Vangelo della Domenica 18 Febbraio 2024 -Il commento di padre Ezio Bono

Commento al Vangelo della Domenica 18 Febbraio 2024 (I TQ-B)

Mc 1,12-15 (Gesù nel deserto)

-a cura di Padre EZIO LORENZO BONO-

Vangelo della Domenica 18 Febbraio 2024-Negli anni 70 all’università di Stanford fu fatto un esperimento dal Prof. Zimbardo e la sua equipe, per studiare il comportamento umano in situazioni di potere e autorità. Furono selezionati 24 studenti universitari, furono divisi in due gruppi, uno di carcerati e l’altro di guardie e furono messi in una prigione simulata. L’esperimento che doveva durate due settimane fu interrotto dopo sei giorni a causa del deterioramento del comportamento delle guardie che cominciarono a trattare i carcerati in modo disumano. Questa atteggiamento fu definito da Zimbardo “Effetto Lucifero” per descrivere la trasformazione di persone normali (o angeli) in diavoli, dimostrando così come il contesto ambientale determina le scelte degli individui. (In questo modo poteva essere compreso o giustificato tutto, persino il comportamento dei capi nazisti nei campi di concentramento).

Già pochi anni prima  i Rolling Stones nella loro canzone “Sympathy for the Devil” che narra la storia del diavolo attraverso i secoli, suggerivano che il diavolo è presente in ogni uomo: “Tutti sono Lucifero” aveva poi affermato Mick Jagger in un’intervista.

II.

L’ossessione per il diavolo ha accompagnato l’esistenza umana fin dall’inizio e imperversa fino ai nostri giorni. Il diavolo lo troviamo già in principio nel giardino dell’Eden a tentare, con successo, Adamo ed Eva.  Lo ritroviamo ancora all’opera a tentare, stavolta invano, Giobbe. Altrettanto invano il tentativo di far cadere in tentazione Gesù nel deserto e sulla croce.

Lungo i secoli si è sviluppata una grande attenzione riguardante al diavolo al punto che a volte, anche in chiesa, si parlava quasi più di lui che di Dio.

Il mondo dell’arte gli ha riservato molta (troppa) attenzione:

Il capolavoro di Bosh “Il Trittico del Giardino delle Delizie,”  con le creature demoniache e infernali, aveva contribuito a plasmare l’immaginario collettivo del diavolo nel Rinascimento; così, Goya (I capricci) , Durer, Blake (Le Illustrazioni per il Libro di Giobbe), Gustave Doré  (Le illustrazioni per la Divina Commedia), fino a Vrubel  (Il Demone seduto) e Salvador Dali.

In letteratura si parla di Lucifero nel nono cerchio dell’inferno di Dante e nel  “Paradise Lost” di John Milton. Influenze demoniache le ritroviamo  nel “Macbeth” di Shakespeare, o in Ivan Karamazov di Dostoevskij o nel Woland del “Maestro e Margherita” di Bulgakov dove il diavolo viene descritto come un affabile gentiluomo dell’alta società moscovita. E i personaggi che hanno fatto un patto col diavolo il Dottor Faust di Goethe (con Mefistofele), o il Dorian Gray di Oscar Wilde.

Al cinema e in televisione ritroviamo il diavolo dappertutto dai vari film sugli esorcisti alla recente e fortunata serie Lucifer. Per non parlare della cronaca di episodi di satanismo e le varie sette sataniche.

Tutta questa attenzione al diavolo mi risulta come l’ultima spiaggia per coloro che affogati nella noia più totale tentano di darsi un flebile brivido con una dose scaduta di adrenalina.

III.

Anche l’evangelista Marco ci parla nel Vangelo di questa domenica, del diavolo, ma lo fa in una forma molto stringata. Non si dilunga come gli altri evangelisti che parlano dello stesso accadimento mostrando Gesù che si intrattiene col diavolo, che dialoga con lui. A Marco non interessa nulla di quello che il diavolo ha detto o ha da dire, e non ne riporta nemmeno una parola.

In un solo versetto però Marco ci dice tutto dell’uomo, perché in questo racconto delle tentazioni di Gesù traspare l’umanità non solo di Cristo, ma anche nostra.

“Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto” ci dice Marco e Matteo aggiunge “per essere tentato dal diavolo”.

