Zairo Ferrante-Poesie inedite

 

Biblioteca DEA SABINA

Zairo Ferrante
Zairo Ferrante

Zairo Ferrante-Poesie inedite

 

Come un radiologo

In silenzio m’affaccio a questa vita

mentre il sole stende le sue braccia all’orizzonte.

Tra il grigio e le sue mille sfumature,

come un Radiologo, cerco una risposta.

Un singolo bagliore, all’ombra della sera,

che possa illuminare la mia mente

e – solo – tra le pieghe della memoria

continuo imperterrito a frugare.

Come un Radiologo, forte io mi aggrappo

al segno rivelatore che mi spieghi l’esistenza.

E quando stanco – pur sembrando strano

per un Medico Radiologo – io prego.

E tra i fulmini che accendono il tramonto,

attendo quell’Arcangelo che m’indichi la via.

E poco importa se la gente – spesso ignara –

mi deride e vede in me un automa.

Una sorta di congegno senza l’anima

che vive al buio per paura dell’amore.

Tanto io , come un Radiologo e senza sosta,

continuo ad esplorare nell’intimo del mondo

portando spesso addosso, non solo per bontà,

le mie e le altrui miserie, a volte anche serie.

E proprio come un Medico Radiologo,

m’immergo in mille volti e mille vite.

Mi perdo in giovani sorrisi, spesso stanchi, e soffro

quando inerme e interrogato giro i miei tarocchi

– che son pixel iridescenti – e non vi leggo la speranza

che il Prossimo vien da me ad elemosinare.

Ma in fondo – e questo l’avrai capito –

sono proprio come un Medico Radiologo,

Uomo fatto di carne e d’ossa, a volte quasi rotte,

che nel cuore della notte ancor si scioglie quando

– desiderando solo la mattina e pure un letto –

incrocia il sorriso di un Bambino spaventato

che, come vento inviato dalle Stelle sulla terra,

di colpo lo riasciuga da tutta la fatica e dal dolore.

 

da ITACA, PENELOPE E I MAIALI

Itaca: La Bellezza

Anche adesso – che gli dèi del progresso hanno brindato

con milioni di piccole bolle color di zecca effervescenti e

i nostri cervelli, tutti d’un sorso, si son bevuti –

quando alzo il naso dal mio smartphone vedo ancora

che la luna, sola, resta appesa al filo

– candido –

fatto di pensiero di bambino senza macchia.

E dondola nella via del latte, punzonata da miliardi di libellule

che son stelle quando a sera, l’Architetto, accende le sue luci.

E nonostante questo schermo, ancora vita e morte si rincorrono

in quel gioco vecchio quanto il tempo, fatto d’anni e di stagioni

e primavere che inarrestabili si susseguono e nuovamente

– continuano a sbocciare –

con prati che profumano di fresca malachite appena colta.

E volteggiano, nella cornice d’una finestra, grandi farfalle

e puntiformi uccelli a dipingere improbabili geometrie.

E passa l’estate e tornano a far rumore anche le foglie

che cadendo ci vengono a donare

il fragore rosso calcedonio

d’un silenzio ormai spesso inascoltato.

E di nuovo perfino anche la pioggia, rigida di freddo, ancora indossa

il maglione suo più bello, bianco color dell’innocenza e si dimena

imperterrita nel vento, tutto a ricoprire, il brutto e il bello e

i semafori e le canne, il tratto e pur la linea, il vero e l’apparente ombra.

E mentre il Mondo ancora insegue il Sole,

che zitto e quatto corre e

si smarrisce in quell’anfratto

d’Universo che prende il nome di Galassia,

io, che piccolo pur respiro, nient’altro posso fare

se non pigiare forte quel bottone

e riprendermi la Bellezza.

– Itaca –

unico traguardo materiale a cui approdare

spegnendo, come Ulisse, le sirene

leucotomizzanti e impure menzognere,

in quest’odissea ad arte costruita e poi…

spacciata, in pasticche narco-selfie, come vita.

 

Penelope: La Promessa

Distanze incolmabili s’aprono

su sterminati e feroci silenzi,

come acqua salata divide

coste, calette e spicchi di terra.

Nell’ora più buia dell’uomo

dove parola non viene né detta,

né scritta; la gioia è cliccata.

Un “like”, l’apoteosi del cuore,

espressione perfetta del tempo spietato

che ingurgita i minuti e perfino le ore.

E barbari, dai colletti stirati e

fasulle promesse di gloria e successo,

svendono la vita nel vuoto della rete.

Ma tu, dolce Amore, non perire.

Aspettami nell’antro di quel sogno.

