Fara in Sabina-Grande entusiasmo per le Giornate Europee dell’Archeologia -Biblioteca DEA SABINA

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Fara in Sabina-Grande entusiasmo per le Giornate Europee dell’Archeologia 

Fara in Sabina, 15 giugno 2025 –Fara in Sabina ha celebrato con entusiasmo le Giornate Europee dell’Archeologia, con un evento svoltosi sabato pomeriggio registrando una notevole affluenza di pubblico e un vivo interesse per le iniziative proposte. Ieri infatti il borgo sabino ha ospitato una giornata di studi dedicata al tema “Archeologia locale e identità comunitaria: storie di partenze e di ritorni”, con al centro la straordinaria vicenda del Carro di Eretum, prestigioso manufatto del VII secolo a.C. trafugato nel 1970 dalla necropoli di Colle del Forno e restituito all’Italia nel 2016 grazie all’intervento del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale: dopo un accurato restauro, il Carro è oggi esposto in modo permanente nel Museo Civico Archeologico della Sabina Tiberina di Fara in Sabina.

L’iniziativa, organizzata con il patrocinio del Ministero della Cultura, dell’Istituto Centrale per l’Archeologia, della Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, del Comune di Fara in Sabina e del MIBAC – Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti, in collaborazione con la Pro Loco di Fara in Sabina APS (che gestisce attualmente sia il Museo di Fara in Sabina sia l’ufficio turistico comunale), ha preso il via nel suggestivo Palazzo Martini ed è proseguita tra le sale del Museo Civico Archeologico della Sabina Tiberina. Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Fara in Sabina, Roberta Cuneo, sono intervenuti diversi esperti del settore tra cui la dott.ssa archeologa Paola Santoro, dirigente emerito del CNR, la dott.ssa Irma Della Giovampaola, direttrice dell’Istituto Centrale per l’Archeologia, la dott.ssa Nadia Fagiani, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la Provincia di Rieti, la dott.ssa Annalisa Falcone, Istituto Centrale per l’Archeologia e il Ten. Col. Diego Polio, Comandante del Gruppo Carabinieri TPC di Roma (competenza Centro-Sud Italia). Dopodiché, i partecipanti sono andati alla scoperta dei preziosi reperti del Museo Civico grazia alla visita guidata della dott.ssa Paola Santoro: un’opportunità unica per esplorare le ricchezze storiche custodite in uno dei luoghi storici più importanti del territorio.

Giornate Europee dell’Archeologia a Fara in Sabina-

Gli organizzatori dunque ci tengono a ringraziare chi ha partecipato, tra curiosità ed entusiasmo, e chi ha reso possibile questo evento, tra cui la consigliera comunale Paola Trambusti e il dott. Luciano Martini, proprietario di Palazzo Martini.

Giornate Europee dell’Archeologia a Fara in Sabina-

 

Descrizione Museo archeologico di Fara in Sabina

Palazzo Brancaleoni ospita la sezione arcaica del Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina e l’Archivio storico comunale mentre la sezione medievale è situata all’interno dell’Abbazia di Farfa.
Il Palazzo è un edificio del XV secolo, appartenuto alla nobile famiglia Brancaleoni. Nasce dall’accorpamento di alcune strutture medievali, tra cui sono riconoscibili due case-torri inglobate nella ristrutturazione rinascimentale, adattate ai nuovi canoni architettonici ed abitativi quattrocenteschi che prevedevano piani di rappresentanza riservati ai proprietari, riccamente decorati con affreschi e soffitti lignei a cassettoni. Nella cinque sale del piano “nobile” sono esposti materiali per un arco cronologico compreso tra la preistoria e l’età romana. In particolare tra i reperti esposti sono presenti i materiali provenienti dalla capanna di Cures (VIII secolo a.C.) e le lamine in oro del corredo della sepoltura principesca di Colle del Forno (tomba XI-fine VII secolo a.C.).
Al piano terra l’Archivio storico comunale conserva la documentazione del territorio a partire dalla fine del XV secolo.

Luogo certificato Herity

 

Fara in Sabina-L’area del comune fu popolata già in epoca preistorica (sono stati rinvenuti resti del Paleolitico medio e dell’età del bronzo medio, recente e finale).

