
Marchese del Gallo tragliata

LA CAMPAGNA ROMANA nelle tempere e nei pastelli di Giulio Aristide Sartorio.
Articolo e ricerche a cura di Franco Leggeri-le foto in B/N sono originali del 1906 –
Man mano che la via Appia scende nelle paludi un silenzio innaturale comincia a gravare sul paesaggio . I canti si affievoliscono , non si sentono grida di gioia, ma solo l’indefesso zirlio delle cicale e un gracidare assordante . Qualche bifolco , qualche contadino , qualche buttero giallo di febbre vi fanno un triste saluto . Pian piano si scoprono tra le canne dei lustri sospetti: è l’acqua stagnante … Nei rari casali , nelle povere osterie, vi salutano uomini dall’aspetto fraterno , ma come scaturiti dal passato. Paiono di una stirpe che non è morta mai ; le loro facce sembrano lavorate come i ruderi della Campagna e su di esse si leggono i sacrifici secolari. La via Appia procede così per miglia e miglia, attraverso un paese sospetto , ricco di pascoli , di macchie, ma silenzioso . Gli archi della strada superano i canali fangosi nei quali si vedono i bufali immobili, mentre rari guizzi accusano i pesci. Qualche famiglia di pescatori ha costruito le capanne sulle palizzate e vive come gli uomini primitivi fabbricando le stuoie e le nasse. Sembra di essere catapultati in un paesaggio arretrato nei secoli; sembra d’essere in una specie di Stige e la nostra vita civile
“sembra un inganno , un’illusione”.
Questo paesaggio e questa vita –triste, solenne, straordinariamente caratteristica- il Sartorio delinea con tocchi rapidi e suggestivi in un conferenza su Terracina e traduce da tempo in piccole tempere e pastelli.
Giulio Aristide Sartorio , uscito da una famiglia d’artisti imbevuti di classicismo e che consideravano , quindi, il paesaggio come manifestazione artistica di scarsa importanza, non si dedicò sin dai primi anni agli studi che poi ha privilegiato. Fino alla Gorgone e alla Diana Efesina il Sartorio fu sotto l’influenza deli insegnamenti paterni e deve al pittore Francesco Paolo Michetti il primo impulso verso questi nuovi orizzonti.
Nell’Esposizione parigina del 1889 un suo quadro – I figli di Caino- fu premiato con una medaglia d’oro; e in questa occasione egli si recò , insieme al Michetti, alla Mostra di Parigi.
L’amore e la conoscenza profonda che il Michetti aveva per i paesisti francesi del ‘30 gli rivelarono tutto un mondo quasi ignoto, lo appassionarono per una manifestazione artistica da lui prima poco stimata. Ed a Francavilla a Mare, subito dopo Parigi , segnò con i pastelli del suo grande amico le prime impressioni di paese. Venuto a Roma, trovò nell’amicizia di due nobili illustratori della Campagna Romana- il Carlandi e il Calemann- stimolo costante a che l’improvvisa rivelazione non impallidisse. E il Carlandi e il Colemann gli furono guida nelle prime escursioni attraverso l’Agro Romano: anzi fra loro tre si fermò il progetto di una illustrazione completa di esso; progetto che, purtroppo, pare abbandonato. Ed ora ben pochi conoscono come il Sartorio le segrete bellezze e le ardenti emozioni che può offrire a
chi la contempli con anima candida e fervente l’interminata desolazione della Campagna Romana. Finora il Sartorio, sotto l’aspetto assai cospicuo di paesista, era stato conosciuto frammentariamente- quasi si potrebbe dire saggiato- nelle mostre di Venezia, di Roma, di Milano. Nel febbraio, però, sono state esposte a Londra settantatrè opere – metà tempere, metà pastelli- fra nuove e vecchie sensazioni paesistiche di lui, sì che la mostra offre la visione completa di quel che il Sartorio rappresenta non solo come paesista, ma anche come interprete di una regione nello svolgimento dell’Arte moderna. A Roma, nel salone Corrodi, si è tenuta la prova generale del grande spettacolo londinese: e artisti, amatori, studiosi, giornalisti sono accorsi: e in tutti era profondo il convincimento che il Sartorio fosse il vero multiforme poeta della Campagna Romana e che la mostra odierna avesse una significazione e una organicità profonda che la rendeva un avvenimento artistico affatto insolito. Bisognava vedere, infatti, quale tenace legame spirituale collegava tutte queste Opere così varie di soggetto, di sentimento, di tecnica e come il loro