Cercami nella luce dei tuoi occhi.

Penelope tesseva la sua tela e

con speranza di notte la sfilava,

nel ricordo dell’unica promessa:

Saremo sempre Noi e sempre veri,

a costruire su macerie,

portandoci per mano.

 

Argo: Il Ricongiungimento

A Serraino Fioravante

Ancora mi domando come?

E piego parole in questo lembo

bianco lenzuolo di carta e di stracci.

Accartoccio le idee, ruvide, a tratti

sbiadite, pendenti e scoscese.

Ripide scale che portano in alto

al ricordo di sere di maggio

e sullo sfondo quell’Itaca nostra.

Perplessa ascoltava sussurri e progetti,

giammai un rimpianto o inutili chissà.

E ciliege profumate inebriavano l’aria e

ubriacavano la mente di quei Mariani tramonti.

E forse mai niente ci siamo promessi

ma un Cane sempre ricorda il non detto.

Aspettami sul ciglio di questa nuova casa

nel cielo di maggio torneremo a cantare

come rondini nere a parti invertite

tu Argo io Ulisse, nel certo ritorno.

 

da COME POLVERE DI CASSETTI

Oggi ho visto Dio

Oggi ho visto Dio

dentro l’ingranaggio

della ruota della vita

poco oleata a denti

stretti e ben serrati.

Dio rideva nel sorriso

fermo, rosso e vero

al semaforo dell’incrocio

tra via morte e malattia.

Eppur oggi ho visto Dio,

quando ho appreso ch’Egli

non diverso era da me.

Quel me ch’ogni mattina,

di sottecchi, guardo in faccia

nello specchio, colle mani

appoggiate al lavandino.

E quando oggi ho visto Dio

mi sono accorto che mai

l’avevo fissato dritto

e scrutato negli occhi.

E così l’avevo rinnegato

per tutto il tempo e

nel tanto, infinito, tempo

in cui dall’uomo mi ero

allontanato, come mosca

con la carta appiccicosa.

Ma oggi, finalmente,

l’ho trovato questo Dio

che dell’uomo s’è vestito.

Con cravatte di pietà

e calzini d’umiltà…

Lui, proprio Dio, Uno,

Trino e Infinito che,

imperterrito, séguita

a radersi la faccia

ogni singola mattina

in infiniti specchi che,

sparsi per il mondo,

volti umani, per magia,

continuano a riflettere.

E davvero… oggi,

te lo dico, ho visto Dio.

Ecocolordoppler

Se potesse, la mia mente,

fare “un’ecocolordoppler” e

consciamente scandagliare

il flusso rimbalzante di

pensieri accartocciati.

Quanto potrei godere

nel vederli glauchi quelli

– già pensati – che leggeri

si allontanano come un filo,

un rigagnolo di fonte chiara

depurata dall’immortale

setaccio del ragionamento.

E fantastico potrebbe essere

riconoscerli perché scarlatti

quelli ch’ancor non ho pensato

e predirli, pensarli, aprirli e…

mangiarli, l’uno chiama l’altro,

come chicchi di melagrana,

senza la vorace e deformante

ansia, angoscia d’improvviso.

Ma io vivo e non esisto!!!

E così, come sublime

e innata dote umana,

vivendo e non sapendo,

mi godo questo scherzo

della mente che s’affaccenda,

a volte aperta e a volte casta,

ad inzeppare vuoti e ingorghi

nei crepacci di memoria.

Senza ch’io possa sapere

come e quando cesserà;

ché sì facendo, a sua insaputa,

certamente ancor disseta

la mia fame di speranza.

 

da I BISBIGLI DI UN’ANIMA MUTA

Il lampione

Come segno di gratitudine a Fioravante Serraino

per avermi invogliato a cercare i miei miti

Piazza: irta foresta di gente sgomenta.

Che incredula osserva

danzar dolce musica

dai tondi e vuoti

neri buchi d’ottone

e dai legni a fatica

dall’uomo soffiati.

Piovono applausi! Mentre

una grigia voce annuncia

una calda dolce nanna…

… e di nuovo la gente,

muta e sgomenta,

col pensiero si finge

nel lento sbuffare

dei freschi orchestrali…

… e Lui lì, in disparte,

che fissa la folla

mentre illumina l’orchestra.

Solo,

si chiede se qualch’occhio

per errore l’ha veduto.

Sospettoso

si domanda

sulle bocche bisbiglianti.

E quasi infastidito

dalla voce del soprano

resta lì,

fermo e vecchio a lavorare

in rima attesa col mattino

nel suo buio da sopportare.

