Eliseo l’Armeno romanzo Storia di Vardan e compagni martiri
Eliseo l’Armeno
Descrizione-La Storia di Eliseo è un’opera poliedrica in cui convivono molteplici generi letterari. È la principale fonte storica per ricostruire gli eventi bellici del 451, che videro gli Armeni scendere in campo contro i Persiani per difendere la propria fede cristiana dalle imposizioni zoroastriane. È anche opera agiografica, che immortala il martirio di san Vardan e dei suoi compagni. È opera teologica, ricca di professioni di fede e formule cristologiche. È opera apologetica, che ci restituisce stralci delle controversie cristiane contro i zoroastriani. Ed è anche un’opera segnata da passaggi di intenso afflato lirico. Il volume fa parte dell’Opera Omnia di Eliseo. Accanto al capolavoro principale il volume contiene scritti minori, alcuni dei quali tradotti per la prima volta in una lingua occidentale, che appartengono all’esperienza monastica dell’autore, che rivestono un interesse notevole non solo per la disciplina canonica e la storia del monachesimo, ma anche per alcuni importanti passaggi teologici. Per la prima volta al mondo La Storia di Vardan e le altre opere di Eliseo sono riprodotte nel testo critico armeno con traduzione in una lingua moderna (nel nostro caso l’italiano) a fronte. Introduzione, traduzione e note di Riccardo Pane.
“Le rose di Ester” -Una madre racconta il genocidio armeno
Romanzo di Margaret A. Ahnert – Tradotto da I. Aguilar -Editore Rizzoli
Margaret A. Ahnert
Descrizione-Margaret Ahnert-Ester è solo una ragazzina quando l’impero ottomano decide di cancellare il popolo a cui lei appartiene: gli armeni. Scacciata dal suo villaggio, intraprende una lunga marcia durante la quale vede morire gran parte della sua famiglia. Costretta a sposare un turco che la tratta come una schiava, per scappare da lui non le resta che abbandonare la sua terra e trasferirsi in America. Ora, a 98 anni, non può permettere che la sua esperienza si spenga con lei e all’amata figlia Margaret affida il tesoro della sua storia. Giorno per giorno, il dipanarsi dei ricordi dischiude l’incanto di un mondo lontano e mai dimenticato, il dolore lancinante della perdita e la rabbia di fronte all’odio più brutale e ingiustificato. Ma emerge anche il ritratto di una piccola donna coraggiosa e tenace, sopravvissuta all’orrore senza mai perdere la sua ironia e la profonda umanità.
L’Autrice Margaret Ahnertscrittrice di successo ha realizzato un romanzo di forte impatto emotivo. Nelle rose di Ester ripercorre le tappe principali della vita della madre ormai ultra novantenne che vive in una casa di riposo negli Stati Uniti gestita e frequentata solo da ospiti armeni. La madre di origini armene ha assistito impotente al genocidio della sua razza perpetrato dai turchi in Armenia. Lei viveva ad Amasia una città fiorente di traffici¸ di commerci. alla figlia racconta la sua infanzia¸ i riti e le usanze e le abitudini della sua gente. Ricorda come nella cittadina al sabato le vie profumavano di pane appena sfornato e gli abitanti si recavano alle terme per il bagno turco. Poi arrivarono i turchi e le cose cambiarono. Ester viene costretta con la famiglia a lasciare in fretta e furia la casa¸ il padre a lasciare la sua attività di macellaio. Durante la marcia di evacuazione soffre stenti e fame¸ incontra gente abominevole e perde uno ad uno i suoi familiari più stretti fino a restare completamente sola. Perde il padre¸ la matrigna¸ la nonna che le trasmette dei doni¸ il fratello più piccolo. Dopo tanti anni riesce a recuperare solo un fratello. viene costretta per sopravvivere a un matrimonio forzato con un turco da cui fugge e poi a rinegare la sua lingua e la sua religione. Dopo molte avventure e peripezie di ogni tipo riesce a imbarcarsi per l’America non senza difficoltà e sacrificio. Viene fatta espatriare con un passaporto falso con il nome di Margaret e sarà questo il nome che imporrà alla figlia. In America riesce a trovare un lavoro e a sposarsi con un uomo sincero e onesto. Ester però non dimentica le sofferenze del suo popolo¸ le umiliazioni¸ le persecuzioni. nel romanzo si descrivono le atrocità a cui furono sottoposti gli armeni in nome della pulizia etnica e razziale. restano solo i vividi ricordi anche perché il mondo moderno sembra aver perso la memoria di quel genocidio. Ester lascia le sue memorie in eredità alla figlia che vuole divulgarle per farle sapere al mondo intero.