Di fronte al Colle di Fara sorge l’altura di Monte San Martino, abitata in epoca protostorica da un esteso ed articolato insediamento risalente all’età del Bronzo finale (la maggior parte del materiale è venuto alla luce presso le pendici orientali del monte, in località Quattro Venti). Le ricerche hanno evidenziato la presenza di alcune opere di terrazzamento con recinti di mura realizzati in pietrame a secco, di cui si ipotizzò in alcuni casi una datazione ad epoca protostorica. È stato possibile ricostruire l’andamento di almeno tre cinte murarie, irregolarmente ellissoidali, che seguivano le curve di livello[4]. Oggi questo abitato protostorico è stato identificato con Mefula,[5] antica città degli Aborigeni (mitologia), che secondo Dionigi di Alicarnasso sorgeva ad appena 5 km di distanza da Suna (Toffia)[6]. Dionigi riferisce inoltre della presenza di mura, unico caso a riguardo del popolo aborigeno, un dato che trova conferma dall’effettiva presenza sul monte di murature a secco attribuibili ad epoca protostorica (peraltro rare in questo periodo).

L’insediamento aborigeno di Mefula scompare già durante la prima età del Ferro (forse in relazione alla contemporanea nascita dei centri sabini in pianura, come la vicina Cures).

Tra il IX secolo a.C. e il VI secolo a.C. nella località di Santa Maria in Arci si era stabilito un insediamento sabino, identificato con la città di Cures, che continuò a vivere in età romana (resti di terme e di un piccolo teatro e necropoli). Il territorio era sfruttato dal punto di vista agricolo con una fitta rete di ville, costruite su terrazzamenti in opera poligonale nel II secolo a.C. e in opera quasi reticolata nel I secolo a.C. (“villa di Grotte di Torri” e ancora di Fonteluna, di Mirteto, di Cagnani e di San Lorenzo a Canneto, di Sant’Andrea e di San Pietro presso Borgo Salario, di Grottaglie, di Piano San Giovanni, di Grotta Scura, di Monte San Martino, di Fonte Vecchia).

Le origini dell’attuale abitato sembrano risalire ad epoca longobarda, alla fine del VI secolo, come sembra indicare il toponimo, derivante dal termine longobardo fara, con il significato di “clan familiare”. Il castello è attestato dal 1006 e dal 1050 fu sotto il controllo dell’abbazia di Farfa. Fu quindi feudo degli Orsini. Dal 1400 è divenuto sede dell’abate commendatario di Farfa e si sono succedute le varie famiglie proprio a partire dagli Orsini fino alla famiglia Barberini, con il cardinale Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, che nel 1678 ha fondato, con sede nell’antico castello, il monastero delle Clarisse Eremite.

Nel 1867 fu toccata con la frazione di Coltodino dalla Campagna garibaldina dell’Agro Romano per la liberazione di Roma. Giuseppe Garibaldi dopo la sconfitta di Mentana raggiunse con i suoi Volontari la stazione ferroviaria di Passo Corese in comune di Fara dove partì in direzione del nord. Sempre da Fara sulla riva del Tevere partì con alcune barche la sfortunata spedizione dei Fratelli Cairoli conclusa tragicamente a Villa Glori. Testimonianze della Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma (1867) sono conservate nel Museo nazionale di Mentana.

Il 10 dicembre 1920 la frazione di Canneto Sabino fu teatro di un eccidio, il più cruento, quanto a numero di morti del cosiddetto Biennio rosso. Durante una manifestazione organizzata dai braccianti nel tentativo di ottenere migliori condizioni di lavoro un gruppo di Carabinieri ne uccise 11 in località Colle San Lorenzo.

Simboli

Lo stemma e il gonfalone sono stati riconosciuti con DCG del 7 novembre 1941.[7]

«D’azzurro, a tre fruste d’olivo fogliate di verde, poste sopra un monte d’oro di sei cime.»

Il gonfalone è un drappo partito di giallo e di rosso.

Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose

Architetture civili

  • Palazzo Orsini del XV secolo
  • Palazzo Farnese del 1585
  • Palazzo Foschi, poi Manfredi, del XV secolo
  • Palazzo Castellani, poi Brancaleoni, oggi sede del Museo civico
  • Deposito del grano e monte di pietà (XV secolo), oggi sede della Biblioteca comunale
  • Cisterna di piazza del Duomo, costruita dai Farnese nel 1588.

Aree naturali

Siti archeologici