Roma -Torretta di Porta Pertusa-Fotoreportage di Franco Leggeri-
Torretta di Porta Pertusa
Nota -di questa Torre che si trova a Roma ,sulla via Aurelia vicino al Vaticano di fronte all’ingresso dell’Ospedale San Carlo di Nancy, esisteva una sola foto in B/N. risalente agli anni 1940.
La storia in beve-
Il Tomassetti parla di questa Torretta e la chiama “torretta nei pressi di Porta Pertusiam…(1)”. Il Tomassetti cita gli Atti Capitolini e citazioni della Camera Apostolica.
Questa Torretta è l’ultima delle torri di avvistamento della via Aurelia immediatamente a ridosso , linea d’aria (100/150 metri) dalle mura vaticane proprio di fronte a Porta Pertusa in posizione strategica sopra a Via Baldo degli Ubaldi in posizione dominante Valle Aurelia e Valle del Gelsomino-Via Gregorio VII. Dalla Torretta era possibile vedere Villa Carpegna e la Torre Rossa,oggi non più esistente ma ricordata dalla via omonima (poi è stato scoperto che Torre Rossa è in essere e pubblicherò foto e storia..).La Torretta ha una altezza di circa 7 m. La base di 3 m. circa.
La torretta si trova all’interno della Villa Pacelli in via Aurelia civ. 290 di fronte all’ospedale San Carlo . Nel 1947 Pio XII donò la villa Pacelli alla Congregazione Oblati di Maria Immacolata che ancora la possiedono , la villa è sede Generalizia della Congregazione.
Per le foto si ringrazia Monsignor Gilberto Pinon Gaytàn- Padre Generale della Congregazione Oblati di Maria Immacolata che mi ha ricevuto e mi ha permesso di scattare le foto . Per ultimo allego anche la foto in B/N del 1940-
(1)- Durante la Repubblica Romana del 1849 i francesi cercarono, ma invano, di aprirla per attaccare Garibaldi il quale aveva piazzato l’artiglieria repubblicana nei giardini vaticani.
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–Raffaella Grasso- Luigi Filippi-Lungo il colle: Storia, storie, fatti, misfatti, odori e sapori di Collelungo Sabino-
Fotoreportage di Franco Leggeri –Presentazione del Libro:“Lungo il colle “–Sabato 28 giugno 2014 – ore 18:00 a Collelungo Sabino, Comune di Casaprota. Oltre agli autori – Raffaella Grasso e Luigi Filippi –erano presenti, tra gli altri: il vice Sindaco di Casaprota, Giancarlo Barletta; il presidente dell’Università Agraria, Mario Mazzatosta; il vice direttore di “Europa”, Mario Lavia; la gionalista Rai, Stefania Ferretti.
RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-
Lungo il colle: Storia, storie, fatti, misfatti, odori e sapori di Collelungo Sabino
di Luigi Filippi (Autore), Raffaella Grasso (Autore)
Fotoreportage di Franco Leggeri
I diciotto racconti che compongono questo libro sono pochi per illustrare i tanti secoli di storia sedimentati sulle spalle di Collelungo e del territorio circostante. Ma lo scopo degli Autori è di far assaporare al lettore alcune delle atmosfere, degli umori, dei sapori che caratterizzano questo poco conosciuto gioiello della Sabina. Così hanno creato storie che si ispirano ai luoghi e alla gente del posto, hanno inventato personaggi e situazioni, inseguito prospettive e traiettorie verosimili, hanno idealmente rialzato mura crollate e risuscitato antiche memorie, riservando anche un posto alla riscoperta di preghiere e di ricette tramandate di famiglia in famiglia. Il risultato è una sorta di mosaico, dove ogni tessera si incastra con le altre per formare un quadro che, riprodotto nel libro, è di per se stesso una piccola ma preziosa sorpresa.
RAFFAELLA GRASSO- Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-
RAFFAELLA GRASSO, tra il nord ed il sud della sua biografia, ha scelto il centro…Collelungo Sabino. Per lei, terra d’accoglienza. Dirigente di banca, si è occupata di audit e di quality. Scrittrice, è al suo quinto libro di narrativa. L’ultimo: Alle canzoni, alle perle, alle spine, pubblicato nel 2013 da Gangemi Editore.
LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-
LUIGI FILIPPI, discendente da una famiglia trasferitasi nel ’700 a Collelungo dalla vicina Casaprota, dove le tracce dei Filippi risalgono al 15° secolo. È un giornalista professionista e si è prevalentemente occupato di comunicazione dell’industria dello spettacolo. Ha diretto periodici e collaborato con varie testate. È alla sua seconda esperienza come autore di un libro a più firme.
Libro pubblicato il 30 marzo 2015 da Gangemi Editore-
Luigi Pietro-Un gioiello della Sabina profonda -5 luglio 2014-Diciotto racconti per descrivere la vita e le atmosfere di Collelungo, un gioiello della Sabina profonda. Personaggi, eventi, sentimenti si fondono e tracciano un quadro d’insieme che cattura. Completano il libro le immagini del paese di oggi è di ieri è una raccolta di antiche preghiere e ricette culinarie
Biblioteca DEA SABINA- Raffaella Grasso-Luigi Filippi -LUNGO il COLLERAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- Autori Lungo il colle- Presentazione del Libro a Collelungo Sabino-Estate 2014-RAFFAELLA GRASSO- LUIGI FILIPPI- 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Addio alla scrittrice e dantista Bianca Garavelli.Morta dopo lunga malattia, aveva 63 anni: firma di Avvenire, era nota per la sua attività letteraria e per gli importanti contributi nello studio del Poeta-Articolo di Roberto Carnero- Fonte Avvenire-
Roberto Carnero mercoledì 29 dicembre 2021 -La scomparsa di Bianca Garavelli, avvenuta nelle primissime ore della mattinata di oggi, segna un grave lutto nel mondo delle lettere e della cultura italiana. Ad agosto le era stato diagnosticato il male che non le ha dato scampo. I lettori di “Avvenire” la conoscevano bene, e ne hanno apprezzato nei lunghi anni in cui ha collaborato alla nostra testata (per la quale ha scritto ininterrottamente dal 1989) la voce limpida, chiara, equilibrata, il piglio preciso e insieme vivace con cui accostava libri, autori, temi letterari nei suoi articoli e nelle sue recensioni. Un lavoro prezioso, coltivato in una militanza assidua, in cui si percepiva sottotraccia il radicamento nella serietà della sua formazione filologica. E sostenuto sempre da una precisa idea di letteratura, nella quale la coerenza del percorso critico si coglie nell’attenzione – oltre che ai valori estetici – alla dimensione etica e ai più ampi riflessi (storici e culturali) del fare letterario.
Gli amici che le sono stati vicini hanno ammirato in questi mesi la tenacia con cui, nonostante la sofferenza fisica, ha provato in tutti i modi a reagire, senza mai lasciarsi prendere dallo sconforto, affrontando con ottimismo le cure e continuando a lavorare attorno al “suo” Dante, anche con incontri e conferenze per gli istituti italiani di cultura all’estero nell’anno del settimo centenario della morte del Sommo Poeta.
Bianca Garavelli era infatti una delle voci più importanti della critica dantesca. Nata a Vigevano nel 1958, allieva di Maria Corti all’Università di Pavia, aveva curato con lei un fortunato commento alle tre cantiche della Commedia, pubblicato in varie edizioni (prima da Bompiani e poi da Rizzoli). Era notevole la sua capacità di avvicinare a Dante i lettori più vari: dagli studenti – ha insegnato a lungo nelle scuole superiori – al pubblico più ampio. L’ultima sua fatica in tal senso è il volume Dante. Così lontano, così vicino, pubblicato a settembre da Giunti. Tra i molti libri (forse troppi) usciti in occasione dell’anno dantesco, questo ha qualcosa di speciale: perché in esso l’autrice ha saputo coniugare due cose che non sempre vanno a braccetto, vale a dire la profonda competenza scientifica e una comunicazione piacevole e affabile. Vi viene tratteggiato il profilo di un uomo capace di andare oltre il proprio tempo (per esempio con una particolare valorizzazione della femminilità, tema a cui Bianca Garavelli era molto attenta), per giungere sino a noi e aiutarci a comprendere il nostro stesso presente. Di questo Bianca era convinta: del valore esistenziale, e dunque sempre attualissimo, della Divina Commedia.
