MACCARESE (RM)-16 febbraio 1933-AGRICOLTORI LOMBARDI IN VISITA ALLE BONIFICHE
Fotografia d’epoca raffigurante un gruppo di 250 agricoltori lombardi in visita alle opere di bonifica del territorio di Maccarese Fiumicino, a Roma, meta di coloni provenienti da Lombardia e Veneto.
Nel 1925 inizia la bonifica integrale di Maccarese. A promuoverla è una società formata da investitori finanziari. Questi, invogliati dalle provvidenze messe a disposizione dallo Stato, erano partiti con il proposito di svolgere un ruolo di intermediazione in tutta la vicenda: bonificare la zona, mettere in produzione i terreni, frazionare la tenuta in poderi e passare alla vendita degli stessi. Al dunque, però, il progetto, così come era stato concepito, non potè andare in porto in quanto i prezzi delle proprietà fondiarie e dei prodotti agricoli nel frattempo erano crollati. E la terra agli inizi degli anni Trenta non aveva più la caratteristica di bene rifugio. Quegli uomini si trovarono così a governare un’azienda che, date le dimensioni, aveva costi di gestione molto elevati. E dovettero appoggiarsi all’IRI. Intanto erano approdati a Maccarese per coltivare i campi, impiantare i vigneti e custodire il bestiame da latte numerosi coloni provenienti dal mantovano e soprattutto dal Veneto. Imparentata com’era con lo Stato, durante il regime, la Maccarese diventa la vetrina dell’agricoltura italiana. Si susseguono le visite di delegazioni, anche dall’estero.
Roma- 22 novembre 2017-Segni particolari: ricchi, con multiproprietà e anche residenti fuori Roma. In Comune li chiamano «occupanti abusivi e benestanti». E sono pronti a sfrattarli. È la categoria di inquilini scoperta dal Campidoglio nelle case popolari dell’amministrazione. Dal censimento in mano alla giunta Raggi, emerge che nei 23mila alloggi Erp (Edilizia residenziale pubblica) ci sono 2mila persone che – semplicemente – non dovrebbero starci. Perché? I loro redditi non rispondono ai requisiti richiesti. In due parole: sono ricchi.
O meglio: «Stanno bene». Altro che meno abbienti. Nella casistica c’è di tutto e di più: da chi ha la casa popolare e altri 18 immobili di proprietà, a chi risulta residente altrove, anche fuori Roma, a chi a fine anno denuncia redditi tra i 70mila e i 90mila euro. In tutto, sono 2.000 gli irregolari scoperti dal Comune.
L’assessore alle Politiche abitative, Rosalba Castiglione, in una lettera aperta (che pubblichiamo qui sotto) li chiama «cari cittadini benestanti» e li invita a fare armi e bagagli quanto prima e a lasciare liberi gli appartamenti a chi ne ha davvero bisogno. «Cari, sì, proprio ‘cari’, perché costate alla collettività un prezzo altissimo e il più alto è proprio quello che pagano le famiglie in attesa della casa popolare sin dal 2000 – scrive Castiglione – senza contare i costi legati al personale, alle azioni di sgombero e al tempo impiegato per rintracciarvi».
LA GIUNGLA
Non ci sono solo i 2000 «benestanti» abusivi. Tra coloro che occupano il patrimonio pubblico ci sono anche 1.600 persone, sempre secondo il report interno del Comune, subentrate negli alloggi popolari i cui legittimi assegnatari sono deceduti. Una successione dinastica, che l’amministrazione vuole interrompere quanto prima.
Se alla fine si fanno due conti ecco cosa emerge: un inquilino su cinque è fuori legge. Si tratta di ladri, per Castiglione. In quanto hanno «rubato il diritto alla casa ai nostri concittadini in difficoltà».
La situazione nella Capitale è più che mai articolata. Se si scorrono i numeri in possesso del Campidoglio, sono oltre 10.500 i nuclei in attesa di una casa popolare (le graduatorie non scorrono dal 2000). E altre 1.400 si trovano dentro ai residence, strutture di assistenza al temporanea in via di chiusura. Anche le cifre fornite dall’Ater (l’ente regionale) seguono sempre questo trend: su 48mila case quelle occupate senza requisiti sono oltre 6mila. Il Comune intanto invita gli abusivi a compiere «un gesto di onestà» e quindi a lasciare «spontaneamente» l’alloggio per assegnarlo «subito» a chi ne ha il diritto.
Discorso ancora diverso per i palazzi occupati da movimenti antagonisti e migranti: a Roma sono 71, in generale gli sgomberi latitano. L’ultimo, la scorsa estate, in via Curtatone. Su questo fronte il Comune per arrivare finalmente a una stretta può contare sull’asse con il Viminale, esplicitato dalla direttiva del ministro dell’Interno Marco Minniti.
