BLAGA DIMITROVA- Piccola antologia delle sue poesie-

Biblioteca DEA SABINA

BLAGA DIMITROVA
BLAGA DIMITROVA

BLAGA DIMITROVA- Piccola antologia delle sue poesie-

a cura di Ida Accorsi

 

IL CAMMINO FINO A TE

Fu lungo il mio cammino fino a te,

la vita intera quasi ti cercai

per serpeggianti avidi incontri

con altri, e tu non venivi.

E fino a dove s’apriva il tuo sguardo,

ombre attraversai e rumori sordi,

ma trapelava da me soltanto

purezza di suoni – per amor tuo.

Ogni tua carezza io piansi,

Prima che fosse nata la difesi,

e il nostro futuro incontro custodivo

con pazienza nel mio petto.

Fu lungo il mio cammino fino a te,

immensamente lungo, e quando tu davvero

finalmente davanti a me sei apparso,

ho riconosciuto te, ma me stessa a stento.

Immensi spazi avevo in me raccolto,

sconfinati aromi, timbri e desideri,

e abbracciavo ormai uno spazio così vasto

che accanto a me dovevi fermarti.

Fu lungo il mio cammino fino a te,

e ci ha unito per un incontro breve.

Sapendolo… di nuovo sceglierei

questo lungo cammino fino a te.

BLAGA DIMITROVA
BLAGA DIMITROVA

 

DONNA SOLA IN CAMMINO

Scomodo rischio è questo

in un mondo ancora tutto al maschile.

Dietro a ogni angolo ti aspettano

in agguato incontri vuoti.

E percorri vie che ti trafiggono

con sguardi curiosi.

Donna sola in cammino.

Essere inerme

è la tua unica arma.

Tu non hai mutato alcun uomo

in protesi per sostenerti,

in tronco d’albero per appoggiarti,

in parete – per rannicchiarti al riparo.

Non hai messo il piede su alcuno

come su un ponte o un trampolino.

Da sola hai iniziato il cammino,

per incontrarlo come un tuo pari

e per amarlo sinceramente.

Se arriverai lontano,

o infangata cadrai,

o diventerai cieca per l’immensità

non sai, ma sei tenace.

Se anche ti annientassero per strada,

il tuo stesso partire

è già un punto d’arrivo.

Donna sola in cammino.

Eppure vai avanti.

Eppure non ti fermi.

Nessun uomo può

essere così solo

come una donna sola.

Il buio davanti a te cala

una porta chiusa a chiave.

E non parte mai, di notte

la donna sola in cammino.

Ma il sole come un fabbro

schiude i tuoi spazi all’alba.

Tu cammini però anche nell’oscurità

e non ti guardi intorno con timore.

E ogni tuo passo

è un pegno di fiducia

verso l’uomo nero

col quale a lungo ti hanno impaurita.

Risuonano i passi sulla pietra.

Donna sola in cammino.

I passi più silenziosi e arditi

sulla terra umiliata,

anche lei

donna sola in cammino.

 

FELICITÀ

Nel fondo di questa notte

la tenebra mi potrebbe soffocare

se accanto a me non ci fosse lui –

finestra aperta, illuminata

da cui prendere il respiro.

ERBA

Nessuna paura

che mi calpestino.

Calpestata, l’erba

diventa un sentiero.

BLAGA DIMITROVA
BLAGA DIMITROVA

 

SALA D’ASPETTO

L’intero spazio della mia vita

fu una sala d’aspetto da soglia a soglia,

racchiusa da vetri con aria in cornici d’acciaio

sotto le picche incrociate

di lancette d’orologio.

Stare in ascolto. Sussurrare. Trattenere il respiro.

Attendere un qualche segnale.

Ritardo. E di nuovo.

Ancora un poco. Già domani. Ancora

un attimo di pazienza infinita.

Se sbattevo l’ala contro l’aria vitrea,

invece di infrangerla,

era l’aria a spezzare la mia ala.

Sono già trascorsi i miei secondi.

Non saprò aspettare. Ma confuso

come in un sogno apparve

attraverso i vetri sporchi,

quasi in uno specchio nella nebbia,

il mio volto riflesso.

Era il volto stesso dell’attesa,

giunto al punto di pietrificazione.

E ho capito, all’improvviso:

c’è sempre un’ultima scadenza

per infrangerlo col naso –

per smuovere quest’aria inchiodata.

Non arriverà più un treno da altri luoghi.

Non più.

Dovrò io stessa diventare

il fischio di un treno lontano,

e un ritmo affannoso

sempre più veloce, sempre più vicino,

sempre più qui!

 

REBUS D’AMORE

In un certo ventoso crocivia

del caso e del probabile

un uomo con voce di serale chiarore

mi invitò all’interno del segreto.

Senza alcuna motivazione

di me stessa stupita

davanti a me stessa eretta

mi fermai sulla soglia.

