Arch. Carlo CUSIN:”Della terra dei Flavi,Plinio Maior scrisse : “Tra i Sabini vi sono i Tribulani che s’appellano Mutuesci.” Ieri ero proprio a “TREBVLA MVTVESCA”-Monteleone Sabino ed ho rivisto 2 sorprendenti siti legati alla storia del Console Manio Curio Dentato che.nel III sec aC,vinse e conquisto’ le terre di Sanniti,Galli Senoni e Sabini : l’anfiteatro e la chiesa di S. Vittoria. Il toponimo di Trebula Mutuesca deriva da “trabs”-trave,inteso come “casa” dei Mutuesci,in effetti,come Roma,Trebula M. sorse per sinecismo,riunendo i pagi rurali,sparsi sulle colline,con la romanizzazione del territorio,in un “Mvnicipivm” con terme,foro, anfiteatro e templi dedicati a divinità rurali arcaiche come Angitia e Feronia. L’anfiteatro è un grande ellisse di 94×66 mt,con vasti ambienti ipogei al servizio di munera e venationes,Traiano lo ricostrui’,come lo vediamo oggi,su un precedente edificio più piccolo,come scritto su 2 grandi epigrafi,in marmo lunense,visibili in sitv e nel locale museo archeologico. La chiesa di S. Vittoria sorge su un bel terrazzamento panoramico ed è un didattico compendio di storie costruttive dal IV sec al basso Medioevo,con una rara e composita planimetria asimmetrica,costruita con tanti elementi architettonici Romani di spoglio,come d’uso di un tempio pagano che qui sorgeva,una piccola catacomba,con riuso d’ambienti di cava,un pozzo con acqua “miracolosa”,già usata per i riti lustrali pagani,ed un alto campanile con un doppio ordine di bifore… “HISTORIA vero TESTIS temporvm, LVX veritas, VITA memoriae et MAGISTRA vitae !” La storia,in verità,è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria e maestra di vita ! Cicerone “De oratore”.
-trama di un film, forse, possibile -Trama -Cannavaccio-INDIANA JONES all’italiana.Autore Franco Leggeri
L’ Abbazia di Farfa è stata per secoli, nello stesso momento, luogo di santità e di potere, di preghiera e di comando e quindi era molto ricca , per avere un ordine di grandezza dell’oro che , presumo , avesse accumulato ed accumulava in continuazione bisogna partire dai primi documenti che si hanno a disposizione e cioè dalla fine del 700 d.C. nell’alto medioevo. L’Abbazia incassava qualcosa come 10 MANCOSO D’ORO (MANCOSO o Mancuso. – Il Monneret, dimostrata insussistente la derivazione di questa voce da signo manus cusus, identifica il soldo d’oro mancuso col dinar islamitico; in arabo la voce manqūsh significa “inciso, coniato”. Il soldo d’oro mancuso è ricordato nei documenti italiani dal sec. VII all’XI; era uguale al soldo bizantino e valeva 30 denari d’argento.)-
Comunque, stabilito in modo incontrovertibile che l’Abbazia era ricchissima, bisogna ora concentrarsi nel periodo dell’anno 916 d.C., prima del fatidico anno 1000. I Saraceni avevano invaso tutta la Sabina con un preciso obiettivo :”L’ORO DI FARFA”. Come nelle migliori storie di avventura per salvare il TESORO FARFENSE dai Saraceni fu caricato dai monaci farfensi su dei carri ed usci dall’Abbazia, sin qui le notizie certe, ma dopo il buio e la leggenda.
Mentre Archipando da Rieti combatteva sotto le mura di Trebula, odierna MONTELEONE SABINO, e , dopo aspra battaglia, sconfisse i Saraceni, bisogna anche ricordare le varie scaramucce avvenute in varie località della Sabina che ancor oggi hanno Topònomi risalenti all’epoca delle lotte contro i Saraceni come ad esempio nel Borgo di Santa Lucia di Fiamignano si trova il Muro Saraceno, oppure il Castello di Cane Morto, Orvinio, che deriva da KAM condottiero Saraceno che fu sconfitto da Carlo Magno ecc. esempio la località Comune di Saracinesco, oppure Forno Saraceno ecc. Ma ora cerchiamo di immaginare e ricostruire il tragitto possibile dei carri che trasportavano l’oro. Una delle ipotesi, molto affascinante , è quella che i carri, trainati dai muli, che trasportavano il tesoro abbiano percorso il fiume Riana diretti a Fossacesia Abbazia sita nelle Marche di proprietà di Farfa, ma per le enormi difficolta il Priore sembrerebbe che decise di nascondere il tesoro nei pressi delle Grotte Saracene di Poggio Nativo. Altra ipotesi interessante è che la carovana con il tesoro in realtà non trasportasse nulla, ma solo poche cose al fine di depistare i predatori saraceni. Una delle ipotesi più fantastiche è quella che vuole il tesoro, ricordiamolo molto consistente, nascosto sul monte Acuziano in una caverna il cui ingresso fu ostruito da massi e dalla vegetazione. Ancora oggi il Monte Acuziano viene descritto: come :” uno scrigno di tesori nascosti in bella vista”. Come nelle migliori storie di pirati voi crederete che qualcuno abbia disegnato una mappa e poi un frate lo abbia ucciso? No, ma una delle ipotesi più intriganti sembrerebbe quella che l’ingresso della caverna si possa stabilire con il punto di convergenza degli occhi dei leoni, statue, che sono installate sulla facciata dell’Abbazia. Bellissima come idea, ma a mio avviso è il classico scherzo da prete. Pero ci fu chi ha ritenuto valida questa ipotesi e quindi furono messi due fari sopra i leoni, la notte , i fasci di luce si incrocino sul Monte Acuziano “ scrigno di tesori nascosti “ma non fu trovatol ‘ingresso della caverna che custodisce il tesoro di Farfa. A Montelibretti i vecchi raccontavano che una parte di tale tesoro detto di Farfa , fosse stato nascosto e mai piu’ trovato presso un castrum locale detto Santa Maria Spiga , tra l’altro sembrerebbe che il tesoro composto da :”un gallo una gallina e tanti pulcini d’oro . . “ Alcuni raccontavano che il tesoro fu invece trovato dai briganti Geremia e Fontana .
Ma anche altre e affascinanti ipotesi sono parte della leggenda del Tesoro dell’Abbazia di Farfa. Per gli INDIANA JONES la Caccia al Tesoro dell’Abbazia è ufficialmente aperta.
Autore Franco Leggeri
P.S.- nota-I vecchi raccontavano che una parte di tale tesoro detto di Farfa , fosse stato nascosto e mai piu’ trovato presso un castrum locale detto Santa Maria Spiga , tra l’altro era composto da un gallo una gallina e tanti pulcini d’oro . . Alcuni raccontavano che il tesoro fu invece trovato dai briganti Geremia e Fontana .
ABBAZIA DI FARFAINDIANA JONESIL TESORO DELL’ABBAZIA DI FARFAIL TESORO DELL’ABBAZIA DI FARFA
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