Giulio Raimondo Mazzarino “Diavolo “ di un Cardinale!-Biblioteca DEA SABINA

Biblioteca DEA SABINA-

Cardinale Mazzarino
Cardinale Giulio Raimondo Mazzarino

Giulio Raimondo Mazzarino “Diavolo “ di un Cardinale!-

Articolo di Anselmo Pagani

Giulio Raimondo Mazzarino fu il “Maitre du jeu” della politica europea verso la metà del XVII secolo fu un italiano, di rosso vestito e con una berretta sul capo.

Nato il 14 luglio del 1602 nel borgo abruzzese di Pescina, in una famiglia appartenente alla piccola nobiltà locale, Giulio Raimondo Mazzarino fu mandato dal padre Pietro a studiare presso il gesuitico Collegio Romano, dove si laureò in “Utroque Iure”.

Uomo accattivante, raffinato nei modi e di bella presenza, come testimoniato dai suoi ritratti, si fece presto notare dal clan dei Colonna che l’introdussero presso la corte di Papa Urbano VIII, il quale ne intuì il talento inserendolo nel Corpo Diplomatico pontificio.

Per il nostro Giulio fu l’inizio di una sfolgorante carriera, in principio come Nunzio Apostolico presso le corti di Madrid e poi di Parigi.

A lui in particolare si dovette il Trattato di Cherasco, col quale nel 1631 fu regolata l’annosa questione della successione nel Ducato di Mantova, che tanti lutti e devastazioni aveva portato in Pianura Padana.

Fattosi tonsurare e ricevuti gli ordini minori, senza però mai diventare prete, Mazzarino entrò nelle grazie del Card. De Richelieu, machiavellico primo ministro di Luigi XIII di Francia, che ne fece il suo discepolo prediletto tanto da procurargli nel 1641 la nomina cardinalizia.

Alla morte, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro fra la fine del 1642 e l’inizio del 1643, sia del Cardinale che del Re, Mazzarino divenne l’incontrastato “dominus” della politica francese come tutore – insieme alla madre Anna d’Austria della quale forse fu pure l’amante – del giovanissimo Luigi XIV, che in lui vide una sorta di “Magister vitae”, tanto da farne l’unico primo ministro dei suoi 70 anni di regno.

Da solo, riuscì a garantire altri 140 anni al trono dei Borbone, disinnescando il pericolo costituito dalle cosiddette “Fronde”, grazie alla sua inimitabile capacità di mettere i nemici gli uni contro gli altri, così spezzandone il fronte comune.

Fu anche uno dei principali artefici della Pace di Vestfalia del 1648, che mise fine alla terribile Guerra dei Trent’Anni, e poi del Trattato dei Pirenei del 1659, che riportò il sereno fra Francia e Spagna con una pace plasticamente sancita dal matrimonio fra Luigi XIV e sua cugina, l’Infanta di Spagna Maria Teresa, per combinare il quale lo scaltro Cardinale non esitò a praticare l’italianissima politica dei “due forni”.

Vittima designata di questa macchinazione fu la Principessa Margherita di Savoia, convocata a Lione con la promessa di farla diventare Regina di Francia, salvo poi venir rimandata a Torino piena soltanto di regali e belle parole, perché nel frattempo gli Spagnoli, pur di piazzare su quel trono tanto prestigioso la loro candidata, avevano finito con l’accettare condizioni giudicate in un primo tempo irricevibili.

Mecenate illuminato, il Cardinale investì le enormi tangenti ricavate dall’attribuzione di appalti pubblici collezionando un’impressionante serie d’opere d’arte custodite nel bel mezzo di Parigi, nel suo “Palais Cardinal” (attuale “Palais Royal”), fra cui anche una “Bibbia a 42 righe” stampata da Gutenberg, ancora oggi nota come la “Mazzarina”.

Per uno scrupolo di coscienza, prima di morire decise di lasciare in eredità le sue ingenti ricchezze al figlioccio Luigi XIV, forse perché pentito di avergli rubato tanto.

In compenso il giovane sovrano, quando il Cardinale spirò il 9 marzo del 1661, versò forse le uniche lacrime sincere della sua vita, tanto gli era affezionato.

Accompagna questo scritto il “Ritratto del Cardinale Giulio Mazzarino” di Pierre Mignard, 1659, Museo Condé, Castello di Chantilly, Francia.

Articolo di Anselmo Pagani