E rimanemmo così

per sempre nell’inesplicabile

come due ombre di guardiani

davanti all’ingresso del desiderio.

Ora posso affacciarmi

nel profondo delle notti,

perché non sono più mie.

L’amore è desiderio

di provare il dolore fino in fondo

allo schiudersi degli occhi.

Poi, svelandosi,

si uccide da sé

ad occhi aperti.

L’ho salvato, mi chiedo,

quando l’ho costretto

alla cecità?

BLAGA DIMITROVA
BLAGA DIMITROVA

 

TUTTO E’ AMORE

Non aver fretta! – mi sussurrava una segreta voce. –

Non è matura l’ora dell’amore! –

Ed io, incorreggibile disubbidiente,

Soltanto a lei, Dio, ho dato ascolto –

né io stessa so il perché.

Non aver fretta! – E i grappoli tintinnano –

le campane di pioggia e di bronzo solare,

e nelle botti il vino sogna la tempesta,

si inaridiscono e si screpolano le labbra,

salate da una goccia di sangue.

Mistero d’amore, io non ti ho riconosciuto

nello sbocciare istantaneo della primavera.

Come è tangibile ciò che non sfioriamo,

come il calice non bevuto inebria,

come tutto è amore!

 

SPERIAMO

Speriamo che l’attimo non ti colga,

completato tutto,

posto a coronamento un punto

come chiodo conficcato nella parete

alle tue opere sognate.

Speriamo che l’attimo non ti falci,

invitato quasi al giubileo, –

avendo coronato fino in fondo

con accordo di bravura

i sogni in tuo possesso.

E nemmeno una parola non detta fino in fondo,

e nemmeno un rigo non finito di cancellare,

e nemmeno un’ idea abbandonata

per un qualche futuro

passo verso l’incompiutezza.

Questo vorrebbe dire

che prima ancora di incominciare,

eri già finita,

senza un chicco solo che germogli

nella terra in attesa.

Speriamo che l’attimo arrivi prima.

 

ILLUMINAZIONE

Entro nella vecchiaia in punta di piedi,

come in un bosco d’autunno,

passo dopo passo sulle foglie vive

che ancora cadono.

Davanti a me – l’albero della vita.

E lentamente con sguardo ansimante

salgo verso il passato

e scendo nei giorni futuri.

Finalmente! Tanto infinito è per me

il cammino senza fretta.

Le direzioni non sono avare di curve.

La lontananza non fa male.

Non colpisce il gong della luna.

Non può essere incatenato

lo spirito che ha infranto le catene.

Non ti può essere tolto

quello che hai dato.

Mi rimane un’ultima

goccia di luce senza fine.

E spira pace dal mondo intero.

BLAGA DIMITROVA
BLAGA DIMITROVA

 

IL DESTINO

Ma viene l’attimo quando

alla porta bussa il Destino

con la tua stessa mano.

Non puoi non aprirgli.

E mette in fuga il silenzio

con la voce tua.

Quel che è scritto per te –

con calligrafia incerta

sarai tu stessa a scriverlo.

Se per paura lo cancelli,

cancellerai il tuo volto

con il gesto tuo.

Il Destino prende dimora in te.

E dove potrai fuggire, tu,

più lontano dalla tua pelle?

 

FINO A QUANDO STARAI IN PIEDI

Non scordarti di gioire! –

gli alberi saggi sussurrano

e con le ginocchia falciate

con fragore cadono sotto la scure.

Non scordarti di gioire!

Fino a quando starai in piedi

fino a quando andrai incontro al vento

fino a quando respirerai l’altezza.

Fino a quando la scure resterà assopita.

 

IN TEMPO

Mi perdo nelle cavità del crepuscolo

dove si incrociano

ricordi e sogni.

Non ho più meta

da rincorrere.

Arriverò in tempo,

troverò la strada,

per quanto sia scura

la notte calante.

 

TESTAMENTO

Cercami nelle parole

che non ho trovato

 

AMORE

Ho perso l’andatura trascurata,

ho perso la mia risata presuntuosa

e il silenzio mite dell’anima,

e la freschezza nello sguardo distratto,

e di notte il sonno.

Ho perso i sentieri che mi attiravano,

la ribellione, e la libertà,

l’imprevisto, e il suono dei canti –

ho perso tutto, ma sono la più ricca

la più prodiga del mondo.

 

ABBRACCIO

Cuore nel cuore. E respiro nel respiro.

Così vicino a me, tanto da non vederti.

Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro.

Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti.

Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle.

Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie.

Mi aprivo alle ombre dei boschi che venivano incontro

e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte.

La lontananza inspiravo in un sorso enorme.

Premevo vento, nubi e stelle al mio petto.

E nel cerchio stretto di un abbraccio

ho rinchiuso l’infinito intero del mondo.

