– Prof. GIUSEPPE LUGLI-Il Tempio di Venere genitrice nel Foro di Cesare
Copia anastatica dalla Rivista PAN –n° uno del 1934-diretta da UGO OJETTI
Editore RIZZOLI e C. Milano-Firenze-Roma.
Prof.Lugli Giuseppe Archeologo italiano (Roma 1890 – ivi 1967);
Prof. GIUSEPPE LUGLI– Archeologo italiano (Roma 1890 – ivi 1967); prof. di topografia romana nell’univ. di Roma (1933-61); socio nazionale dei Lincei (1946). Pubblicò, tra l’altro, un ampio manuale (I monumenti antichi di Roma e suburbio, 3 voll. e un Supplemento, 1930-40), e ricerche sulla tecnica costruttiva e sull’architettura (La tecnica edilizia romana con particolare riguardo a Roma e Lazio, 2 voll., 1957). Iniziò la pubblicazione sistematica dei Fontes ad topographiam veteris urbis Romae pertinentes/”>pertinentes e la collana della Forma Italiae.Fonte- Enciclopedia TRECCANI
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-Articolo di Cinzia Dal Maso-Foto di Franco Leggeri-
ROMA- GIANICOLO-MONUMENTO A CICERUACCHIO
ROMA- GIANICOLO-“La memoria di lui vivrà eterna quanto il tempo. Roma, l’Italia, lo venereranno quale Martire; e siamo certi che quando sul Campidoglio sventolerà il tricolore vessillo e saranno infugati dal Vaticano i tristi corvi, Roma, decretando onore di epigrafi e di monumenti ai suoi Martiri, inciderà i nomi loro sulla pietra, e in cima a que’ nomi sarà quello di Angelo Brunetti detto Ciceruacchio”. Così Felice Venosta, nel 1863, concludeva il suo libro dedicato all’eroe trasteverino, fucilato insieme con i suoi figli a Ca’ Tiepolo, la notte tra il 10 e l’11 agosto 1849, durante la lunga marcia di Garibaldi in direzione di Venezia, dopo la caduta della Repubblica Romana.
Bisognò aspettare il centenario della nascita di Garibaldi, il 1892, perché un comitato popolare, di cui era presidente Salvatore Barzilai e di cui facevano parte Luigi Cesana, direttore de “Il Messaggero”, e lo scultore Ferrari, inoltrasse la richiesta di un monumento all’eroe. Fu aperta una sottoscrizione e distribuito un foglio nel quale era scritto che il monumento avrebbe dovuto “glorificare l’anima popolare, espressa dall’eroismo di Ciceruacchio, il quale, dopo aver diffuso le idee liberali in mezzo al popolo romano, cadde vittima della doppiezza politica di Pio IX”.
L’esecuzione dell’opera in bronzo fu affidata allo scultore siciliano Ettore Ximenes, che ne aveva già presentato il progetto con notevole successo all’esposizione di Torino del 1880. La solenne inaugurazione del monumento, collocato sul lungotevere Arnaldo da Brescia, presso il ponte Margherita, avvenne il pomeriggio del 3 novembre 1907. Appena cadde il telo che copriva il gruppo scultoreo, la folla rimase con il fiato sospeso a contemplare la figura imponente e fiera di Angelo Brunetti, che, guardando in faccia il nemico, si scopriva il petto, indicando di mirare al cuore. Ai suoi piedi il figlio Lorenzo, in ginocchio e bendato, con la bocca spalancata in un grido. Dal monumento fu escluso l’altro figlio, Luigi, con un atto giudicato da Aldo Lombardi “antistorico ed inumano”. Ma Luigi Brunetti era un personaggio scomodo: su di lui gravava il sospetto di essere stato l’esecutore materiale dell’assassinio di Pellegrino Rossi, ministro dell’Interno del governo pontificio, accoltellato il 15 novembre del 1848 nel palazzo della Cancelleria.
Nel 1959, in occasione dell’apertura del sottovia del lungotevere Arnaldo da Brescia, il monumento fu spostato di non molto, sul lungotevere in Augusta, dove però i rami di due platani ne ostacolavano la visibilità e il passaggio continuo delle macchine ne compromettevano la conservazione. Ora sembra aver trovato una sede degna e definitiva. La scorsa settimana, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, è stato trasferito nel parco del Gianicolo, luogo simbolo del Risorgimento romano, poco prima del cancello che dà su Porta San Pancrazio.
Articolo di Cinzia Dal Maso-Foto di Franco Leggeri.
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Roma Gianicolo-Monumento ad Anita Garibaldi– Anita Garibaldi si spegne la sera del 4 agosto 1849: non aveva ancora 28 anni. Al Gianicolo a Roma , un bel monumento dove si trova la tomba di Anita ,illustra, con fervore patriottico, il momento più tragico della rivoluzione italiana del 1849.Una statua equestre in bronzo raffigura l’eroina dei due mondi in uno degli episodi più celebri della sua vita: la cattura nell’accampamento di Sao Luis. Qui sono custodite le sue spoglie, riesumate dalla sua tomba di Nizza e trasportate in Italia nel 1932.
