Duccio Balestracci- “La battaglia di Montaperti” –
Editori Laterza Bari
Due città rivali, Siena e Firenze. Due fazioni in lotta, guelfi e ghibellini. Due poteri che si scontrano, Impero e Chiesa. Tutti questi conflitti convergono il 4 settembre 1260 a Montaperti per dare vita a una battaglia che sembrò segnare una svolta nella storia d’Italia. Lo scontro fu durissimo. La sera sul campo rimasero così tanti cadaveri di uomini e cavalli che il sangue, come scrive Dante, «fece l’Arbia colorata in rosso». Verso Siena si incamminavano le migliaia di prigionieri che erano tutto ciò che restava dell’imponente esercito messo insieme da Firenze e dalle sue alleate, sconfitto dai ghibellini e dai cavalieri di Manfredi.
Duccio Balestracci, professore ordinario di Storia Medievale presso il Dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali di Siena, è autore di numerosi saggi divulgativi di successo. Nel 2016 è stato uno dei protagonisti degli INCONTRI CON GLI AUTORI del Festival del Medioevo.
26/04/2017 Il 26 aprile 1937 nazisti e italiani bombardarono la cittadina basca durante la guerra civile spagnola. Fu il primo atto di terrorismo bellico compiuto contro una popolazione inerme e ispirò il celebre quadro di Picasso. Un monito che purtroppo è quantomai attuale, come ci ricorda di continuo anche il Papa.
Nei giorni in cui gli Stati Uniti hanno testato in Afghanistan “la madre di tutte le bombe” e il dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un minaccia nuovi test nucleari, fanno venire i brividi le parole pronunciate dal comandante dell’aviazione nazista Goering a proposito del bombardamento della cittadina basca di Guernica, avvenuto giusto 80 anni fa, il 26 aprile 1937, durante la guerra civile spagnola: 1654 persone spazzate via dalle bombe furono solo un esperimento fatto per provare “l’effetto psicologico demoralizzante della distruzione delle città dall’alto”. Non interessava dunque colpire obiettivi militari, ma solo uccidere.
Quel deliberato massacro di una popolazione inerte, di cui ci macchiammo anche noi italiani con la nostra aviazione a seminare morte accanto ai velivoli tedeschi, ispirò uno dei quadri più celebri di tutti i tempi, “Guernica” di Pablo Picasso. Un dipinto sconvolgente nella sua maestosità, di 8 metri per 3,5, che l’artista realizzò in quello stesso anno per l’esposizione universale di Parigi. Quel 26 aprile a Guernica, cittadina profondamente cattolica, era un bel lunedì di sole e c’era il mercato che radunò dalle campagne circa tremila contadini. Dalle 16.30, per tre lunghissime ore, i bombardieri scesero in picchiata sganciando una pioggia di ordigni che distrusse il 70% della cittadina. Gli animali feriti e terrorizzati fuggivano calpestando uomini, donne e bambini anche loro in fuga.
Un orrore che Picasso riprodusse con il suo stile inimitabile. La scena si svolge al buio, un’oscurità squarciata dalle fiamme. Il posto centrale è occupato dalla figura di un cavallo allucinato. Nella bocca ha una sagoma che ricorda quella di una bomba. Alla sua sinistra, dietro un toro furente, una donna si dispera con in braccio il figlio morto.
Fu un esperimento dicevamo, un terribile laboratorio fatto anche per testare nuove armi in vista del nuovo conflitto mondiale che sarebbe scoppiato due anni dopo. Come non pensare allora anche al conflitto siriano che, come ha ammesso il ministro della Difesa russo Serguej Shoig al giornale spagnolo El Paìs, sta servendo al Cremlino anche per sperimentare nuove armi (circa 150) e perfezionare l’addestramento dei suoi piloti. Papa Francesco non si stanca di ripeterlo, come ha fatto dopo l’ultimo attento al Cairo: ““Il Signore converta i cuori delle persone che seminano terrore, violenza e morte, e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi“”.
Il capolavoro di Picasso da 80 anni dice la stessa cosa e non a casa la sua riproduzione campeggia in forma di arazzo nella Sala del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma forse nessuno dei potenti della Terra lo ha mai guardato davvero.
Pablo Ruiz y Picasso, semplicemente noto come Pablo Picasso è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo di fama mondiale, considerato uno dei protagonisti assoluti della pittura del XX secolo.
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