Yerevan -Memoriale dell’Olocausto Armeno
Ad Erevan la capitale della Armenia nel 1966 è stato realizzato un memoriale per le vittime del genocidio del 1915 e inaugurato nel 1967 in granito e basalto. la commemorazione dei defunti avviene ogni anno il 24 aprile. Vi è una fiamma votiva sempre accesa e una pietra con tutti i nomi delle città distrutte. C’è pure un parco della memoria con piante dedicate ai defunti e un museo che raccoglie documenti e fotografie.
“ C’è un legame coi morti e coi vivi che è la comune origine armena, quel legame di nostalgia e di affetti che connette il sangue a quello degli avi perseguitati e uccisi dalla terribile estate del 1915 in poi e, chiede giustizia per loro, per quella distesa di ossa ignote finite a diventare polvere nei deserti dell’Anatolia : affinché il riconoscimento di ciò che è avvenuto, risani l’oscura, infetta ferita che per il silenzio colpevole in cui la tragedia armena è avvolta continua a sanguinare nei padri,nei figli, nei nipoti…” Così scrive Margaret Ajemian Ahnert, scrittrice americana di origine armena nel suo romanzo “Le rose di Ester”.
Chi visita Yerevan non può non recarsi al Memoriale dell’Olocausto Armeno: su una collina che domina la città un blocco di vetro e cemento ed una fiamma sempre accesa racconta la storia di un genocidio. Il 24 Aprile del 1915 ad Istanbul vennero arrestati duecento leader della comunità armena. Nei giorni successivi, centinaia di intellettuali e religiosi furono arrestati, torturati e poi giustiziati. Tra il 1915 ed il 1917 due milioni di Armeni che vivevano nell’attuale Turchia, furono deportati nei territori ad est ( oggi Siria ed Iraq) ed un milione e mezzo morì per fame, violenze e stupri. La popolazione civile veniva deportata in decine di campi di concentramento che poi diventavano fosse comuni; venivano giustiziati in camere a gas o iniettando loro dosi letali di morfina. I membri della milizia turca addetti a questo scempio furono definiti “macellai della specie umana”. Il mondo sapeva ciò che stava avvenendo in Turchia, infatti sia la Russia che la Francia e la Gran Bretagna intimarono ai “Giovani Turchi” di desistere da questi orrori perché rischiavano il processo per crimini contro l’umanità. L’appello non sortì alcun effetto e le violenze contro gli Armeni continuarono fino al 1923. Ancora oggi, questo eccidio non è da tutti conosciuto e la stessa Turchia lo nega, affermando che si trattò solo dell’uccisione di cinquantamila ribelli nazionalisti armeni che si opponevano al governo turco. Ma i documenti e le fotografie ci raccontano la vera tragica storia: un popolo che ha subito una terribile persecuzione e che ha visto tutto questo orrore avvolto dalla nebbia dell’oblio e della negazione. Antonia Arslan è un’altra scrittrice che ci tramanda questa tragedia. Con “La masseria delle allodole” e “la strada di Smirne” ribadisce la sua volontà di ricordare e di testimoniare. Ci ricorda come “ i Giovani Turchi” avevano progettato di eliminare tutte le minoranze, armeni, greci, assiri e curdi. Perseguivano una teoria nazionalista contraria allo spirito cosmopolita che da sempre aveva caratterizzato l’Impero Ottomano. In un’intervista la scrittrice ha dichiarato:” Gli uomini furono sterminati subito, le donne deportate. Gli uomini furono eliminati fisicamente nei modi peggiori, legati su barche e poi fatti affondare, radunati in chiese poi successivamente incendiate…le donne si trovarono sole con i vecchi e i bambini al seguito, a decidere in poche ore cosa portare con sè. Da Karput (città dell’Anatolia) partirono in 18000 ed arrivarono ad Aleppo in 150”. Furono proprio le donne armene che non si arresero al genocidio che, con caparbia volontà, senza alcun aiuto esterno, permisero che “la razza armena” non si estinguesse. Raccolsero i fili di questo popolo e li intrecciarono con i ricordi, le tradizioni scritte ed orali, gli usi, i costumi, la cultura.
