Poesie di Cora Coralina-Poetessa brasiliana-Biblioteca DEA SABINA

Biblioteca DEA SABINA

Cora Coralina
Cora Coralina

Poesie di Cora Coralina-Poetessa brasiliana

 

Cora Coralina nasce nel 1889 in Brasile, a Goias.-Cora scrive sin da ragazzina, pubblicando i suoi scritti nei giornali locali, lavorando per tutta la vita come pasticcera in un piccolo forno e divenendo madre di sei figli.

Solo dopo la morte del marito, a 75 anni pubblica il suo primo libro “Poemas dos Becos de Goiás e Estórias Mais”.

Da vedova, inoltre, si dedica all’agricoltura, gestendo un piccolo appezzamento di terreno, e alla vendita di libri.

Le sue poesie e le opere letteraria si concentrano sulla situazione femminile, sulla povertà di gran parte della popolazione, sulla mitologia dei riti tradizionali e sulle varie culture del Brasile.

Nel 1984 l’Unione Brasiliana degli Scrittori la nomina “personalità letteraria dell’anno”.

Cora muore, sempre a Goias, il 10 aprile 1985, universalmente riconosciuta come una delle più grandi scrittrici brasiliane del xx secolo.

Aveva a mala pena finito l’equivalente delle nostre scuole elementari, ma aveva una grande dote: saper scrivere. Cora diceva sempre di essere pasticcera per necessità ma poetessa per caso. Era nata con la poesia, non l’aveva cercata. La nonna del Brasile che serviva dolcetti rinomati ma saziava anche gli appetiti dell’anima. Le persone sempre ricordano il profumo dei dolci e il rumore della macchina da scrivere provenienti da casa sua. A volte la si trovava davanti la porta di casa che vendeva libri e pasticcini, sempre molto aperta al dialogo. Viveva nel mondo e si preoccupava di comprenderlo, scriveva con semplicità: le regole grammaticali mal conosciute la portavano a concentrarsi sui contenuti. La ricetta della propria poesia era un impasto di esperienza e sensibilità, questo bastava. Era una donna tutto cuore, tutto sentimento. Riceveva i giornalisti ed i curiosi in cucina, parlava di poesia e contemporaneamente preparava prelibatezze. La poesia era per lei un impulso interiore che le dava molta indipendenza. Lei, Coralina (si descriveva ) era la donna dimenticata nei vicoli stretti, raccontando storie, facendo l’indovina, raccontando il passato ed il futuro. Donna energica che diventava Aninha per il poeta Carlos Drummond de Andrade. Il poeta, affascinato da un libro (Vintem de Cobre, una raccolta di confessioni a volte anche tumultuose) della poetessa, le scrisse una lettera:

Il libro, elogiato dal poeta, era stato chiamato così, modestamente e con un pizzico di malizia.Vintem de cobre, infatti, era la moneta con minor valore. Cora Coraline a 76 anni emerse come una delle maggiori espressioni della poesia moderna. Nel 1982 ricevette il titolo di Dottore Honoris Causa dalla Università di Goia. L’anno seguente fu riconosciuta come Simbolo Brasiliano dell’ Anno Internazionale della Donna Lavoratrice dalla FAO. Adesso casa sua è diventata un museo con più di 10 mila visite all’anno. Cora  Coraline ha insegnato al mondo intero che la poesia non è una questione di studio ma una questione di sentimento, esperienza e comunicazione semplice e direttta.

 

 

La vita ha due facce:
Positiva e negativa.
Il passato è stato duro
ma ha lasciato la sua eredità.
Saper vivere è la grande sapienza
che rende degna
la mia condizione di donna,
accettare le sue limitazioni
e diventare, come una pietra, la sicurezza
dei valori che stanno crollando.
Sono nata in tempi difficili.
Ho accettato contraddizioni
lotte e pietre
come lezioni di vita
e di queste mi servo.
Ho imparato a vivere.

