San Francesco visse nella Valle Santa una delle stagioni più intense della sua breve vita. Con certezza si sa che giunse nel reatino nel 1223, ma non si possono escludere soggiorni precedenti. Il Cammino, documentato dalle foto del grande fotografo Steve McCurry, è composto da otto tappe: parte da Rieti e si dipana attraverso la Valle Santa toccando i quattro Santuari francescani. A queste tappe si aggiunge il cammino verso il Faggio di San Francesco a Rivodutri e l’ascesa al monte Terminillo per la visita alla reliquia del corpo del Poverello di Assisi.
Tersilio Leggio è storico del medioevo, autore di numerosi saggi sull’Italia mediana, e in particolare su Rieti e sulla Sabina. Tra i suoi titoli ricordiamo il volume Ad fines regni. Amatrice, la Montagna e le alte valli del Tronto, del Velino e dell’Aterno dal X al XIII secolo (L’Aquila 2011).
ASCREA-Domenica 6 agosto nel borgo di Ascrea torna uno degli eventi più attesi dell’estate, la Sagra delle Fettuccine ai Funghi Porcini, giunta alla sua 35° edizione e diventata uno degli avvenimenti più importanti della Valle del Turano.
Nato quasi per gioco come una spaghettata tra amici, nel corso degli anni l’evento ha chiamato a raccolta un numero sempre più crescente di turisti, amatori o semplici curiosi che hanno avuto modo di omaggiare la tradizione culinaria del territorio.
Da mezzogiorno a mezzanotte ad accompagnare le fettuccine ci saranno le classiche bruschette al fungo porcino, salsicce, fagioli e il buon vino locale mentre il compito di far divertire gli ospiti quest’anno sarà affidato alla Colorado Band. Per le vie del borgo, invece, si dislocheranno vari stand su cui trovare i prodotti tipici di Ascrea e altre curiosità tipiche del luogo.
Per il secondo anno consecutivo ci sarà la possibilità di acquistare i biglietti in prevendita al seguente link: http://Bit.ly/sagra_ascrea.
Info utili:
Dal panorama mozzafiato e una disarmante semplicità Ascrea è un piccolo paesino di duecento anime nella provincia di Rieti. È la meta ideale per chi vuole scappare dal caos quotidiano e ritrovare un po’ di serenità, trascorrendo una giornata in riva al lago o passeggiando nei freschi e rigogliosi boschi da cui poter ammirare uno tra più bei panorami della Regione Lazio e non solo.
Come arrivare:
da Rieti > SP Turanense > Lago del Turano > Ascrea
da Roma/Sabina > Via Salaria > Osteria Nuova > Lago del Turano
da Roma > A24/Via Tiburtina > Carsoli > Lago del Turano
da L’Aquila > A24 uscita Carsoli > Lago del Turano
Salendo dal bivio di Ascrea troverete le guardie ambientali che vi faranno parcheggiare lungo la via che porta al paese, da quel punto sarà disponibile il servizio navetta gratuito per arrivare dentro al paese.
-Angelo Maria RICCI- Poeta e letterato della SABINA-
Poesie sacre , Sonetti ed Epigrammi-
Da Poesie sacre di Angelo Maria Ricci, Sonetti ed Epigrammi.
RICCI, Angelo Maria. – Nacque a Mopolino di Capitignano (L’Aquila) il 24 settembre 1776 da Serafino e da Giuseppa Pica, entrambi di nobili famiglie, Morì a Rieti il 1° aprile 1850. Un ramo del casato Ricci era presente anche a Rieti dall’inizio del XVII secolo. Il padre ricopriva l’incarico di regio tesoriere dei Borbone.
