TOFFIA in SABINA
Fabiana RICCI Fotoreportage TOFFIA “Riviviamo il Centro Storico” Estate 2019-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Fabiana RICCI Fotoreportage TOFFIA in SABINA “Riviviamo il Centro Storico” Evento del 14 e 15 agosto 2019
Toffia in Sabina – Museo delle bande musicali – Museo Maria Petrucci-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Toffia in Sabina (Rieti)
Museo delle bande musicali di Toffia – Museo Maria Petrucci
Descrizione
Il Museo, si trova al centro storico di Toffia in una casa del 17° secolo, nel dicembre 2011 compie 20 anni dalla sua fondazione. Inizialmente era denominato “Museo d’Arte Raniero” poi “Casa Museo Raniero”. Nel 1991, Maria Petrucci, aveva fondato il Museo dedicandolo a suo padre Raniero, poi, essendo artista e, sentendo che i visitatori continuavano a credevano che le opere esposte le avesse realizzate Raniero per amore della propria Arte, e di chi nel tempo aveva acquistata qualche opera, nel 2009, pur se a malincuore, lo ha rinominato a proprio nome “Museo Maria Petrucci” – Casa Raniero -. Il museo ha due entrate e cinque stanze espositive. In quattro stanze, dislocate in vari piani, si possono ammirare, sculture lignee, dipinti a olio e, interessanti passaggi artistici di svariati materiali, il fornello in muratura i ganci nelle travi, dove infilavano le canne per appendere le salsicce, il camino, gli orci dove conservavano l’olio i legumi, testimonianze che ci riconducono ai nostri antenati, e lo studio d’arte.
Nella quinta stanza, entrata secondaria, vi sono esposti gli oggetti della civiltà contadina e curiosità della cultura popolare. Attorno al museo, un avvincente paesaggio a perdita d’occhio, cattura l’atten zione per fare foto ricordo.
Il museo è fornito, di didascalie fisse e mobili, di libri sulla storia di Toffia, di grammatica del dialet to Toffiese, e molte cose avvincenti, oltre a libri di poesia, romanzi, scritti dall’ artista. Si possono vedere DVD, sulla sua arte, riprese della TV- RAI -I – nell’ottanta a Mantova con la regia di Luigi Faccini e della Regione Lazio nel duemilacinque a Toffia con la regia di Lorenzo Pizzi
Via della Rocca – 02039 Toffia (RI)
Contatti
Tel–0765326248
Mail–mubam@libero.it
Website–http://www.mubam.it/
MUSEO MARIA PETRUCCI (Toffia)
Museo, casa d’artista, luogo di memoria e creatività. Entrando si percepisce un atmosfera particolare dove le sue sculture e tele si alternano alle memorie del tempo, i suoi ricordi. Ti giri e trovi ovunque oggetti della civiltà contadina, arnesi, utensili. Un posto da visitare con particolare attenzione ascoltando quello che Maria riesce a raccontare di sè delle sue opere. In queste foto ho cercato di cogliere parte di tutte queste emozioni, intagli del legno come stratificazioni di immagini, volti che solo la scultura riesce a tirar fuori. Il museo è sempre aperto e Maria saprà accogliervi con amicizia e gentilezza.
Per visitare il museo chiamare al 0765-326248.
