Matilde Juva Branca -Bella come una dea, elegante come una diva

Biblioteca DEA SABINA-

Matilde Juva Branca
“Ritratto di Matilde Juva Branca”, di Francesco Hayez, 1851, G.A.M., Milano

Matilde Juva Branca -Bella come una dea, elegante come una diva

Articolo di Anselmo Pagani

Bella come una dea, elegante come una diva-La cantante lirica Matilde Juva Branca ci osserva con una punta di distaccata alterigia, consapevole del proprio fascino.

Indossa un prezioso abito di seta nera, dal quale fuoriescono i candidi pizzi che ne orlano la camicia in corrispondenza del petto e delle maniche.

Nella mano sinistra impugna un guanto di pelle foderata che fa da pendant con quello che le ricopre la destra, in una posizione che ricorda un famoso capolavoro rinascimentale, “l’Uomo col guanto” di Tiziano.

La sua figura slanciata e sensuale è esaltata al vitino che, stretto nel busto rigido tipico di quegli anni, ne esalta il generoso décolleté trasformandola in un’icona della femminilità, accresciuta dai lunghi capelli neri arricciati all’ultima moda.

Figlia del facoltoso mercante e mecenate Paolo Branca, insieme alle sorelle Matilde animò uno dei più prestigiosi e attivi salotti culturali della Milano di metà Ottocento.

Il celebre ritrattista Francesco Hayez così ci presenta, in un dipinto realizzato nel 1851, una delle più note “star” dell’epoca, una Signora che fece letteralmente perdere la testa a tanti uomini, inclusi politici quali il Conte di Cavour e compositori del calibro di Donizetti e Rossini, che le dedicarono alcune arie.

Peccato però che le loro recondite speranze siano andate deluse, perché Matilde fu sempre un esempio di perfetta moralità e fedeltà coniugale, restando fedele al marito Giovanni Juva, che per immortalarne la bellezza commissionò quest’opera ad uno dei più famosi e ben pagati artisti dell’epoca.

Rimasto di proprietà della famiglia sino al 1893, quando fu donato al Comune di Milano, è strano che un simile capolavoro non abbia inizialmente ottenuto il meritato apprezzamento, dovendo attendere fino alla Biennale di Venezia del 1922 per conoscere la giusta fortuna.

Accompagna questo scritto il “Ritratto di Matilde Juva Branca”, di Francesco Hayez, 1851, G.A.M., Milano

Articolo  di Anselmo Pagani