Francesco Balsamo – Poesie da “vetro veglia casa tintinnio”-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Francesco Balsamo – Poesie da “vetro veglia casa tintinnio”-
Francesco Balsamo è nato nel 1969 a Catania, dove vive. Nel suo lavoro si affiancano disegno e scrittura in versi. Ha pubblicato i libri di poesia Appendere l’ombra a un chiodo (in 7 Poeti del Premio Montale, Crocetti, 2002), Discorso dell’albero alle sue foglie (Stamperia dell’Arancio, 2003, premio Sandro Penna per l’inedito 2002), Ortografia della neve (incerti editori, 2010, premio Maria Marino 2011), Tre bei modi di sfruttare l’aria (Forme Libere, 2013), Cresce a mazzetti il quadrifoglio (Ponte del Sale, 2015), Luci e animali feriti (Coup d’idée, 2019), oltre alle plaquette A una scarpa solitaria (FUOCOfuochino, 2019) e Luce dispari (Edizioni dell’ombra, 2021, con una grafica di Gaetano Bevilacqua). Tra i suoi libri di disegni: Non copiare dagli occhi (incerti editori, 2021), Album dei passaggi e dei culmini (Galleria Lo Magno, 2017), Come (officina delle immagini, 2019).
Foto dal sito White Garage
accendere una candela
nel fogliame di questa stanza
è il mio gesto più piccolo e sorvegliato
e la candela mi risponde
con riverenza di civetta
calma mi controlla i vestiti
gli occhiali
l’orologio
mi spoglia
e m’istruisce
e sembra che pure io possa
non patire il fuoco
questa è luce capace di scavare una roccia
senza fatica
e anche accesa resta fedele al buio
e affonda gli angoli della stanza
per le sue gocce di cera
ho una ciotola negli occhi
tocca parola per parola
sono solo trucioli
guarda
e rispondo sì vedo
anche per loro ho una ciotola
*
sarebbe necessario
anche se superfluo
nascondersi
e parlare solo da un foro
per non essere visti
parlare fino a farsi striduli
mettere in pace ogni cosa
con la voce
dal foro io guarderei
le cornacchie all’altezza dell’inverno
le vedrei agganciare epoche lontane
con il nero e le zampe
sarebbero tutte figure della vita
naturalmente anche se nascosti
non ci verrebbe risparmiato neppure uno spavento
*
questa lampada accesa e spenta
sembra il dormiveglia di un faro
puntata verso la notte
anche se niente chiama
abbaglia solo il centro del tavolo
il viso di passaggio la mano
quello che ogni volta cerchi in silenzio
e la notte è uno spillo promesso
da lontano o da vicino
solo la luce stana
*
mentre siedo al buio
l’amore si fa più fondo,
ho l’orecchio proteso
e lo sento,
fegato e stomaco
si fanno sottili come foglietti
sui quali scriverlo,
mentre siedo al buio
i dolori dell’uno e dell’altro
si chiamano da due torri
non lontane né vicine,
ho l’orecchio proteso e lo sento,
fuori cala la nebbia
e si ferma il grande rullo della pioggia,
e la pioggia non va né giù né su,
una nebbia fitta,
capace di sgomberare un pezzetto di mondo,
quello che brilla nel fondo
può fuggire solo
dalle fessure che trova
*
prima di andare
vorrei dormire su un confine
lasciando un indirizzo
in una scarpa
e vorrei anche pensare a un davanzale
che è il posto giusto dove stare
quello che splende lì
serve solo ai pescatori
in cambio dell’aria prima di andare
darei una penna buona per respirare
per questo le penne
devono essere vuote almeno da un lato
*
Francesco Balsamo, vetro veglia casa tintinnio, nota di Pasquale Di Palmo, MC edizioni, 2023