 

 

“Non so…Se la vita è corta

O troppo lunga per noi,

Ma so

che nulla di ciò che viviamo

Ha sentimento,

se non tocchiamo

il cuore delle persone.

Molte volte basta essere:

Collo che accoglie,

Braccia che avvolgono,

Parola che conforta,

Silenzio che rispetta,

Allegria che contagia,

Lacrima che scorre,

Sguardo che accarezza,

Desiderio che soddisfa,

Amore che promuove.

E questo

non è cosa d’altro mondo,

E’ ciò

che dà sentimento alla vita.

E’ ciò che fa che lei

non sia né corta,

né troppo lunga,

Ma che sia intensa,

Vera, pura…

Fino a quando dura.”

 

Luna-chiaro di Luna

  

Ascolto un debole bussare.

Mi alzo scalza, apro la finestre

lentamente.

Qualcuno ha bussato?

E’ la luna-bianco di luna che vuol entrare

Entra luna poesia

prima degli astronauti:

Gagarin della terra azzurra

Apollo XI che per primo passeggiò

sul suolo lunare.

Luna che comanda i mari,

la furia delle onde

che viene a morir sulla spiaggia.

Il tumulto delle pororocas.

Luna degli innamorati,

degli intrighi d’amor,

degli incontri clandestini.

Luna-bianco di luna che entra ed esce.

Luna nuova, incompleta nel suo mezz’arco.

Luna crescente, vecchia enorme, feconda.

Luna di tutti i popoli

di tutti i quadranti.

Luna che fa infuriar il mare e plumbea,

spaventa pescherecci.

Il marinaio rientra.

Il pesce torna nelle reti.

Lo jangadeiros1 butta l’ancora.

I gabbiani fuggono dalle rocce.

Luna complice.

Lesbica luna nascente,

androgina – luna-bianco di luna.

Luna dei vicoli tristi

degli angoli inquieti.

Bianco di luna degli anziani.

Delle vecchie piante condannate.

Del soffio morto

delle cantilene, rime, violini.

Luna che comanda

Nella semina dei campi,

nella germinazione dei semi

nell’abbondanza dei raccolti.

Luna buona.

Luna cattiva.

Luna di pioggia.

Luna di sole.

Luna delle gestazioni d’amor.

Del caso, del passatempo

Irresistibile,

responsabile, irresponsabile.

Luna grande. Luna riproduttrice

che marca la fertilità della femmina

e porta il maschio alla semina.

Il frutto accettato –

non accettato: ripudiato, abbandonato.

Il seme morto

Lanciato nella fogna.

Il seme vivo palpitante

lasciato sulla porta altrui.

 

Ragazzina Amata Male

In passato

Tante cose mi son mancate.

Tante cose ho desiderato senza
poterle raggiungere.

Oggi, non mi manca nulla,

mancandomi sempre ciò che non ho potuto avere.

Ero una povera bambina amata male.

Ho frustrato le speranze di
mia madre, sin dalla mia nascita.

Lei aspettava e desiderava un figlio, vedendo mio padre irreversibilmente
malato.

Invece, nacque quella che si sarebbe
chiamata Aninha.

Due creature anziane mi hanno dato
affetto:

La mia bisnonna e mia zia Nhorita.

La mia bisnonna mi difendeva dalle
botte crudeli di mia madre.

Per il resto, dovrei esser stata,
oggi lo riconosco,
una ragazzina insopportabile, che
infastidiva le giovani di casa e loro
si vendicavano della mia irritante
presenza, facendo dispetti,
abusando del mio ritardo mentale,
facendomi piangere e portare lamentele
dolorose a mia madre che,
persa nel suo mondo di lettura e
impegni,
non mi dava retta.

Chi puniva per Aninha
era la mia bisnonna.

Mi insegnava le cose,
correggeva pazientemente i miei difetti
di bambina e
esortava le mie sorelle ad accettarmi.

Di lì la mia fuga nell’enorme cortile dove diventavo sempre più sensibile
ai piccoli episodi ai quali

le mie sorelle non partecipavano. 

