
Carlo Magno

ORVINIO SABINO -La chiesa abbaziale di Santa Maria del Piano –
ORVINIO SABINO-La chiesa abbaziale di Santa Maria del Piano –
Pillole di storia
I ruderi della chiesa di Santa Maria del Piano e dell’attiguo monastero sorgono isolati sull’altopiano semideserto che si estende tra i due Borghi di POZZAGLIA e di ORVINIO subito a ridosso dei monti sabini all’estremità sud-orientale dell’antica Diocesi di Sabina.
L’edificio presenta delle originali rispondenze di carattere ubicazionale con la chiesa di Vescovio. Infatti entrambe le costruzioni sono isolate rispetto all’agglomerato urbano più vicino sia un CASTRUM o un semplice nucleo abitativo formatosi in epoca successiva.
La chiesa abbaziale dista dal Castrum di Canemorto, oggi ORVINIO circa 4 km. E sono collegati da una carrareccia rulare semiabbandonata, e questo fatto, evidentemente poco comune per un complesso edilizio di proporzioni così rilevanti, non trova giustificazione alcuna se non nella leggenda secondo la quale la chiesa costituirebbe un gesto di ringraziamento da parte di Carlo Magno per una vittoria da lui riportata nella zona. A questo proposito negli Atti della Visita Corsini (Acta sacrae visitationisPuteale) si legge:”eam a Carlo Magno ob insignem de Longobardis victoriam aedificatam fuisse atque in gratiarum actionem Deiparae Virginis dicatum, memoriae proditum est.” Questa traduzione del 1781 , è in contrasto palese con quella riferita da altri scrittori, quali F. Fiocca, F.Palmegiani e F.Di Geso, secondo i quali la chiesa sarebbe stata edificata da Re Carlo per una vittoria riportata su saraceni “tanto da costringerli ad abbandonare la zona”.
ABBAZIA di FARFA- articolo del Prof.Fabrizio Sciaretta-
ABBAZIA di FARFA- articolo del Prof.Fabrizio Sciaretta-
Lo confesso senza reticenze: scrivere di Farfa mi intimidisce, una sensazione che quando ho la penna in mano non mi capita mai. La paura è quella di non riuscire a spiegare il grande fascino che questo luogo esercita su di me. Nel cercare dentro al mio sentire il motivo ultimo di questa difficoltà, credo che la risposta sia in un fatto incontrovertibile: l’ Abbazia di Farfa è stata per secoli, nello stesso momento, luogo di santità e di potere, di preghiera e di comando.
Di Farfa mi affascina il VI secolo d.C. in cui sorge: l’impero romano era ormai crollato, disperso, e la civiltà che esso incarnava a rischio di sopravvivenza. Tra queste rovine fumanti, Farfa sorge e – come altre grandi Abbazie in Europa – diventa guida per una società che con le unghie ed i denti si oppone all’annientamento. Se non fosse stato per l’opera delle comunità monastiche ciò che abbiamo salvato delle civiltà greca e romana – che è tanto ma nel contempo solo una parte di quanto esse avevano prodotto – sarebbe probabilmente nulla o quasi e noi saremmo tutti infinitamente più poveri. Rapidamente l’ Abbazia di Farfa diviene potente anzi potentissima. E così coniuga la santità dei suoi fondatori (San Lorenzo Siro prima e San Tommaso da Moriana poi) con la mondanità del governo di un sistema economico ampio, complesso e territorialmente vastissimo. Ma è proprio quel potere economico che, nei secoli “bui”, le consente di difendere e diffondere la Parola di Dio, cioè la nostra stessa civiltà. Diviene addirittura Abbazia Imperiale, cioè sottoposta all’Imperatore e non al Papa (sebbene disti qualche ora di cavallo da Roma) e Carlo Magno – il grande “laico” a cui dobbiamo la rinascita dell’idea stessa di Europa – vi si reca sulla via per Roma in quel Natale dell’800 che lo vedrà incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Leone III. Un titolo, quello di imperatore, che nessuno aveva mai più portato in Occidente da quel 476 che vide la fine di Romolo Augustolo e dell’Impero Romano.
