una casa distrutta,

alla mia vita sciagurata,

a solitudini vissute in due

e bevo anche a te:

all’inganno di labbra che tradirono,

al morto gelo dei tuoi occhi,

ad un mondo crudele e rozzo,

ad un Dio che non ci ha salvato.

traduzione di Michele Colucci tratta da “Il giunco” (1934)

La musa

Quando la notte attendo il suo arrivo,

la vita sembra sia appesa a un filo.

Che cosa sono onori, libertà, giovinezza

di fronte all’ospite dolce

col flauto nella mano? Ed ecco è entrata.

Levato il velo, mi guarda attentamente.

Le chiedo: “Dettasti a Dante tu

le pagine dell’Inferno?” Risponde: “Io”.

Il salice

Io crebbi in un silenzio arabescato,

in un’ariosa stanza del nuovo secolo.

Non mi era cara la voce dell’uomo

ma comprendevo quella del vento.

Amavo la lappola e l’ortica,

e più di ogni altro un salice d’argento.

Riconoscente, lui visse con me

la vita intera, alitando di sogni

con i rami piangenti la mia insonnia.

Strana cosa, ora gli sopravvivo.

Lì sporge il ceppo, e con voci estranee

parlano di qualcosa gli altri salici

sotto quel cielo, sotto il nostro cielo.

Io taccio….come se fosse morto un fratello.

Tratta da “Il salice” (1940)

Notte del ventuno. Lunedì.

Notte del ventuno. Lunedì.

La città è immersa nel buio.

Un qualche burlone ha scritto

che c’è amore sulla terra.

E per pigrizia o per tristezza

tutti ci hanno creduto. E così vivono:

anelano incontri, temono i distacchi,

cantano amorose canzoni.

Ma diverso si rivela il mistero

e il silenzio calerà su ognuno…

Anch’io mi ci sono imbattuta per caso

e d’allora sono sempre come ammalata.

Achmatova Andreevna Anna
Achmatova Andreevna Anna

tratta da “Requiem”

Non ho chiuso le tendine

Non ho chiuso le tendine,

guarda dritto nella stanza.

Perché non puoi fuggire

oggi sono così allegra.

Dimmi pure svergognata,

scagliami i tuoi sarcasmi:

sono stata la tua insonnia,

la tua angoscia sono stata.

(1916)

Ogni giorno

Ogni giorno reca con sé

un’ora torbida e tesa.

Parlo con la mia pena a voce alta,

senza aprire gli occhi assonnati.

Ed essa batte come il sangue,

riscalda come il respiro,

come l’amore felice

è giudiziosa e cattiva.

da “La corsa del tempo”, (1917)

Nè mistero nè dolore

Né mistero né dolore

né volontà sapiente del destino:

sempre quell’incontrarci ci lasciava

l’impressione di una lotta.

Ed io, indovinato dal mattino

l’attimo del tuo arrivo,

percepivo nei palmi socchiusi

il morso leggero di un tremito.

Con dita arse sgualcivo

la variopinta tovaglia del tavolo…

Capivo fin da allora

quanto è angusta questa terra.

C’è in me un ricordo

C’è in me un ricordo come un sasso

che biancheggia nel fondo del pozzo.

Né più voglio e non posso lottare:

quel sasso è il dolore,

quel sasso è l’amore.

Se guardi da vicino i miei occhi

subito lo scorgi: ti fai grave e pensoso

come per un triste racconto.

Sento che gli dei han mutato

gli uomini in cose, senza uccidere

la loro imprevidenza, affinché vivano

eterni stupendi dolori. Tu sei diventato

il mio ricordo.

Strinsi le mani sotto il velo oscuro

Strinsi le mani sotto il velo oscuro…

“Perché oggi sei pallida?”

Perché d’agra tristezza

l’ho abbeverato sino ad ubriacarlo.

Come dimenticare? Uscì vacillando,

sulla bocca una smorfia di dolore…

Corsi senza sfiorare la ringhiera,

corsi dietro di lui sino al portone.

Soffocando, gridai: “E’ stato tutto

uno scherzo. Muoio se te ne vai”.

Lui sorrise calmo, crudele

e mi disse: “Non startene al vento”.

da “Sera” (1911)

La corsa del tempo

Ogni giorno reca con sé

un’ora torbida e tesa.

Parlo con la mia pena a voce alta,

senza aprire gli occhi assonnati.

Ed essa batte come il sangue,

riscalda come il respiro,

come l’amore felice

è giudiziosa e cattiva.

Achmatova Andreevna Anna
Achmatova Andreevna Anna

“La corsa del tempo” (1917)

Ah, tu pensavi che anch’io fossi una

Ah, tu pensavi che anch’io fossi una

che si possa dimenticare

e che si butti, pregando e piangendo,

sotto gli zoccoli di un baio.

O prenda a chiedere alle maghe

radichette nell’acqua incantata,

e ti invii il regalo terribile

di un fazzoletto odoroso e fatale.

Sii maledetto. Non sfiorerò con gemiti

o sguardi l’anima dannata,

ma ti giuro sul paradiso,

sull’icona miracolosa

e sull’ebbrezza delle nostre notti ardenti:

mai più tornerò da te.

“Anno domini” (1921)

Non è il tuo amore

Non è il tuo amore che domando.

Si trova adesso in un luogo conveniente.

Stanne pur certo, lettere gelose

non scriverò alla tua fidanzata.

Però accetta dei saggi consigli:

dalle da leggere i miei versi,

dalle da custodire i miei ritratti,

sono così cortesi i fidanzati!

E conta più per queste scioccherelle

assaporare a fondo una vittoria

che luminose parole di amicizia,

e il ricordo dei primi, dolci giorni…

Ma allorché con la diletta amica

avrai vissuto spiccioli di gioia

e all’anima già sazia d’improvviso

tutto parrà un peso,

non accostarti alla mia notte trionfale.

Non ti conosco.

E in cosa potrei esserti d’aiuto?

Dalla felicità io non guarisco.

traduzione di Michele Colucci

Le rose di Modigliani

Non berremo dallo stesso bicchiere

l’acqua o il dolce vino,

al mattino non ci daremo baci,

e a sera non guarderemo dalla finestra.

Tu il sole respiri,

io la luna,

ma siamo vivi dello stesso amore.

Con te è sempre la tua gaia compagna,

con me il fedele,

mio tenero amico,

ma vedo lo sgomento di grigi occhi,

e del mio male sei colpevole tu.

Lasciamo radi i nostri brevi incontri.

Così ci è serbata la pace dalla sorte.

La tua voce soltanto canta nei miei versi,

in quelli tuoi spira il mio respiro.

Oh, esiste un fuoco che non osa

toccare né oblio né paura…

e se sapessi come mi son care

ora le tue rosse, aride labbra.

Achmatova Andreevna Anna
Achmatova Andreevna Anna

Le rose di Modigliani / Anna Achmatova ; a cura di Eridano Bazzarelli. – Milano : Il saggiatore, 1982.

Anna Andreevna Achmatova, pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko (Bol’soj Fontan, 23 giugno 1889 – Mosca, 5 marzo 1966), è stata una poeta russa; non amava l’appellativo di poetessa, perciò preferiva farsi definire poeta, al maschile.