Le mie impressioni si accumulavano
lentamente

e passai a vivere una strana vita di
bugie e realtà.

E fui identificata:
bambina attaccabrighe.

Senza sapere il significato della parola, abituata al
trattamento ridicolizzante,

questa parola mi faceva male.

Era sicuro che costruissi cose,

inventassi convivenza con cicale,

scendessi nella casa delle formiche,
facessi girotondi con loro,

cantassi “Senhora D. Sancha”,
giocassi allo scambio dell’anello.

Io raccontavo queste cose là dentro, nessuno capiva.

Chiamavano, mamma:
vieni a vedere Aninha…

Arrivata la mamma, (mi) rimproverava con forza.

Non voleva che fossi nel cortile,

chiudeva a chiave la porta.

Aveva paura,
fosse un ramo di pazzia,

essendo figlia di un vecchio malato.

In questo periodo ero gialla,
con occhi gonfi, labbra scolorite.

Avevo la stomatite, una screpolatura
tra le dita della mano, dicevano:

“Cieiro”1

Le mie sorelle avevano paura
che venissero infettate.

Non mi facevano giocare con il loro giocattoli.

Appariva in casa una bambina da
fuori,
mia sorella più grande
passava il braccio sulle sue spalle e diceva a bassa voce: “Non giocare con
Aninha. Lei ha il cieiro

e ci infetta”.

Io andavo dietro, abbattuta,
allontanata.

Infanzia…di lì il mio ripudio invincibile alla parola saudade, infanzia…

Infanzia…oggi sarà

 

Mascherati

        
Uscì il seminatore per seminare 
Seminò tutto il giorno

anche la notte lo tenne impegnato

con le mani piene di semi.

Seminava tranquillo

senza pensare al raccolto

perchè colse molto

rispetto a ciò che gli altri seminarono.

Giovane, sii questo seminatore

Semina con ottimismo

Semina con un ideale

i semi vivi

della pace e della giustizia.

 

 

Il Mio Destino.
  
Nei palmi delle tue mani
leggo le linee della mia vita.
Linee incrociate, sinuose
che interferiscono nel tuo destino.
Non ti cercai, non mi cercasti,
stavamo andando lungo strade differenti.
Indifferenti, ci siamo incrociati
Passavi con il peso della vita…
Corsi per incontrarti.
Ho sorriso. Abbiamo parlato
Questo giorno fu marcato
con la pietra bianca della testa di un pesce*.
E, da allora, camminiamo
uniti nella vita…

 

Il cuore è la terra che nessuno vede

 

Ho voluto essere un giorno, giardiniera

di un cuore.

Ho zappato, falciato – non ho raccolto nulla.

Sono nate spine

e nelle spine mi sono ferita.

Ho voluto essere un giorno, giardiniera

di un cuore.

Ho scavato, piantato.

Nella terra ingrata

non ho creato nulla.

Seminatrice della Parabola…

Ho lanciato i semi buoni

con il gesto largo…

Gli uccelli del cielo li hanno portati via.

I rovi li hanno coperti.

Il resto si è perso

nella dura terra

dell’ingratitudine.

Il cuore è terra che nessuno vede.

– dice il detto.

Ho piantato, ho raccolto, non è servito a nulla, no.

Terra di mattonelle, di breccia

– il tuo cuore. Ho bussato alla porta di un cuore.

Ho bussato. Ho bussato. Non ho sentito nulla.

Casa vuota. Porta chiusa,

è ciò che ho incontrato…

 

 

Annina e le sue pietre

 

Non lasciarti distruggere…

Accumulando nuove pietre

e costruendo nuovi poemi.

Ricrea la tua vita, sempre, sempre.

Rimuovi le pietre e pianta rose e fai dolci. Ricomincia.

Fai della tua vita meschina

una poesia.

E vivrai nel cuore dei giovani

e nella memoria delle persone che verranno.

Questa fonte è per l’ uso di tutti gli assetati.

Fai la tua parte.