intimo valore d’arte si intensificasse e si accendesse nel dispiegamento magnifico! La semplicità aristocratica e originale del taglio – rarissima perché segno di una personalità squisita-;la varietà dei momenti colti e la tecnica varia e sensibilissima con cui son resi ; la finezza e la intensità del sentimento onde son tutti materiali; la suggestiva magia evocatrice che li anima pareva che si avvivasse e si ampliasse in una vita più ricca e più ardente. Il Sartorio mantiene nel suo spirito una spiccata propensione per il mondo classico di cui egli ha una conoscenza straordinaria per un artista e perciò predilige quei luoghi della Campagna Romana avvolti nei veli fantasiosi delle leggende oppure onusti di memorie. Così si spiega il gran numero di quadri nei quali egli canta Terracina e il Circeo. E’ il mare di Omero e di Virgilio e-scrive il Sartorio nella conferenza citata- :”i navigli a vela che oggi lo solcano potrebbero essere le navi di Giasone, di Ulisse, di Enea, di Augusto, di Genserico; potrebbero essere flotte che portarono la Poesia , l’Arte, la Guerra, la conquista, la distruzione: pare che noi stessi abbiamo vissute tutte le vicissitudini antiche.” Circe, l’incantatrice di Colchide, ebbe nella regione il suo regno fatale: e il suo spirito sembra che aleggi ancora sul mare azzurro , sulle azzurre lenee dei monti , sulle rovine dei Templi, sugli stagni putridi e mortali . Una solenne atmosfera di silenzio
circonfonde Terracina squallida , chiusa tragicamente nella luce del suo passato, quando i traffici ed il commercio urgevano, quando gli eroi turbinavano intorno, quando l’arte risplendeva nel tempio di Anxur che prometteva al suo popolo la giovinezza eterna e in molti altri Templi e Fori e Basiliche e case. L barcgìhe pescherecce sotto al Circeo con le vele tessute di luce . gonfie e veloci sulla solenne distesa del mare azzurrissimo nella violenza del sole sembrano quelle che passarono innanzi l’isola a vele spiegate una notte remota tra il ruggire dei leoni incatenati e l’ululare dei lupi, mentre Odisseo era tenuto prigioniero nel palazzo incantato di Circe. I bufali pigri, fangosi, dagli occhi iniettati di sangue che triano una pesante carrozza presso Terracina, guazzando in mezzo all’acqua, sembrano veramente quelli abbandonati dalle torme unne di Genserico nella loro partenza precipitosa. Altri bufali lenti e grevi tirano un carro dalle enormi ruote ai monti Ausoni di linea sobria e sdegnosa, interrotta dal Pesco montano, una rupe a foggia di torre sporgente dal Tirreno come faro ciclopico. Esso fu tagliato sotto il primo impero perché contenesse la via Appia, la quale solo colà toccava il mare ed era un punto strategico guardato dal presidio romano chiuso nel Castrum che circondava il tempio di Anxur. Sul davanti del quadro il terriccio melmoso si affloscia ed affonda . L’ampio paesaggio sembra fasciato in tedio profondo , in un silenzio pauroso ed il carro ed i bufali ed i conducenti sembrano silenziose apparizioni fantastiche. Ancora altri bufali affogati nel fango , con le teste torte in alto , ansanti, guardati da due butteri monumentali, selvaggi ruderi di una remota età eroica. Desolazione epica domina anche nelle rovine del porto di Trajano, ora pozzanghera in cui guazzano i bufali, ma un tempo rifugio ricco di vele e di grida che vide partire verso l’Africa gran parte del bottino di Genserico. E’ un arco di terra melmosa cui sono attaccati ancora gli anelli per le navi e al di là di essa si stende sconfinato il mare, rompendosi in spuma sulla terra
superstite ch’esso ogni dì più incalza e sopprime. L’organismo coloristico è squisito : i toni aurati iridescenti delle nuvole pendule sul mare si fondono mirabilmente con quelli oscuri e sordi dell’acqua opaca e della terra che scoscende , rilevati dalla massa azzurra del monte e dalla macchia rossa della casetta che si erge a destra . Molti di questi finissimi quadri si fan notare , oltre che per la loro significazione sempre profonda , per la raffinata seduzione del colore. Vi è una tempera – L’aratura a Foro Appio- che è tutta una delicata sinfonia di toni gialli nell’immensità triste del piano, nelle figure dell’uomo e dei buoi, atomi perduti nello spazio. Un’altra tempera –Nel lago di Nemi, sotto villa Cesarini- in cui attraverso un incrocio fantastico di olmi e platani s’intravvede il cielo roseo sorridente sulle masse azzurrine dei monti, è un accordo finissimo di giallo, verde , rosso , azzurro. Nell’Aratura con i bufali è il roseo chiarore dei monti che anima il paesaggio illuminandolo di un sorriso infinito di pace e di gioia, mentre un lungo convoglio di bufali immani passa con andatura lenta grave come nell’eternità del tempo. Fini illustrazioni ha anche Ostia. Una tempera