Per gli studi superiori, Angelo Maria si trasferì a Roma nel Collegio Nazareno degli scolopi. Suoi maestri furono padre Carlo Giuseppe Gismondi, per le materie scientifiche, e padre Francesco Antonio Fasce, per quelle letterarie. Prima ancora di concludere gli studi entrò a far parte dell’Arcadia con il nome di Filidemo Liciense. Già nel 1792 vedevano la luce a Napoli alcune sue poesie, raccolte nel volumetto Omaggio poetico, dedicato a Domenico di Gennaro, duca di Cantalupo. Quattro anni più tardi, sempre a Napoli, fu la volta del De gemmis, poemetto latino per il matrimonio di Francesco III di Borbone con Maria Clementina d’Austria. I fatti del 1798-99 si fecero sentire anche al Nazareno: Angelo Maria, come tutti i giovani nobili non romani, prese la via del ritorno in famiglia. Il cardinale Stefano Borgia lo riportò a Roma, dove fu insignito del cavalierato gerosolimitano; si accostò agli studi biblici riprendendo la volontà di conciliare la scienza con la religione e diede alla luce la Cosmogonia mosaica, fisicamente sviluppata e poeticamente esposta in sei meditazioni filosofico-poetiche (Roma 1802), in contrasto con le teorie materialistiche e sensistiche. A Napoli entrò in contatto con i nobili-poeti Tommaso Gargallo, marchese di Castel Lentini, e Carlantonio de Rosa, marchese di Villarosa. Manifestò un certo entusiasmo per la svolta napoleonica e re Giuseppe Bonaparte lo fece capodivisione della Real Segreteria. Da Gioacchino Murat ebbe la cattedra universitaria di eloquenza. Ricci manifestò in modo evidente la sua riconoscenza: nel 1809 pubblicò un canto in ottava rima intitolato La pace; in un’altra ode, La verità, pubblicata l’anno dopo, definì Murat «di Goffredo assai maggior nel senno», anteponendolo all’eroe della Gerusalemme liberata. La musa murattiana raggiunse il culmine con I fasti di Gioacchino Murat (1813); non a caso, ottenne l’incarico di istitutore dei principini Achille e Luciano e di lettore personale della regina.
Le precarie condizioni di salute e una grave malattia del padre indussero Ricci a lasciare la città partenopea. Con la moglie Isabella Alfani, nobile nolana, e con quattro figli, nel dicembre del 1817 tornò a Mopolino. Il soggiorno non fu duraturo. Nel 1819 si trasferì definitivamente a Rieti nell’elegante palazzo neoclassico, realizzato alla fine del Settecento dal padre su progetto dell’Re Ferdinando IV, . Nello stesso 1819 vide la luce a Livorno, presso l’editore Glauco Masi, L’Italiade, poema epico in dodici canti, iniziato a Napoli dopo la caduta di Murat e il ritorno dei Borbone.
Le gesta di Carlo Magno contro Desiderio, ultimo re dei Longobardi, facevano da sfondo alla complessa trama dell’opera. Il tema era lo stesso dell’Adelchi manzoniano, ma con un’ottica ribaltata; per Ricci la caduta del Regno dei Longobardi rappresentava un soggetto di alta epopea e segnava l’alleanza tra trono e altare, il ritorno del dominio austriaco e la fondazione del Regno lombardo-veneto. I conservatori e l’ala austriacante dell’intellettualità del tempo si entusiasmarono. Di diverso avviso la Biblioteca italiana: Giuseppe Acerbi censurò il poema, definendolo «vergognoso per un italiano» (Rati, 2007, p. 15).
L’ambiente reatino, particolarmente sensibile alle istanze papaline, ispirò a Ricci la composizione del San Benedetto, poema in ottava rima, scritto forse anche su sollecitazione dello stesso papa Pio VII, che vide la luce nel 1824 a Pisa. L’anno seguente, sempre a Pisa, pubblicò la Georgica de’ fiori, dedicata a Maria Beatrice d’Este, arciduchessa d’Austria e duchessa di Massa e Carrara, che proprio in quegli anni si andava occupando nel suo territorio di floricoltura. Nell’estate del 1826 tornò per qualche mese a Napoli nella speranza di veder migliorare le non buone condizioni di salute della moglie. Fu ospite nella villa dei conti di Camaldoli. Nel 1827 venne stampato a Rieti L’orologio di Flora: ventiquattro odi anacreontiche nate dalla constatazione che dal maggio all’agosto alcuni fiori si aprivano e chiudevano in ore precise. Tre anni dopo pubblicò un’altra opera di versi nuziali – il poema Conchiglie (Roma 1830), in cui le nozze divine di Oceano e Teti erano augurio per le nozze umane di Maria Cristina, figlia di Maria Isabella regina delle Due Sicilie, con Ferdinando VII, sovrano di Spagna.