L’ Abbazia di Farfa è capace di resistere ad ogni genere di “offesa”: i saraceni che nel IX secolo devastarono la Sabina e poi le lotte con le famiglie di una nascente aristocrazia romana che tra il X e l’XI secolo dominavano la scena della Città Eterna. Ma l’Abbazia rimane grande fino a tutto il XII secolo: seicento anni di storia tra Fede e potere.
Abbiamo detto dei due Santi a cui si deve la fondazione e rifondazione di Farfa, ma tutti coloro che si occupano della Sabina e della sua storia venerano – mi si passi il termine – anche un altro grande monaco farfense: quel Gregorio da Catino il quale, a cavallo tra l’XI ed il XII secolo, analizza, classifica, sintetizza e dona alla storia la testimonianza di migliaia di documenti relativi alle proprietà, alle donazioni, ai privilegi dell’Abbazia di Farfa ed alla sua storia.
Le sue opere si chiamano Regestum Farfense, Liber largitorius, Chronicon farfense, Liber floriger e non sono solo una testimonianza incredibile ed inestimabile di grandi fatti e rapporti storici (si pensi solo che il documento più antico è la lettera del 705 del Duca di Spoleto Faroaldo II al Pontefice Giovanni VII) ma anche una “puntigliosa” raccolta di atti relativi alle rocche, ai casali, alle terre della Sabina che ci permette di datare e ricostruire le origini, e spesso anche l’evoluzione, delle comunità sabine di oggi su cui altrimenti si distenderebbe il buio più totale. Come faremmo senza il nostro grande amico Gregorio ?
Oggi – tramontati i secoli in cui Farfa possedeva il potere di un vero e proprio stato – l’Abbazia è un luogo di immensa spiritualità: vi regna il silenzio ed una assoluta e totalizzante sacralità. Se la vostra sarà una visita domenicale, la Santa Messa nella basilica – in cui le testimonianze dell’arte medievale si fondono con quelle del rinascimento – è un’esperienza di forte emotività e la chiave che consentirà di aprire un rapporto di consonanza con questo luogo affascinante. Abbazia di Farfa: Appunti di Storia
Ripercorrere compiutamente il commino attraverso i secoli richiederebbe ben altri spazi. Qui di seguito, solo alcune date salienti per avere un’idea delle “pietre miliari” nella vita dell’Abbazia.
- la tradizione vuole che San Lorenzo Siro, monaco orientale venuto in Italia all’epoca delle persecuzioni dell’imperatore d’oriente Anastasio (491-518), abbia fondato l’Abbazia su quanto restava di una precedente villa romana
- distrutta intorno al 592 dal duca di spoleto longobardo Ariulfo, viene ricostruita alla fine del VII secolo da monaci della Savoia guidati da San Lorenzo di Morienne nel VIII secolo, sotto la protezione dei Longobardi, prospera e cresce. Nel 774 l’abate Probato, nel momento dello scontro tra Longobardi e Franchi si schiera con questi ultimi mettendosi sotto la protezione di Carlo Magno il quale concede all’Abbazia il privilegio di essere autonoma da ogni altro potere civile e religioso ed assoggettata al solo imperatore
- continua l’ascesa dell’Abbazia che, addirittura, opera una sua nave da trasporto la quale gode dell’esenzione dai dazi in tutti i porti dell’Impero. L’abate Sicardo (830-842) erige la Basilica Carolingia, l’Oratorio del Salvatore e fortifica in modo possente il complesso dell’Abbazia stessa
- l’impero franco entra in crisi e nell’890 i saraceni invadono la Sabina. L’Abbazia è assediata, resiste sette anni ma alla fine i monaci sono costretti ad abbandonare Farfa. I saraceni la saccheggiano ma Gregorio da Catino ci racconta che è per colpa di una banda di “latrunculi locali” se l’Abbazia, probabilmente in modo involontario, subisce un devastante incendio
- i monaci tornano a Farfa con l’abate Ratfredo, dal 911 ma sono anni di instabilità sia interna che esterna caratterizzati da contrasti con alcune grandi famiglie romane, tra le quali i Crescenzi, che portano ad una fase di debolezza ed alla perdita di possedimenti
- nel 966 viene eletto Abate Giovanni III che rimane in carica trent’anni consentendo a Farfa di tornare quella di un tempo. Nel 996 l’imperatore Ottone III la visita e successivamente (sotto l’Abate Ugo) le concede il privilegio di eleggere autonomamente il proprio abate. Farfa torna ad essere pienamente Abbazia Imperiale