La tentazione quindi non è qualcosa di orrendo (lo Spirito non può volere cose orrende), ma è la condizione di possibilità della la nostra libertà. La tentazione è l’offerta di un’alternativa, allettante, alle scelte che facciamo. Se non ci fossero alternative allettanti non saremmo pienamente liberi nelle nostre scelte. Per esempio, se in un negozio di alimentari io trovo un solo ed unico prodotto, non ho la libertà di sceglierne un altro perché non c’è. Se io vivo su un’isola dove c’è solo una donna, che è mia moglie, la mia fedeltà a lei non mi conferisce grandi meriti: non ho la possibilità di tradirla, neanche volendo, perché non c’è nessun’altra.

Una scelta è libera e vera quando io avrei possibilità di fare altre scelte, ma scelgo questa.

Per poter scegliere liberamente il bene devo avere la possibilità anche di poter scegliere il male: solo così la mia scelta del bene è autentica.

IV.

Per concludere. Lasciando da parte i dubbi sulla scientificità dell’esperimento del Prof. Zimbardo, ci sono stati molti altri esperimenti che hanno dimostrato come in casi di forte pressione ci sia chi non si è conformato alla situazione  e ha agito diversamente. Come l’esperimento di Stanley Milgram sulla obbedienza (1961), l’esperimento di Asch sulla conformità (anni ’50) o i casi di disobbedienza civile (Vedi l’obiettore austriaco Franz Jägerstätter beatificato da Benedetto XVI, che si è lasciato uccidere piuttosto che obbedire ad Hitler).

Il Prof. Zimbardo ha dimenticato che di fronte a una tentazione (come quella del potere) c’è anche qualcosa che si chiama “libero arbitrio”. L’ “effetto Lucifero” può essere contrastato dall’ “effetto conversione”, come  ci dice Gesù nel Vangelo di questa domenica: “convertitevi e credete nel Vangelo”.  E’ questo l’invito che Gesù ci rivolge oggi, all’inizio della Quaresima. Iniziamo allora con fiducia il nostro cammino quaresimale, senza avere paura di essere tentati, anzi ne siamo felici, perché se siamo tentati significa che non apparteniamo al diavolo. San Giovanni Maria Vianney ha detto “Il più grande di tutti i mali non è essere tentati, perché allora ci sono motivi per credere che il Diavolo ci consideri sua proprietà”. Noi siamo proprietà di Gesù Cristo, quindi non abbiamo  paura di incrociare il diavolo nel nostro cammino, perché se non lo incrociamo, allora potrebbe dire che stiamo camminando nella stessa direzione.

 

  • Nell’immagine di fondo: “Demone seduto” di Mikhail Vrubel.
  • Musica di sottofondo: Lucifer – Knockin’ on heavens door full version V3

 

 

“EFEITO LÚCIFER”

(Vídeo e texto em 🇵🇹 português)

Comentário ao Evangelho de domingo, 18 de fevereiro de 2024 (I TQ-B)

Mc 1,12-15 (Jesus no deserto)

I.

Na década de 1970, foi realizada uma experiência na Universidade de Stanford pelo Prof.

Zimbardo e a sua equipa para estudar o comportamento humano em situações de poder e autoridade. Foram seleccionados 24 estudantes universitários, divididos em dois grupos, um de prisioneiros e outro de guardas, e colocados numa prisão simulada. A experiência, que deveria durar duas semanas, foi terminada ao fim de seis dias devido à deterioração do comportamento dos guardas, que começaram a tratar os prisioneiros de forma desumana. Esta atitude foi designada por Zimbardo como “Efeito Lúcifer” para descrever a transformação de pessoas normais (ou anjos) em demónios, demonstrando assim como o contexto ambiental determina as escolhas dos indivíduos. (Desta forma, tudo podia ser compreendido ou justificado, mesmo o comportamento dos dirigentes nazis nos campos de concentração).

Já alguns anos antes, os Rolling Stones, na sua canção “Sympathy for the Devil”, que conta a história do diabo ao longo dos séculos, sugeriam que o diabo está presente em todos os homens: “Toda a gente é Lúcifer”, declarou mais tarde Mick Jagger numa entrevista.

II.

A obsessão com o demónio acompanha a existência humana desde o início e perdura até aos nossos dias. Encontramos o demónio já nos primórdios, no Jardim do Éden, a tentar com êxito Adão e Eva.  Encontramo-lo de novo em ação, tentando Job, desta vez em vão. Igualmente vã é a tentativa de tentar Jesus no deserto e na cruz.

Ao longo dos séculos, foi dada tanta atenção ao demónio que, por vezes, mesmo na igreja, quase se falava mais dele do que de Deus.

