La lunga vita dell’Urbe raccontata dai luoghi in cui si è svolta
La storia di Roma non è fatta solo di conquiste, proclami, trattati e congiure, ma anche di aneddoti, curiosità, piccoli eventi non molto famosi ma fondamentali nel plasmare la città che oggi conosciamo. E ciò che unisce queste due “storie” parallele è proprio Roma, con i suoi palazzi, le sue vie e i suoi vicoli. Questo libro conduce il lettore alla scoperta dei luoghi che sono stati testimoni degli eventi, più o meno celebri, che hanno reso Roma la Città Eterna. Un viaggio che va dall’età arcaica ai giorni nostri, una visita guidata unica nel suo genere.
Un appassionante itinerario attraverso le epoche, le personalità e il carattere della Città Eterna
Tra i luoghi da scoprire:
Il tempio della Fortuna Primigenia: la dea che propizia le vittorie La necropoli esquilina: cimitero dei disperati e postribolo delle lupe Porta Ostiense: in città c’è chi tradisce ma anche chi resiste eroicamente Palazzo Zeno: l’alcova di papa Borgia e Giulia Farnese La cappella di Nostra Signora delle Febbri: il cadavere di Alessandro VI entra a forza nella bara La cappella Sistina, il Giudizio Universale: le scandalose nudità dei beati e dei dannati La sala regia al Vaticano: la scuola pittorica romana al servizio dei papi Parco Simón Bolívar: il libertador giura su Monte Sacro di liberare il Sud America dal dominio spagnolo La casina Rossa di piazza di Spagna: le ultime ore di vita di John Keats Via della Scrofa: le fettuccine delle star del cinema Hotel Plaza: il caso Enzo Tortora Il sagrato di piazza San Pietro: papa Francesco si rivolge a una piazza deserta e al mondo
25 Aprile 1945-“ALDO DICE 26X1” – L’ITALIA VENNE LIBERATA IN 24 ORE
L’insurrezione finale dei partigiani che portò alla Liberazione delle principali città d’Italia ebbe inizio il 24 e il 25 aprile nelle grandi città del Nord, dopo la diffusione del messaggio in codice comunicato dai vari comandi regionali del CLN: «Aldo dice 26×1»
Pochi sanno che fu principalmente il Partito comunista che riuscì ad imporre la vittoriosa insurrezione popolare dell’aprile 1945. Così Togliatti scriveva a Longo nei giorni precedenti: «E’ nostro interesse vitale che l’armata nazionale e il popolo si sollevino in un’unica lotta per la distruzione dei nazifascisti prima della venuta degli alleati. Questo è indispensabile specialmente nelle grandi città come Milano, Torino, Genova, ecc. che noi dobbiamo fare il possibile per liberare con le nostre forze ed epurare integralmente dai fascisti». Per dirigere l’insurrezione di Milano venne insediato un Comitato insurrezionale composto da Luigi Longo per i comunisti, Sandro Pertini per i socialisti e Leo Valiani per gli azionisti. Gli Alleati anglo-americani, il Vaticano e le forze conservatrici della Resistenza erano contrari all’insurrezione e tentarono con tutti i mezzi di sabotarla e di farla fallire a Milano come a Torino e a Genova. Senza la risoluta iniziativa del Partito comunista, del Partito d’Azione e delle altre forze di sinistra, l’insurrezione del Nord non ci sarebbe stata, come non ci fu a Roma, dove le forze conservatrici vi si opposero ed ebbero il sopravvento.
25 Aprile 1945
Questa contrarietà delle forze della Reazione si spiega in primo luogo con le ambiguità degli alleati ango-americani, che nutrivano una costante preoccupazione per la forza militare e organizzativa dei comunisti, che infatti non ricevettero quasi mai aiuti militari dagli anglo-americani (che preferivano supportare le brigate autonome o quelle legate a forze più conservatrici, in primo luogo quelle cattoliche, badogliane, monarchiche, ecc.). Diversi storici a tal riguardo hanno collegato questa tendenza con lo stesso “proclama di Alexander” fatto 13 novembre 1944, con cui il comandante in capo delle truppe alleate nel Mediterraneo feldmaresciallo inglese Harold Alexander invitava via radio i partigiani ad abbandonare la lotta armata e tornare a casa. In quel durissimo inverno il movimento partigiano si era pressoché dimezzato, mantenendosi operativi in particolar modo le brigate Garibaldi guidate dai comunisti, che con i loro 50 mila effettivi costituirono più dell’80% delle forze partigiane rimaste combattenti anche nel momento più difficile della Resistenza Partigiana.