Roma Gianicolo-Monumento ad Anita GaribaldiRoma Gianicolo-Monumento ad Anita Garibaldi
Roma Gianicolo-Monumento ad Anita GaribaldiRoma Gianicolo-Monumento ad Anita GaribaldiRoma Gianicolo-Monumento ad Anita GaribaldiRoma Gianicolo-Monumento ad Anita Garibaldi-
ANITA GARIBALDI –Breve biografia
(30 agosto 1821- 4 agosto 1849)
Ana Maria De Jesus Ribeiro nasce il 30 agosto 1821 nello Stato di Santa Caterina nell’estremo sud del Brasile. È la terzogenita di dieci figli di una famiglia contadina povera e, proprio per emanciparsi da una condizione di estrema indigenza, a soli 14 anni va in moglie a Manuel Giuseppe Durante de Aguiera, calzolaio: una convivenza, secondo i biografi, destinata a durare poco tempo.
Ana, detta Anita, conosce Garibaldi quando lei ha 18 anni e lui, già oltre la trentina, è impegnato a guidare le truppe farroupillas, ‘straccione’, e repubblicane del Rio Grande del sud in lotta per la propria indipendenza dall’Impero brasiliano. Così il generale racconta l’incontro: “Entrammo, e la prima persona che si affacciò al mio sguardo era quella il cui aspetto mi aveva fatto sbarcare. Era Anita! La salutai finalmente, e le dissi: ‘Tu devi essere mia!’ Parlavo poco il portoghese, ed articolai le proterve parole in italiano. Comunque io fui magnetico nella mia insolenza. Avevo stretto un nodo, sancita una sentenza, che solo la morte poteva infrangere. Io avevo incontrato un tesoro proibito, ma un tesoro di gran prezzo”.
Il 16 settembre 1840 nasce Menotti Domingo, mentre il matrimonio tra i due sarà celebrato nella chiesa di San Francesco a Montevideo, il 26 marzo 1842. Sempre nella capitale uruguaiana, nel 1843 viene al mondo Rosita, che morirà ad appena due anni. Nel 1845 vede la luce Teresita e nel 1847 Ricciotti. Nel 1848 Anita e i figli seguono Garibaldi in Italia, intenzionato a battersi nella Prima guerra d’indipendenza. La famiglia si sistema a Nizza, ma Anita non sopporta a lungo la separazione dal marito e lo raggiunge a Roma nel febbraio 1849 per partecipare all’eroica vicenda della Repubblica romana. In aprile riparte per Nizza per rivedere i figli e nel mese di giugno rientra fortunosamente in città nonostante l’assedio francese. Intanto, mentre la situazione di Roma si fa sempre più disperata, procede la sua quinta maternità. Uscita da Roma a cavallo, il 2 luglio 1849, insieme al marito e a circa 4000 combattenti della Repubblica Romana, Anita partecipa al disperato tentativo di Garibaldi di raggiungere Venezia, ultimo baluardo della resistenza italiana ed europea al ricostituito potere austriaco. Con l’incoraggiamento di reazionari e moderati ben quattro eserciti, per un totale di 65mila uomini in armi, danno la caccia alla colonna garibaldina che fame, diserzioni e agguati contribuiscono progressivamente a decimare. Anita sta male: alle sofferenze della gravidanza si aggiungono le fatiche della fuga, gli strapazzi e una febbre malarica probabilmente contratta dalla giovane donna nella campagna romana in uno dei suoi pericolosi rientri a Roma. Prima Todi, poi la Repubblica di San Marino, quindi Cesenatico accolgono generosamente i superstiti garibaldini. Qui Garibaldi e le 162 camicie rosse superstiti requisiscono sei bragozzi da pesca e tentano di raggiungere Venezia. L’audace iniziativa non riesce. Intercettate le imbarcazioni dalla marina austriaca, Garibaldi e Anita, ormai allo stremo, si ritrovano in fuga nella paludi di Comacchio aiutati solo da pochi amici fidati trai quali il celebre Colonnello Leggeri.
In cima al colle (praticamente sotto la statua di Garibaldi) è posto dal 24 gennaio 1904 un cannone che spara, a salve, a mezzogiorno in punto. Lo sparo, nei rari giorni in cui la città è meno rumorosa (particolarmente la domenica, o d’agosto), si può sentire fino all’Esquilino.
La cannonata a salve di mezzogiorno fu introdotta da Pio IX nel 1847, per dare uno standard alle campane delle chiese di Roma, in modo che non suonassero ognuna il mezzogiorno del proprio sagrestano. Il cannone era allora in Castel Sant’Angelo, da dove venne spostato nel 1903 a Monte Mario, per qualche mese, per essere poi posizionato al Gianicolo nella sua collocazione attuale.
L’uso non fu interrotto dall’Unità d’Italia, ma dalla guerra sì. Fu ripristinato il 21 aprile 1959, in occasione del 2712º anniversario della fondazione di Roma.
Attualmente il cannone è un obice 105/22 Mod. 14/61, servito da personale dell’Esercito Italiano.
Nota copiata da Internet. Le foto sono del febbraio 2017-
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