Per il sito web:http://www.museomariapetruccitoffia.it/
© 2021 MiC – Pubblicato il 2020-04-14 17:52:34 / Ultimo aggiornamento 2020-12-17 12:04:09
Paolo GENOVESI- Fotoreportage “TOFFIA in SABINA- Riviviamo il Centro Storico anno 2019”in 50 foto-
Biblioteca DEA SABINA
Paolo GENOVESI- Fotoreportage “TOFFIA in SABINA- Riviviamo il Centro Storico anno 2019”in 50 foto-
Breve storia della Pro-Loco di TOFFIA in Sabina (Rieti)
La Pro-Loco di TOFFIA è stata fondata nel 1982 e il primo presidente fu Ignazio LICATA. Fra gli Eventi più significativi e di maggior successo da lui organizzati, viene ricordata la “Sagra dell’Uva”, manifestazione che si realizzava nella prima domenica di ottobre di ogni anno. Al Presidente Licata va sicuramente il merito di aver ideato :”L’estemporanea di Pittura”, un evento culturale tra i più ricordati in Sabina e nei Cataloghi di moltissimi Artisti .Il borgo di Toffia e la magia dei suoi scorci , fu il soggetto e tema centrale per le Opere dei Pittori in concorso. Nel 1996, con il Sindaco Silvano Ferretti , la Pro-Loco ideò e realizzò, con l’aiuto di molti cittadini, la manifestazione :” Riviviamo il Centro Storico”. Questo evento estivo aveva luogo nel secondo weekend di luglio e si svolgeva nelle vie e nelle piazzette di Toffia. Il bellissimo e curato centro storico del Borgo era illuminato da torce e gli spazi e gli incroci di vie erano la perfetta e naturale scenografia per Recital di Poesie, performance teatrali e mostre di Opere di Artisti. L’Evento aveva come cornice le cantine aperte al pubblico e gli stand gastronomici. La Pro-Loco era parte attiva anche nella settimana che precedeva la Pasqua, organizzando e realizzando per il “Venerdì Santo” la rappresentazione della “Passione di Cristo”, che esprimeva al meglio la religiosità del popolo di Toffia ed era, sicuramente , uno degli eventi religiosi più suggestivi e partecipati della provincia di Rieti.
Abbazia di Farfa (Rieti)- 𝗟𝗮 “𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗕𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝟰𝗧𝗲𝘁 𝗙𝗲𝗮𝘁. 𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗠𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝘁𝗶” 𝗰𝗵𝗶𝘂𝗱𝗲 𝗶𝗻 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗶𝗹 𝗙𝗮𝗿𝗮 𝗠𝘂𝘀𝗶𝗰!
-Biblioteca DEA SABINA-
-Abbazia di Farfa (Rieti)-
-𝗟𝗮 “𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗕𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝟰𝗧𝗲𝘁 𝗙𝗲𝗮𝘁. 𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗠𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝘁𝗶” 𝗰𝗵𝗶𝘂𝗱𝗲 𝗶𝗻 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗶𝗹 𝗙𝗮𝗿𝗮 𝗠𝘂𝘀𝗶𝗰!-
FARFA-4 settembre 2022-𝗟𝗮 “𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗕𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝟰𝗧𝗲𝘁 𝗙𝗲𝗮𝘁. 𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗠𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝘁𝗶” 𝗰𝗵𝗶𝘂𝗱𝗲 𝗶𝗻 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗶𝗹 𝗙𝗮𝗿𝗮 𝗠𝘂𝘀𝗶𝗰!- Foto: Fara Music Hanno chiuso il 𝗙𝗮𝗿𝗮 𝗠𝘂𝘀𝗶𝗰 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 e lo hanno fatto in bellezza e sintonia! Quella che li accompagna nei loro concerti ma anche nella vita di tutti giorni che li vede essere soprattutto amici, oltre che professionisti e colleghi.
Nell’accogliente spazio “into the garden” si sono esibiti lo scorso sabato supportati anche dal tempo che questa volta è stato clemente (l’appuntamento era stato rimandato per via della pioggia!) ma la musica va bene sempre, anche nelle giornate più corte. Il pubblico che ama questo genere di musica sa aspettare e torna per ascoltare con attenzione questi giovani – ma già protagonisti – musicisti jazz! Stiamo parlando della band “𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗕𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝟰𝗧𝗲𝘁 𝗙𝗲𝗮𝘁. 𝗠𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼 𝗠𝗼𝗿𝗴𝗮𝗻𝘁𝗶”.
Abbiamo incontrato 𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗕𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 – sassofonista e vincitore del Premio Internazionale Massimo Urbani – e lo straordinario pianista 𝗠𝗮𝗻𝘂𝗲𝗹 𝗠𝗮𝗴𝗿𝗶𝗻𝗶. Lo abbiamo fatto prima dell’entrata in scena. Non un’intervista ma una chiacchierata nella quale hanno dimostrato quello che sono sulla scena: rispettosi delle parti, l’uno inizia quando finisce l’altro, capaci di ascoltarsi suonando e parlando.
𝗦𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗺𝗮𝗶 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗮 𝗙𝗮𝗿𝗳𝗮?