che ritrae un piccolo cimitero settecentesco , il cui modesto ingresso è fiancheggiato da due colonne joniche, ornamento forse di qualche villa romana, è una visione di una semplicità e di una signorilità più che squisita, resa con magnifica nitidezza e rilievo, animata da un occhieggiare vivace di papaveri che squillano nella chiara luminosità diffusa sulla campagna. E’, come tante cose del Sartorio, una cosa fatta di niente, ma piena di freschezza e di aristocratica distinzione. Guardate il Pagliaio così morbido, tagliato finemente sull’orizzonte luminosissimo, perlaceo per lo sfolgorare del sole. Guardate lo studio di Tor di Quinto: una semplicissima linea di colline su cui si arrampicano curve le pecore, tutta soffusa di una tristezza e di una poesia infinita. Il Sartotio ha la virtù dei grandi artisti, quella di innalzare ad espressione di arte le forme più umili della vita e della natura, di essere sempre semplice ed originale insieme, di animare come per incantesimo perfino manifestazioni d’arte strascinate per tutte le mostre e tutte le botteghe. Vuol rendere le rovine dei
monumenti romani e non fa né la veduta, né la cartolina illustrata. Le colonne superstiti del Teatro di Ostia sembrano membra sparse, ma ancora viventi, di un organismo già vibrante e pare che anelino all’alto agili e fulgide; le rovine delle Terme antoniniane , quadro di fattura finissima, sembrano penetrare in ogni pietra, in ogni linea di una vita profonda e anche gli acquedotti hanno una grandiosità altera, solenne di voci remote che li rende una vera e grande evocazione di vita fuggente nei secoli. Le paludi e il Litorale pontino sono evocati in alcuni quadretti che sono i migliori della serie, specie quello rappresentante un armento di bufali che attraversa un ponte di pietra, il cui riflesso rossastro anima l’acqua appena increspata e, più ancora, quel lembo di litorale , vero capolavoro, in cui è reso possentemente l’infinito del mare e quel senso di timoroso stupore, di tristezza, di annichilimento che esso produce e che la tenue vita delle pecore beventi intensifica. Delle illustrazioni di Tivoli è assai fine quella che ritrae una cascata, ora scomparsa, scendere rumorosa e fresca tra rigogliose siepi verdi, e le due rive dell’Aniene , eleganti nella loro pace un po’ triste, fresche di ombre animatrici. Di Castel Fusano si
vede lo Stagno del Levante , immobile, triste, armonia di toni verdi, e il viale del coniglio, grandioso, in cui le masse brune dei pini ondeggianti staccano sopra il cielo diafano che appare a tratti tra esilità dei rami. La pineta di Sant’Anastasia è resa in due aspetti diversissimi- una volta oasi perduta in una desolazione immensa, affondata in un orizzonte torbido, chiuso da una monotona linea di monti- un’altra come parco signorile racchiudente una casetta candidissima: una visione gaia, fresca, aristocratica. Molti altri quadri ritraggono svariati aspetti della Campagna Romana. La strada attraverso la selva laurentina, oltre a rivelare una straordinaria abilità tecnica , è altamente suggestiva per lo sfondo misterioso, per la immobilità quasi esanime degli alberi e delle erbe che sembrano forme di una vita lontana. Di morbidezza squisita e finissima di chiaroscuro è la Raccolta del fieno. Più fine e possente il Temporale sulla via Cassia bianca di polvere, su cui rotolano con grave incedere carri tirati da bufali. L’appesantimento dell’aria , l’attenuazione dei colori pel filtrare lieve del sole, l’aspettazione misteriosa e raccolta che si diffonde sugli
uomini e sulle cose insieme a una tristezza profonda fanno apparire imminente l’abbattersi della bufera. L’Aratura di settembre in una sterminata e desolata campagna chiusa da monti assume una grandiosità sovrannaturale come se fosse una funzione sacra. Assai delicata è la Pastorale, pervasa di una tristezza elegiaca che si effonde non solo dal volto accasciato del suonatore gonfio e lacero, ma anche da quel rudero-voce d’altri tempi- staccante sul piano erboso e dalla squallida distesa interminata avvolta in una luminosità diffusa. Epica è la Sera nella Campagna Romana per il rossore tragico che avvolge come di un velo di nebbia il desolato piano erboso, le pecore strette l’una all’altra, timidamente. Certi grandi quadri hanno raggiunto una vita straordinaria, riprodotti in piccole dimensioni. Così quello già a Venezia in cui si vedono le pecore disposte a semicerchio come per un misterioso rito sotto il tenue chiarore roseo dell’estremo crepuscolo, mentre la luna rosseggia pallida e incerta dietro i vapori : pare che un silenzio argentino circonfonda ogni cosa ; pare che un infinito senso di poesia da ogni cosa emani. Così da Tonnara , esposta a
Milano nel 1906, che appare più intensa nell’azione, più armonica nella costruzione , più accordata nel colore. La pittura , con questi lavori, il Sartorio ha superbamente rappresentato e descritto la Campagna Romana.
Articolo e ricerche a cura di Franco Leggeri-le foto in B/N sono originali del 1906 –
Biografia di Giulio Aristide Sartorio.