TRADUZIONI

A trilogy of love, dreams and new-found folly

I

Love, a word sprouted by chance,

growing in the garden of the passions,

sprung up by itself, even if it cost an effort.

In the only uncertain ruby-colored program,

a fantastic painting painted by three hands

and the fourth, left alone, to give

caresses, certainties, words and love.

Alleviating with unexpected and surprising rhymes

the slight as well as heavy sadness.

Of love.

Today I do not speak it but still live IT.

II

Dreams, stolen, torn, sliced to pieces.

Some even sown and flown away

like dangling ribbons, painted

on a sky changed by the perennial

solemn procession of weather that slithers

and runs like a flock

of butterflies, some white, others black,

some full and some empty.

Like ribbons, as I was saying, some

of the rapid dreams have disappeared

by themselves and gathered to make a nest together.

And today I will still scatter my dreams

all over the world, over the earth, the streets and the seas

of my life that sometimes is agitated and

at times stops and withdraws, returns and takes refuge

into the only game that is still permitted.

A foam of salt and sweetness that caresses the beaches

of this world and this universe,

leaving seashells

that are also still my dreams, fortunately

they are open and have been gathered by the hands of God.

III

And I still smile about other kinds of folly,

those that I have partly lost,

but perhaps if I look thoroughly in some

of my gestures, thoughts or words…

… Oh well! I swear to you now I can still find them.

They suddenly appear to scare me,

like a drop that falls in a silent hour

when my heart wants to lighten up and relax.

And I am are awakened by a simple drop, small and single,

to which the clap of a thunder is attached.

It is pure folly and will certainly return.

When it is alone, the saddest thought surrounds you

and punches you in the face and the chest,

and then you get up, you walk around and curse,

in order to return to your place, sometimes defeated and

sometimes victorious, in silence.

You gave in one more time, by chance and by force,

to those kinds of folly the world calls dumb and crazy,

but for you–that we are sure of–they are the things of the flesh

that when they start pushing can move mountains.

For me who is dif-ferent

For me who is dif-ferent

I pour me some verses,

I make grimaces

and sing-out-of normal tune.

For me who is gay

when, alone, I seek and find

the caress of a friend.

For me who is blind

when, boldly, I close my eyes

in the love of a Lady,

savoring this kiss of hers.

For me who is down

when, lost, in my mother’s embrace

I gently squeeze my eyes closed,

getting lost in a smile.

For me who has a beard

when, in the cold, on a bench

I eat bread and drink beer.

And I pour some poetry

for Whovever sows words

all over a world of Equals.

For Whoever in silence,

out of love for the dif-ferent,

is ashamed of the normal.

(English translation by Ute Margaret Saine)

Le Temps

Le temps s’écoule

entre les coudes anguleux

inutilement arrondis

par des souvenirs soustraits.

Presque il rebondit

des tapis de la mémoire

comme une histoire immortalisée

sur la page inutile

d’un essai de vie.

Et pourtant il se meut.

-Le temps-

Comme un chien matraqué

qui glapit au milieu des épines.

Uniques roses d’un jardin

abandonné.

Et il demande la note.

-Le temps-

Lorsque, au comptoir,

tu consommes et tu perds

la face

en voulant masquer ton passé.

Et en prenant ta dernière

monnaie, le barman

-en effronté-

te rappelle celui que tu étais.

Et il sourit lorsque

tu l’attends dans ton restoroute.

Dernier arrêt boiteux

comme une oasis qui t’éloigne

de la mort.

-C’est une illusion stupide-

De toute façon c’est le temps : qui te sert,

vole et te dépasse.

Sur cette autoroute

que freine ton chemin

et qui est la vie.

Voyage dans le silence

Uniquement poussé par le vent

j’entends son chant

et par enchantement je me perds dans le soleil.

C’est le matin!

(Traduction française par Laura Mucelli)

Zairo Ferrante
Zairo Ferrante

Breve biografia di Zairo Ferrante è nato nel 1983 ad Aquara (Salerno) e vive a Ferrara dove lavora come Medico Radiologo. Ha pubblicato le raccolte di prosa e poesia: D’amore, di sogni e di altre follie (Este Edition, 2009), I bisbigli di un’anima muta (CSA Editrice, 2011), Come polvere di cassetti (David and Matthaus, 2015), Itaca, Penelope e i maiali (Edizioni Il Foglio Letterario, 2019). Nel 2009 ha fondato il “DinAnimismo”, un movimento poetico/artistico di neoavanguardia. Suoi scritti figurano su diverse riviste e periodici culturali, sia on-line che cartacei. È inserito in numerose antologie collettive ed alcune sue poesie sono state tradotte in inglese, spagnolo e francese.