
MONTE TANCIA

Elio MERCURI Fotoreportage da SALISANO : Osteria Fatucchi XVI sec. Sullo sfondo il monte Tancia.
Elio MERCURI Fotoreportage da SALISANO : Osteria Fatucchi XVI sec. Sullo sfondo il monte Tancia-
Gruppo FAI Sabina-LA MOLA SUL GALANTINA NEL BOSCO SOTTO AL TANCIA
LA MOLA SUL GALANTINA NEL BOSCO SOTTO AL TANCIA
Tra i tanti suoi bei libri dedicati alla Sabina, Gianfranco Trovato ne aveva dedicato uno alle mole (“Antichi mulini. Alla ricerca delle antiche mole della Sabina tiberina”, Amici del Museo, 2013). Nel libro ne aveva censite decine e decine, «per far conoscere questo patrimonio, e cercare di salvare i mulini dalla totale scomparsa alla quale i più sembrano destinati». Un lavoro originale e prezioso, come sempre, quello di Trovato.
Per questo abbiamo compulsato attentamente il suo libro quando ci hanno segnalato una mola sul Galantina, a monte di quella che sta sotto l’eremo di San Leonardo a Roccantica (quella conosciuta come Mola della Comune). Ma nel libro non c’era. Così quando una decina di giorni fa siamo scesi dal Trio lungo il sentiero delle Doline, il percorso aperto recentemente dalle guide di “Ala” e di “Tra noi” che mette in comunicazione il Revotano e il Catino (e sono stati proprio loro, le ragazze e i ragazzi di Ala e Tra noi, le associazioni che gestiscono il Rifugio Cognolo e il Trio, a ripulire la mola e a segnalarcela durante la cerimonia di inaugurazione del nuovo anello), eravamo molto curiosi e anche un po’ emozionati .
L’atmosfera è suggestiva nel bosco. Si scende abbastanza rapidamente e ripidamente (un centinaio di metri di dislivello in nemmeno un chilometro). E quando arrivi a fondovalle quello che resta del mulino fa il suo bell’effetto. Sulle rive del torrente che qualche giorno fa scorreva tranquillo, almeno lì in alto nella valle, con le mura, in alcuni tratti ricoperte di muschio, senza tracce delle vecchie macine, con i resti dell’apertura sottostante nella quale doveva girare il meccanismo in legno che trasmetteva la forza dell’acqua alla macina posta al livello superiore.
Mentre risalivamo ci chiedevamo: ma chi veniva a macinare fin quassù? Difficile dire. Certo, il sentiero che univa Roccantica al valico di Tancia era un percorso assai importante nel medioevo. Probabilmente il mulino era frequentato da chi viveva e coltivava proprio sull’altopiano di Tancia, e dovevano essere in tanti. E magari venivano anche i monaci e la comunità che viveva alla Grotta di san Michele.
Comunicazione di servizio: ieri siamo andati all’Eremo di San Leonardo e alla Mola della Comune. Di acqua, lungo il Galantina, nemmeno l’ombra.
Gruppo FAI Sabina
POGGIO CATINO (Rieti)- Articolo dell’Arch. Maurizio Pettinari
ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina -TCI anno 1929-
Biblioteca DEA SABINA
– ABBAZIA di FARFA-Monumenti della Sabina –
-Edizione del TCI anno 1929-
ROCCA di TANCIA o “ Rocca Tanciae”
Biblioteca DEA SABINA- ROCCA di TANCIA o “ Rocca Tanciae”.
ROCCA di TANCIA o “ Rocca Tanciae”. NOTA STORICA dal CHRONICON(II-Pagina 134)- “GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO”.
Foto inviata da ELIO MERCURI-Ricerca bibliografica e trascrizione di FRANCO LEGGERI-
La Rocca si trova vicino al Castello di Fatucchio, sono visibili ancora pochi ruderi.La Rocca, come Fatucchio, aveva la sua chiesa che, credo , siano ancora visibili i ruderi, in verità pochi ruderi.
La Rocca è costruita sopra una rupe scoscesa molto elevata sita di fronte al vicino Castello di Fatucchio, questa posizione alcuni studiosi, la interpretano come un atto di sfida al vicino Castello. La Rocca ha una Storia molto interessante ed è per questo che se ne occupò anche il Cardinale SCHUSTER nella sua opera sull’Abbazia di Farfa.