La lettera
«Quella ignobile abitudine
di prendersi alloggi altrui»
Cari cittadini benestanti occupanti abusivi delle case popolari, è a voi che mi rivolgo, dopo aver completato il censimento su circa 23 mila appartamenti dell’Edilizia Residenziale Pubblica di Roma Capitale. Eh sì, dopo decenni di lassismo l’Amministrazione capitolina ha finalmente voluto fare la vostra conoscenza. Abbiamo rispolverato una pratica dimenticata, ovvero il censimento degli assegnatari e degli occupanti abusivi delle case popolari. Non è stato un impegno da poco. I nostri uffici hanno lavorato duramente per incrociare i dati e far venire alla luce la verità. Come sapete gli alloggi popolari hanno uno scopo preciso e inderogabile: essere abitati dai nostri concittadini che un appartamento sul libero mercato, al momento, non se lo possono permettere.
Cari, sì, proprio ‘cari’, perché costate alla collettività un prezzo altissimo e il più alto è proprio quello che pagano le famiglie in attesa della casa popolare sin dal 2000, senza contare i costi legati al personale, alle azioni di sgombero e al tempo impiegato per rintracciarvi. Ora però sappiamo che tra voi ci sono circa 2 mila persone che hanno redditi alti, possiedono già immobili o sono residenti altrove, dentro ma anche fuori i confini capitolini. Un vostro degno rappresentante è proprietario di ben 18 immobili.
Altri hanno redditi di 70 mila, 80 mila, fino anche a 90 mila euro all’anno. Siamo quindi certi che sarà facile per voi trovare presto un’altra e più lussuosa sistemazione. Abbiamo scoperto anche più di 1.600 persone subentrate negli alloggi popolari i cui legittimi assegnatari sono deceduti. Abbiamo già iniziato a liberare alcuni Nostri alloggi popolari, che sono stati assegnati ai legittimi aventi diritto. Parliamo di famiglie deluse, che si sono sentite abbandonate dalla propria amministrazione, che avevano perso anche la stessa speranza, che hanno pianto e abbracciato i dipendenti comunali quando si sono viste assegnare la casa. Ve lo racconto perché vorrei che aveste ben chiaro di chi si sta parlando, perché viene proprio da chiedersi con quale coraggio e quale coscienza abbiate “rubato” il diritto alla casa ai nostri concittadini in difficoltà.
Pensavate che non sarebbe mai arrivata a Roma un’Amministrazione determinata e onesta? Allora vi spiego una cosa. Noi riteniamo che sia finalmente giunto il momento di mettere fine a questa ignobile abitudine di usare le case popolari di Roma Capitale come se fossero le proprie, a danno di altri cittadini e dell’intera collettività. La giustizia che chiedono queste famiglie è la stessa che deve essere fatta propria da ogni singolo cittadino. Perché una cosa è certa e invitiamo tutti ad esserne coscienti: una volta che gli permetteremo di spirare forte, il vento della legalità soffierà a beneficio di tutti. A voi, occupanti abusivi benestanti delle case popolari, oggi rivolgo l’invito a fare un gesto di onestà. Lasciate spontaneamente l’alloggio e lo assegneremo subito a chi ha diritto.
Rosalba Castiglione Assessora al Patrimonio
e alle Politiche abitative
di Roma Capitale
ROMA-21/11/2017 – Rilancio della Tenuta di Castel di Guido: oggi in Consiglio regionale si è svolto un incontro insieme a tutti i soggetti interessati per condividere eventuali proposte migliorative anche attraverso il coinvolgimento dei comitati dei cittadini. Completato il lavoro preliminare, si può ora alla pubblicazione del Bando, che sarà presentato a gennaio.
Tutela del bene pubblico ed equilibrio finanziario. L’obiettivo è quello di sostenere funzioni che sono prettamente pubbliche, dall’incubatore di idee al centro di ricerca per la valorizzazione dei sottoprodotti della coltivazione, straordinaria opportunità di lavoro per i giovani ricercatori. Indispensabile che ci sia una complementarietà tra lo svolgimento delle funzioni di natura strettamente pubblica e l’interesse dell’investimento dei privati.
“C’è stata una piena condivisione dei contenuti e dei criteri delle Linee guida del Bando di valorizzazione su cui hanno lavorato gli esperti dell’Università della Tuscia bilanciando tutti gli aspetti sollevati dal mondo dell’associazionismo, dalla garanzia dei livelli occupazionali al rilancio di tutte le vocazioni di questo straordinario patrimonio alle porte di Roma che deve finalmente essere un modello di eccellenza gestionale”- così in una nota congiunta Alessandra Sartore, assessore al Bilancio, Patrimonio e Demanio, e Carlo Hausmann, assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca.