Le donne armene e il genocidio
Ondine Khayat, di padre armeno e madre francese, nel suo romanzo “Le stanze di lavanda”racconta il genocidio armeno attraverso i ricordi della nonna. E anche da questa storia emerge l’astuzia, l’intelligenza, la determinazione delle donne armene, ma anche il loro grande amore verso il proprio popolo. Quando, più di vent’anni dopo, Hitler decise di eliminare gli ebrei, reclutò nelle SS alcuni ufficiali che erano stati protagonisti del genocidio armeno, rispondendo così ad alcune obiezioni che gli erano state poste : “Chi si ricorda più dello sterminio degli Armeni ?” C’è una differenza fra il genocidio nazista e quello armeno, quest’ultimo rappresenta l’uccisione da parte di un popolo di una parte di se stesso, gli Armeni erano infatti cittadini dello stesso impero, quello Ottomano. E c’è un’altra differenza: sono troppo pochi quelli che al mondo conoscono questo orrore. Così una sopravvissuta ricorda l’angoscia di una marcia di deportazione: “Di notte, ci fermavamo sul ciglio della strada e dormivamo ammassati gli uni sugli altri…mentre il buio avvolgeva tutto, le lucciole tessevano una rete intorno a noi e la luna illuminava il nostro misero accampamento con i suoi raggi di tiepida luce… Sembravamo così piccoli e soli, gli ultimi rimasti al mondo…” Parlare oggi di genocidio armeno forse potrà essere un atto di giustizia postuma per colmare quella terribile solitudine.
Dott.ssa Ester Rizzo-Giornalista
Ester Rizzo-Giornalista
Nata a Licata il 08.06.1963 ed ivi residente. Laurea in Giurisprudenza. Diploma di specializzazione Istituto Superiore di Giornalismo . Responsabile Commissione Donne Pari Opportunità Distretto Sicilia Fidapa . Referente per la provincia di Agrigento del Gruppo Toponomastica Femminile Docente del corso di “Letteratura al Femminile” al CUSCA (Centro Universitario Socio-Culturale Adulti) di Licata Collaboratrice di testate giornalistiche regionali e nazionali on line Autrice di “Camicette Bianche”
Anche quest’anno, il 24 aprile, noi, italiani di origine armena ed armeni in Italia, uniti in un’unica voce con le organizzazioni che ci rappresentano, facciamo memoria del Genocidio subito dagli armeni nel 1915 ad opera dell’Impero ottomano.
In un contesto internazionale quale quello attuale, così segnato da instabilità ed incertezza, ci rivolgiamo ai cittadini, ai media e alle Istituzioni sentendo il dovere di un impegno che si rinnova: non solo nel rievocare la tragedia che ha travolto il destino del popolo armeno 107 anni fa ma anche nel richiamare le urgenze e le sfide che quel ricordo, ancora da troppi ignorato, impone oggi sul presente.
È prima di tutto una sfida di conoscenza, per non fermarsi a un uso retorico della memoria. Occorre invece approfondire le complessità del passato per comprendere che l’annientamento di un popolo e della sua identità è un dramma che ci riguarda davvero tutti e, al contempo, ci porta a riscoprire la ricchezza che la cultura armena è ancora in grado di offrire.
È una sfida di coraggio, per leggere le conflittualità del presente ed affrontarle senza timori, avendo ben in mente la drammatica lezione del passato, coscienti che la posta in gioco è il nostro futuro, con i suoi valori di integrazione e difesa della propria identità. Per noi, che siamo orgogliosamente anche cittadini italiani, essi sono la vera eredità che proviene da chi ci ha preceduto e possono diventare un patrimonio da condividere con la nazione in cui abbiamo scelto di vivere.
È un impegno contro le spinte alla sopraffazione e alla rimozione della memoria dei fatti, che ancora oggi affiorano e minacciano l’esistenza stessa della nazione armena, soprattutto dopo l’aggressione militare dell’Azerbaigian contro la Repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) di un anno e mezzo fa, l’assordante silenzio della comunità internazionale che ne è seguito, i criminali tentativi di cancellare ogni traccia di cultura armena nelle zone occupate, e le recenti, gravi violazioni del cessate il fuoco ai danni degli armeni, approfittando del drammatico conflitto in corso in Ucraina.
È la vera lezione della Memoria, quella che dal passato ci apre gli occhi sul presente, ci aiuta ad essere responsabili del nostro futuro, e, soprattutto, vigili sui pericoli cui i singoli e le comunità sono esposti quando non sono riconosciuti i loro diritti fondamentali.
Ecco, allora, il nostro compito di cittadini europei: non restare schiacciati sotto il peso delle nostre paure, indifferenze, apatie e disillusioni ma diventare riferimenti credibili e concreti per prevenire nuovi odi e combattere con le armi della conoscenza e della verità i persistenti tentativi di rimozione e di manipolazione della Storia.
24 aprile Per non dimenticare.
Unione Armeni d’Italia
Associazione Assoarmeni (Roma)
Associazione Casa di Cristallo (Padova)
Associazione Italiarmenia (Padova)
AGBU Milan
Casa Armena – Hay Dun (Milano)
Comunità Armena – Calabria
Comunità Armena – Napoli
Consiglio per la comunità armena di Roma
Unione Talenti Armeni d’Italia
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