Documenti-
Documento 158-II- anno 802- pag. 132: è riportato un elenco dei beni donati (cita il documento 157 )dai fratelli Probato e Piccone di Urso Al monastero (Farfa?) tra cui si evidenziano la porzione della chiesa di Sant’Angelo in Tancia con tutta la sua “dote” e con il Gualdo ch’è nello stesso Monte Tancia assieme ad una porzione di Casale Paterno e con la relativa Chiesa di Santa Cecilia con corredo di Coloni, terre, vigne ed uliveti e bestiame;
Documento 410-III- anno 991 –pag. 119: l’Abate Giovanni cede a Guimaro figlio di Barone una terra sul monte Tancia (permuta) “…dove è lo stesso Castello…”. Qui Castello si vuol intendere la Rocca di Tancia o Futucchio? Non si hanno elementi sufficienti per dare un giudizio definitivo;
Documento 1318-anno 1118-pag.305: L’Imperatore Enrico V conferma al Monastero dell’Abbazia di Farfa il possesso , i benefici e privilegi e trai beni viene citata la “ROCCA TANCIE””;
Documento 975 (relativo anche alla Rocca della Forcella sita nel territorio di Poggio Ciciliano). Con questo Documento vi è anche:Doc. 1324- dell’anno 1119-1126- citati alla pagina 317 e Documento (non numerato) dell’anno 1119-1125 alla pagina 319. Ancora si ha il Documento 948 dell’Anno 1067- della pagina 342 in cui risulta che oggetto di di vendita, da parte di Dono e Rogata la loro posizione :”… de Rocca quae vocxatur TANCIA, et de ecclesias quae in ipsa Rocca modo stare videtur…..”;
Documento 158 dell’anno 802-pag. 132 in cui è stilato elenco dei beni donati col precedente documento 157 dai fratelli Probato e Piccone di Urso al monastero di Farfa tra cui: “… la loro porzione della Chiesa di Sant’Angelo in TANCIA, con la sua dote e con il gualdo(gualdo=bosco piccolo) che è nello stesso monte nonché la loro porzione del Casale Paterno con la chiesa di Santa Cecilia e con coloni, terre, vigne e oliveti ecc…”;
Documento 883 -anno 1049-1053 pag.279-Il Vescovo sabinense Giovanni(1011-1060) accusa l’Abate Berardo innanzi a Papa Leone IX (1049-1054) e ad un Sinodo romano di avere attentato alla sua vita e di aver subito “grandi violenze”;
Documento 935 dell’anno 1063 pag. 329: Ridolfo, Stefano e Pietro figli di Giovanni donano alla Chiesa di San Michele Arcangelo in TANCIA , appartenente al Monastero di Farfa alcuni beni situati nel territorio sabinense;
Documento 1012 anno 1073 alla pag. 15: ..breve memoria di un patto concluso tra Berardo , Abate di Farfa, e Farolfo e Pietro di Lictone, Giovanni e Leone di Rainiero e Umberto d’Ingizone, relativamente ai possessi del Monastero di Farfa nei Castelli di Catino e di Luco e nella ROCCA di TANCIA. Patto stipulato e definito dinanzi alla Chiesa di San Pietro Apostolo di Poggio Catino, al tempo di Papa Gregorio (1073-1085) nel mese di maggio;
Documento 1318 anno 11118 pag. 305: L’Imperatore Enrico V conferma al Monastero di Farfa il possesso e i privilegi e tutti i beni , tra cui il gualdo(bosco) e la ROCCA di TANCIA e la Chiesa di Sant’Angelo in TANCIA;
Nell’appendice al volume I del Registro Farfense alla pagina 34 si legge:”….nell’anno 1217 l’Arciprete Rustico di TANCIA la scia al Monastero (Abbazia di Farfa) per la sua anima la metà della Chiesa di San Donato e delle sue decime e offerte mortuarie…”;
NOTA STORICA dal CHRONICON(II-Pagina 134)- “GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO”.
In merito alla proprietà del Santuario era intervenuto un accordo tra UGO I da Farfa (997-1038) e il Vescovo Giovanni di Sabina . L’accordo riguardava la ..”divisione delle decime e le offerte mortuarie…”.