Allievo prima del padre e poi dell’Accademia di San Luca fece i suoi primi passi all’insegna del fortunismo alla moda con quadi in costume settecentesco o comunque contrassegnati dalla pennellata virtuoso e dalla tematica facilmente leggibile. Nel 1883 inviò all’Esposizione di Belle Arti di Roma Dum Romae consulitur morbus imperat ovvero Malaria (opera dispersa), potente dipinto neo caravaggesco di denuncia sociale. Nel 1889 vinse la medaglia d’oro a Parigi con I figli di Caino e si avvicinò a Francesco paolo Michetti, da cui derivò l’amore per il pastello e per il paesaggio. Contemporaneamente alla frequentazione di In Arte Libertas realizza il trittico Le Vergini Savie e Le Vergini Folli per il conte Gegè Primoli, opera intrisa di umori neo bizantini. Un passo successivo fu il dittico Diana d’Efeso e gli Schiavi e La Gorgone e gli Eroi – vera e propria summa della sua stagione simbolista e delle sue riflessioni sull’arte – opera che alla Biennale di Venezia del 1899 ottenne l’acquisto statale per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Tra il 1908 e il 1912
realizzò l’intero fregio per la nuova aula del Parlamento mettendo a punto un nuovo linguaggio per la decorazione ambientale dove si coniugava il classicismo michelangiolesco con la propria sigla inconfondibile. Allo stesso periodo risale la partecipazione al gruppo dei XXV della Campagna Romana, con il quale perlustrò tutti gli amati dintorni di Roma riportandone i segni distintivi in procinto di essere cambiati per sempre dal progresso. Nel 1915 partì volontario per la guerra che documentò con una serie di lavori di straordinaria modernità caratterizzati da tagli fotografici arditi e da contrasti cromatici d’effetto. Negli anni ’20 compì una serie di viaggi in Oriente e Sud America grazie ai quali realizzò una serie straordinaria di opere contraddistinte dall’immediatezza del reportage dal vivo. L’ultimo periodo si dedicò a ritrarre la famiglia Fregene mettendo a punto un’innovativa pittura di luce post impressionista di straordinaria modernità. Morì nel 1932 a Roma durante la progettazione della decorazione del Duomo di Messina. Biografia: Nasce a Roma l’11 febbraio 1860, il nonno Girolamo e il padre Raffaele, entrambi scultori, lo avviano
all’arte. Frequenta i corsi di Francesco Podesti all’Istituto di Belle Arti. 1877-79 Si mantiene realizzando soggetti alla moda neo settecenteschi e neo pompeiani sulla scia del successo di Mariano Fortuny. Si reca a Napoli dove conosce Domenico Morelli. 1883 Partecipa all’Esposizione internazionale di Roma con Malaria (Dum Romae consulitur morbus imperat). 1884 Visita a Parigi il Salon e attraverso Vittorio Corcos viene in contatto con l’ambiente degli artisti italiani ivi operanti. 1885 Lavora come illustratore per la “Cronaca Bizantina” di Angelo Sommaruga, che lo presenta a Gabriele D’Annunzio. 1886 Stringe amicizia con Francesco Paolo Michetti ed Edoardo Scarfoglio e viene in contatto con il gruppo di artisti di “In Arte Libertas” legati a Nino Costa. Prende parte all’editio picta dell’Isaotta Guttadauro di D’Annunzio. 1889 Ottiene la medaglia d’oro all’Esposizione universale di Parigi con I figli di Caino (1887-89). Durante l’estate soggiorna con D’Annunzio a Francavilla ospite di Michetti, che lo introduce alla tecnica del pastello e alla pittura di paesaggio. 1890 Frequenta il salotto del conte Giuseppe Primoli, che gli commissiona
il trittico Vergini savie e vergini folli (Roma, Galleria comunale d’arte moderna). Espone per la prima volta con il gruppo “In Arte Libertas”. 1893 Si reca in Inghilterra per studiare le opere dei preraffaelliti e conosce a Londra William Morris. In una tappa a Parigi visita nuovamente il Salon. Invia da Parigi e Londra articoli sull’arte europea alla “Nuova Rassegna”. 1895 Espone alla I Biennale di Venezia, cui sarà presente con assiduità. 1896-99 Insegna pittura alla Scuola d’arte di Weimar su invito del granduca Carlo Alessandro di Sassonia. Si accosta al simbolismo tedesco e compie studi di animali nel giardino zoologico di Weimar. 1899 La III Biennale di Venezia gli dedica una sala personale, in cui espone il dittico Diana d’Efeso e Gorgone e gli eroi (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna). 1901 È nominato membro dell’Accademia di San Luca. Sposa Giulia Bonn. 1903 Nasce la figlia Angiola. 1904 È tra i fondatori del gruppo dei XXV della Campagna romana. 1905 Giulia Bonn rientra a Francoforte portando con sé la figlia. Pubblica il romanzo Roma Carrus Navalis – favola contemporanea. 1906 Partecipa all’Esposizione di
Milano per l’apertura del traforo del Sempione con il Fregio del Lazio, poi suddiviso in diversi pannelli. 1907 Decora il salone centrale della Biennale di Venezia con il ciclo allegorico La Luce, Le Tenebre, L’Amore e la Morte (Venezia, Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro). 1908-12 Realizza il fregio decorativo della nuova aula del Parlamento italiano progettata da Ernesto Basile. 1914 Espone all’XI Biennale di Venezia. 1914-15 Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruola come volontario con il grado di sottotenente di cavalleria. Ferito e catturato a Lucino sull’Isonzo è trattenuto nel campo di prigionia di Mauthausen, da cui viene liberato diversi mesi dopo grazie all’intercessione di papa Benedetto XV. Torna al fronte dove dipinge scene di guerra. 1917 Pubblica Tre novelle a perdita. 1919 Sposa l’attrice Marga Sevilla, con cui vive nella villa Horti Galateae. Dirige la moglie nel film Il mistero di Galatea. Si reca in Egitto per realizzare il ritratto di re Fuad I e visita Palestina, Libano e Siria. Il 14 settembre nasce la figlia Lidia. 1919-21 Collabora la casa di produzione cinematografica Triumphalis, firmando il soggetto di Clemente
VII e il sacco di Roma e dirigendo il San Giorgio. 1921 Espone alla Galleria Pesaro. 1922 Pubblica il poema illustrato Sibilla e lo scritto teorico Flores et Humus. 1923 Il 23 novembre nasce il figlio Lucio. 1924 Effettua il periplo dell’America Latina a bordo della Regia Nave Italia. 1929 Si imbarca sulla nave militare italiana Caio Duilio per una crociera nel Mediterraneo. 1930-32 Lavora alla decorazione musiva del nuovo Duomo di Messina. 1932 Muore il 2 ottobre e viene sepolto nella chiesa di San Sebastiano fuori le mura.
