Poesie di Silvia Bre- Biblioteca DEA SABINA

Biblioteca DEA SABINA

Silvia Bre
Silvia Bre

Poesie di Silvia Bre

 

Le Parole

Levigata costruzione di consapevolezza è la sua poesia, che porta la nostra febbre interiore a riflettere su questo mondo delirante che solo una nuova visione può salvare.

La sua poesia è questa ricerca, questa voglia di trovare con la sua voce tesa e ferma, l’urlo di una risposta nuova, che da dentro “occhi ignoti sa entrare, dentro ai nostri occhi di pietra”.

e qui dove io sono io non sono

che la pace profonda di me stessa

e non so più che sono

e nemmeno un pensiero che mi venga

in questo luogo astratto della storia

per quanto lieve volli la mia vita

mai quanto volli lieve la mia morte

e ormai che sono qui

io sono quieta

soltanto

a volte

come fosse in sogno

sento due occhi ignoti

entrare

dentro i miei occhi di pietra.

Marmo (Einaudi)

Le barricate misteriose (Einaudi)

da Passi

Quali ripari vado immaginando…

È dove non s’avverte che universo

remoto al mio dolere e le sere

farsi previsione sterminata, case

libere al vento. Sono le illuse strade

dove la fortuna d’un momento

sparendo mi ritrova e io m’accendo

alla più magra luna senza cielo:

con tanti minuscoli bagliori

si fa il sereno d’una notte.

Così il tempo mi svola, le ali accosta

nella fine di una lucciola stanca

a cercar sosta – ma pure i fili d’erba tra le rovine

sono contenti della primavera

e per la quercia grande che m’invento

s’allunga in belvedere una finestra

via dal deserto, e l’ombra piove,

come se fossi già quel che divento.

*

da Edere

Ascolta, un viale avevo

di sterminate rose

da guardare la sera,

cieli di viole

che l’edera rampava a grandi tele,

avevo corde amorose.

E guarda adesso

com’è tutto raccolto in un mirino,

che finalmente la mia strada ho perso

nel mondo delle cose

e mi sento salire rami nuovi

e il cielo ce l’ho steso sulle dita

e amo, e mi rinchiudo

tutta nella vita.

Silvia Bre
Silvia Bre

*

da Il parco

Io vado destinata a un sentimento

che ha la forma del parco che ora vedo,

e ciò che vedo è il viale in cui l’inverno

è rami, pietra, acque, tramontana,

e passi di una donna che cammina.

Ma per come procede e come leva

lo sguardo secolare sulle foglie,

lei è la specie, a lei torna la rima

nella quale riposa il mondo intero –

così la qualità del giorno vaga

continuamente tra le parole e il cielo.

Marmo (Einaudi)

da L’argomento

Tutto l’essere qui

non viene detto –

resta da solo in noi

già benedetto

se solo lo si lascia respirare

vagamente

come un fiato continuo dentro un flauto

con noncuranza

come un verso un cielo non guardato.

*

da La figura

Ognuno vuole avere il suo dolore

e dargli un corpo, una sembianza, un letto,

e maledirlo nel buio delle notti,

portarlo su di sé tenacemente

perché si veda come una bandiera,

come la spada che regala forze.

Ma c’è persa nell’aria della vita

un’altra fede, un dovere diverso

che non sopporta d’esser nominato

e tocca solamente a chi lo prova.

È questo. È rimanere

qui a sentire come adesso

l’onda che sale nelle nostre menti,

le stringe insieme in un respiro solo

come fosse per sempre,

e le abbandona.

Ma nemmeno la pupilla d’un cieco

dimentica l’azzurro che non vede.

*

da L’opera dell’arte

Che baci appassionati

si danno di nascosto le tue rime

quale piacere stringe tra loro i versi

è godimento avere in bocca il senso

da capire.

(È sera, dico le tue poesie

confesso lenta al buio

brevissime bugie.

Così è l’incontro,

nel tempo che s’arrende

e mentre la rete larga

della grammatica

della poca sintassi

si rapprende

nell’impressione acuta

d’essere vicini

forse è da qui che passa

semmai ne esiste una

la storia impensabile

della letteratura).

Silvia Bre
Silvia Bre

Sempre perdendosi (Edizioni nottetempo)

Sebastiano

Poiché il cielo è così alto io sono un servo:

è giusto non dormire.

La gola è stretta, da intonare all’urlo,

dentro ho la vocazione maledetta.

Ma mi confondo

con tutto questo sonno.

Amo senza capire.

E’ non capire, che amo fino in fondo.

Mi spoglia

mi porta in giro sanguinante.

Lo spazio che mi cerca e che mi strozza

è un movimento andato

dove mi trovo infermo

nella malinconia d’essere altro.

Io vengo deportato

vengo allo sguardo.

Meno non posso.

Essere qui col corpo, col dolore,

tutto ferito, pronto al mio assalto,

a un altro finire ancora dietro l’altro.

Silenzio

Ecco, mi scordo, mi slego –

sarà lo smarrimento a suggerire

quasi una formula, un confine,

forse una frase sola che sia tutto,

un’eleganza

che vanti fino al nulla questo lutto.

Mi perdo

per un’arte che raduna

e rallenta ogni gesto in una forma

e in ogni forma il gesto che saluta.

Silvia Bre
Silvia Bre

C’è dello spazio negli occhi da riempire

e nella mente occorre una parola

da ridire con le labbra nella notte

fino a quando la notte si rovescia.

Così gira una ronda innamorata

così canta quel coro che s’ammira.

Si è parte

dentro una belva che si sfama.

Ah, mi fa stare qui, a cantare il coro –

che l’ultimo volere

sia questo stringersi nell’ultimo tono

come un filo che pende nel pensiero,

che si insegue perdutamente,

che ci dimentica.

Colpo

Qui io magistralmente scongiuro di morire –

finché mi tocca sfondo la mia scena,

la svesto, la depongo

con dentro tutto il sonno da dormire.

Faccio di meno intanto

faccio a meno

abbasso la pretesa, mi riduco –

la vastità immisurabile del luogo

forzata nella vastità della mente,

nella tenuta stagna delle parole.

Ma non è vero –

è così che si muore

ve lo dico: sempre perdendosi

per sempre.

Beati voi che dormite.

Un cuore invece batte a sangue,

sa il mio nome.

Nessuna faccia smetta di infierire,

va in cerca pure lei della sua fine

oltre la pelle

in me che sono vuoto,

nell’anima del corpo

tra i muscoli, tra i nervi

che si fanno da parte,

nel buio ostinato della vita

che rinchiude la morte.

È a me che lo fa dire,

a un disgraziato, al servo –

mi tortura il respiro

lo sorprende, lo scuote,

che io rimanga sveglio! che io gridi…

Così un altro rinvio

eppure addio, addio

addio sempre.

Silvia Bre
Silvia Bre

Silvia Bre-E’ nata a Bergamo nel 1953. Ha pubblicato la raccolta di poesie I riposi (Rotundo, 1990) e Le barricate misteriose (Einaudi) con cui ha vinto il premio Montale. Nel 2007 ha pubblicato il libro Marmo (Einaudi, ) vincitore, tra gli altri, del Premio Viareggio. Per le Edizioni nottetempo ha pubblicato nel 2006 “Sempre perdendosi”, portato con successo a teatro da Alfonso Benadduce. Ha tradotto, tra l’altro, Il Canzoniere di Louise Labé (Mondatori 2000) e Centoquattro poesie di Emily Dickinson (Einaudi 2011).