Dieci anni dopo, con il pretesto che Berardo I aveva ceduto i suoi diritti a” due monache”, cercò di impedirgli di compiere lavori di “… decorazioni del piccolo Tabernacolo…”. Ma l’Abate non si scompose e, quindi, si scatenarono le ire del Vescovo sabino , sempre in relazione alla questione all’Altare, così si legge nel CHRONICON, sembra che l’Altare fosse consacrato da San Silvestro I Papa dal 314 al 335 e, forse si potrebbe ipotizzare che , appunto il Santo fosse sul Tancia per sottrarsi alle persecuzioni di Costantino Magno, ricordiamo che ancora non era cristiano, nel gennaio del 314 , San Silvestro, dovette rifugiarsi sul monte Soratte. Dobbiamo anche evidenziare e ricordare che sulla vita di San Silvestro sono “fioriti” tanti episodi “fantasiosi e pittoreschi” specialmente nei secolo XIV e XV, alimentati come ad esempi la resurrezione del toro e la vittoria sul drago pestifero , ma tutti da ritenersi assolutamente leggendari.
Ma proseguendo nella lettura si legge che una schiera di “Scherani” (Uomini violenti al servizio di un potente) guidati da Giovanni i quali piombarono improvvisamente sul Monte TANCIA e fecero scempio del luogo sacro, distrussero , incendiandola, il piccolo cenobio scavo e con esso la Chiesa sulla rupe. La piccola comunità di monaci che qui viveva dovette, per salvarsi, fuggire. Ma l’Abate non si diede per vinto che scortato e protetto dall’esercito dell’abbazia riconsacrò l’altare per mezzo di un Vescovo che era ospite dell’Abbazia di Farfa.
Ricorda il Cardinale Schuster nella sua Opera :”…i monaci della prepositura riprendevano la loro consueta vita di penitenza e di preghiera…”.
Seguirono altri episodi incresciosi e scandalosi sul Monte Tancia. L’Abate Giovanni , benché vecchio, si recò ”armato” ed attaccò nuovamente e distrusse , per la seconda volta, l’altare. A Roma giunsero le notizie “scandalose dei fatti del Monte TANCIA” i quali provocarono grande scalpore e commozione . L’accusa di Giovanni presentata a Papa Leone IX , che in quel tempo era di ritorna da Augusta,ottenne , infine, risultati di buon senso e mediazione e conciliante tra i due contendenti. Tutto si risolse al meglio :” …quell’auri sacra fames…”. Ricordiamo che a quei tempi il popolo sabino era molto devoto a San Michele Arcangelo. Da quel periodo la “GROTTA DI SAN MICHELE ARCANGELO” divenne meta di continui pellegrinaggi.
ABBAZIA di FARFA- articolo del Prof.Fabrizio Sciaretta-
ABBAZIA di FARFA- articolo del Prof.Fabrizio Sciaretta-
Lo confesso senza reticenze: scrivere di Farfa mi intimidisce, una sensazione che quando ho la penna in mano non mi capita mai. La paura è quella di non riuscire a spiegare il grande fascino che questo luogo esercita su di me. Nel cercare dentro al mio sentire il motivo ultimo di questa difficoltà, credo che la risposta sia in un fatto incontrovertibile: l’ Abbazia di Farfa è stata per secoli, nello stesso momento, luogo di santità e di potere, di preghiera e di comando.
Di Farfa mi affascina il VI secolo d.C. in cui sorge: l’impero romano era ormai crollato, disperso, e la civiltà che esso incarnava a rischio di sopravvivenza. Tra queste rovine fumanti, Farfa sorge e – come altre grandi Abbazie in Europa – diventa guida per una società che con le unghie ed i denti si oppone all’annientamento. Se non fosse stato per l’opera delle comunità monastiche ciò che abbiamo salvato delle civiltà greca e romana – che è tanto ma nel contempo solo una parte di quanto esse avevano prodotto – sarebbe probabilmente nulla o quasi e noi saremmo tutti infinitamente più poveri. Rapidamente l’ Abbazia di Farfa diviene potente anzi potentissima. E così coniuga la santità dei suoi fondatori (San Lorenzo Siro prima e San Tommaso da Moriana poi) con la mondanità del governo di un sistema economico ampio, complesso e territorialmente vastissimo. Ma è proprio quel potere economico che, nei secoli “bui”, le consente di difendere e diffondere la Parola di Dio, cioè la nostra stessa civiltà. Diviene addirittura Abbazia Imperiale, cioè sottoposta all’Imperatore e non al Papa (sebbene disti qualche ora di cavallo da Roma) e Carlo Magno – il grande “laico” a cui dobbiamo la rinascita dell’idea stessa di Europa – vi si reca sulla via per Roma in quel Natale dell’800 che lo vedrà incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Leone III. Un titolo, quello di imperatore, che nessuno aveva mai più portato in Occidente da quel 476 che vide la fine di Romolo Augustolo e dell’Impero Romano.