25 Aprile 1945
Gli anglo-americani volevano un’Italia sottomessa e umiliata, in cui ci fosse una sostanziale continuità dell’ordine sociale, con la mera differenza di voler instaurare un governo loro sottomesso in un’ottica antisovietica. Per tale motivo accarezzarono anche l’idea di “salvare” Mussolini per poterlo eventualmente utilizzare politicamente in chiave anticomunista nel dopoguerra. Ma tutto questo fu impedito dalla forza vigorosa dei comunisti, dei socialisti e degli azionisti, che liberando le città del Nord Italia e sconfiggendo autonomamente numerose divisioni tedesche seppero riscattare l’orgoglio del Paese, mostrandone la forza di un popolo rinnovato dalla lotta condotta contro i nazifascisti. Se l’Italia dopo divenne una semi-colonia degli USA e della NATO ciò è dovuto in primo luogo alla scelta di campo realizzata dalla Democrazia Cristiana di De Gasperi e alle elezioni truccate manovrate dalla CIA nel 1948. La storia più gloriosa d’Italia è figlia delle azioni del movimento operaio e della sua avanguardia comunista. Tutto il resto è spregevole servilismo verso il padronato e i suoi alleati stranieri.
Le Erbe “Herbarie” il loro utilizzo una tradizione millenaria-La scoperta e ha origini molto lontane.
“Che cos’è un’erbaccia? Una pianta di cui non sono state ancora scoperte le virtù” Ralph Waldo Emerson
Pensate che il Grande Erbario Cinese, Pen Tsao, è fatto risalire al III millennio a. C., mentre in Egitto, alla fine del 1800, fu rinvenuto un trattato medico su papiro risalente al 500 a. C., intitolato “Libro per la preparazione dei rimedi per tutte le parti del corpo umano”, nel quale sono elencati oltre settecento medicamenti, tra cui mirra, scilla, edera, artemisia e maggiorana.
Anche la letteratura parla di rimedi naturali: Omero nell’Iliade, racconta che Achille ha curato l’amico Telefo ferito in battaglia tamponando la sua ferita con foglie e fiori di Achillea.
La vera svolta nello studio delle erbe e nel loro impiego nella vita quotidiana, si verifica con Ippocrate, padre della medicina occidentale, il quale con i suoli allievi, scopre numerosi rimedi vegetali per curare le malattie più disparate.
Si deve aspettare però ancora molto tempo e l’opera di Plinio Gaio Secondo, per avere un’enciclopedia in 37 volumi, “Storia Naturale – Osservazione della natura”, che raccolga tutti i rimedi terapeutici, di origine naturale o animale fino ad allora conosciuti, oltre a numerosi altri argomenti. Il primo di questi libri comprende una prefazione e un indice, nonché una lista di fonti. La principale per la botanica è Giuba II di Mauretania, Re di Numidia, uomo dotto, artista e autore di numerosi trattati sulla letteratura, la pittura, il teatro, la storia e la medicina. A lui si deve la scoperta dell’Euforbia, che prende il nome dal suo medico personale e da cui si ricavano potenti prodotti emetici e catartici. Il suo trattato su questa pianta ispira successivamente diversi medici greci.
Le prime soluzioni a base di acqua o aceto ed erbe, in cui sono concentrati tutti i principi attivi estratti dalle piante, arrivano nel II secolo d. C., con i preparati galenici, inventati dal medico greco Galeno di Pergamo.
Oggi i farmaci galenici sono preparazioni farmaceutiche, spesso non conosciute, ma che fanno parte a pieno titolo del mondo della farmacia. I farmaci galenici sono realizzati in autonomia dal farmacista in un apposito laboratorio e per questa loro caratteristica si differenziano dai prodotti industriali, che ormai li hanno quasi completamente sostituiti.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e fino all’anno mille circa, lo studio delle erbe non fa grandi passi avanti. La fitoterapia, come viene definito nei tempi moderni l’utilizzo di piante o estratti di piante per la cura delle malattie o per il mantenimento del benessere psicofisico, diventa una pratica ad esclusivo appannaggio degli ordini monastici, che diventano i custodi dell’antico sapere.
I monasteri diventano centri di cura, hospitalia. Le erbe somministrate sotto forma di medicamento sono coltivate direttamente dai monaci negli orti dei semplici, dove i “semplici” sono quelle erbe da cui si traggono i principi attivi curativi offerti dalla natura. Nel mondo cristiano medioevale l’orto e il giardino rivestono un ruolo fondamentale: sono associati al Paradiso inteso come luogo di delizie e tendono a imitare i modelli dettati dalle Sacre Scritture.