ROMA- 21 novembre 2017-“Le condizioni di degrado e abbandono di Castel di Guido sono tali che non si può più far finta di nulla: è arrivata la stagione dell’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Oggi la Regione Lazio, con gli assessori Sartore e Hausman, ha presentato le linee guida di un bando che mantiene la proprietà pubblica del bene e pone le condizioni per un serio rilancio della tenuta. Gestione aziendale multifunzionale, difesa della biodiversità, indirizzo biologico dei processi agricoli e valorizzazione ambientale e archeologica”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio e la Flai Cgil di Roma e del Lazio.
I sindacati quindi proseguono: “Abbiamo chiesto nell’audizione odierna e ottenuto nel bando una premialità sul fronte della buona occupazione e abbiamo posto il tema della salvaguardia degli attuali livelli occupazionali. Ma nonostante l’urgenza, da tutti condivisa, di intervenire per il rilancio di uno straordinario patrimonio quale è Castel di Guido, oggi abbiamo registrato, al di la’ delle reciproche dichiarazioni di disponibilità, ancora una volta una non più sostenibile divergenza di intenti tra Comune di Roma, proprietaria dell’azienda e la Regione Lazio titolare della tenuta”.
“Una divergenza che, ci pare di capire, rischia di mettere in discussione lo stesso bando regionale che noi valutiamo atto propedeutico allo sviluppo della tenuta e della stessa azienda di Castel di Guido. Non è più accettabile che reciproche diffidenze politiche possano costituire un impaccio se non un vero ostacolo al raggiungimento di obiettivi che dovrebbero veder collaborare istituzioni locali, il cui fine non può che essere, nel caso di specie, il rilancio di questa straordinaria risorsa ambientale, agricola e archeologica”.
“Ci appelliamo alla Regione Lazio e al Comune di Roma – concludono -perché al tavolo per Roma convocato dal ministro Calenda per dopodomani si trovino per Castel di Guido le condizioni necessarie a definire una strategia comune e una collaborazione istituzionale in cui a prevalere sia il bene comune e non l’interesse di parte”.
Roma, 17 novembre 2017 – “La Tenuta di Castel di Guido con i suoi 2000 ettari di terra rappresenta un luogo d’identità pubblica di rilevante significato e può divenire il simbolo delle più importanti e significative sfide ambientali del nostro secolo, modello pubblico di eccellenza di agricoltura biologica e sociale, e centro di ricerca per la valorizzazione e trasformazione del Food Waste con l’utilizzo di sottoprodotti della coltivazione per ottenere Bio-prodotti con ridotte emissioni di CO2”. Così in una nota la Sindaca di Roma Virginia Raggi.
Azienda Agricola Castel di GuidoAzienda Agricola Castel di Guido
Roma, 17 novembre 2017 – “La Tenuta di Castel di Guido con i suoi 2000 ettari di terra rappresenta un luogo d’identità pubblica di rilevante significato e può divenire il simbolo delle più significative sfide ambientali del nostro secolo, modello pubblico di eccellenza di agricoltura biologica e sociale, e centro di ricerca per la valorizzazione e trasformazione del food Waste con l’utilizzo di sottoprodotti della coltivazione per ottenere bioprodotti con ridotte emissioni di CO2”. Così in una nota la sindaca di Roma Virginia Raggi.
“L’azione di rinnovo – spiega l’assessore alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale Pinuccia Montanari – è già iniziata questa estate con la firma di un protocollo d’intesa con l’Ente Nazionale del Microcredito per la realizzazione di progetti di agricoltura sociale che, nello svolgere uno specifico ruolo di reinclusione e reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, si esprimono in varie forme come fattorie didattiche, agri-nido e agri-ospizi, orti sociali,
pettherapy. È anche prevista la creazione di un ‘Centro di formazione per Migranti’ per l’insegnamento delle migliori pratiche agricole e della lingua italiana. Si punterà anche sull’educazione ambientale e alimentare, sul benessere animale con un’attenzione speciale agli animali domestici che risiederanno presso la Tenuta”.
Castel di Guido-Azienda Agricola Comunale
“Dopo anni di abbandono delle aziende agricole questa amministrazione sta facendo molti sforzi per riconvertirle e valorizzarle. Non vogliamo rinunciare a questa grande opportunità ambientale che risponde pienamente ai principi dell’economia circolare e per questo abbiamo avviato con la Regione un’importante interlocuzione per costruire sinergie positive a Roma per la gestione di Castel di Guido. La sfida rappresenta una grande opportunità per dimostrare come anche il pubblico, unito alle università e centri di ricerca, può diventare un centro di eccellenza”, conclude Raggi.
