MURALES CASTELNUOVESI -” Castelnuovo, appartengo a un paese che non ho mai lasciato”.
“…….il mio Castelnuovo è nella memoria che, a volte, sconfina nella fantasia. Castelnuovo è trovare la poesia in una gabbia dorata. E’ difficile dimenticare quei vicoli, quei volti, quelle voci, quelle risa, quelle , tante, storie che vivono in quella gabbia dov’è rinchiuso Castelnuovo”.
Castelnuovo dimenticato da molti castelnuovesi ,(ancora una volta troppi).
“La mia poesia può ancora essere un richiamo? Castelnuovo dove coltivare , come in un giardino, i rumori , gli umori e il sapore delle parole mai pronunciate. Ho nascosto i volti nelle parole e le ho riposti nelle pagine dei libri. Sì, le parole che corrono nel labirinto il mio castello di Kafka . Ma, forse, è racchiuso in questa sera l’ultimo grido di questa tregua e, poi : <oltrepassare la soglia senza un permesso valido per sognare>.
Ormai sono stanco di seguire un solco ripieno di scritture per rivivere i vecchi racconti dell’appartenenza. Ora bisogna gridare “ Basta con il silenzio dei poveri” perché questa è l’ora che la poesia dica basta e il poeta smetta di grattare la rogna, mentre le luci e le ombre nutrono una terra che non è più a sostegno dei nostri piedi …….”
-Ricordare-
Rimane , per noi, l’incanto della vita,
Rimane l’odio e la violenza,
Rimane l’ingiustizia e la fame,
Rimane la dignità del silenzio ,
Rimane il ricordo dell’ultimo aprile e un cerchio di fuoco.
-Ricordare-
“Devi continuamente, tutte le mattine, a rompere il freddo del terreno rimasto per raggiungere, forse, il seme caldo e ancora vivo”.
Anche se al mattino apri le palpebre devi RICORDARE che non riuscirai a sfuggire al freddo della morte…………..”
Brano da MURALES CASTELNUOVESI di Franco Leggeri
Castelnuovo di Farfa-Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa -Centro Storico–Foto di Franco LeggeriCastelnuovo di Farfa nelle foto di Paolo GenovesiCastelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa Premio letterario La Torre d’Argento,Castelnuovo di Farfa
Claudio Galeno (129 d.C-216 d.C.), padre della moderna Farmacopea:“L’olio della Sabina il migliore del mondo”.
Nei territori della Sabina, tra Roma e Rieti, si produce l’olio Sabina Dop, antichissimo olio extravergine di oliva ottenuto dalle varieta’ di olive Carboncella, Leccino, Raja, Frantoio, Olivastrone, Moraiolo, Olivago, Salviana e Rosciola. L‘olio Sabina Dop ha un colore giallo oro dai riflessi verdi, il suo sapore e’ aromatico e l’acidità massima è pari allo 0,60%.Olio Extravergine di Oliva Sabina DopOlio Extravergine di Oliva Sabina DopOlio Extravergine di Oliva Sabina DopOlio Extravergine di Oliva Sabina DopOlio Extravergine di Oliva Sabina Dop
Un mito greco attribuisce ad Atena la creazione del primo Olivo che sorse nell’Acropoli a protezione della città di Atene.
La leggenda racconta che Poseidone ed Atena, disputandosi la sovranità dell’Attica, si sfidarono a chi avesse offerto il più bel dono al Popolo. Poseidone, colpendo con il suo tridente il suolo, fece sorgere il cavallo più potente e rapido, in grado di vincere tutte le battaglie ; Atena, colpendo la roccia con la sua lancia , fece nascere dalla terra il primo albero di Olivo per illuminare la notte, per medicare le ferite e per offrire nutrimento alla popolazione.
