Poesie di Saúl Ibargoyen poeta uruguayano-Biblioteca DEA SABINA

Biblioteca DEA SABINA

Poesie di Saúl Ibargoyen poeta uruguayano-

Saúl Ibargoyen poeta uruguayano

Poeta, narratore, critico, traduttore e saggista, il prolifico scrittore uruguaiano Saúl Ibargoyenha fatto parte della cosiddetta ‘Generazione della Crisi’, composta da letterati che hanno pubblicato le loro opere principali negli anni Cinquanta e Sessanta del ventesimo secolo.

RITRATTO

(Saúl Ibargoyen Islas)

Non sono ottimista.

Sono cresciuto all’improvviso,

saltando i gradini dell’anima.

Non sono troppo allegro

né troppo espansivo.

Non ho ancora un passato:

parlo con gli altri,

cammino nei parchi,

scrivo in venti modi diversi,

mi piace il calcio,

leggo i giornali,

visito gli amici,

recensisco qualche libro,

curo le mie passioni,

finisco il mio lavoro.

Sono semplice, ho

ventotto anni e, certo,

ho ombre ed errori,

sensi di colpa che durano mesi.

Non voglio avere ragione,

né sapere se questi versi

sono corti o lunghi,

né, in verità,

tessere un alloro

o dipingere il mio ritratto:

sono così simile a tutti,

così uguale a ciò che canto.

Ecco perché non importa

se mi dimenticano,

se conoscono solo il mio volto,

il mio soprannome o la mia età.

Devo dire un’altra cosa,

con un certo sapore testamentario:

nulla sarà al di sotto delle mie azioni

e non volterò mai le spalle

all’ultima cosa che potrà entrare nelle mie parole.

ARTE POETICA

Colleziono lunghe

note di tango

che spesso cadono dai balconi,

e la fame di tanti cani

che attraversano l’oblio

di strade e nomi.

Sono attento all’azione

che intuisco sorgente di speranza,

che, sebbene la nomini appena,

come al volo,

è ciò che mi spinge

e mi distrae

dalla sonnolenza, dal fumo,

dal battito sporco della vita.

Prendo nota anche del mio corpo:

invento un fiume

che cresce tra la mia pelle e le mie ossa,

e includo quei momenti

in cui il mondo

declina la sua passione

e mi nutre.

<<Non credo nella purezza di nulla; accetto l’impuro ma non lo sporco.>>

*Affermazione di Saúl Ibargoyen (Montevideo, 1930 – Città del Messico, 2019).

 

L’autore sudamericano ha scritto gran parte dei suoi racconti e delle sue liriche in fronterizo, misto di spagnolo e portoghese che si parla al confine tra Uruguay e Brasile.

“Negli anni ’60, -spiega la traduttrice Martina Dal Sasso- diventa professore di letteratura ispanoamericana in quel territorio di frontiera col Brasile che tanto influenzerà la sua produzione poetica e letteraria. Gli anni trascorsi nella frontiera tra il nord dell’Uruguay e il sud del Brasile rappresentano una fase vitale in cui l’incontro-scontro tra le due culture e lingue a contatto generano una specie di «illuminazione linguistica», da cui prenderanno vita la cosiddetta Saga fronteriza e la serie di poesie con elementi di lingua fronteriza che caratterizzeranno parte della sua produzione successiva. Saúl Ibargoyen è egli stesso una creatura di frontiera: vive, infatti, in un mondo diviso da un’epoca di guerre, violenze e terrorismo, tra casi estremi di arricchimento selvaggio e miseria globalizzata, tra sviluppo tecnologico e analfabetismo. Egli risolve questa condizione instabile e «di confine» adottando nelle sue opere un linguaggio plastico e molteplice: il linguaggio della frontiera.”

Poeta, narratore, critico, traduttore e saggista, il prolifico scrittore uruguaiano ha fatto parte della cosiddetta ‘Generazione della Crisi’, composta da letterati che hanno pubblicato le loro opere principali negli anni Cinquanta e Sessanta del ventesimo secolo.

Dall’età di 46 anni ha vissuto in Messico, ottenendo la cittadinanza del Paese centroamericano nel 2001. Ibargoyen è stato anche caporedattore e vicedirettore della rivista Plural e direttore della Revista de Literatura Mexicana Contemporánea .

La sua corposa produzione poetica, conosciuta nel mondo grazie alle traduzioni in inglese, francese, portoghese, tedesco, russo, svedese, sloveno e arabo, gli è valsa prestigiosi riconoscimenti, come il Premio del Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Uruguay.

Sulla sua opera, scrive Norah Giraldi dei Cas, professoressa di Lettere delle Università di Lille e di Parigi: “La sua narrazione stabilisce un nuovo spazio letterario con una lingua di confine che è una variante del portuñol. L’opera poetica di Saúl Ibargoyen, come la sua narrativa, è borderline e barocca. Attraversa correnti intricate, difficili da collocare in quadri letterari o geografici predeterminati. La critica contemporanea alla pubblicazione delle sue prime opere a Montevideo lo colloca tra i poeti più prolifici della cosiddetta ‘Generazione della Crisi’, ponendolo all’interno del vasto e variegato movimento della poesia conversazionale o comunicativa. Juan Gelman ne elogia nel 1991 la ‘profondità della scrittura’.”