Poesie di Francesca Serragnoli da “La quasi notte“, MC Edizioni, 2021
Quando ero bambina aprivo la finestra sporgevo volevo essere la rosa di qualcuno.
Nell’incavo dell’occhio l’acqua intingi il dito, dicevano portalo alla fronte il triciclo della croce.
Un giorno da questa finestra cadrà la mia vita un tonfo lieve di palpebre la bocca aperta come alla prima comunione.
***
Nessuno mi vuole come madre mi guardano e non parlano con occhi celesti o marroni battono le mani sulle ginocchia e corrono scalzi negli ingressi luminosi.
***
Vivrò ai margini di quel sorriso di neonato come i signori che dormono in terra con la vita tutta lì poco più alta di un fiore
quel sorriso alato poserà e alzerà la sua farfalla come sotto al pesco un’ombra matura allungandosi stacca la sua morte
il soffio nero del vento nel fogliame doloroso delle mie viscere.*
*Gli ultimi due versi sono di Christophe Manon
***
Miseria delle storie non raccontate l’ora davanti a cui non potrai più inginocchiare niente l’essere ascoltati quando si piange le cicale le foglie del leccio le scie bianche incrociate sulla luna i nasi bagnati degli animali l’odore del miele bere quando si ha sete l’odore delle mani che hanno cucinato il silenzio nella sala d’aspetto il caffè, il vino.
Tuo nel mondo è piccolissimo cade in terra come i bambini ti guarda con occhi impietriti un secondo prima di piangere. Allargo le braccia come una madre o come una croce.
***
La profondità del lago mi fissa la superficie vibra battuta da un ventaglio come il salice vorrebbe sfiorare l’acqua la mia ombra s’inclina l’infinito è quel centimetro enorme sgualcito dove la vita spinge la testa per passare
nella stanza l’arazzo lava i miei colori un panno che mani bianche alzano e abbassano da un cesto scendere ricorda i movimenti di una culla risalire ha la bruciante paura dell’acqua di evaporare, diventare niente
il sole scuce la rosa del volto l’orlo increspato di un vestito l’onda è vapore, salsedine goccia che riconosce una spalla non sua l’oro blu della quasi notte, nient’altro dà al fiore l’ultimo tremito.
Da “La quasi notte“, MC Edizioni, 2021
Francesca Serragnoli è nata a Bologna nel 1972. Si è laureata in Lettere Moderne e in Scienze Religiose. Ha pubblicato le raccolte Il fianco dove appoggiare un figlio (Bologna 2003, nuova ed. Raffaelli Ed. 2012), Il rubino del martedì (Raffaelli Ed. 2010) e Aprile di là (LietoColle – collana Pordenonelegge, 2016), La quasi notte (MC, Milano, 2020). E’ stata tradotta in varie lingue, suoi testi sono apparsi in varie antologie estere e in volume in Argentina, Spagna e in Romania.
Stefano Massari ritorna quest’anno alla poesia dopo un lungo silenzio. La parola è recuperata dal poeta con coraggio, sapendola ormai sfruttata fino all’insignificanza dal mainstream sociale, dove anche l’arte è triturata e trasformata in altro. Si avverte chiaramente un necessario ritorno alla poesia civile – politica in senso lato – ma anche un’attenzione particolare alle relazioni interpersonali e amorose (ti poso le labbra sugli occhi mentre dormi/ faccio piano).
Il poeta sceglie di iniziare con un percorso tragico e potente, quasi una via crucis, con dodici morti che chiedono memoria e risurrezione. La scrittura è ritmata su versi liberi molto ben costruiti, con brevi distanze che intervallano i sintagmi e sostituiscono la punteggiatura.
Il lettore è costretto a porsi gli stessi interrogativi del poeta, le domande ultime sull’ingiustizia che si perpetua, sull’illusorietà di ogni facile sogno, sulla nostra vita e la sua fine destinale (anche quando crediamo noi di deciderla, la fine non è che il precipitare degli eventi – il più amato tra noi non sa obbedire/…/ e si impicca alle ciminiere/ più alte con un cappio conservato intatto/ nei secoli dei secoli dai padroni/ delle cattedrali dei quartieri/ dei tribunali).
Nonostante la laicità con cui legge il mondo, si avverte in Massari una spiritualità di fondo, dove, dopo la durezza delle denunce e le delusioni della storia, compare la fiducia in un progetto di vita nuova, come se le figure e le macchine del diluvio possano finalmente restare solo reperti antropologici e più risvegliarsi a ripetere il male:
guardiamo tre volte la calma
la casa costellazione la posizione nuda
dell’alba l’odore della schiena guardiana avremo i nostri figli legioni
i nostri fiori sentinelle
le vene disarmate le gambe unite
come latitudini avverate le mani
impareranno a riposare il pane
lo faremo insieme
VI
Sei volte annunciata arrivò la morte
dell’amico più grande che diceva ormai
di neanche pregarla che non c’era bisogno
perchè la pelle era già vetro abbastanza
e l’ago andava infilato caldo e buono
anche per l’osso e piano piano piano
così non avrebbe lottato ma pianto
all’infinito e dormito con i topi nel letto
che per rispetto gli avrebbero mangiato
soltanto una mano la madreperla mano
(dalla sezione I primi dodici morti 1969 – 1996)
*
il vincitore rovescia la maschera ai sepolti
battezza con migliaia di chiodi incendia
i libri santi la materia dei vetri dei venti
e degli alberi raggianti predica le braccia
a tenaglia la bava del bene penitente
confonde l’urlo nel numero e nel nome
di ognuno di noi
(dalla sezione, Figure del diluvio)
*
IV
la rotazione delle torri le nervature locuste
cresciute unanimi e insonni le cuciture dei cementi
e degli allarmi le giuste confessioni delle carni
(dalla sezione, Macchine del diluvio)
* * *
Biografia di Stefano Massari è nato a Roma (1969), poeta, videomaker, artista visivo, vive a Bologna. Ha pubblicato in poesia: diario del pane (Raffaelli 2003 – post-fazione di Alberto Bertoni); libro dei vivi (Book editore 2006 – post-fazione di Alberto Bertoni); serie del ritorno (La vita felice 2009 – prefazione di Milo De Angelis). Libri che hanno ottenuto premi e una vasta attenzione critica. Suoi testi sono presenti su numerose riviste letterarie e antologie critiche e tematiche, in rete, in Italia e all’estero. In dialogo critico con Alberto Bertoni e Pier Damiano Ori ha pubblicato il volume Stati di poesia contemporanea (l’Arcolaio 2017). Ha realizzato video su poeti contemporanei italiani e stranieri e suoi progetti di videopoesia e videoarte sono stati ospitati in vari festival di letteratura e arti visive, italiani e internazionali. In videopoesia ha vinto il premio TreviglioPoesia nel 2009; un suo lavoro di videopoesia è stata esposto nel 2011 alla Biennale d’arte di Venezia. Tra il 2000 e il 2010 ha fondato e animato diversi progetti culturali: FuoriCasa.Poesia, SECOLOZERO, LAND e CARTA|BIANCA, muovendosi tra web, video e arti visive, riviste, ideazione e direzione di collane di poesia ed organizzazione di eventi e curatele di mostre. Ha curato per oltre quindici anni i progetti video del Teatro delle ariette (www.teatrodelleariette.it), con cui ha realizzato numerosi lungometraggi in Italia e all’estero, ha inoltre realizzato numerosissimi altri progetti video tra teatro, poesia, video-arte, arti visive, comunicazione istituzionale e promozione sociale.
Biblioteca DEA SABINA
-La rivista «Atelier»-
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La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
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