Atena la creazione del primo Olivo
Zeus scelse l’invenzione più pacifica ed Atena divenne Dea di Atene. Un figlio di Poseidone cercò di sradicare l’albero creato da Atena, ma non vi riuscì, anzi si ferì nel commettere il gesto sacrilego e morì. Al British Museum di Londra si può ammirare una scultura del frontone occidentale del Partenone, dove l’artista Fidia ha rappresentato questo episodio mitologico. Secondo una leggenda riferita da Plinio e da Cicerone, sembrerebbe che sia stato Aristeno lo scopritore dell’Olivo e l’inventore del modo di estrarre l’olio all’Epoca fenicia. Lo stesso Plinio, invece, su altri suoi scritti, parlando dell’Italia, racconta che l’Olivo fu introdotto da Tarquinio Prisco quinto Re di Roma, questa ipotesi è la più verosimile visto che le più antiche tracce archeologiche finora raccolte sull’olivicoltura in Etruria risalirebbero al VII sec. a.C., descrivendo ben 15 metodi di coltivazione di questa pianta, che, ai suoi tempi, rappresentava già la base di importanti attività economiche e commerciali. L’olivicoltura era molto diffusa al tempo di Omero; l’Iliade e l’Odissea narrano spesso dell’Olivo e del suo Olio. A Roma l’Olivo era dedicato a Minerva e a Giove. I Romani, pur nella loro praticità di considerare l’Olio d’Oliva come merce da esigere dai vinti, da commerciare, da consumare, mutuarono dai Greci alcuni aspetti simbolici dell’olivo. Onoravano i Cittadini illustri con corone di fronde di Olivo; così pure gli sposi il giorno delle nozze e della loro prima notte nunziale; ed infine i morti venivano inghirlandati per significare di essere dei vincitori nelle lotte della vita umana. Nell’area islamica molte leggende fanno riferimento all’Olivo e al suo prodotto; tra le tante storie si vuole ricordare quella di Alì Babà ed i suoi 40 ladroni nascosti negli otri che dovevano contenere Olio di Oliva.
Atena la creazione del primo Olivo
Il quadro allegato rappresenta Dispute de Minerve et de Neptune, (1748)-Louvre,Parigi-
“… e Atena ottenne di governare sull’Attica, poiché aveva fatto a quella terra il dono migliore, quello dell’ulivo……”
Atena la creazione del primo OlivoULIVOAtena la creazione del primo OlivoAntico Frantoioolio extravergine di olivaolio extravergine di oliva
-Castelnuovo di Farfa (Rieti)-Piccole Storie dal Campo Profughi Farfa Sabina-
Lettera di Roberto Rossellini a Ingrid Bergman
Lettera di Rossellini che invio alla Bergman al fine di invitarla a visitare il Campo Profughi FARFA SABINA. L’idea della visita Rossellini l’ha avuta passando un giorno per il Campo Profughi di Farfa e parlando con una profuga lettone. Questo è uno stralcio della splendida lettera con la quale Rossellini propose il film alla Bergman e nella quale parla del Campo Profughi. L’attrice INGRID BERGMAN il 23 marzo 1949 visiterà il CAMPO PROFUGHI FARFA SABINA.
“Cara Signora Bergman,
ho atteso un po’ prima di scriverle perché volevo essere sicuro di quello che le avrei proposto. Prima di tutto, però, voglio che lei sappia che il mio modo di lavorare è estremamente personale. Evito qualsiasi sceneggiatura che, a mio parere, limita enormemente il campo di azione. Ovviamente parto da idee molto precise e da una serie di dialoghi e di situazioni che scelgo e modifico nel corso della lavorazione.
A questo punto non posso fare a meno di confessarle che sono molto eccitato all’idea di lavorare con lei.
Un po’ di tempo fa… credo fosse la fine di febbraio, percorrevo in automobile la Sabina, una zona a nord di Roma, quando, vicino alle sorgenti del Farfa, la mia attenzione venne attirata da una scena insolita. In un campo circondato da un’alta rete in filo spinato alcune donne si aggiravano come agnelli in un pascolo. Mi avvicinai e mi accorsi che erano straniere, jugoslave, polacche, rumene, greche, tedesche, lettoni, lituane, ungheresi, che, costrette a fuggire dai loro paesi d’origine a causa della guerra, avevano girovagato per l’Europa, conoscendo l’orrore dei campi di concentramento, del lavoro coatto e dei saccheggi notturni. Erano state facile preda dei soldati di venti nazioni diverse finché erano state radunate in quel campo dove attendevano di essere rispedite a casa.
