Peter Lindbergh-Untold Stories-EditoreTASCHEN-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Peter Lindbergh- Untold Stories
Editore TASCHEN
Descrizione del libro di Peter Lindbergh -The first-ever exhibition curated by Peter Lindbergh himself, shortly before his untimely death, Untold Stories at the Düsseldorf Kunstpalast served as a blank canvas for the photographer’s unrestrained vision and creativity. Given total artistic freedom, Lindbergh curated an uncompromising collection that sheds an unexpected light on his colossal oeuvre. This artist’s book, the official companion to the landmark exhibition, offers an extensive, firsthand look at the highly personal collection. When it came to printing his photos, Lindbergh chose a special uncoated paper – a thin sheet with a soft, open surface – as a deliberate aesthetic statement. Renowned the world over, Lindbergh’s images have left an indelible mark on contemporary culture and photo history. Here, the photographer experiments with his own oeuvre and narrates new stories while staying true to his lexicon. In both emblematic and never-before-seen images, he challenges his own icons and presents intimate moments shared with personalities who had been close to him for years, including Nicole Kidman, Uma Thurman, Robin Wright, Jessica Chastain, Jeanne Moreau, Naomi Campbell, Charlotte Rampling and many more. This XL volume presents more than 150 photographs―many of them unpublished or short-lived, often having been commissioned by monthly fashion magazines such as Vogue, Harper’s Bazaar, Interview, Rolling Stone, W Magazine, or The Wall Street Journal. An extensive conversation between Lindbergh and Kunstpalast director Felix Krämer, as well as an homage by close friend Wim Wenders, offer fresh insights into the making of the collection. The result is an intimate personal statement by Lindbergh about his work.
Peter Lindbergh nacque Peter Brodbeck il 23 novembre 1944 a Leszno, in Polonia, ma la sua famiglia fuggì a Duisburg, in Germania, quando aveva due mesi a causa dell’avanzata delle truppe russe. I paesaggi industriali di Duisburg e i movimenti artistici della Russia e della Germania degli anni ‘1920 influenzarono profondamente il suo stile visivo. Sebbene inizialmente lavorasse in un grande magazzino, in seguito studiò arte a Berlino. La sua carriera di fotografo iniziò inaspettatamente quando scoprì la sua passione per le foto dei figli di suo fratello.
Nel 1971 Lindbergh si trasferì a Düsseldorf e in seguito a Parigi nel 1978 per espandere la sua carriera, dove cambiò il suo cognome da Brodbeck a Lindbergh a causa della presenza di un altro fotografo con lo stesso nome.
Lindbergh è spesso accreditato come la forza trainante dietro l’era delle supermodelle, fornendo il trampolino di lancio per le carriere di icone come Naomi Campbell, Christy Turlington e Linda Evangelista. Il suo lavoro con queste modelle, insieme a molte altre, ha definito una nuova era nella fotografia di moda.
Questa evoluzione può essere fatta risalire alla sua innovativa foto di gruppo del 1988 per American Vogue, con Linda Evangelista, Christy Turlington, Estelle Léfebure, Karen Alexander, Rachel Williams e Tatjana Patitz. Le modelle, vestite casualmente con biancheria intima e camicie bianche oversize, hanno posato su una spiaggia di Malibu, incarnando lo stile naturale e sobrio di Lindbergh che avrebbe definito la sua eredità fotografica.
Due anni dopo, ha sparato il suo primo Vogue copertina (per l’edizione britannica), ancora una volta con Evangelista e Turlington, questa volta affiancati da Naomi Campbell, Cindy Crawford e Tatjana Patitz. Questo ritratto di gruppo è diventato un’immagine distintiva dell’era delle supermodelle e ha ispirato il famoso video musicale “Freedom” di George Michael del 1990, con le stesse modelle. Queste due immagini hanno contribuito a consolidare la loro autenticità e il loro stile naturale. Le modelle apparivano rilassate, con un trucco minimo e apparentemente senza ritocchi, consentendo alle loro personalità di trasparire in un modo che era stato raramente catturato prima. reputazione, distinguendosi per la loro autenticità e la loro naturalezza. Le modelle apparivano rilassate, con un trucco minimo e apparentemente senza ritocchi, consentendo alle loro personalità di trasparire in un modo che era stato mai fatto prima.
Lindbergh credeva che la bellezza di coloro che fotografava derivasse tanto dalla loro personalità quanto dal loro aspetto esteriore, un notevole diversivo rispetto allo status quo della fotografia di moda dell’epoca. Leggendario Vogue La caporedattrice Anna Wintour ha riconosciuto il merito della visione di Lindbergh, incaricandolo di scattare la sua prima copertina dopo essere diventata direttrice di americano Vogue nel 1988 e nel corso della sua carriera ha scattato numerose copertine per la rivista.
Il suo approccio naturale è stato raggiunto in parte consentendo alle modelle di esprimersi in modi non tipicamente usati negli shooting di moda. Ha promosso la spontaneità e ha visto il processo come collaborativo piuttosto che come una dinamica fotografo-soggetto. Nonostante questa interazione rilassata, le sue composizioni sono sempre state attentamente considerate, spesso trasmettendo un vero senso di narrazione in un modo spesso descritto come “cinematografico”. Lindbergh è stato uno dei primi fotografi a incorporare le trame nei suoi editoriali di moda. Infatti, il suo servizio fotografico del 1990 di Helena Christensen come marziana per Italiano Vogue è considerato da molti il punto di partenza nell’evoluzione degli editoriali di moda basati sulla narrazione. Splendidamente presentata in grande scala, questa edizione di “On Fashion Photography” presenta 300 immagini (molte delle quali inedite) provenienti da tutta la carriera di Lindbergh. Include il suo ampio lavoro editoriale per Vogue, Harper Bazaar, The New Yorker, Vanity Faire molte altre pubblicazioni, oltre alle sue campagne pubblicitarie per i nomi più iconici della moda. Il libro include anche un’introduzione aggiornata in cui Lindbergh discute della “cosiddetta fotografia di moda”. Nonostante fosse sinonimo del settore, a Lindbergh importava poco della moda in sé. Mentre rispettava gli stilisti, era aperto sul fatto che erano le persone, non gli abiti, a ispirarlo.
L’immagine finale nel prenota è uno scatto dietro le quinte dell’iconico film britannico del 1990 Vogue servizio fotografico di copertina, che mostra un Lindbergh seduto circondato da cinque delle modelle che ha contribuito a elevare allo status di supermodella (Naomi Campbell, Linda Evangelista, Cindy Crawford, Tatjana Patitz e Stephanie Seymour). È una scena commovente: Lindbergh irradia un calore silenzioso, trasudando una presenza timida ma confortevole. Nonostante tutta la sua creatività, visione e padronanza tecnica, forse il suo dono più grande è stato quello di far sentire i suoi soggetti completamente a loro agio, consentendogli di catturare il loro vero sé. Questo è il Lindbergh che scelgo di ricordare.
Peter Lindbergh. Sulla fotografia di moda è pubblicato da Taschen ed è disponibile tramite il loro di LPI.
Fonte-The Independent Photographer