L’ Abbazia di Farfa è capace di resistere ad ogni genere di “offesa”: i saraceni che nel IX secolo devastarono la Sabina e poi le lotte con le famiglie di una nascente aristocrazia romana che tra il X e l’XI secolo dominavano la scena della Città Eterna. Ma l’Abbazia rimane grande fino a tutto il XII secolo: seicento anni di storia tra Fede e potere.
Abbiamo detto dei due Santi a cui si deve la fondazione e rifondazione di Farfa, ma tutti coloro che si occupano della Sabina e della sua storia venerano – mi si passi il termine – anche un altro grande monaco farfense: quel Gregorio da Catino il quale, a cavallo tra l’XI ed il XII secolo, analizza, classifica, sintetizza e dona alla storia la testimonianza di migliaia di documenti relativi alle proprietà, alle donazioni, ai privilegi dell’Abbazia di Farfa ed alla sua storia.
Le sue opere si chiamano Regestum Farfense, Liber largitorius, Chronicon farfense, Liber floriger e non sono solo una testimonianza incredibile ed inestimabile di grandi fatti e rapporti storici (si pensi solo che il documento più antico è la lettera del 705 del Duca di Spoleto Faroaldo II al Pontefice Giovanni VII) ma anche una “puntigliosa” raccolta di atti relativi alle rocche, ai casali, alle terre della Sabina che ci permette di datare e ricostruire le origini, e spesso anche l’evoluzione, delle comunità sabine di oggi su cui altrimenti si distenderebbe il buio più totale. Come faremmo senza il nostro grande amico Gregorio ?
Oggi – tramontati i secoli in cui Farfa possedeva il potere di un vero e proprio stato – l’Abbazia è un luogo di immensa spiritualità: vi regna il silenzio ed una assoluta e totalizzante sacralità. Se la vostra sarà una visita domenicale, la Santa Messa nella basilica – in cui le testimonianze dell’arte medievale si fondono con quelle del rinascimento – è un’esperienza di forte emotività e la chiave che consentirà di aprire un rapporto di consonanza con questo luogo affascinante. Abbazia di Farfa: Appunti di Storia
Ripercorrere compiutamente il commino attraverso i secoli richiederebbe ben altri spazi. Qui di seguito, solo alcune date salienti per avere un’idea delle “pietre miliari” nella vita dell’Abbazia.
- la tradizione vuole che San Lorenzo Siro, monaco orientale venuto in Italia all’epoca delle persecuzioni dell’imperatore d’oriente Anastasio (491-518), abbia fondato l’Abbazia su quanto restava di una precedente villa romana
- distrutta intorno al 592 dal duca di spoleto longobardo Ariulfo, viene ricostruita alla fine del VII secolo da monaci della Savoia guidati da San Lorenzo di Morienne nel VIII secolo, sotto la protezione dei Longobardi, prospera e cresce. Nel 774 l’abate Probato, nel momento dello scontro tra Longobardi e Franchi si schiera con questi ultimi mettendosi sotto la protezione di Carlo Magno il quale concede all’Abbazia il privilegio di essere autonoma da ogni altro potere civile e religioso ed assoggettata al solo imperatore
- continua l’ascesa dell’Abbazia che, addirittura, opera una sua nave da trasporto la quale gode dell’esenzione dai dazi in tutti i porti dell’Impero. L’abate Sicardo (830-842) erige la Basilica Carolingia, l’Oratorio del Salvatore e fortifica in modo possente il complesso dell’Abbazia stessa
- l’impero franco entra in crisi e nell’890 i saraceni invadono la Sabina. L’Abbazia è assediata, resiste sette anni ma alla fine i monaci sono costretti ad abbandonare Farfa. I saraceni la saccheggiano ma Gregorio da Catino ci racconta che è per colpa di una banda di “latrunculi locali” se l’Abbazia, probabilmente in modo involontario, subisce un devastante incendio
- i monaci tornano a Farfa con l’abate Ratfredo, dal 911 ma sono anni di instabilità sia interna che esterna caratterizzati da contrasti con alcune grandi famiglie romane, tra le quali i Crescenzi, che portano ad una fase di debolezza ed alla perdita di possedimenti