O mundo da arte deu-lhe muita (demasiada) atenção:   A obra-prima de Bosh, “O Tríptico do Jardim das Delícias Terrenas”, com as suas criaturas demoníacas e infernais, ajudou a moldar o imaginário coletivo do diabo no Renascimento; assim, Goya (Os Caprichos), Durer, Blake (As Ilustrações para o Livro de Job), Gustave Doré (As Ilustrações para a Divina Comédia), até Vrubel (O Demónio Sentado) e Salvador Dali…

Na literatura, Lúcifer é mencionado no nono círculo do Inferno de Dante e no “Paradaise Lost” (Paraíso Perdido) de John Milton. As influências demoníacas podem ser encontradas em “Macbeth”, de Shakespeare, ou em “Ivan Karamazov”, de Dostoiévski, ou na Woland de “Mestre e Margarita”, de Bulgakov, onde o diabo é descrito como um afável cavalheiro da alta sociedade de Moscovo. Entre as personagens que fizeram um pacto com o diabo contam-se o Dr. Faust (com Mefistófeles)de Goethe, ou Dorian Gray, de Oscar Wilde.

No cinema e na televisão, encontramos o diabo em todo o lado, desde os vários filmes sobre exorcistas até à recente série de sucesso Lúcifer. Para não falar dos relatos de casos de satanismo e das várias seitas satânicas.

Toda esta atenção ao demónio parece-me um último recurso para aqueles que, afogados no tédio total, tentam dar a si próprios uma fraca emoção com uma dose expirada de adrenalina.

III.

No Evangelho deste domingo, o evangelista Marcos fala-nos também do diabo, mas fá-lo de uma forma muito sucinta. Não se detém como os outros evangelistas, que falam do mesmo acontecimento mostrando Jesus a conversar com o demónio. Marcos não está interessado em nada do que o diabo disse ou tem para dizer e não regista uma única palavra dele.

No entanto, num só versículo, Marcos diz-nos tudo sobre o homem, porque neste relato das tentações de Jesus transparece a humanidade não só de Cristo, mas também de nós.

“O Espírito conduziu Jesus ao deserto”, diz-nos Marcos e Mateus acrescenta “para ser tentado pelo demónio”.

A tentação, portanto, não é algo de horrendo (o Espírito não pode querer coisas horrendas), mas é a condição de possibilidade da nossa liberdade. A tentação é a oferta de uma alternativa atractiva às escolhas que fazemos. Se não houvesse alternativas tentadoras, não seríamos plenamente livres nas nossas escolhas. Por exemplo, se eu encontrar um e apenas um produto numa mercearia, não tenho a liberdade de escolher outro porque não há nenhum outro. Se vivo numa ilha onde só há uma mulher, que é a minha esposa, a minha fidelidade a ela não me dá grande mérito: não tenho a possibilidade de a trair, mesmo que quisesse, porque não há mais ninguém. Uma escolha é livre e verdadeira quando tenho a possibilidade de fazer outras escolhas, mas escolho esta.  Para poder escolher livremente o bem, devo ter também a possibilidade de poder escolher o mal: só assim a minha escolha do bem é autêntica.

IV.

Para concluir. Deixando de lado as dúvidas sobre a cientificidade da experiência do Prof. Zimbardo, houve muitas outras experiências que mostraram como, em casos de forte pressão, há quem não se conforme com a situação e aja de forma diferente. Como a experiência de Stanley Milgram sobre a obediência (1961), a experiência de Asch sobre a conformidade (anos 50) ou casos de desobediência civil (veja-se o objetor austríaco Franz Jägerstätter beatificado por Bento XVI, que se deixou matar em vez de obedecer a Hitler).

O Prof. Zimbardo esqueceu-se de que perante uma tentação (como a do poder) existe também algo chamado “livre arbítrio”.  O “efeito Lúcifer” pode ser contrariado pelo “efeito conversão”, como Jesus nos diz no Evangelho deste domingo: “convertei-vos e acreditai no Evangelho”.

É este o convite que Jesus nos dirige hoje, no início da Quaresma. Comecemos, pois, o nosso caminho quaresmal com confiança, sem medo de sermos tentados, antes, alegremo-nos, porque, se formos tentados, isso significa que não pertencemos ao demónio. São João Maria Vianney dizia: “O maior de todos os males  não é ser tentado, porque então há razões para crer que o demónio nos considera sua propriedade”. Somos propriedade de Jesus Cristo, por isso não tenhamos medo de cruzar com o diabo no nosso caminho, porque se não o cruzarmos, então pode ser porque estamos a caminhar na mesma direção.