- l’XI secolo è caratterizzato dal conflitto tra impero e papato intorno alla cosiddetta “lotta per le investiture”. Quando Enrico V riconferma (come erano soliti fare gli imperatori quando salivano al trono) nel 1118 all’Abbazia le sue proprietà, questi si estendono in numerose aree dell’Italia Centrale
- nel 1122 il Concordato di Worms segna una tregua nel conflitto tra papato ed impero ma anche dell’autonomia di Farfa ed il suo passaggio sotto il controllo di Roma-
- il XII e XIII secolo sono un periodo non felice nella storia dell’Abbazia dovuto anche agli attacchi che il suo patrimonio subiva da parte delle famiglie aristocratiche romane in continua lotta tra di loro
- nel 1400 Papa Bonifacio IX istituisce per Farfa la figura dell’Abate Commendatario, il quale aveva la gestione del patrimonio dell’Abbazia. In tale ruolo, si alternarono prelati provenienti da casate di prima importanza: nel 1496, il Cardinale Giovan Battista Orsini completa il restauro dell’Abbazia
- nel 1567, Farfa entra a far parte della Congregazione Cassinese
- nel 1798 Farfa è saccheggiata dalle truppe napoleoniche e, nel 1861, viene confiscata, in quanto bene ecclesiastico, dallo stato italiano. Superati anche questi momenti, dal 1921 l’Abbazia con appartiene alla comunità benedettina di S. Paolo fuori le Mura
- nel 1928, a testimonianza del suo valore storico, artistico e spirituale, l’Abbazia di Farfa è dichiarata Monumento Nazionale
Abbazia di Farfa – La Visita
Il Borgo di Farfa è liberamente accessibile ai visitatori così come la Basilica che è solitamente aperta durante il giorno. La visita all’intero complesso dell’Abbazia è invece possibile solo se è possibile solo se accompagnati dal personale addetto ed è consigliata la prenotazione. Informazioni, prenotazioni, visite guidate per singoli e gruppi sono ottenibili ai seguenti recapiti:
- 0765.277065 (centralino) – Skype: farfaturismo –
E-mail: turismo@abbaziadifarfa.it
Due parole sull’autore-
Prof.Fabrizio Sciaretta-Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ consigliere d’amministrazione di SanaRes, la prima rete d’imprese italiana nel comparto sanitario. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.
N.B. Alcune foto sono prese dal web-
FRANCO LEGGERI PRESIDENTE ASSOCIAZIONE DEA SABINA, FRANCO LEGGERI SCRITTORE, FRANCO LEGGERI GIORNALISTA, FRANCO LEGGERI FOTOREPORTER, FOTOGRAFI DELLA CAMPAGNA ROMANA e SABINA, ABBAZIA DI FARFA, Foto Castelnuovo di Farfa, Sabina Reatina, Sabina Romana,
INDIANA JONES E IL TESORO DELL’ABBAZIA DI FARFA di Franco Leggeri
INDIANA JONES E IL TESORO DELL’ABBAZIA DI FARFA-
-trama di un film, forse, possibile -Trama -Cannavaccio-INDIANA JONES all’italiana.Autore Franco Leggeri
L’ Abbazia di Farfa è stata per secoli, nello stesso momento, luogo di santità e di potere, di preghiera e di comando e quindi era molto ricca , per avere un ordine di grandezza dell’oro che , presumo , avesse accumulato ed accumulava in continuazione bisogna partire dai primi documenti che si hanno a disposizione e cioè dalla fine del 700 d.C. nell’alto medioevo. L’Abbazia incassava qualcosa come 10 MANCOSO D’ORO (MANCOSO o Mancuso. – Il Monneret, dimostrata insussistente la derivazione di questa voce da signo manus cusus, identifica il soldo d’oro mancuso col dinar islamitico; in arabo la voce manqūsh significa “inciso, coniato”. Il soldo d’oro mancuso è ricordato nei documenti italiani dal sec. VII all’XI; era uguale al soldo bizantino e valeva 30 denari d’argento.)-
Comunque, stabilito in modo incontrovertibile che l’Abbazia era ricchissima, bisogna ora concentrarsi nel periodo dell’anno 916 d.C., prima del fatidico anno 1000. I Saraceni avevano invaso tutta la Sabina con un preciso obiettivo :”L’ORO DI FARFA”. Come nelle migliori storie di avventura per salvare il TESORO FARFENSE dai Saraceni fu caricato dai monaci farfensi su dei carri ed usci dall’Abbazia, sin qui le notizie certe, ma dopo il buio e la leggenda.