- nel 966 viene eletto Abate Giovanni III che rimane in carica trent’anni consentendo a Farfa di tornare quella di un tempo. Nel 996 l’imperatore Ottone III la visita e successivamente (sotto l’Abate Ugo) le concede il privilegio di eleggere autonomamente il proprio abate. Farfa torna ad essere pienamente Abbazia Imperiale
- l’XI secolo è caratterizzato dal conflitto tra impero e papato intorno alla cosiddetta “lotta per le investiture”. Quando Enrico V riconferma (come erano soliti fare gli imperatori quando salivano al trono) nel 1118 all’Abbazia le sue proprietà, questi si estendono in numerose aree dell’Italia Centrale
- nel 1122 il Concordato di Worms segna una tregua nel conflitto tra papato ed impero ma anche dell’autonomia di Farfa ed il suo passaggio sotto il controllo di Roma-
- il XII e XIII secolo sono un periodo non felice nella storia dell’Abbazia dovuto anche agli attacchi che il suo patrimonio subiva da parte delle famiglie aristocratiche romane in continua lotta tra di loro
- nel 1400 Papa Bonifacio IX istituisce per Farfa la figura dell’Abate Commendatario, il quale aveva la gestione del patrimonio dell’Abbazia. In tale ruolo, si alternarono prelati provenienti da casate di prima importanza: nel 1496, il Cardinale Giovan Battista Orsini completa il restauro dell’Abbazia
- nel 1567, Farfa entra a far parte della Congregazione Cassinese
- nel 1798 Farfa è saccheggiata dalle truppe napoleoniche e, nel 1861, viene confiscata, in quanto bene ecclesiastico, dallo stato italiano. Superati anche questi momenti, dal 1921 l’Abbazia con appartiene alla comunità benedettina di S. Paolo fuori le Mura
- nel 1928, a testimonianza del suo valore storico, artistico e spirituale, l’Abbazia di Farfa è dichiarata Monumento Nazionale
Abbazia di Farfa – La Visita
Il Borgo di Farfa è liberamente accessibile ai visitatori così come la Basilica che è solitamente aperta durante il giorno. La visita all’intero complesso dell’Abbazia è invece possibile solo se è possibile solo se accompagnati dal personale addetto ed è consigliata la prenotazione. Informazioni, prenotazioni, visite guidate per singoli e gruppi sono ottenibili ai seguenti recapiti:
- 0765.277065 (centralino) – Skype: farfaturismo –
E-mail: turismo@abbaziadifarfa.it
Due parole sull’autore-
Prof.Fabrizio Sciaretta-Laureato in Economia alla LUISS e Master in Business Administration della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Fabrizio Sciarretta ha dedicato i primi anni della sua attività professionale al giornalismo economico. Rientrato dagli Stati Uniti, ha operato per circa un ventennio nella consulenza di organizzazione e direzione aziendale, ricoprendo incarichi di top management in Italia per due multinazionali americane del settore. Ha poi scelto la strada dell’impresa e da alcuni anni è impegnato come imprenditore nel settore della sanità. E’ consigliere d’amministrazione di SanaRes, la prima rete d’imprese italiana nel comparto sanitario. Lion da sempre, è stato presidente fondatore del Lions Club Roma Quirinale. Nel 2008 ha abbandonato la Capitale in favore della Sabina, e non se ne è pentito affatto.
N.B. Alcune foto sono prese dal web-
FRANCO LEGGERI PRESIDENTE ASSOCIAZIONE DEA SABINA, FRANCO LEGGERI SCRITTORE, FRANCO LEGGERI GIORNALISTA, FRANCO LEGGERI FOTOREPORTER, FOTOGRAFI DELLA CAMPAGNA ROMANA e SABINA, ABBAZIA DI FARFA, Foto Castelnuovo di Farfa, Sabina Reatina, Sabina Romana,
San Lorenzo Siro Vescovo di Sabina e fondatore dell’Abbazia di Farfa
San Lorenzo Siro, Vescovo di Sabina e fondatore dell’Abbazia di Farfa.
Come mai questo Santo dalla lontana Siria venne a finire in Sabina? La Siria e la Palestina nel sec. V erano infestate dagli eretici ariani, i quali perseguitavano , in ogni modo, i fedeli cristiani. Allora molti lasciarono i loro paesi e vennero in Italia , specialmente a Roma per venerare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e quelle dei Martiri cristiani.