Una guardia mi ordinò di allontanarmi. Erano indesiderabili ed era proibito parlare con loro. Dietro il filo spinato, all’estremità più lontana del campo, una donna bionda, tutta vestita di nero, se ne stava appartata dalle altre e mi guardava. Incurante dei richiami delle guardie mi avvicinai. Non sapeva che qualche parola d’italiano, arrossì per lo sforzo di parlare. Era lettone.
Negli occhi chiari si leggeva una disperazione muta e intensa. Infilai la mano nella barriera di filo spinato e lei me l’afferrò, come un naufrago che si aggrappa a un relitto.
La guardia si avvicinò con aria minacciosa. Tornai alla macchina.
Ricerca in Biblioteca a cura di Franco Leggeri-
Castelnuovo di Farfa (Rieti)–Campo Profughi – Farfa Sabina
Abbazia di FARFA (Rieti)-X edizione del Corso del Canto gregoriano- 2022
Farfa 27 agosto 2022-“𝗦𝘂𝗹𝗹𝗲 𝗻𝗼𝘁𝗲 𝗴𝗿𝗲𝗴𝗼𝗿𝗶𝗮𝗻𝗲…pensieri, emozioni e “neumi” messi nero su bianco da alcuni degli allievi del Corso del Canto gregoriano che si è svolto nei giorni scorsi all’Abbazia di Farfa e che quest’anno festeggia la sua X edizione!”.
Farfa 27 agosto 2022–“𝗦𝘂𝗹𝗹𝗲 𝗻𝗼𝘁𝗲 𝗴𝗿𝗲𝗴𝗼𝗿𝗶𝗮𝗻𝗲…pensieri, emozioni e “neumi” messi nero su bianco da alcuni degli allievi del Corso del Canto gregoriano che si è svolto nei giorni scorsi all’Abbazia di Farfa e che quest’anno festeggia la sua X edizione!”.
Brano dalla raccolta Muralese Castelnuovesi di Franco Leggeri.
Castelnuovo di Farfa- Ai castelnuovesi della mia generazione come dice Pasolini :”non era concesso sperimentare il conformismo dei giovani ribelli”. Noi che siamo nati solo come “carne” siamo dovuti nascere anche come “spirito” poi, nel distacco adolescenziale, abbiamo anche sperimentato la ribellione, ma fu difficile ribellarsi contro il “vuoto”. Noi giovani castelnuovesi riuscimmo, da umili larve, a volare via , ci fu chi atterrò lontano e chi vicino; chi ebbe la forza di tornare e chi si è invece disperso nell’infinito cielo.
Sono tornato , molto spesso, nel mio Dedalo, nei miei vicoli e nelle mie vie circolari , raggi che partono dal totem che è la “Fontanella della Piazzetta” .
Ho vissuto e camminato nella notte castelnuovese, quando i veli del silenzio mostrano i disegni, tratti di pennellate di colore indefinito che sono lasciati dal pianto della terra. I miei vicoli di Castelnuovo sono per me arterie che alimentano i pensieri per poi arrivare alle radici del tempo passato. Allora i ricordi diventano , a volte, il mio pane della tristezza, ma anche l’humus dove sboccia la tenerezza , la fragilità, della mia poesia.
Ora che sono al crepuscolo della mia vita devo riordinare le parole, i segni e, con saggezza, dividerli dalle “chiacchere” e dal rumore interiore prodotto dai veli che si agitano all’alito della luna castelnuovese.
Castelnuovo di Farfa (Rieti) La Piazzetta-La fontanella
La luna che illumina via Coronari e via Garibaldi sino al totem della Piazzetta dove dalla Fontanella sgorgano fiumi di Ricordi e la “grammatica” che alimentava il sogno di un “posto” diverso .
Noi ragazzi di allora avevamo le unghie forti che si conficcano nell’anima per trovare la forza di annullare il distacco.