“E’ la prima volta che vediamo il Borgo e l’Abbazia di Farfa e. E’ tutto meraviglioso! – 𝗹𝗮𝗻𝗰𝗶𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗲𝘀𝗰𝗹𝗮𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗕𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 -. Adesso sono curioso di vederla dentro! Ma già l’atmosfera è coinvolgente e anche suggestiva per la musica che facciamo. E’ sicuramente una bella cornice per questo tipo di concerti, con un pubblico più raccolto ma sicuramente più attento. Uno scenario intimo che è nelle mie corde.”
“D’ispirazione – 𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝗴𝗲 𝗠𝗮𝗻𝘂𝗲𝗹 -. Sicuramente ha delle somiglianze con la nostra terra che è vicino Assisi. Per l’esattezza io vivo a Cannara e Lorenzo a Bastia Umbra. Per me la musica è anche un atto spirituale ossia qualcosa che mette in collegamento le persone, che apre i cuori quindi non c’è luogo migliore di un luogo mistico.
E’ ovvio che si può fare musica dappertutto e che il posto è fatto anche dalle persone ma è anche evidente, almeno per me, che quando c’è un luogo come questo anche le persone vengono poste nella condizione migliore e si crea il momento, l’incontro. Anche io incontro Farfa per la prima volta.
Sono stato spesso a Fara durante le scorse edizioni del Festival. Addirittura partecipai al concorso del 2009 mentre facevo gli esami di Stato! Vinsi anche una borsa di studio, mi sembra fosse il 2014 e poi andammo a New York. Però qui è la prima volta ed ero molto curioso di conoscerla perché l’avevo sentita spesso menzionare anche dallo stesso Moccia”.
𝗔 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗼𝘀𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗶 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗲, 𝘀𝘁𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝘂𝘀𝗰𝗶𝗿𝗲 𝗮 𝗻𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗶 𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 𝗕𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗼 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗲̀ 𝗴𝗶𝗮̀ 𝘂𝗻 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼…
“Grazie – 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝗻𝗱𝗲 𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼. Oggi, infatti, è un’anteprima del disco che uscirà prima dell’autunno, registrato dalla Tube Recording Studio di Enrico Moccia. Ma voglio sottolineare l’importanza di questi straordinari amici e musicisti che sono Manuel Magrini al pianoforte, Pietro Paris al contrabbasso, Lorenzo Brilli alla batteria e poi ho coinvolto un grande amico musicista, compositore e trombonista che è il marchigiano Massimo Morganti. Noi quattro siamo tutti umbri. Io e Manuel viviamo vicino ad Assisi mentre Pietro e Lorenzo di Perugia”.
𝗨𝗻𝗮 𝗽𝗶𝗰𝗰𝗼𝗹𝗮 𝗮𝗻𝘁𝗶𝗰𝗶𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼?
“Sono per lo più composizioni mie e poi ci sono un paio di arrangiamenti che di altri compositori – 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮 𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼 -. Però è tutta musica originale. E’ la prima volta che mi cimento da compositore e quindi spero che siano fruibili. Fino adesso è stato così. Nei concerti che abbiamo fatto c’è stato un bel riscontro da parte del pubblico.
Più suoniamo, più ci diverte e più riusciamo a tirar fuori cose nuove. Lo facciamo insieme. E infatti tra i messaggi c’è senz’altro quello dell’amicizia e del lavoro che nasce proprio dalla nostra fusione. Suoniamo insieme da quando eravamo piccoli, dal Conservatorio, per cui nel disco ma anche nei nostri concerti c’è sicuramente la bellezza di un viaggio insieme, tra amici”.
“Di solito è proprio quello che dicono quando ci ascoltano – 𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝗴𝗲 𝗠𝗮𝗻𝘂𝗲𝗹 -. Si sente la forza del gruppo. C’è sintonia, cosa non così scontata. La musica jazz si basa su una grande percentuale di improvvisazione, di ascolto e interazione ma, ripeto, non è così scontata.
Molto spesso c’è una separazione tra il solista e gli accompagnatori. Invece tra di noi c’è una fusione profonda e un grande lavoro di squadra. Se il solista fa bene è perché c’è la squadra sotto che fa il giusto lavoro di supporto e quindi penso che questo sia uno dei valori più importanti del gruppo. Lo dico da pianista che sta un po’ in mezzo a tutti e può osservare meglio le dinamiche dell’insieme”.
𝗥𝗶𝘁𝗼𝗿𝗻𝗲𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗮 𝗙𝗮𝗿𝗳𝗮?