Le piante officinali raccolte vengono essiccate nell’armarium pigmentariorum, spazio destinato all’essicazione e conservazione. Dalle foglie, cortecce, radici e fiori i medici-monaci ricavano i primi farmaci sotto forma di cataplasmi, tisane, unguenti.
Il monaco addetto a questo compito e alla preparazione e somministrazione delle medicine è chiamato monachus infirmarius.
L’opera dei monaci viene consolidata e diffusa dalla creazione della prima vera scuola medica autorizzata nata in Europa: la Scuola Medica di Salerno, probabilmente anch’essa legata ad un convento e dalla nascita di grandi Orti botanici come quelli di Firenze, Pisa, Padova e Bologna.
La catalogazione ordinata di tutte le erbe utilizzate avviene in libri chiamati Hortuli. Oltre a questi manoscritti, i monaci scrivono anche i Tacuina sanitatis, che riportano con precisione la descrizione delle proprietà delle piante officinali e la raffigurazione delle stesse in tutte le loro parti, i concetti di medicina tradizionale, i periodi migliori per la raccolta, ma anche stagioni, eventi naturali, moti dell’animo.
Un ruolo molto importante in quell’epoca è svolto Ildegarda di Bingen, monaca benedettina vissuta fra il 1098 e il 1179.
Ildegarda è stata una religiosa tedesca, ultima di dieci figli. Entrata in convento giovanissima a causa della sua cagionevole salute, prende i voti fra il 1112 e il 1115. Tutta la sua vita è accompagnata da visioni.
Studia sui testi dell’enciclopedismo medievale e si interessa di molte cose, ma noi la ricordiamo in questo frangente per le sue doti di guaritrice e naturalista. Durante la vita monastica, oltre a mantenere un contatto epistolare costante con Bernardo da Chiaravalle, redige importanti opere di medicina e scienze naturali.
Utilizza direttamente le erbe, ne studia gli effetti e le applicazioni. Tra le piante che preferisce troviamo la ruta, l’assenzio, la melissa, l’esotico zenzero che consiglia contro la peste e l’achillea, ottima per l’epilessia e il sangue dal naso.
I monasteri diventano centri di studio e sviluppo della farmaceutica officinale. Nell’abbazia di Montefiascone, nei pressi di Viterbo, le monache benedettine organizzano una delle piú importanti spezierie del tempo.
Hildegard von Bingen
Ma al di fuori dei monasteri come vengono utilizzate le piante officinali? E soprattutto, da chi?
All’esterno le erbe sono considerate come una risorsa alimentare e terapeutica.
La loro gestione è affidata alle donne, definite Herbarie, cioè coloro che conoscono le proprietà curative delle piante.
Il sapere è tramandato di generazione in generazione, da tempi anteriori all’avvento del Cristianesimo, di madre in figlia, da donna a donna. Erbe per nutrire, per curare ma anche per uccidere.
Questa conoscenza spaventa gli uomini che vedono le donne con sospetto. Paura e superstizione. Da virtutes herbarum a strega il passo è breve.
Le guaritrici utilizzano analgesici, calmanti e medicine digestive, così come altri preparati per lenire le sofferenze di coloro che le interpellano. La Chiesa invita alla preghiera, all’accettazione del dolore.
Hildegard von Bingen
Possono coesistere queste due visioni?
Il Concilio di Trento e la conseguente Controriforma, pone molti limiti alla medicina popolare e all’utilizzo dei medicamenti a base di erbe per curare le malattie. Le constitutiones regolano l’uso di tutte le piante officinali e dei loro derivati.
A partire dalla fine del XV secolo, in corrispondenza con la pubblicazione le Malleus Maleficarum, gli uomini seguono alla lettera le regole prescritte all’interno del libro. Da guaritrici benevole a sacerdotesse di satana.
Herbarie, levatrici, guaritrici e sage – femmes sono perseguitate, accusate e processate anche a causa delle loro millenarie conoscenze.
L’antico sapere da amico diventa nemico, strumento del Demonio.
Il rinascimento, periodo di grande luce, non arriva nelle vallate alpine dove il buio della Santa inquisizione perseguita tutte queste donne fino alle soglie del XVIII secolo.
Dott.ssa Rosella Reali
Articolo della Dott.ssa Rosella Reali
Bibliografia
Rangoni Laura – Le erbe delle donne – Piazza editore,2002
Damiano Daniela – La mia magia – Youcanprint editore, 2015
Paolini A. e Pavesi M. – Tisane e rimedi naturali – Edizioni Del Balbo, 2013
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