Il 27 settembre 1828 era morta la moglie Isabella. Bertel Thorvaldsen curò il monumento funebre collocato nella chiesa reatina di S. Giovenale dove riposavano le ceneri della donna. Il dolore di Ricci fu consegnato a una raccolta di Elegie, con due edizioni: l’una pisana del 1828 e l’altra romana di due anni dopo. Del 1832 fu la traduzione dell’Elegia biblica di Ruth, per le nozze di Ferdinando II di Borbone con Maria Cristina di Savoia. Nel 1837 Ricci pubblicò a Roma Gli sposi fedeli.
La linea classicista sembrava incrinarsi, l’elemento storico veniva infatti evidenziato anche dal sottotitolo di Storia italo-gotica-romantica, e i personaggi Teodorico, Amalasunta, Atalarico, Goti, Ariani, Cattolici si muovevano sullo scenario del VI secolo italiano. Dopo molteplici traversie, Nigilda e Childerico sarebbero riusciti a coronare il loro sogno. Il modello manzoniano era nell’aria e forse più: una peste, il ritiro di Nigilda in convento per evitare di essere sedotta da Crispo, erano indubbiamente elementi di contatto con I promessi sposi. Di certo, l’edizione ricciana ebbe successo: ben quattro edizioni si susseguirono in pochissimo tempo.
Nel 1840 Ricci fece ristampare a Roma tutte le sue poesie di argomento religioso sotto il titolo di Poesie sacre. Acciacchi personali e familiari resero difficoltosi gli ultimi anni della sua vita.
L’Arcadia convocò in suo onore un’adunanza il 10 dicembre 1852; per quella ricorrenza Giuseppe Gioachino Belli scrisse e recitò un sonetto commemorativo.
Fonti e Bibl.: La corrispondenza intercorsa fra Angelo Maria Ricci e l’amico Bertel Thorvald-sen dal 1820 al 1838 è conservata a Copenaghen, The Thorvaldsens Museum Archives. A. Sacchetti Sassetti, La vita e le opere di A.M. R., Rieti 1898; G. Rati, A.M.R. e la polemica romantica, in Otto/Novecento, III (1979), 3-4, pp. 61-80 (riedito in Id., Saggi danteschi e altri studi, Roma 1988, pp. 159-181); G. Formichetti, Un classicista austriacante e papalino, in Ottocento nel Lazio, a cura di R. Lefevre, Roma 1982, pp. 239-251; Atti. Celebrazione del II centenario della nascita di A.M. R. (1776-1850), Rieti 1983; G. Formichetti, I testi e la scrittura. Studi di letteratura italiana, Roma 1990, pp. 275-282; M.F. Apolloni, Un poeta mecenate di se stesso: A.M. R. e gli affreschi di Pietro Paoletti in Palazzo Ricci a Rieti, in Ricerche di storia dell’arte, 1992, vol. 46, pp. 35-48; R. Messina, Iconografia di A.M. R. Architettura, scultura, pittura, grafica, Rieti 1996; Tre cantate napoletane. Musica di Gioachino Rossini, a cura di I. Narici – M. Beghelli – S. Castelvecchi, Pesaro 1999, pp. XXI-XXXI; G. Rati, La polemica intorno all’Italiade e altri saggi su A.M. R., Roma 2007; Arte e cultura nel Palazzo Ricci di Capitignano, a cura di G. Paris – F.S. Ranieri – A. De Angelis, Rieti 2011.
Il Borgo si affaccia sul fiume Salto , deve la sua importanza come centro di interesse artistico all’Abbazia di San Salvatore Maggiore, il più importante monumento medievale di questa zona ricca di molti reperti e siti archeologici risalenti a varie epoche storiche .Concerviano fu fondato, nell’VIII secolo, sul Monte Latenano dall’Abbazia di Farfa e la sua fortuna e prosperità fu dovuta alla protezione degli imperatori carolingi. nell’arco di circa un secolo. Il Borgo subì l’assalto dei Saraceni nel IX secolo, ma fu ricostruito nell’arco di quasi cento anni. La decadenza dell’Abbazia di San Salvatore, dovuta alle guerre tra i vari Castelli limitrofi, comportò ridusse il Borgo a semplice Commenda, poi nel XVII fu definitivamente soppressa. La chiesa subì una radicale trasformazione nel corso del seicento. Oggigiorno si possono vedere i resti di pitture e affreschi medievali, mentre nell’abside resta oramai quasi illeggibile, un bell’affresco risalente al XII secolo rappresenta il Salvatore tra schiere di angeli.