Articolo e ricerche a cura di Franco Leggeri-le foto in B/N sono originali del 1906 –
FIUMICINO-Fregene Torre di Maccarese nota come Torre Primavera-Fotoreportage di Franco Leggeri
Campagna Romana.
FIUMICINO-Torre di Maccarese nota come Torre Primavera
foto originali(2019) di Franco Leggeri per REDREPORT.
La torre “Primavera” si trova nei pressi di Fregene in fondo a viale Clementino nord-ovest. Fu fatta edificare sui resti di un’antica villa di Ciriaco Mattei in località “Primavera” alla foce dell’Arrone. Il nome “Primavera”, che riguarda l’intera area circostante la torre, deriva dal microclima particolarmente favorevole a cui la zona è soggetta. E’ qui che viveva la mandria di bufale degli antichi proprietari della zona, i Rospigliosi.
Oltrepassato il caseggiato ci appare la massiccia mole della torre Primavera, alta 15 metri e a pianta quadrata. La torre possiede 4 piani e ogni piano ha un salone e due stanzette e per salire in cima c’è una scala. All’interno della torre c’è una botola che conduce ad un passaggio sotterraneo, che passa sotto l’Arrone. E’ molto profondo e lungo circa un kilometro e porta fino al Castello di Maccarese. La torre subì nel’ 500 un restauro che modificò la parte inferiore rendendola a sperone e rinforzò gli angoli con l’inserimento di blocchi di travertino. Fu voluta come molte altre torri di avvistamento, da Pio IV per sventare il pericolo delle incursioni Saracene che affliggevano frequentemente le popolazioni costiere.
L’ambiente naturale è purtroppo oggi deturpato dalla presenza del depuratore di Fregene. Fu comunque in occasione dei lavori di installazione di questo impianto, che fu ritrovata una barca romana che localizzerebbe in quest’area l’antico porto di Fregene. L’architetto Maurizio Silenzi nel suo libro “Il Porto di Roma” sostiene una suggestiva tesi che afferma la localizzazione di un porto sul fiume Arrone e la presenza di un faro allineato con quello più noto del porto di Claudio di Fiumicino.
La torre Primavera sarebbe stata ubicata e costruita proprio sopra i resti del faro di Claudio. Silenzi porta a prova di ciò anche alcuni rilievi topografici e un’analisi approfondita del materiale esistente sotto l’intonaco più recente della torre che presenta l’inserimento di numerose pezzature marmoree bianche reperibili solo in siti dove sono presenti manufatti del periodo romano. L’Architetto afferma che la torre è stata costruita ristrutturando, in parte, murature esistenti con mattoni di fornace più recenti e mescolando materiali marmorei recuperati che facevano parte di un’antica costruzione riferibile al faro sull’Arrone.
Sulla torre Primavera c’è anche un’altra curiosità da riferire: forse le torri erano due! Infatti alcuni archeologi hanno individuato i resti di una costruzione antica anche sulla sponda di ponente dell’ Arrone. C’era un tempo dunque in cui le costruzioni erano due, ipotesi suggestiva ma probabilmente i resti sono di una villa della famiglia dei Cesi da cui prende il nome la zona Cesolina.
FIUMICINO-Torre di Maccarese nota come Torre Primavera
AMARCORD-Proloco Borgo Testa di Lepre-IL PALIO DEI FONTANILI 2018 –
AMARCORD-
Borgo Testa di Lepre-IL PALIO DEI FONTANILI –
Guido da Spoleto e l’importanza della MILIZIA DI CAMPAGNA-
Piccola ricerca storica per la ProLoco di Testa di Lepre-
Testa di Lepre- 12 luglio 2018- Guido da Spoleto e l’importanza della MILIZIA DI CAMPAGNA-
Ricerca Storica, di larga massima, sull’impiego delle Milizie della Campagna Romana-Milizie Rusticane. I fatti narrati avvennero nell’anno 846 d.C.
E’ a Lorium, nella Valle dell’Arrone zona fontanile di MezzaLuna e laghetti di MezzaLuna è intitolata una delle battaglie dimenticate dell’ antichità. Qui nell’ 846 d.C. i saraceni venivano sconfitti da “milizie della Campagna Romana” (come le definisce lo storico francese Prudenzio da Troyes)
Tra i vari documenti che ho consultato, il più esaustivo è stato quello che ho trovato scritto negli annali di Prudence de Troyes dove si legge testualmente:” Guy, magravede Spolète accurt l’appel du Pape Sergio II avec le concurs des Romaines il reporte une grande victoire sur les mecreants, battus par les milicies de la campanie romaine”.
Traduzione di Franco Leggeri: “ Guido, margrave di Spoleto, accorse all’appello del Papa Sergio II , e con il concorso dei Romani riporta una grande vittoria sui miscredenti, battuti con l’aiuto determinante delle Milizie della Campagna Romana-Milizie Rusticane”.
La vittoria suscitò ammirazione tra i Romani che iniziarono a chiamare questi luoghi Castrum Guidi, in ossequio a Guido I Duca di Spoleto e Camerino, quindi è questa l’origine del nome CASTEL di GUIDO. E a memoria del fatto che questa fu zona di pirateria restano le torri di avvistamento sparse nella campagna , denominate TORRI SARACENE-
La ProLoco di Testa di Lepre organizza il Primo Palio dei Fontanile al fine di rievocare la vittoria sui saraceni da parte delle Milizie contadine della Campagna Romana guidate da GUIDO I Duca di Spoleto e Camerino.