Abitare le parole è diventato un esercizio , anche testimonianza, per trasformare il pensiero in immagine e i paradossi in “profili” di letture.
Se i ricordi diventano racconti estrapolati dai colori macinati e prodotti da meccanismi che non rispettano le regole ecco, allora, che la forza dirompente dei personaggi iniziano a muoversi e a intravedersi nella rete di Dedalo. Escono allora dal letargo le barche cariche di pensieri è così che la penna entra nell’inchiostro della navigazione e il contesto innovativo esce dall’esperimento e il viaggio della penna prosegue, naviga, nelle motivazioni degli “abissi profondi” in questo mare aperto che offre la visione “larga” necessaria per scrivere e descrivere “l’Orgoglio Castelnuovese”. L’Orgoglio è la volontà libera racchiusa nell’irrazionale dove le azioni non sono trappole, ma pluralità costruttiva all’interno di spazi di libertà “liquida”. Noi castelnuovesi riusciamo a scoprire il vero volto del nemico, il vigliacco dietro le quinte , verme serpente nascosto nel letame dei suoi residui organici.L’Orgoglio dei castelnuovesi è stata la forza di cancellarsi dal volto quella atavica paura e con coraggio hanno saputo attraversare le frontiere del servilismo.
Si può leggere ancora il racconto di intere generazioni che hanno inciso i frammenti dei loro racconti nei campi arati , fertili, ma protetti dall’oro del silenzio.
Opera di Renato GUTTUSO
Nelle notti si possono ascoltare le voci dei contadini di Castelnuovo:“………I sospiri, le vibrazioni e il ritmo della vita umile dei contadini che attendono una nuova alba. Sogni soffocati dalla stanchezza, attimi di gioia strappati all’impossibile. Gli assoli di note fuggite a cavallo di onde distese sul pentagramma, dove le note sono gocce di sudore di una vita che si consuma nel breve segmento di un riposo povero , dopo una cena avara…….”
Brano dalla raccolta Muralese Castelnuovesi di Franco Leggeri.
ANTONELLO CAPORALE-Libro “Acqua da tutte le parti”
Acqua da tutte le parti. Il libro di ANTONELLO CAPORALE
Viaggio in 102 paesi e città dell’Italia che fiorisce o sparisce–L’Italia è lunga e stretta. Se sei sull’Aurelia e scendi verso sud, il mare ti accompagna a destra; se invece guidi lungo l’Adriatico, l’acqua occhieggia da sinistra. Ma per guardare l’Italia bisogna dare quasi sempre le spalle al mare e rivolgersi verso l’interno. Per tre anni, ogni giorno ho riversato nel taccuino le tracce di ogni viaggio, dettagli anche minuscoli. Il bottino che stipavo era tutto ciò che non aveva possibilità di comparire sul mio giornale, una montagna di informazioni minute, secondarie, accessorie, o di storie che lasciavo ai margini delle inchieste nell’attesa che, dopo tanta semina, un giorno potessero germogliare e insieme costituire l’anima di un altro racconto, di un nuovo viaggio. Così è nato questo resoconto sull’eternità di certi luoghi e certi paesaggi italiani dove il passato non finisce mai e il futuro stenta ad arrivare. Ci sono paesi che si raggiungono solo a piedi, come Topolò al confine con la Slovenia, e paesi senza tempo dove si fabbricano orologi, come Uscio in Liguria; paesi dove la terra finisce, come Depressa nel Salento, e paesi abitati da capre, come Craco in Lucania. Soprattutto, ci siamo noi italiani in questo libro: una sequenza di carità e di imbrogli, di anime morte e di anime belle, di volti sorridenti e di predoni da strada. Una volta messi in fila non si sa se abbracciarli tutti oppure darsi alla fuga il più rapidamente possibile.