Il Complesso monumentale di San Salvatore-
Il Complesso monumentale di San Salvatore maggiore, tra la fine del XX sec. e l’inizio del XXI sec., dopo alcuni decenni di abbandono, è stato ricostruito con un criterio scientifico che consente di leggere le tre stratificazioni edilizie che nel corso dei secoli sono state realizzate.
L’edificio è stato fondato come villa rustica, con, alla base della costruzione, criptoportici; un sistema costruttivo tipico del II e I sec. a. C..
La seconda stratificazione appartiene all’età medievale ed è stata realizzata per la funzionalità dell’Abbazia.
La terza stratificazione, quella che ha maggiormente trasformato l’edificio, iniziata nel XVII sec. viene completata la trasformazione dell’edificio come attualmente si presenta, ed è stata funzionale alle esigenze del Seminario delle Diocesi di Sabina, Poggio Mirteto e Rieti, ed è quella che ha portato l’edificio allo stato attuale.
Dopo la soppressione dell’Abbazia, e per le esigenze della nuova funzione dell’edificio come Seminario, furono eseguite opere edilizie che ampliarono l’edificio, secondo i criteri costruttivi ed architettonici rinascimentali. Fu modificato il prospetto della chiesa (scompare il portico riportato nell’incisione del 1685), furono sopraelevati di un piano i corpi di fabbrica est e nord, e fu costruito un nuovo corpo di fabbrica nel lato ovest.
Poesie di Sandro Angelucci-Poeta e Scrittore di Rieti
Poeta e critico letterario, saggista, Sandro Angelucci vive a Rieti dove è nato nel 1957. Insegnante, collabora a varie riviste culturali con recensioni, note critiche e testi poetici ed è stato premiato in concorsi a livello internazionale. Ha pubblicato le raccolte di poesia “Non siamo nati ancora”, “Il cerchio che circonda l’infinito” e, nei quaderni letterari de “Il Croco”, “Appartenenza”. È in corso di stampa, per Guido Miano Editore, un suo profilo critico nel IV° Volume della “Storia della Letteratura Italiana. Il secondo Novecento”. Del suo lavoro si sono occupati importanti critici, poeti e scrittori.
Verticalità
È come arrampicarmi sulla cima
dell’albero più alto
dove le gazze scrutano la sorte
e il vento
non fatica a ritrovarsi.
Come la luce
dell’attimo vivente
che buca la penombra
e sgretola le rocce.
È il mio bisogno di verticalità
che piange come un bimbo
che si perde
quando la morte vince sulla vita
ma subito sorride
all’apparire delle cose belle.
Sogno di cielo
che vince la gravità dei corpi
che a volte s’inabissa e poi risorge.
Fiamma che sale.
Brace che si accende.
Figlia Poesia
L’ho difesa
e so che dovrò difenderla
per la vita intera
la poesia.
Dovrò proteggerla
dagli artigli insanguinati
dell’uomo-macchina,
dagli insulti della lingua
del suo non essere,
della sua politica.
Dovrò prenderla sulle spalle
come una figlia
quando vorrà giocare
e per lei,
tutto per lei vorrà il mio tempo.
Sarò pronto ad asciugarlo
il suo pianto inconsolabile
quando nessuno
neppure io, nonostante tutto,
saprà capire
che quello è il pianto della Terra.
E quando vagamente
– se accadrà –
la mia somiglierà
alla sua innocenza
potrà dirsi compiuto il mio cammino,
forse a ritroso, forse mai concluso
dalla morte alla nascita
dalla nascita alla morte.
Dove la neve copre le distese
Io non sono qui.
Sono lassù,
dove la neve copre le distese
nell’abbraccio
che avrei desiderato,
dove il silenzio trova le parole
che avrei voluto udire.
C’è troppo chiasso qui
e poca neve:
ogni sguardo contiene mille sguardi
in ogni uomo c’è spesso un altro uomo
e sono stanco
tremendamente stanco di cercare.
Se mi offrirò
– e non ho certo intenzione di mollare –
sarà pensandomi lontano
dove le cose
non hanno più pretese della vita
ed un abbraccio
frantuma il mio rimpianto nelle vene.
Sarà lassù
dove la neve copre le distese.
On. Elettra POLLASTRINI-L’unica donna della provincia di Rieti eletta alla Costituente-
On.Elettra Pollastrini -P.C.I.