P.S. Voglio aggiungere una nota sull’impiego e importanza della MILIZIA CONTADINA-
La battaglia del Fiume TREBBIA. Dell’889 d.C. tra Berengario e Guido II da Spoleto –
Trascrivo la cronaca della seconda giornata, della guerra tra Berengario e Guido da Spoleto si legge testualmente Guerra del TREBBIA del’889 d.C:” Dopo una tregua, nella quale Guido poté rifare più numeroso e potente il suo esercito. La seconda giornata fu combattuta sul fiume Trebbia: stavano per Guido cinquecento fanti francesi capitanati da Ascanio di lui fratello, seicento cavalli sotto gli ordini di un Guaisino e di un Uberto, una schiera di giovani toscani, mille fanti di Camerino, cento pedoni guidati da un Alberico: un Ranieri guidava un’altra banda , trecento corazze un Guglielmo, e altre trecento un Ubaldo: seguivano parecchie migliaia di uomini di campagna( MILIZIA DI CAMPAGNA) più usati ,avvezzi, all’aratro che alle armi.Anche Berengario aveva con se tremila Friulani capitanati da Gualfredo, a cui aveva ceduto o promesso il marchesato del Friuli, mille e cinquecento corazze guidate da Unroco, mille e duecento cavalli tedeschi, altri cinquecento cavalli sotto gli ordini di un Alberico e una forte schiera di fanti e milizie rusticane.
Il figlio di Guido I, Guido II aveva imparato dal padre l’importanza della Milizia di Campagna per vincere le battaglie come dimostra la cronaca sopra riportata.
Franco Leggeri.
NOTA IMPORTANTE
Questo è un post per la pagina facebook CAMPAGNA ROMANA, quindi, non è esaustivo, analiticamente, storicamente, ma la ricerca più articolata e analitica la consegnerò alla ProLoco di Testa di Lepre.
N.B.Foto di Franco Leggeri- Le foto sono a disposizione di TUTTI e libere .
Altre foto sono su Facebook-CAMPAGNA ROMANA BENE COMUNE
Comune di Fiumicino -ROMA
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AMARCOR-Fiumicino- Pro Loco di Testa di Lepre –Martedì grasso e la “Battaglia dei Coriandoli”.
Fiumicino- Pro Loco di Testa di Lepre –Martedì grasso e la “Battaglia dei Coriandoli”. Così è terminato il Carnevale e il progetto scolastico .” Toccare la Luna con un dito”.
Testa di Lepre- 5 marzo 2019- Questa mattina davanti alla chiesa parrocchiale del Borgo, i bambini hanno cantato e rappresentato l‘Inno alla gioia. E’ stato emozionate vedere gli alunni del Comprensorio scolastico di Maccarese, circa 150, che hanno dato l’assalto in modo ordinato ,al carro “ lo sbarco dell’uomo sulla Luna”, messo a loro disposizione dalla Contrada Colonnacce e perfettamente in tema con il progetto scolastico. I piccoli allievi in maschera , erano accompagnati dalle bravissime insegnati, tra le quali ho riconosciuto la Poetessa della Campagna Romana la Signora Giovanna Onorati . Le docenti hanno svolto un lavoro superbo nel disegnare e realizzare i costumi indossati dagli alunni, miscelando ingredienti come amore, pazienza, tanta fantasia e utilizzando materiali di riciclo. Il Carro della Contrada Colonnacce è stata la scenografia perfetta per il set cinematografico “Toccare la Luna con un dito” dove , appunto, gli scolari sono stati i protagonisti indiscussi, mascherati da astronauti, stelline , satelliti , meteoriti, piccoli scienziati , astronomi con telescopi indossati come cappello. Non riesco a descrivere la gioia dei bimbi e l’esplosione di coriandoli e di stelle filanti e poi la classica battaglia finale di ogni festa scolastica, cioè l’assalto con i coriandoli del “ tutti contro tutti” , bersagli preferiti le mamme e i papa che sono stati “inondati” di stelline di carta. Frappe, dolci e castagnole è stata la conclusione della “dolce” battaglia andata in scena nel Borgo di Testa di Lepre. Un GRANDE GRAZIE va ai contradaioli delle Colonnacce che hanno trasportato il carro dal Bivio di Testa di Lepre sino all’ingresso della scuola A. d’Angelo . Chiudo questa nota ricordando e ringraziando la ProLoco di Testa di Lepre, rappresentata dalle Signore MariaRita Rastelli e Adele Turbessi, che ci dice: “Tutti i materiali , la scenografia, l’allestimento del carro delle Colonacce ,il missile e la navicella spaziale, saranno donati alla scuola e andranno ad arricchire i materiali già raccolti dagli alunni al fine di completare il progetto scolastico-Toccare la Luna con un dito-.” Un grande EVVIVA alla Contrada Colonacce per lo splendido Carro che, lo debbo dire, ha vinto il premio più bello ”il sorriso e la gioia dei bambini del Borgo”. Ora il vostro carro è nell’album dei ricordi dei 150 alunni che oggi avete fatto divertire e ” Toccare la Luna con un dito”. GRAZIE.
p
FIUMICINO ProLoco di Testa di Lepre- Contrada PRATARONI presenta il carro :”LA CAMPAGNA ROMANA”
ProLoco di Testa di Lepre
Contrada PRATARONI presenta il carro :”LA CAMPAGNA ROMANA”
Articolo scritto da Annalisa Casciaro .