Ricordo, nel 2005, la sua presenza in Egitto, al Cairo, per la Settimana della lingua italiana nel mondo, quando aveva tenuto una conferenza dal titolo “Dante superstar”, che presentava con queste parole: «Un Dante che trionfa come personaggio “ambiguo e misterioso” nel cinema e nella narrativa internazionale, specialmente americana. È il suo valore letterario a renderlo così interessante, la sua fama di genio, ma anche la sua biografia straordinaria e soprattutto piena di zone d’ombra». La sua capacità di divulgazione era straordinaria, ma era divulgazione nel senso più alto e più nobile del termine.
In un suo libro del 2012, ripubblicato quest’anno da Rizzoli, Le terzine perdute di Dante, ipotizzava che Dante fosse stato depositario di un’importante profezia da trasmettere alle generazione successive, per salvarle da una minaccia cosmica. Ma è un thriller, che si svolge su un intrigante piano fantastico (l’ho scritto e lo ripeto: molto meglio di Dan Brown!). Veniamo così al terzo “tavolo” di Bianca Garavelli, dopo quelli della critica militante (esercitata anche attraverso la sua presenza in diverse giurie di premi letterari, come il Metauro, che dal 1994 ha animato su invito del suo fondatore, il poeta Umberto Piersanti) e degli studi danteschi: il tavolo della produzione creativa, della letteratura “praticata” in prima persona. Qui l’esordio data al 1988 con un libro di poesie dal titolo L’insonnia beata, uscito per le modenesi Edizioni del Laboratorio con una prefazione di Antonio Porta. Alla poesia, però, Bianca Garavelli non tornerà più, per dedicarsi invece alla narrativa. Era questa un’attività a cui teneva tantissimo, e per la quale ha speso negli anni molte delle sue energie.
Dopo aver pubblicato nel 1999 un racconto per ragazzi, Il mistero di Gatta Bianca (Laterza), nel 2002 dà alle stampe il primo romanzo, Beatrice (Moretti&Vitali), la cui protagonista riprende sì il nome della donna amata da Dante, ma è una ragazza dei nostri giorni, alle prese con un vissuto problematico, con una storia familiare intricata, con diversi amori tra cui stenta a trovare una direzione certa. Con Il passo della dea (Passigli 2005) Garavelli tenta la strada del “thriller teologico”, con un misterioso serial-killer che semina il panico tra le ballerine della Scala di Milano: le indagini portano a delineare una verità inquietante, dai complicati risvolti esoterici. Ma forse il suo romanzo più bello è Amore a Cape Town (Avagliano 2006), il racconto dolceamaro delle vicissitudini sentimentali di una quarantenne delusa dalla prevedibilità della controparte maschile. Quando, tra il serio e il faceto, le avevo chiesto se ci fosse qualcosa di autobiografico, Bianca si era schermita dietro a un enigmatico sorriso…
L’ultimo romanzo è stato pubblicato l’anno scorso da Giuliano Ladolfi Editore (che aveva già stampato, nel 2013, la raccolta di racconti L’oscurità degli angeli). Si intitola Il dono della tigre ed è un romanzo che, a partire dalla vicenda della crisi personale di un giornalista, parla dell’importanza, per ciascuno di noi, di accogliere e indagare le nostre emozioni più profonde: un’idea di cui Bianca era intimamente convinta, e che ha messo costantemente in atto nel lavoro creativo.
Nella sua prestigiosa carriera letteraria, Bianca Garavelli ha delineato un proprio originale timbro di narratrice, caratterizzato da un particolare tipo di visionarietà. La sua prosa è tersa, elegante, quasi classica, tramata però di tutte le inquietudini della contemporaneità, affrontate con intelligenza e sensibilità, oltre che con una grande piacevolezza di racconto. I suoi libri sono spesso dotati di ritmi incalzanti e di suspense, ma sono sempre capaci di evitare la superficialità e la convenzionalità che sono i rischi di certa letteratura di genere. Perché se c’era una qualità che a Bianca Garavelli non mancava era lo stile. Nella letteratura come nella vita. Di questo stile, chi l’ha conosciuta e le ha voluto bene sente ora la dolorosa mancanza. Rimpiange la sua bontà, la sua generosità, la sua dolcezza, il suo sorriso, la sua ironia divertita eppure sempre rispettosa degli altri. Ma tutto il mondo della letteratura ha perso una delle sue voci più belle, più fini, più delicate.
Articolo di Roberto Carnero- Fonte Avvenire-
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