Nata a Rieti il 15 luglio 1908, deceduta a Rieti il 2 febbraio 1990, operaia e parlamentare Comunista.
La sua famiglia di antifascisti nel 1934 fu costretta a emigrare in Francia per sottrarsi alle persecuzioni del regime. Trovato un lavoro la giovane Elettra, che aveva aderito al Partito Comunista, fece l’operaia alla Renault e nell’azienda francese fu alla testa delle lotte di quei lavoratori. Incaricata della redazione di Noi Donne, allo scoppio della guerra civile nella penisola iberica si portò in Spagna. Al rientro in Francia fu arrestata e rinchiusa nel campo di Rieucross. Riuscita a rientrare in Italia, nel 1941 la Pollastrini tornò a Rieti dove riprese l’attività antifascista clandestina e, dopo l’annuncio dell’armistizio, entrò nella Resistenza romana. Arrestata dai tedeschi e tradotta in Germania trascorse venti mesi nel carcere di Aichach. Dopo la Liberazione, tornata in Italia, fu una delle nove donne comuniste entrate a far parte della Consulta nazionale e, nel 1948, fu eletta deputata del PCI alla Camera, dove restò per due Legislature. Nel 1958 si trasferì in Ungheria dove, per 5 anni, lavorò a Radio Budapest. A Rieti, a Elettra Pollastrini è stata intitolata una strada; porta il suo nome anche una Sezione dell’ANPI, che vi si è recentemente costituita.
Fonte- ANPI nazionale-L’On.Elettra Pollastrini , nella foto in B/N è quella seduta a dx dell’On. Nilde Jotti-(Foto Archivio Camera dei Deputati)-
Nota- A)L’On.Elettra Pollastrini , nella foto in B/N è quella seduta a dx dell’On. Nilde Jotti-(Foto Archivio Camera dei Deputati)- B)La pagina di giornale con le 21 Onorevoli elette alla Costituente è del Corriere della Sera -1946- C) Scheda della Camera dei Deputati con le coordinate anagrafiche dell’On. Elettra Pollastrini. ANPI COMITATO ANTIFASCISTA DELLA SABINA-
Borgo Velino -La bella storia di Giovanni, Ersilia e David
La storia di Giovanni, di sua figlia Ersilia e di suo figlio David, inizia ben prima de “L’Infisso”, un’azienda che produce, ovviamente, infissi ma anche serramenti e mobili.
Giovanni, che oggi è in pensione, ma è ancora amministratore dell’azienda e ha sempre l’occhio vigile su ciò che accade, si diploma perito elettrotecnico nel 1959 a L’ Aquila. Di quegli anni ricorda gli inverni gelidi “senza cappotto” e al ritorno a casa ad Antrodoco, dopo la scuola, già il lavoro. Appena diplomato, “con diecimila lire in tasca”, come ripeterà in tutti i momenti di difficoltà della vita, parte per la Germania. Qui lavora per un anno come filatore e poi in una azienda di motori elettrici.
Per Giovanni l’emigrazione è una scelta di vita oltre che di lavoro, infatti l’anno dopo torna, si sposa, e sua moglie Rosa lo segue; in Germania nasce Ersilia.
Ma per una giovane coppia non è facile ambientarsi in un Paese straniero, perciò dopo quattro anni, appena si presenta l’occasione, tornano in Italia.
E l’occasione è l’apertura dell’azienda “Bosi”. All’inizio Giovanni viene chiamato “più come interprete”, dice lui, per il montaggio dei macchinari tedeschi destinati alla produzione di truciolato. Intanto si fa apprezzare, così, finito il montaggio, lo “destinano alla manutenzione degli impianti” e poi gli “affidano lo stabilimento”.
Alla “Bosi” rimane dieci anni, ma intanto riprende a vivere ad Antrodoco, nasce l’altro figlio, David, fa anche l’amministratore comunale e poi decide di diventare imprenditore: prima una impresa edile, poi una rivendita di materiali edili, nella quale è impegnata anche Rosa, come sempre al suo fianco, e nella quale inizia la prima produzione di infissi.
È a questo punto che acquista un terreno nella zona artigianale di Borgo Velino, per edificare il capannone dove “L’Infisso”, che nasce nel 1982, dopo altre iniziative, è ancora oggi.