“Assolutamente sì” 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗼𝗻𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗻𝗮𝗿𝗲. “Sicuramente a partire dalla mattina così facciamo una bella passeggiata per visitare l’Abbazia e scoprire i sentieri limitrofi” 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗹𝘂𝗱𝗲 𝗟𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗼.
Foto: Fara Music
Abbazia di Farfa-Le Piscine di Granica i favolosi anni ’60
” Il ricordo è l’unico Paradiso da cui non possiamo essere cacciati via.”
Mompeo in Sabina (Rieti)- 2 giugno doppia festa: per la Repubblica e per i Piccoli Comuni
Mompeo in Sabina (Rieti)- 2 giugno 2022 doppia festa: per la Repubblica e per i Piccoli Comuni
Poggio Nativo (Rieti)- L’Associazione Sabina Cultura e Ambiente
L’Associazione Sabina Cultura e Ambiente-
-Buona passeggiata lungo in fiume FARFA-
Addio alla scrittrice e dantista Bianca Garavelli
Addio alla scrittrice e dantista Bianca Garavelli. Morta dopo lunga malattia, aveva 63 anni: firma di Avvenire, era nota per la sua attività letteraria e per gli importanti contributi nello studio del Poeta-Articolo di Roberto Carnero- Fonte Avvenire-
Roberto Carnero mercoledì 29 dicembre 2021 -La scomparsa di Bianca Garavelli, avvenuta nelle primissime ore della mattinata di oggi, segna un grave lutto nel mondo delle lettere e della cultura italiana. Ad agosto le era stato diagnosticato il male che non le ha dato scampo. I lettori di “Avvenire” la conoscevano bene, e ne hanno apprezzato nei lunghi anni in cui ha collaborato alla nostra testata (per la quale ha scritto ininterrottamente dal 1989) la voce limpida, chiara, equilibrata, il piglio preciso e insieme vivace con cui accostava libri, autori, temi letterari nei suoi articoli e nelle sue recensioni. Un lavoro prezioso, coltivato in una militanza assidua, in cui si percepiva sottotraccia il radicamento nella serietà della sua formazione filologica. E sostenuto sempre da una precisa idea di letteratura, nella quale la coerenza del percorso critico si coglie nell’attenzione – oltre che ai valori estetici – alla dimensione etica e ai più ampi riflessi (storici e culturali) del fare letterario.
Gli amici che le sono stati vicini hanno ammirato in questi mesi la tenacia con cui, nonostante la sofferenza fisica, ha provato in tutti i modi a reagire, senza mai lasciarsi prendere dallo sconforto, affrontando con ottimismo le cure e continuando a lavorare attorno al “suo” Dante, anche con incontri e conferenze per gli istituti italiani di cultura all’estero nell’anno del settimo centenario della morte del Sommo Poeta.
Bianca Garavelli era infatti una delle voci più importanti della critica dantesca. Nata a Vigevano nel 1958, allieva di Maria Corti all’Università di Pavia, aveva curato con lei un fortunato commento alle tre cantiche della Commedia, pubblicato in varie edizioni (prima da Bompiani e poi da Rizzoli). Era notevole la sua capacità di avvicinare a Dante i lettori più vari: dagli studenti – ha insegnato a lungo nelle scuole superiori – al pubblico più ampio. L’ultima sua fatica in tal senso è il volume Dante. Così lontano, così vicino, pubblicato a settembre da Giunti. Tra i molti libri (forse troppi) usciti in occasione dell’anno dantesco, questo ha qualcosa di speciale: perché in esso l’autrice ha saputo coniugare due cose che non sempre vanno a braccetto, vale a dire la profonda competenza scientifica e una comunicazione piacevole e affabile. Vi viene tratteggiato il profilo di un uomo capace di andare oltre il proprio tempo (per esempio con una particolare valorizzazione della femminilità, tema a cui Bianca Garavelli era molto attenta), per giungere sino a noi e aiutarci a comprendere il nostro stesso presente. Di questo Bianca era convinta: del valore esistenziale, e dunque sempre attualissimo, della Divina Commedia.