Acqua da tutte le parti. Viaggio in 102 paesi e città dell’Italia che fiorisce o sparisce
Ponte alle Grazie – 2016
Collana: Saggi
ANTONELLO CAPORALE
Chi è ANTONELLO CAPORALE È un paese di quasi quattromila abitanti, in provincia di Salerno. Si chiama Palomonte. Sono nato lì nel 1961, quasi al confine tra la Campania e la Basilicata, nell’area più povera (Manlio Rossi Doria la definiva l’osso, contrapponendola a quella ricca, la polpa) del Sud. Avevo diciannove anni quando ho assistito e vissuto una delle più grandi tragedie nazionali: il terremoto del 23 novembre 1980 che sconvolse campagne e villaggi della Campania e della Basilicata. Quell’esperienza, la distruzione e la morte, poi la ricostruzione e lo spreco che ne seguì (agli italiani la vicenda è nota come Irpiniagate), hanno segnato i miei primi passi da adulto. A Repubblica ho messo infatti piedi la prima volta, era il 1985, come cittadino denunciante!
Mi sono laureato in Giurisprudenza a Salerno nel 1985 (tesi sui limiti e le incongruenze della legislazione d’emergenza per le aree terremotate), poi a Roma ho conseguito il master Luiss in giornalismo e comunicazioni di massa. Stage a Repubblica nel settembre del 1988 e assunzione a giugno del 1989.
Dal primo giorno mi hanno sistemato nella redazione politica. Col tempo mi è venuta voglia di raccontare la politica attraverso i dettagli, le minutaglie del Palazzo. Penso che a volte il dettaglio illumini meglio la scena principale. Mi piace osservare la scena di lato; mi intriga conoscere le seconde e le terze file; mi incuriosisce la vita di queste persone: vite disperate, a volte (troppe volte) di gran fetentoni. Da questo mio desiderio sono nate, sempre su Repubblica le interviste senza rete (raccolte in un volume dal titolo: La Ciurma, Incontri straordinari sul barcone della politica). Il breviario, pillole quotidiane di vita politica, è il titolo della rubrica che firmo sul giornale. Ma il Palazzo stanca. Raccontare il nostro Paese significa per me, innamorato dei dettagli, andare e scoprire un po’ la larga e lunga provincia italiana. Anche per saziare questa incalzante passione nel settembre del 2012 sono approdato al Fatto Quotidiano dove racconto, in un continuo saliscendi tra il bello (poco) e il brutto (troppo), come gli italiani amano, custodiscono o sfasciano l’Italia.
CASTELNUOVO DI FARFA – Palazzo Eredi Salustri Galli
Castelnuovo di Farfa: dalla fine del 1800 fino agli anni 1960, come si può ricostruire o immaginare la vita nel Borgo? Se fossi stato un cronista del diciannovesimo secolo ,inviato da un giornale, questo sarebbe stato il “pezzo” che avrei inviato alla redazione .
Castelnuovo di Farfa- 1889- (la data è stampata sulla foto)- Castelnuovo , la vita tranquilla del Borgo, il silenzio di piccole piazze (la piazzetta) e delle vie strette tra muri di pietra sono animate dai rumori “di una vita tranquilla”. La gente impegnata nel lavoro, svolge le proprie faccende “con ritmi non affrettati ”. Il tempo nel Borgo è segnato dalle stagioni che hanno inizio con feste religiose come, ad esempio, la festa di ottobre, LA FESTA DELLA QUINDICINA , oppure la festa di San Filippo in primavera ed ancora la Festa della Madonna degli Angeli in agosto. La fiera è un appuntamento importante per l’economia agricola degli abitanti, oggi diremo :“Si capitalizza e trasforma in liquidità , moneta, il lavoro.” La Fiera-Mercato era un appuntamento molto importante per i castelnuovesi; infatti la compravendita del bestiame o il commercio minuto dei generi di prima necessità, non prodotti dall’economia locale, diventano “scorte strategiche” da immagazzinare sia per le attività agricole sia per la vita domestica .
Al report per completezza avrei allegato la foto della TORRE DELL’OROLOGIO , in cui si vedono le case con le facciate annerite dal tempo, e anche dall’abbandono . Al Centro si è riunito un gruppo di donne, bambini e anche due ciclisti;le biciclette, probabilmente con le gomme piene, perché le strade non erano asfaltate, ma pavimentate con un misto di cava . Tutti i castelnuovesi erano incuriositi dalla complessa attrezzatura del fotografo: cavalletto di legno che sosteneva l’enorme macchina fotografica , spettacolo inconsueto per l’epoca , specialmente per i borghi agricoli tagliati fuori dai processi di industrializzazione e, quindi, dal progresso.