In questi anni anche tanti problemi da risolvere per far crescere l’azienda e soprattutto per innovare costantemente e tener testa così alla concorrenza: “introduzione del legno lamellare che nei primi tempi era prodotto da noi”, racconta Giovanni, “la marcatura CE ben prima che la legge la rendesse obbligatoria, dal 1985 l’esclusivo utilizzo di vernici ad acqua”, aggiunge Ersilia, mentre David si affaccia, saluta e lascia a padre e sorella, il racconto della storia.
Ersilia e David entrano in azienda subito dopo la fine delle scuole medie superiori, liceo classico lei, geometri lui, e pian piano, lei in ufficio e lui in produzione, condividono con Giovanni l’onere della gestione aziendale.
Nel tempo anche altri tentativi, anche di diversificazione: “un impianto per la produzione di energia da olii vegetali, oggi fermato per il costo della materia prima, e un impianto per la produzione di pellet che utilizza legno vergine da scarti di produzione e un po’ di legno di castagno” del quale la zona è ricca.
La ricerca di nuove opportunità produttive è costante. In questi giorni sta per entrare in funzione un impianto fotovoltaico istallato negli scorsi mesi e un nuovo macchinario appena arrivato che consente una maggiore e migliore produzione di infissi. Insieme ai 18 dipendenti e ai collaboratori esterni, posatori e commerciali, si affaccia la terza generazione, per il momento Annalisa e Leonardo, figli di Ersilia e Domenico, anche lui in azienda, poi forse arriverà anche Francesco, uno dei due figli di David, che ora sta completando gli studi.
Una lunga storia, di persone che hanno attraversato le diverse intemperie che da metà del secolo scorso ad oggi si sono succedute!
Nella speranza che il futuro sia più clemente, auguri!
ARCHIVIO di STATO di RIETI.-La PASQUA nei DOCUMENTI
Rieti-Pasqua 2023-Tra pergamene di riuso, appunti, calcoli e disegni gli Istrumenti comunali dell’allora comune di Sant’Elia, oggi frazione del comune di Rieti, ci restituiscono un’immagine del Cristo crocifisso all’interno delle deliberazioni dei consigli del 1577. La coperta del manoscritto mostra invece il disegno di una colonna.
L’altro volume raccoglie ugualmente le deliberazioni dei consigli, in questo caso del 1582 e presenta una pergamena di riuso che rivela un testo di diritto ecclesiastico.
RIETI-De Magistris ai giovani: «Non rinunciate alla vostra libertà».
RIETI- 2 aprile 2023- Appuntamento nel segno della legalità presso l’Auditorium Santa Scolastica di Rieti con Luigi De Magistris, che ha presentato agli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Celestino Rosatelli di Rieti il suo libro “Fuori dal sistema”, edito da Piemme, per un evento patrocinato dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Rieti.
Encomio speciale per il Dirigente Scolastico dell’Istituto Beatrice Tempesta, sempre in prima linea nel segno della formazione umana e scolastica dei giovani e un ringraziamento alla professoressa Angela Marcelletti, ideatrice dell’evento, che si è avvalsa del prezioso coordinamento di Stefania Saccone, referente per la Legalità dell’Ufficio Scolastico Provinciale e del Tavolo Tecnico Regionale.
Un ringraziamento speciale al professor Daniele Zannetti che ha condiviso empaticamente il senso prezioso di un nobile progetto.
I ragazzi e le ragazze del Rosatelli sono stati autentici protagonisti dell’incontro, hanno sollecitato con puntuali domande Luigi De Magistris, pronto a raccontare la sua storia esemplare e a fornire preziosi spunti di riflessione.
È stata l’occasione per condividere con i giovani valore e senso della legalità e della giustizia in un dialogo aperto con chi, con responsabile impegno, ne ha esistenzialmente testimoniato l’essenza vitale.
Sono intervenuti il Prefetto di Rieti, Gennaro Capo; mons. Vito Piccinonna, vescovo di Rieti, il Comandante della Polizia Locale Sonia Salvi, il Maresciallo Ordinario Pasquale Falanga per il Comando Provinciale Carabinieri di Rieti, il Sottotenente Marco Neri in rappresentanza del Corpo della Finanza, Alessandra Ciulla, Sostituto Commissario della Polizia di Stato, responsabile della sezione operativa della Polizia Postale, sezione di Rieti, per la comunicazione, la Professoressa Stefania Saccone in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Provinciale, Supporto all’Autonomia Scolastica, Fulvio Iampieri, dell’associazione “Segnali di fumo”, il Centro di Danza Cygniarades, diretto da Marella Vesseri, Erika Padovini e Laura Martorana.