Mentre Archipando da Rieti combatteva sotto le mura di Trebula, odierna MONTELEONE SABINO, e , dopo aspra battaglia, sconfisse i Saraceni, bisogna anche ricordare le varie scaramucce avvenute in varie località della Sabina che ancor oggi hanno Topònomi risalenti all’epoca delle lotte contro i Saraceni come ad esempio nel Borgo di Santa Lucia di Fiamignano si trova il Muro Saraceno, oppure il Castello di Cane Morto, Orvinio, che deriva da KAM condottiero Saraceno che fu sconfitto da Carlo Magno ecc. esempio la località Comune di Saracinesco, oppure Forno Saraceno ecc. Ma ora cerchiamo di immaginare e ricostruire il tragitto possibile dei carri che trasportavano l’oro. Una delle ipotesi, molto affascinante , è quella che i carri, trainati dai muli, che trasportavano il tesoro abbiano percorso il fiume Riana diretti a Fossacesia Abbazia sita nelle Marche di proprietà di Farfa, ma per le enormi difficolta il Priore sembrerebbe che decise di nascondere il tesoro nei pressi delle Grotte Saracene di Poggio Nativo. Altra ipotesi interessante è che la carovana con il tesoro in realtà non trasportasse nulla, ma solo poche cose al fine di depistare i predatori saraceni. Una delle ipotesi più fantastiche è quella che vuole il tesoro, ricordiamolo molto consistente, nascosto sul monte Acuziano in una caverna il cui ingresso fu ostruito da massi e dalla vegetazione. Ancora oggi il Monte Acuziano viene descritto: come :” uno scrigno di tesori nascosti in bella vista”. Come nelle migliori storie di pirati voi crederete che qualcuno abbia disegnato una mappa e poi un frate lo abbia ucciso? No, ma una delle ipotesi più intriganti sembrerebbe quella che l’ingresso della caverna si possa stabilire con il punto di convergenza degli occhi dei leoni, statue, che sono installate sulla facciata dell’Abbazia. Bellissima come idea, ma a mio avviso è il classico scherzo da prete. Pero ci fu chi ha ritenuto valida questa ipotesi e quindi furono messi due fari sopra i leoni, la notte , i fasci di luce si incrocino sul Monte Acuziano “ scrigno di tesori nascosti “ma non fu trovatol ‘ingresso della caverna che custodisce il tesoro di Farfa. A Montelibretti i vecchi raccontavano che una parte di tale tesoro detto di Farfa , fosse stato nascosto e mai piu’ trovato presso un castrum locale detto Santa Maria Spiga , tra l’altro sembrerebbe che il tesoro composto da :”un gallo una gallina e tanti pulcini d’oro . . “ Alcuni raccontavano che il tesoro fu invece trovato dai briganti Geremia e Fontana .
Ma anche altre e affascinanti ipotesi sono parte della leggenda del Tesoro dell’Abbazia di Farfa. Per gli INDIANA JONES la Caccia al Tesoro dell’Abbazia è ufficialmente aperta.
Autore Franco Leggeri
P.S.- nota-I vecchi raccontavano che una parte di tale tesoro detto di Farfa , fosse stato nascosto e mai piu’ trovato presso un castrum locale detto Santa Maria Spiga , tra l’altro era composto da un gallo una gallina e tanti pulcini d’oro . . Alcuni raccontavano che il tesoro fu invece trovato dai briganti Geremia e Fontana .