AZIENDA AGRICOLA Castel di GuidoAzienda Agricola Castel di GuidoAzienda Agricola Castel di GuidoAzienda Agricola Castel di Guido
Roma- 17 novembre 2017-Il Campidoglio guarda allo sviluppo di ambiti economici innovativi ed ecocompatibili. La Tenuta di Castel di Guido con i suoi 2000 ettari di terra è un esempio che “rappresenta un luogo d’identità pubblica di rilevante significato e può divenire il simbolo delle più significative sfide ambientali del nostro secolo, modello pubblico di eccellenza di agricoltura biologica e sociale, e centro di ricerca per la valorizzazione e trasformazione del food Waste con l’utilizzo di sottoprodotti della coltivazione per ottenere bioprodotti con ridotte emissioni di CO2”. A sottolinearlo la sindaca Virginia Raggi.
“L’azione di rinnovo è già iniziata questa estate con la firma di un protocollo d’intesa con l’Ente Nazionale del Microcredito per la realizzazione di progetti di agricoltura sociale che, nello svolgere uno specifico ruolo di reinclusione e reinserimento lavorativo di persone svantaggiate, si esprimono in varie forme come fattorie didattiche, agri-nido e agri-ospizi, orti sociali, pet-therapy. È anche prevista la creazione di un Centro di formazione per Migranti per l’insegnamento delle migliori pratiche agricole e della lingua italiana. Si punterà anche sull’educazione ambientale e alimentare, sul benessere animale con un’attenzione speciale agli animali domestici che risiederanno presso la Tenuta”, spiega l’Assessora alla sostenibilità ambientale di Roma Capitale Pinuccia Montanari.
Azienda Agricola Castel di Guido
“Dopo anni di abbandono delle Aziende Agricole questa Amministrazione sta facendo molti sforzi per riconvertirle e valorizzarle. Non vogliamo rinunciare a questa grande opportunità ambientale che risponde pienamente ai principi dell’economia circolare e per questo abbiamo avviato con la Regione un’importante interlocuzione per costruire sinergie positive a Roma per la gestione di Castel di Guido. La sfida rappresenta una grande opportunità per dimostrare come anche il pubblico, unito alle università e centri di ricerca, può diventare un centro di eccellenza”, conclude la Sindaca. Un nuovo modello ed una visione innovativa della città per una Roma sempre più proiettata in un futuro fiorente.
Thomas Ashby – Middlesex , 1874-1931- Appena sedicenne accompagnò il padre in un viaggio in Italia e rimase così affascinato dal nostro Paese che nel 1897, laureatosi a Oxford, grazie a una borsa di studio si trasferì a Roma dove divenne ben presto direttore della Scuola Britannica, allora aveva la sede nel Palazzo Odescalchi in Piazza Santi Apostoli.
Thomas Ashby fu amico e collaboratore , oltre che allievo, dell’Archeologo romano Rodolfo Lanciani. Ashby percorse la Campagna Romana e Sabina, oltre l’Abruzzo e la Sardegna, in lungo e in largo , a piedi e in bicicletta, con lo scopo di raffrontare i dati archeologici e topografici con la realtà dei luoghi e dei monumenti.
Ashby proseguiva così l’Opera di Antonio Nibby , grande archeologo di Amatrice, e di Giuseppe Tomassetti. L’opera di Ashby sarebbe poi stata continuata , dopo di lui, dal suao discepolo Giuseppe Lugli che così lo ricorda:” Quante gite abbiamo fatto insieme nel Lazio, nella Sabina e nell’Etruria con tutti i mezzi disponibili e per più giorni di seguito! Ashby fu profondo conoscitore, come nessun altro, del terreno ,camminatore instancabile , compagno simpaticissimo, senza pretese e sempre contento, ovunque ci fermassimo a mangiare e a dormire; senza invidia e gelosia , ma prodigo di notizie e di insegnamenti verso tutti quelli che si rivolgevano a lui”.
Ashby è attentissimo a cogliere ogni dettaglio di quanto gli sta intorno e riesce a scoprire e a documentare la storia dei luoghi che visita risalendo il più possibile indietro nel tempo.
La vastissima raccolta delle oltre novemila fotografie è raggruppata , secondo il metodo topografico con cui Ashby lavorava sotto i nomi delle strade consolari: SALARIA,NOMENTANA,TIBURTINA.VALERIA, COLLATINA,PRENESTINA, LABICANA, LATINA, APPIA, ARDEATINA,LAURENTINA, OSTIENSE, SEVERIANA, AURELIA, CASSIA, CLODIA e FLAMINIA.
Strade consolari che ritroviamo nelle sue Opere: The Classical Topography of Roman Campagna, forse la sua Opera più importante (scritta all’età di 28 anni) e il conosciutissimo Topography Dictionary of Ancient Rome.
L’Opera di Ashby è stata anche oggetto di due splendidi cataloghi e di una prestigiosa mostra fotografica allestita dalla British School di Roma.
THOMAS ASHBY- Fotografo e Archeologo
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