Dopo l’accoglienza con proiezione di immagini della città di Rieti e il sottofondo musicale di Lucio Battisti, i saluti della Dirigente Scolastica Beatrice Tempesta, del Prefetto di Rieti Gennaro Capo e del Vescovo Vito Piccinonna.
Gli studenti Silvia Antonazzo (5SB), Gabriele Savi (5SB), Aurora Rubriante (5SB), Mathias Zannetti (4SC), Chiara Pezzotti (4SB) e Benedetta Scappa (4SB) hanno dialogato con l’autore con competenza, formulando domande appropriate e approfondite sul libro “Fuori dal sistema”.
Prima di entrare nel vivo del dialogo, è stato eseguito da Giorgia Cornacchiola un balletto sulle note della canzone “Combattente” di Fiorella Mannoia, con coreografia di Marella Vesseri.
A seguire gli studenti hanno chiesto a De Magistris il significato di quattro parole particolarmente sottolineate nel suo testo: Costituzione (da sempre la sua “stella polare”), Verità, Giustizia, Legalità.
Dalle molte domande rivolte a De Magistris e dalle sue puntuali risposte è emerso non solo il senso prezioso di un libro che racconta la vita dedicata al bene comune, senza mai cedimenti a compromessi, ma anche uno sguardo rivolto al futuro del Paese, oppresso non solo dal sistema criminale combattuto da Magistrato, ma anche da un pensiero unico, a cui è necessario proporre alternative.
De Magistris ha svolto il suo lavoro prevalentemente in Calabria, dove, in seguito all’inchiesta giudiziaria “Why Not”, è stato fatto fuori dalla magistratura, o meglio messo in condizione di dimettersi per non cedere a compromessi inaccettabili. Non a caso De Magistris ha definito un vero e proprio tradimento quanto accaduto in Calabria.
De Magistris è “un uomo delle istituzioni più volte tradito dalle istituzioni”: questa l’evidenza di un libro, scritto di getto dai pensieri che registrava puntualmente nelle note del suo telefonino.
È un libro scritto con il cuore e le braccia aperte, un libro che ripercorre la sua vita da magistrato, da sindaco di Napoli (il più longevo nella storia della città), da europarlamentare ed ora da scrittore.
È un testo che, attraverso l’autobiografia, guarda alle condizioni reali del paese cercando di trovare nuove strategie e nuovi percorsi.
Parole che vengono dal cuore: «Senza la mia famiglia e i miei affetti più cari, non sarei quello che sono». De Magistris ringrazia per il sostegno morale e materiale che ha ricevuto dalle persone a lui vicine, per i sacrifici che hanno dovuto subire, in particolare la moglie e i figli. «Sono una persona che è sempre rimasta umana – ha detto ai presenti – ho vissuto nelle istituzioni da uomo che si interfaccia con gli altri esseri umani, non come numeri. Stare tra la gente e con la gente è fondamentale sempre».
Ha poi invitato i giovani ad agire con coraggio, a pensare con la propria testa, a sviluppare un pensiero critico, ad implementare la propria cultura perché da essa promana l’energia che può contribuire al cambiamento.
De Magistris ha raccomandato ai giovani di essere liberi, come lo è stato lui. «Non potrei mai rinunciare alla mia libertà. Non l’ho fatto, anche quando mi aprivano ponti d’oro. Nelle istituzioni, soprattutto a certi livelli, le persone libere non sono la maggioranza e si paga un prezzo alto a restare liberi. Le persone libere non sono condizionabili e ricattabili e sono una garanzia per i cittadini».
In definitiva “Fuori dal Sistema” è un libro che mescola sapientemente foto e storie che raccontano alcuni dei più importanti momenti della vita dell’autore, che ha emozionato i presenti, tenendo alta l’attenzione dei giovani.
Prima della fine dell’incontro, sulle note di “Che fantastica storia è la vita” di Venditti, il balletto di Alexandro Barbetti, Arina Krivetskaia, Dasha Krivetskaia, con coreografia di Erika Padovini.
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