BLAGA DIMITROVA
BLAGA DIMITROVA

 

A DOMANI

– A domani! – dici tu e già te ne vai.

Con sguardo impaurito io t’accompagno.

A domani?… Ma domani è immensamente lontano.

Davvero tante ore fra noi si porranno?

Fino a domani per me sarà ignota

l’ombra mutevole della tua fronte,

il discorso ardente e pulsante della mano,

dei tuoi pensieri il fluire segreto.

Prima di domani, se vorrai bere, non potrò

essere la tua fonte. Se il freddo

ti avvolge – non sarò il tuo fuoco.

Se hai timore del buio – la tua luce.

– A domani! – tu dici e parti

e non senti nemmeno che non hai risposta.

– Al giorno estremo! – mi aspettavo dicessi

e rimanessi con me fino al giorno estremo.

 

DESIDERIO

Mi avvolgano ali, senza racchiudermi.

Il mio spirito aperto, non in me ripiegata.

Non dietro a una spalla, al sicuro protetta,

ma fianco a fianco contro il vento in bufera.

 

SENZA AMORE

Da questo momento vivrò senza amore.

Libera dal telefono e dal caso.

Non soffrirò. Non avrò dolore né desiderio.

Sarò vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio.

Non pallida per la notte insonne –

ma non più ardente il mio volto.

Non immersa in abissi di dolore –

ma non più verso il cielo in volo.

Non più cattiverie – ma nemmeno

gesti di apertura infinita.

Non più tenebre negli occhi, ma lontano

per me non s’aprirà l’ orizzonte intero.

Non aspetterò più, sfinita, la sera –

ma l’alba non sorgerà per me.

Non mi inchioderà, gelida, una parola –

ma il fuoco lento non mi arderà.

Non piangerò sulla crudele spalla –

ma non riderò più a cuore aperto.

Non morrò solo per uno sguardo –

ma non vivrò realmente mai più.

 

PERDITA

Non so se mi ero innamorata di te.

Mi innamorai però di altre cose, lo so:

di una stanza scomoda rivolta a nord,

di una teiera che crepitava di sera.

Degli alberi mi innamorai che toglievano spazio,

dei solitari e soffocanti cinema di quartiere,

dei dolorosi ricordi di prigione,

di un muro ferito dalle bombe.

Delle fermate del tram, delle foglie ricoperte di brina,

di una calda tasca con castagne bruciate,

della pioggia scrosciante, del suono del telefono,

perfino della nebbia fonda color cenere.

Di tutto il mondo mi ero innamorata, non di te.

Lo scoprivo nuovo, interessante, ricco.

Per questo soffro… Non per averti perso.

Altro ho perduto – il mondo intero.

 

I PIU’ UNITI

Vuoi che rimanga per te solo un’amica.

Come posso capirlo?

Che mani fuse fino al dolore

ora si sfiorino appena?

Sguardi che assetati si bevevano al fondo –

accennino soltanto un saluto?

Labbra senza pietà ardenti

si scambino semplici frasi?

No, non siamo buoni amici.

Non può esistere un mezzo-amore.

Eravamo i più uniti… Per questo, da ora

nel mondo saremo i più estranei.

Testi tratti da Poesia Bulgara, Bulgaria-Italia.com

BLAGA DIMITROVA
BLAGA DIMITROVA

Breve biografia di BLAGA DIMITROVA -nasce in Bulgaria il 2 gennaio 1922- muore a Sofia il 2 maggio 2003Poetessa, scrittrice, redattrice, politico, donna.Laureata in Filologia Slava, studia anche pianoforte, disciplina che segnerà la grande sensibilità della sua vita d’artista. Scrittrice molto prolifera, collabora con diverse riviste letterarie. I suoi primi lavori poetici sono componimenti brevi, semplici ma diretti, forti nello spirito giovanile e nella scoperta di se stessa.I testi successivi sono un riflesso del suo impegno politico e sociale. La Dimitrova, infatti, visita in diverse opportunità il Vietnam durante la guerra e adotta anche un bambino vietnamita. Partecipa, inoltre, alle conferenze internazionali sui diritti dell’uomo e pubblica testi di grande impegno sociale. Ecco cosa scrive Valeria Salvini (docente di Lingua e Letteratura Bulgara presso l’Università degli Studi di Firenze e traduttrice verso l’italiano della Dimitrova) su di lei:”La caratteristica principale della Dimitrova rimane, durante il suo intero percorso, quella di una costante ricerca di evoluzione personale, di possibilità infinite di realizzarsi in una sfida continua alle circostanze mutevoli connesse tanto alla sfera sociale che privata. Nel suo difficile cammino in verso e in prosa, dal 1937 ad oggi, non si è sentita comunque mai isolata, sorretta dall’ansia di far proprio quanto il mondo della cultura potesse via via offrirle”.