Testa di Lepre 4 marzo 2019-Uno sguardo al passato a quando le pianure maremmane erano aride ed incolte e che, grazie ai giganti del l’aria, i mulini a vento, diventarono le fertili terre che ancora oggi coltiviamo.
Abbiamo voluto omaggiare uno degli elementi fondamentali dei nostri casali: “la stalla” dove nonni e zii hanno passato la maggior parte delle loro albe e tramonti per darci il buon latte, che per un lungo periodo è stato uno dei tratti distintivi di Testa Di lepre.
Non poteva mancare “il fontanile” simbolo del nostro Palio dei Fontanili e delle nostre terre, indispensabile per assicurare l’acqua agli animali al pascolo. Ed ancora tutto quello che la campagna può dare all’uomo che la ama e la coltiva: gli ulivi, la vigna, i campi di grano e di mais, gli alberi da frutto e gli ortaggi. Solo Attraverso la dedizione e la cura amorevole della terra, degli animali e dei suoi frutti, oggi come allora, possiamo ritrovare e condurre una vita sana e genuina in comunione con la natura, insegnando ai nostri figli a vivere al ritmo del tempo scandito dalle stagioni!
Articolo e Foto di AnnaLisa Casciaro.
FIUMICINO (RM)- Borgo di Testa di Lepre-Cresce l’attesa per la 1° edizione del Carnevale 3 marzo 2019
Cresce l’attesa per la 1° edizione del Carnevale del Borgo di Testa di Lepre, in programma domenica 3 marzo 2019-
Testa di Lepre- 26 febbraio 2019-La manifestazione, organizzata dalla Pro Loco, è pronta ad animare le strade del Borgo . Spettacolo e divertimento sono garantiti come ci dice il Presidente della Pro Loco , Luca Calderoni :”Le Contrade si stanno prodigando moltissimo al fine di avere un Carro da poter essere premiato, ma soprattutto lo scopo è quello di divertirci tutti assieme, grandi e piccini .” Prosegue il Presidente Luca:” Il programma del carnevale inizierà nel pomeriggio di domenica 3 marzo. Si è deciso che l’ordine di sfilata dei carri sarà stabilito da un sorteggio che avverrà prima delle ore 15:00. Una Giuria ,composta dai membri delle Pro Loco di Passoscuro-Torre in Pietra -Tragliatella, proclamerà il Carro e la Contrata vincitrice . I Premi –prosegue Luca- consistono in un punteggio , credito, per la classifica del prossimo Palio dei Fontanili 2019. Il Vice Presidente Luigi Conti interviene per sottolineare l’entusiasmo e la creatività che sta suscitando e stimolando la preparazione dei Carri: “Chi ha avuto modo di vedere i carri, sbirciando al di là delle “recinsioni” o dentro i capannoni, sostiene che i suoi costruttori si siano davvero superati, specialmente nella cucitura dei costumi dei Gruppi mascherati.” Chiosa il Vice Presidente Luigi: “Siamo contenti dell’organizzazione delle Contrade e confidiamo nel bel tempo . Tutti insieme ci ritroveranno quindi domenica 3 marzo, a partire dalle ore 15, ad ammirare e godere di un sano divertimento come il Carnevale. Ad aprire la sfilata sarà, come è stato già detto, il carro della Contrada sorteggiata. Posso promettere , anche si siamo alla prima edizione, che questo di Testa di Lepre sarà un Carnevale tutto da scoprire e pieno di sorprese “.La Signora Maria Rita Rastelli , Segretaria Amministrativa della Pro Loco, precisa che :” L’iniziativa del Carnevale, complementare al Palio dei Fontanili, è nata dall’esigenza di promuovere il territorio del nostro Borgo ,le sue attività agricole e commerciali che lo rendono ormai noto come la Perla della Campagna Romana.” Mentre la Signora Adele Turbessi evidenzia che :”La Pro Loco, con i suoi Soci e il Consiglio Direttivo, capitanata dal Presidente Luca Calderoni e dal Priore del Palio dei Fontanili Luigi Conti ,è divenuta ormai una realtà associativa di rilievo e di pregiata valenza Culturale nel territorio del Comune di Fiumicino e, soprattutto, in tutta la Campagna Romana a nord di Roma Capitale.”
I Carri sono stati progettati , costruiti e allestiti, in gran segreto, dalle quattro Contrade :
BORGO, COLONNACCE,MALVICINA, PRATARONI.
Buon Divertimento a tutti.
Contatti: ProLoco di Testa di Lepre-Presidente Luca –Cell.3392127248-
-e.mail.: prolocotestadilepre@gmail.com
FIUMICINO (RM)- “Febbre da Carnevale” nel Borgo di Testa di Lepre -febbraio 2019
“Febbre da Carnevale” nel Borgo di Testa di Lepre –
Sfilate di carri allegorici e tante maschere , esplosione di musica, allegria e coriandoli, ma anche “golosità” come frappe e castagnole .
Testa di Lepre- 17 –“Stelle filanti, maschere, costumi, sfilate di carri, musica, dolci e tanto divertimento, questi sono gli ingredienti e gli assoluti protagonisti del primo carnevale del Borgo di Testa di Lepre organizzato dalla Proloco “così Luca Calderoni , presidente della ProLoco, descrive in sintesi la manifestazione che gli abitanti del Borgo stanno preparando da tempo. I Carri sono stati progettati , costruiti e allestiti, in gran segreto, dalle quattro Contrade :
BORGO, COLONNACCE,MALVICINA, PRATARONI.