 

– Na imagem de fundo: “Sitting Demon” de Mikhail Vrubel.

– Música de fundo: Lucifer – Knockin’ on heavens door versão completa V3

 

 

🇬🇧 ‘LUCIFER EFFECT’   (Translation not revised)

(Video and text in 🇬🇧 English)

Commentary on the Gospel for Sunday, 18 February 2024 (I TQ-B)

Mk 1:12-15 (Jesus in the desert)

I.

In the 1970s, an experiment was carried out at Stanford University by Prof. Zimbardo and his team to study human behaviour in situations of power and authority. 24 university students were selected, divided into two groups, one of prisoners and the other of guards, and placed in a simulated prison. The experiment that was supposed to last two weeks was terminated after six days because of the deteriorating behaviour of the guards who began to treat the prisoners inhumanely. This attitude was called the ‘Lucifer Effect’ by Zimbardo to describe the transformation of normal people (or angels) into devils, thus demonstrating how the environmental context determines the choices of individuals. (In this way, everything could be understood or justified, even the behaviour of Nazi leaders in concentration camps).

Already a few years earlier, the Rolling Stones in their song “Sympathy for the Devil”, which tells the story of the devil through the centuries, suggested that the devil is present in every man: “Everyone is Lucifer”, Mick Jagger had later stated in an interview.

II.

Obsession with the devil has accompanied human existence from the beginning and rages to this day. We find the devil already in the beginning in the Garden of Eden, successfully tempting Adam and Eve.  We find him again at work tempting Job, this time in vain. Equally in vain is the attempt to tempt Jesus in the desert and on the cross.

Over the centuries, so much attention has been paid to the devil that at times, even in church, he was almost talked about more than God.

The art world gave him much (too much) attention:

Bosh’s masterpiece ‘The Triptych of the Garden of Earthly Delights,’ with its demonic and infernal creatures, had helped shape the collective imagination of the devil in the Renaissance; so, Goya (The Capriccios) , Durer, Blake (The Illustrations for the Book of Job), Gustave Doré (The Illustrations for the Divine Comedy), through to Vrubel (The Seated Demon) and Salvador Dali.

In literature, Lucifer is mentioned in the ninth circle of Dante’s Inferno and in John Milton’s Paradise Lost. Demonic influences can be found in Shakespeare’s ‘Macbeth’, or in Dostoevsky’s ‘Ivan Karamazov’ or in the Woland of Bulgakov’s ‘Master and Margarita’ where the devil is described as an affable gentleman of Moscow high society. And characters who have made a pact with the devil include Goethe’s Dr Faust (with Mephistopheles), or Oscar Wilde’s Dorian Gray.

In film and television we find the devil everywhere from the various films about exorcists to the recent successful series Lucifer. Not to mention the reporting of incidents of Satanism and the various satanic sects.

All this focus on the devil strikes me as a last resort for those drowning in total boredom trying to give themselves a feeble thrill with an expired dose of adrenalin.

III.

In this Sunday’s Gospel, the evangelist Mark also speaks to us about the devil, but he does so in a very succinct form. He does not dwell like the other evangelists who speak of the same event by showing Jesus conversing with the devil, conversing with him. Mark is not interested in anything the devil has said or has to say, and does not record a single word of it.

In just one verse, however, Mark tells us everything about the man, because in this account of Jesus’ temptations, the humanity not only of Christ, but also of us, shines through.

“The Spirit drove Jesus into the wilderness” Mark tells us and Matthew adds “to be tempted by the devil”.

Temptation therefore is not something horrendous (the Spirit cannot want horrendous things), but is the condition of possibility of our freedom. Temptation is the offer of an attractive alternative to the choices we make. If there were no tempting alternatives, we would not be fully free in our choices. For example, if I find one and only one product in a grocery shop, I do not have the freedom to choose another because there is none. If I live on an island where there is only one woman, who is my wife, my fidelity to her gives me no great merit: I do not have the possibility of betraying her, even if I wanted to, because there is no one else.

A choice is free and true when I have the possibility of making other choices, but I choose this one.

To be able to freely choose good, I must also have the possibility of being able to choose evil: only thus is my choice of good authentic.

IV.

To conclude. Leaving aside doubts about the scientificity of Prof. Zimbardo’s experiment, there have been many other experiments that have shown how in cases of strong pressure there are those who did not conform to the situation and acted differently. Such as Stanley Milgram’s experiment on obedience (1961), Asch’s experiment on conformity (1950s) or cases of civil disobedience (See the Austrian objector Franz Jägerstätter beatified by Benedict XVI, who let himself be killed rather than obey Hitler).