Ricordo, nel 2005, la sua presenza in Egitto, al Cairo, per la Settimana della lingua italiana nel mondo, quando aveva tenuto una conferenza dal titolo “Dante superstar”, che presentava con queste parole: «Un Dante che trionfa come personaggio “ambiguo e misterioso” nel cinema e nella narrativa internazionale, specialmente americana. È il suo valore letterario a renderlo così interessante, la sua fama di genio, ma anche la sua biografia straordinaria e soprattutto piena di zone d’ombra». La sua capacità di divulgazione era straordinaria, ma era divulgazione nel senso più alto e più nobile del termine.
In un suo libro del 2012, ripubblicato quest’anno da Rizzoli, Le terzine perdute di Dante, ipotizzava che Dante fosse stato depositario di un’importante profezia da trasmettere alle generazione successive, per salvarle da una minaccia cosmica. Ma è un thriller, che si svolge su un intrigante piano fantastico (l’ho scritto e lo ripeto: molto meglio di Dan Brown!). Veniamo così al terzo “tavolo” di Bianca Garavelli, dopo quelli della critica militante (esercitata anche attraverso la sua presenza in diverse giurie di premi letterari, come il Metauro, che dal 1994 ha animato su invito del suo fondatore, il poeta Umberto Piersanti) e degli studi danteschi: il tavolo della produzione creativa, della letteratura “praticata” in prima persona. Qui l’esordio data al 1988 con un libro di poesie dal titolo L’insonnia beata, uscito per le modenesi Edizioni del Laboratorio con una prefazione di Antonio Porta. Alla poesia, però, Bianca Garavelli non tornerà più, per dedicarsi invece alla narrativa. Era questa un’attività a cui teneva tantissimo, e per la quale ha speso negli anni molte delle sue energie.
Dopo aver pubblicato nel 1999 un racconto per ragazzi, Il mistero di Gatta Bianca (Laterza), nel 2002 dà alle stampe il primo romanzo, Beatrice (Moretti&Vitali), la cui protagonista riprende sì il nome della donna amata da Dante, ma è una ragazza dei nostri giorni, alle prese con un vissuto problematico, con una storia familiare intricata, con diversi amori tra cui stenta a trovare una direzione certa. Con Il passo della dea (Passigli 2005) Garavelli tenta la strada del “thriller teologico”, con un misterioso serial-killer che semina il panico tra le ballerine della Scala di Milano: le indagini portano a delineare una verità inquietante, dai complicati risvolti esoterici. Ma forse il suo romanzo più bello è Amore a Cape Town (Avagliano 2006), il racconto dolceamaro delle vicissitudini sentimentali di una quarantenne delusa dalla prevedibilità della controparte maschile. Quando, tra il serio e il faceto, le avevo chiesto se ci fosse qualcosa di autobiografico, Bianca si era schermita dietro a un enigmatico sorriso…
L’ultimo romanzo è stato pubblicato l’anno scorso da Giuliano Ladolfi Editore (che aveva già stampato, nel 2013, la raccolta di racconti L’oscurità degli angeli). Si intitola Il dono della tigre ed è un romanzo che, a partire dalla vicenda della crisi personale di un giornalista, parla dell’importanza, per ciascuno di noi, di accogliere e indagare le nostre emozioni più profonde: un’idea di cui Bianca era intimamente convinta, e che ha messo costantemente in atto nel lavoro creativo.
Nella sua prestigiosa carriera letteraria, Bianca Garavelli ha delineato un proprio originale timbro di narratrice, caratterizzato da un particolare tipo di visionarietà. La sua prosa è tersa, elegante, quasi classica, tramata però di tutte le inquietudini della contemporaneità, affrontate con intelligenza e sensibilità, oltre che con una grande piacevolezza di racconto. I suoi libri sono spesso dotati di ritmi incalzanti e di suspense, ma sono sempre capaci di evitare la superficialità e la convenzionalità che sono i rischi di certa letteratura di genere. Perché se c’era una qualità che a Bianca Garavelli non mancava era lo stile. Nella letteratura come nella vita. Di questo stile, chi l’ha conosciuta e le ha voluto bene sente ora la dolorosa mancanza. Rimpiange la sua bontà, la sua generosità, la sua dolcezza, il suo sorriso, la sua ironia divertita eppure sempre rispettosa degli altri. Ma tutto il mondo della letteratura ha perso una delle sue voci più belle, più fini, più delicate.
Articolo di Roberto Carnero- Fonte Avvenire-