Giovanna Zangrandi-Non voglio comandi, non voglio consigli

 

Biblioteca DEA SABINA

Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi

Giovanna Zangrandi-Non voglio comandi, non voglio consigli – Racconti di una vita libera –

-MonteRosa Edizioni-

DESCRIZIONE

L’idea di questo libro nasce con l’obiettivo di far riscoprire la scrittura e la vita di di Giovanna Zangrandi (pseudonimo di Alma Bevilacqua; Galliera,1910- Pieve di Cadore,1988), figura femminile complessa e poliedrica, purtroppo quasi dimenticata. Zangrandi fu partigiana tra le montagne del cadore, forte alpinista e scrittrice di talento (premio Deledda 1954 con il romanzo “I Brusaz”). Il volume comprende alcuni racconti inediti e altri pubblicati su diversi periodici e quotidiani tra gli anni ‘50 e gli anni ‘80. Suddivisi in tre macroaree tematiche – memorie di guerra, incontri, storie di montagna e di pianura – offrono uno spaccato fedele della vita dell’autrice, essendo spesso frutto di spunti autobiografici. Per Zangrandi la montagna fu prima di tutto una scelta di vita: decise infatti di abbandonare Bologna poco dopo la laurea in chimica e il Cadore divenne non solo la sua terra d’adozione, ma anche il teatro della Resistenza antifascista che visse in prima persona e il suo luogo del cuore, dove costruì il rifugio Antelao che aveva sognato insieme al comandante partigiano Severino Rizzardi, l’uomo che amò e che fu ucciso il 26 aprile 1945. Fu anche alpinista Giovanna Zangrandi, ma come lei stessa afferma:“per me la roccia era soprattutto un gioco fisico, elementare e gioioso, senza ismi, senza vanti, direi anche senza domani…”. L’ amore per la sua terra emerge invece soprattutto quando l’autrice è libera di vagare, quando può abbandonarsi al piacere di una corsa in bicicletta o concedersi tre giorni tutti per sé: “…Così raspavo tra sbrecciame, cavalli di frisia, rocciaie e ghiaioni, mi facevo anche indigestione di vuoto, di azzurro, di solitudine inumana, di quella fredda e selvaggia allegria che ho sempre dentro quando non ho miei simili tra i piedi e sono nel silenzio dei miei regni.” Il titolo del libro – “Non voglio consigli, non voglio comandi” – riprende un passaggio del suo diario inedito: a riprova di una personalità femminile decisamente in anticipo sui tempi, capace di mantenersi forte e indipendente in un modo tutto suo, nonostante le difficoltà che la vita le riservò fin da bambina.

Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi è in prima fila con la bandiera italiana durante la sfilata delle formazioni partigiane. Fotografia relativa alla Liberazione della città di Belluno nel maggio 1945.

 

Biografia di Giovanna Zangrandi (pseudonimo di Alma Bevilacqua)

Biblioteca civica di Belluno,Giovanna Zangrandi (1910-1988): una vita per la libertà

Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi

Nasce a Galliera (BO) nella pianura emiliana il 13 giugno 1910, all’anagrafe Alma Bevilacqua. Dopo il diploma al Liceo classico “L. Galvani” di Bologna, la laurea in Chimica, la specializzazione in Farmacia, l’incarico di assistente alla facoltà di Geologia e la morte dei genitori, si trasferì nel 1937 in Cadore dove scelse di vivere.Inserita nella comunità locale. Aappassionata di montagna, sciatrice e alpinista, donna coraggiosa, libera e indipendente, abitò a Cortina, a Rizziòs e a Borca di Cadore dove progettò e edificò la sua casa.

Esercitò le professioni di insegnante di scienze naturali, di allenatrice di sci, spaccalegna, venditrice ambulante, di giornalista, di gestrice del rifugio Antelao e di scrittrice. Dopo l’8 settembre 1943 scelse di schierarsi contro il nazifascismo entrando nella Resistenza prima come staffetta poi come partigiana combattente con il nome di battaglia di “Anna” nella Brigata Calvi della divisione Nannetti in Val Boite, Val d’Ansiei e sul Gruppo delle Marmarole. Partecipò a rischiose missioni di trasporto messaggi, armi e materiali, durante un’azione salvò partigiani in difficoltà e, da esperta di chimica e geologia, progettò con disegni e mappe le collocazioni delle cariche di dinamite necessarie per sabotare alcuni ponti allo scopo di danneggiare i movimenti delle forze militari tedesche.