Prof. Zimbardo has forgotten that when faced with temptation (such as that of power) there is also something called ‘free will’.  The ‘Lucifer effect’ can be countered by the ‘conversion effect’, as Jesus tells us in this Sunday’s Gospel: ‘convert and believe in the Gospel’.

This is the invitation that Jesus addresses to us today, at the beginning of Lent. So let us begin our Lenten journey with confidence, without being afraid of being tempted, indeed let us be glad, because if we are tempted it means that we do not belong to the devil. St John Mary Vianney said “The greatest of all evils is not to be tempted, for then there is reason to believe that the Devil considers us his property”. We are the property of Jesus Christ, so let us not be afraid to cross the devil in our path, because if we do not cross him, then he might say that we are walking in the same direction.

 

– In the background image: ‘Sitting Demon’ by Mikhail Vrubel.

– Background music: Lucifer – Knockin’ on heavens door full version V3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

EZIO LORENZO BONO è Professore Associato della “Universidade Save” del Mozambico e docente di Filosofia Contemporanea, Filosofia Africana e Filosofia dell’Educazione.   È inoltre Professore di Epistemologia nei corsi di Master e di Dottorato nella  “Universidade Pedagogica de Maputo”. Ha fatto i suoi studi filosofici, teologici e pedagogici in Italia, Brasile e Mozambico, terminando il dottorato nella “Università degli Studi di Bergamo” (Italia).
È religioso-sacerdote della Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo (Italia). Ha lavorato in Italia, Brasile, Svizzera e Mozambico. Attualmente vive e lavora a Roma (Italia). È membro del Comitato per il Patto Educativo Globale e Ricercatore assegnista all’Università LUMSA.
Tra le sue pubblicazioni:

  • Linguaggio simbolico: la possibilità di parlare di Dio in “Dio mistero del mondo” di Eberhard Jüngel.
  • Ética ou retórica sobre o outro? As aporias da ética como filosofia primeira de E.Lévinas.
  • La Filosofia Africana oggi e l’idea di Persona: il “Muntuismo”.
  • Filosofia Africana. Da Traição à Tradição.

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🇵🇹 português 

EZIO LORENZO BONO é Professor Associado da “Universidade Save” de Moçambique e docente de Filosofia Contemporânea, Filosofia Africana e Filosofia da  Educação. É ainda Professor de Epistemologia nos cursos de Mestrado e Doutoramento da Universidade Pedagógica-Moçambique de Maputo. Fez os seus estudos filosóficos, teológicos e pedagógicos em Itália, Brasil e Moçambique, concluindo o doutoramento na “Università degli Studi di Bérgamo” (Itália).
É religioso-sacerdote da Congregação da Sagrada Família de Bérgamo (Itália). Trabalhou em Italia, Brasil, Moçambique. Actualmente vive e trabalha em Roma (Italia). Ele é membro do Comitê para o Pacto Educativo Global e pesquisador da Universidade LUMSA.
Entre as suas publicações: 

  • Linguagem Simbólica: a possibilidade de falar de Deus em ‘Deus mistério do mundo’ de E.Jungel.
  • Ética ou retórica sobre o outro? As aporias da ética como filosofia primeira de E.Lévinas.
  • Muntuísmo: a ideia de pessoa na filosofia africana contemporânea.
  • Filosofia Africana. Da Traição à Tradição.

🇬🇧 english 
EZIO LORENZO BONO is Associate Professor of the “Universidade Save” of Mozambique and professor of Contemporary Philosophy, African Philosophy and Philosophy of Education. He is also Professor of Epistemology in the Master and Doctorate courses in the “Universidade Pedagogica de Maputo”. He made his philosophical, theological and pedagogical studies in Italy, Brazil and Mozambique, finishing his PhD in the “University of Bergamo” (Italy).

He is a religious priest of the Congregation of the Holy Family of Bergamo (Italy). He has worked in Italy, Brazil, Switzerland and Mozambique. He currently lives and works in Rome (Italy). He is a member of the Committee for the Global Compact on Education and a Research Fellow at LUMSA University.

Among his publications:

  • Linguaggio Simbolico: la possibilità di parlare di Dio in “Dio mistero del mondo” di Eberhard Jüngel.
  • Ética ou retórica sobre o outro? As aporias da ética como primeira de E.Lévinas.
  • “Muntuism”: an idea of Person in contemporary african philosophy.
  • Filosofia Africana: Da Traição à Tradição.