Tra costoro vi era anche San Lorenzo, con la sorella Susanna ed i fidi compagni Isacco e Giovanni. San Lorenzo , dopo una breve visita a Roma, prese ad evangelizzare l’Umbria e la Sabina.
Grotta di San Michele presso Montorio in Valle fotoreportage di Paolo GENOVESI
Paolo GENOVESI fotoreportage “Grotta di San Michele presso Montorio in Valle”
La grotta di San Michele si trova fuori paese, a circa 1000 metri di altitudine, su una montagna vicina ai campi. E’ raggiungibile tramite una mulattiera. Furono i longobardi a portare in Sabina il culto di San Michele Arcangelo. Furono i duchi di Spoleto, longobardi, a donare all’abbazia di Farfa il santuario di San Michele Arcangelo sul monte Tancia. Montorio era un possedimento dell’abbazia di Santa Maria del Piano.
Le due abbazie benedettine di Farfa e Santa Maria del Piano ebbero, ricordiamolo, stretti legami di vita religiosa ed economica. In una grotta naturale, sulla montagna vicina ai campi, è stata edificata una chiesa dedicata a San Michele, elevando, non si sa quando ma certamente in tempi antichissimi una parete. La parete stessa è in stile romanico. All’interno della grotta di San Michele c’è un altare carolingio, con un bel mosaico.
A sinistra di quest’altare ce n’è un altro (quello principale) con una statua di San Michele Arcangelo. Il Santo nella mano destra ha una spada, mentre sotto i piedi ha un drago. A destra dei due altari, dentro una nicchia naturale vi è l’Ossario detto degli Eremiti, con molti teschi ed ossa. Da notare che la gente di Montorio venerava qui anche i propri morti, quando il cimitero ancora non c’era, e questo ancora nel 1791. Ogni anno la prima domenica di maggio dentro la grotta di San Michele
si celebra una Santa Messa.
La grotta di San Michele è citata negli atti delle visite pastorali nella diocesi Sabina dei cardinali Odescalchi (1833-36) e Corsini (1779-82). Sugli “Acta S. Visitationis Monitorii in Valle” di quest’ultimo si legge: chiesa rurale di San Michele Arcangelo, sull’altare è collocata una scultura lignea dell’Arcangelo. Anche negli atti dell’Odescalchi è chiamata chiesa rurale di San Michele Arcangelo.
Nfoto di Paolo Genovesi
CASTELNUOVO di FARFA Campo Profughi FARFA SABINA- 25 aprile 2013-
Castelnuovo di Farfa 25 aprile 2013-Foto-reportage, di Franco Leggeri, della cerimonia di inaugurazione dell’Epigrafe eretta in ricordo della:
” …Dolorosa eredità dell’internamento nel Campo di Fara in Sabina (giugno-settembre 1943). “
Tra i presenti voglio ricordare il Compagno On. FRANCO PROIETTI con il quale ho condiviso una parte importante della mia vita politica nel PCI.
Presenti:
On. Franco Proietti (PCI)
Il Vescovo di Poggio Mirteto,
Tonino Pietrantoni, Dirigente CGIL-
l’On. Fabio Melilli,
Avv.Simone Petrangeli –ex-sindaco di Rieti,
Rappresentati del SPI-CGIL di Rieti,
il Sindaco di Castelnuovo di Farfa,Sig. Enzo Biancucci.
Il Prof. Giorgio Giannini- Storico.
Il Presidente Circolo Anziani di Castelnuovo di Farfa- Sig. Mario Canzonetti;
Il Consigliere comunale di Opposizione Libera Castelnuovo-Sig. Enzo Mauri;
Il parroco di Castelnuovo di Farfa, Don Luis;
L’Assessore del Comune di Castelnuovo, Sig. Francesco Simonetti;
L’Assessore ai LL.PP. della Regione Lazio , Sig. Fabio Refrigeri;
Capo-Gruppo di Opposizione di Libera Castelnuovo, Franco Leggeri.
Professor Giorgio Giannini, scrittore e Storico della Resistenza nel Lazio e Roma.
P.S. il Prof. Giannini ha condotto uno studio e ricerca sui “ campi del duce”, esistenti nel Lazio.
ANPI Fara in Sabina Valle del Farfa,EDMONDO RIVA Medaglia d’oro,