Per sfuggire ai rastrellamenti nazisti, insieme a altri due compagni ricercati (a seguito di una delazione anche su di lei pendeva una taglia di 50.000 lire), si nascose nei mesi dell’inverno 1944-45 in alcuni anfratti della roccia de La Memora a mt. 1800 sopra Calalzo di Cadore. Terminata la guerra, nel maggio 1945 fondò e diresse la rivista Val Boite, organo del Comitato di Liberazione Nazionale di Cortina d’Ampezzo e della Val Boite. Nel 1946, per realizzare un obiettivo condiviso con il comandante partigiano Severino Rizzardi “Tigre” del quale si era innamorata (ucciso dai nazisti in un’imboscata a Auronzo di Cadore il 25 aprile 1945), progettò e costruì il rifugio Antelao a mt. 1796 di Sella Pradonego a Pieve di Cadore alle pendici del monte omonimo. Lo gestì fino al 1951 cedendolo poi al CAI di Treviso.

Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi

Assunto lo pseudonimo letterario di Giovanna Zangrandi, la scrittrice pubblicò diverse opere di narrativa con le quali vinse: il Premio Deledda nel 1954 con I Brusaz, il Premio Bagutta nel 1958 con Il campo rosso, il Premio Verga con il racconto Caino sotto l’erba nel 1961, il Premio Venezia nel 1963 con i Giorni veri e il Premio Puccini, Senigallia nel 1966 con Anni con Attila. Altre sue opere sono: Leggende delle Dolomiti 1951, Il cucciolo nel vallone 1952, Orsola nelle stagioni 1957, Borca di Cadore cenno storico e turistico 1970, Il diario di Chiara 1972, Racconti partigiani 1975, Gente della Palua 1976 e Racconti partigiani e no 1981.

I suoi temi principali sono: memorie personali e familiari, riflessioni sociali, culturali e politiche, personaggi e relazioni affettive, il lavoro e le meraviglie della natura, dei boschi e degli animali del Cadore. Molte le collaborazioni giornalistiche con quotidiani e settimanali locali e nazionali: Cortina, Cadore, Atesia Augusta, Dolomiti, Il Gazzettino, Amica, Epoca, Gioia, L’Unità, Gazzetta del Popolo, Gazzetta del Sud, Il Mezzogiorno, Il Corriere di Napoli, Noi donne e Nazione Sera.

Gli ultimi anni della vita Zangrandi li trascorse in una difficile situazione economica, con una irrisoria pensione di invalidità, aggredita dal morbo di Parkinson, che gradualmente peggiorava le sue condizioni di salute e la sua autonomia . Fu sostenuta da “Volpe” il partigiano Arturo Fornasier amico dai tempi della guerra. Morì a Pieve di Cadore il 20 gennaio 1988.

Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi

Per sua volontà fu sepolta accanto ai familiari nel cimitero di Galliera (BO). Presso la famiglia Fornasier a Pieve di Cadore è conservato l’archivio della scrittrice, ordinato e tutelato dalla Soprintendenza archivistica del Veneto a cura di Myriam Trevisan. Alcuni dei libri di Giovanna Zangrandi sono stati ristampati o riediti (I giorni veri, I Brusaz e Leggende delle Dolomiti), ma la maggior parte di essi è da anni introvabile in libreria; nella BCB si conservano tutte le sue opere delle quali è consigliata la lettura.

Nella fotografia relativa alla Liberazione della città di Belluno nel maggio 1945, Giovanna Zangrandi è in prima fila con la bandiera italiana durante la sfilata delle formazioni partigiane.

FONTEPubblicato in Eventi,News Contrassegnato con Biblioteca civica di Belluno,Giovanna Zangrandi

Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi
Giovanna Zangrandi