Oggi il centro storico di Castelnuovo è pressoché immutato, salvo la casa parrocchiale (orrenda) costruita negli anni ’50 o primi anni ’60. Per la realizzazione di questo edificio si è dovuto demolire l’antica bottega del falegname Asterio . La bottega demolita, io la ricordo con affaccio su di un piccolo piazzale, antistante palazzo Perelli, con al centro una vecchia macina di un mulino ad olio. BRANO dal libro di Franco Leggeri :Castelnuovo , la riva sinistra del Farfa.
Castelnuovo di Farfa nelle foto di Paolo GenovesiCastelnuovo di FarfaCASTELNUOVO DI FARFA La FONTANELLA della PIAZZETTACASTELNUOVO DI FARFA La bottega del Fabbro GIUVANNINU U FERRARUCastelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa (Rieti)Castelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio ‘900Castelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio ‘900Castelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- La CampagnaCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- Palazzo Eredi Salustri GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- La Fontanella della Piazzetta
-Nuova Campagna di Scavi presso il santuario della dea Vacuna-
Scavi presso il santuario della dea Vacuna-
Montenero in Sabina- 2 luglio 2022-Riparte- lunedì 4 luglio – la Campagna di Scavi presso il santuario della dea Vacuna in località Leone. La missione, giunta alla sua quarta edizione, è svolta dal Comune in convenzione con l’Université Lyon 2 e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti-
Fonte-Comune di Montenero in Sabina-
MONTENERO in SABINA –I-reperti-esposti-nella-chiesa-di-San-Cataldo- Photo-Maurizio-ZuccariMONTENERO in SABINA –Area Scavi- Photo-Maurizio-ZuccariMONTENERO in SABINA (Rieti)Foto di Paolo GenovesiPaolo Genovesi Fotoreportage MONTENERO in SABINA (Rieti)Paolo Genovesi Fotoreportage MONTENERO in SABINA (Rieti)MONTENERO in SABINA –Planimetria-degli-scavi – Photo-Maurizio-ZuccariPaolo Genovesi Fotoreportage MONTENERO in SABINA (Rieti)
CASTELNUOVO DI FARFA le FOTO da Murales Castelnuovesi
Castelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Salustri-GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma EstCastelnuovo di Farfa (Rieti) Via RomaCastelnuovo di Farfa (Rieti) lato EstCastelnuovo di FarfaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Il GonfaloneCastelnuovo di Farfa (Rieti) – Municipio-Aula ConsiliareCastelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) -la FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – La FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) – La FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) –Castelnuovo di Farfa (Rieti) la FontanaCastelnuovo di Farfa (Rieti) Foto del 1889Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto 1950-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto 1920-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto inizio 1900-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Programma festa Madonna del Rosario anno 10 ottobre 1933Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Campo Profughi FARFA SABINA- Loc. Granica-foto anni 1950Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto anni 1950/60-Loc. LA VIGNACastelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto inizio 1900-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto inizio 1900-Castelnuovo di Farfa (Rieti) – Foto inizio 1900-Castelnuovo di Farfa (Rieti) –I Borghi della Valle del Farfa-(RIETI) Castelnuovo di Farfa, Mompeo, SalisanoI Borghi della Valle del Farfa-(RIETI) SalisanoI Borghi della Valle del Farfa-(RIETI) Castelnuovo di Farfa, Mompeo, SalisanoCastelnuovo di Farfa -Mompeo (Rieti) –Castelnuovo di Farfa (Rieti) –Castelnuovo di Farfa (Rieti) –Castelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio ‘900Castelnuovo di Farfa (Rieti) Via Roma Est- foto inizio ‘900Castelnuovo di Farfa (Rieti) Palazzo Eredi Salustri-GalliCastelnuovo di Farfa (Rieti) nei disegni di Francesca Vanoncini- Palazzo Eredi Salustri Galli
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