L’appuntamento per la sfilata dei carri è per Domenica 3 marzo alle ore 15:00 in poi . Il programma prevede, oltre i carri, sfilate di maschere tutte rigorosamente addestrate per il lancio di quintali di coriandoli .
Il VicePresidente della ProLoco Luigi Conti ci tiene a precisare che :”La sfilata sarà uno degli eventi più importanti patrocinati dal Comune di Fiumicino per il Carnevale 2019” prosegue il VicePresidente” il Carnevale del nostro Borgo non sarà solo coriandoli ma verranno distribuiti i dolci tipici di questa festa popolare come le frappe e castagnole che saranno le protagoniste , assieme ai carri, di questo evento.”
Il Carnevale del Borgo di Testa di Lepre si presenta, fin da ora, come un evento importante per la Perla della Campagna Romana e da non perdere perché i protagonisti indiscussi saranno la voglia di tanta allegria e, nel pieno rispetto della tradizione del Carnevale, il divertimento e la voglia di non prendersi sul serio avranno,sicuramente, la meglio .
Buon Divertimento a tutti.
Contatti:
ProLoco di Testa di Lepre-Presidente Luca –Cell.3392127248-
e.mail.: prolocotestadilepre@gmail.com
FIUMICINO Borgo di Testa di Lepre-LUIGI CONTI PRIORE DEL PALIO DEI FONTANILI-
Testa di Lepre – 13 luglio 2018-Noi di Campagna Romana abbiamo ascoltato il VicePresidente della Proloco di Testa di Lepre il Sig. Luigi Conti.
Il Sig. Conti ci ha raccontato e illustrato la nascita del Palio dei Fontanili . il sig. Luigi inizia il nostro dialogo con una sintetica premessa : ”E’ necessario ringraziare , se verrà realizzata la mia idea del Palio , il Presidente Luca Calderoni , assieme tutto il Direttivo e agli iscritti della Proloco, la mia proposta, con il loro sostegno, sta marcianodo verso il traguardo della Prima Edizione. “
Con entusiasmo Luigi arricchisce la sua narrazione che, speriamo con successo, porti verso la concretizzazione pratica del suo “sogno”, quindi, prosegue Luigi:” La mia speranza è che, con il Palio, la Gente, le Persone, tutti gli abitanti del Borgo, possano sentirsi parte di un contesto , quasi personale, da condividere con i contradaioli della propria Contrada . L’idea è di vedere i Cittadini di Testa di Lepre riconoscersi nei propri colori , che li porti a testa alta come parte integrante della propria storia personale, ma che nello stesso tempo ogni Cittadino di Testa di Lepre si senta parte attiva dell’intero Borgo, parte essenziale nella sua e nostra unità.”
Domando a Luigi quali siano gli aspetti , della sua idea di Palio che speri che prendano forma?
Cosi ci risponde Luigi:” Immagino un Palio dove vincere sia la collaborazione e il senso di condivisione. Spero che siano momenti di divertimento , ma anche di solidarietà . Testa di Lepre ne ha bisogno , si il nostro Borgo ha bisogno di riscoprire la Solidarietà, ormai nella nostra zona vi è stato un cambio generazionale, ma le nuove generazioni sapranno, mi auguro, riscoprire lo “spirito pioneristico” degli anni iniziali della Riforma dell’Ente Maremma del 1952. Si sono fiducioso nel successo di questa manifestazione. “
Questo piccolo report lo voglio chiudere testimoniando che vedo la PASSIONE, il fuoco della passione che alimenta l’idea del Palio in ogni membro del Direttivo della Proloco.
Franco Leggeri.
Comune di Fiumicino -ROMA
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FIUMICINO Pro loco Testa di Lepre-PALIO DEI FONTANILI
Testa di Lepre- 25 giugno 2018-
Comunicato Stampa –
Buongiorno, sabato sera si è dato ufficialmente il via alla realizzazione del “Palio dei Fontanili”. Durante la serata, i bambini presenti, hanno disegnato e colorato, secondo la propria fantasia, lo stendardo e la bandiera che sfileranno durante i giorni della festa, in rappresentanza delle 4 Contrade partecipanti al Palio. Ai rappresentanti di ognuna di queste, presenti alla serata, è stata consegnata una cartellina contenente il progetto della festa. Adesso sta a tutti voi nominare un responsabile per ogni Contrada, in modo tale che possa coordinare il lavoro da svolgere, coinvolgendo quante più persone possibile della propria zona, scegliere fra queste Dama e Cavaliere, trovare per loro i costumi dei colori che contraddistinguono la Contrada stessa e che apriranno la sfilata, accompagnati da bambini, ragazzi ed adulti vestiti con fratini sempre in tinta. Nello stesso tempo dovranno creare una squadra che parteciperà ai vari giochi che si svolgeranno durante le giornate della manifestazione e che decreteranno in conclusione, la Contrada vincitrice del 1°Palio dei Fontanili 2018 di Testa di Lepre. Buon lavoro a tutti, per qualsiasi chiarimento non esitate a contattarci. Di seguito l’immagine riassuntiva delle contrade, ognuna con i propri colori e le zone di appartenenza e qualche immagine dei lavori fatti dai bambini che diverranno Stendardo e bandiere in rappresentanza di ogni Contrada!!! Grazie per l’attenzione.