Avvicinati a queste pagine

e non ostacolarne l’uso

a chi ha sete

 

Cora Coralina
Cora Coralina

“Il vero coraggio è andare al di là dei propri sogni anche quando dicono che è impossibile.”

Cora Coralina nasce nel 1889 in Brasile, a Goias.

Cora scrive sin da ragazzina, pubblicando i suoi scritti nei giornali locali, lavorando per tutta la vita come pasticcera in un piccolo forno e divenendo madre di sei figli.

Solo dopo la morte del marito, a 75 anni pubblica il suo primo libro “Poemas dos Becos de Goiás e Estórias Mais”.

Da vedova, inoltre, si dedica all’agricoltura, gestendo un piccolo appezzamento di terreno, e alla vendita di libri.

Le sue poesie e le opere letteraria si concentrano sulla situazione femminile, sulla povertà di gran parte della popolazione, sulla mitologia dei riti tradizionali e sulle varie culture del Brasile.

Nel 1984 l’Unione Brasiliana degli Scrittori la nomina “personalità letteraria dell’anno”.

Cora muore, sempre a Goias, il 10 aprile 1985, universalmente riconosciuta come una delle più grandi scrittrici brasiliane del xx secolo.

Aveva a mala pena finito l’equivalente delle nostre scuole elementari, ma aveva una grande dote: saper scrivere. Cora diceva sempre di essere pasticcera per necessità ma poetessa per caso. Era nata con la poesia, non l’aveva cercata. La nonna del Brasile che serviva dolcetti rinomati ma saziava anche gli appetiti dell’anima. Le persone sempre ricordano il profumo dei dolci e il rumore della macchina da scrivere provenienti da casa sua. A volte la si trovava davanti la porta di casa che vendeva libri e pasticcini, sempre molto aperta al dialogo. Viveva nel mondo e si preoccupava di comprenderlo, scriveva con semplicità: le regole grammaticali mal conosciute la portavano a concentrarsi sui contenuti. La ricetta della propria poesia era un impasto di esperienza e sensibilità, questo bastava. Era una donna tutto cuore, tutto sentimento. Riceveva i giornalisti ed i curiosi in cucina, parlava di poesia e contemporaneamente preparava prelibatezze. La poesia era per lei un impulso interiore che le dava molta indipendenza. Lei, Coralina (si descriveva ) era la donna dimenticata nei vicoli stretti, raccontando storie, facendo l’indovina, raccontando il passato ed il futuro. Donna energica che diventava Aninha per il poeta Carlos Drummond de Andrade. Il poeta, affascinato da un libro (Vintem de Cobre, una raccolta di confessioni a volte anche tumultuose) della poetessa, le scrisse una lettera:

Il libro, elogiato dal poeta, era stato chiamato così, modestamente e con un pizzico di malizia.Vintem de cobre, infatti, era la moneta con minor valore. Cora Coraline a 76 anni emerse come una delle maggiori espressioni della poesia moderna. Nel 1982 ricevette il titolo di Dottore Honoris Causa dalla Università di Goia. L’anno seguente fu riconosciuta come Simbolo Brasiliano dell’ Anno Internazionale della Donna Lavoratrice dalla FAO. Adesso casa sua è diventata un museo con più di 10 mila visite all’anno. Cora  Coraline ha insegnato al mondo intero che la poesia non è una questione di studio ma una questione di sentimento, esperienza e comunicazione semplice e direttta.

 

 

Le opere:

  • Estórias da Casa Velha da Ponte
  • Poemas dos Becos de Goiás e estórias mais
  • Meninos Verdes
  • Meu Livro de Cordel
  • O Tesouro da Casa Velha
  • A Moeda de Ouro que o Pato Engoliu
  • Vintém de Cobre
  • As Cocadas

 

FONTE-Cultura Brasil nasce da una passione di vecchia data per il paese verde oro.

Vorrei un giorno poter ascoltare dagli altoparlanti dei bar la bellezza delle composizioni di Jobim o, in teatro, i versi del poetinha Vinicius de Moraes. Vorrei che tutti vivessero la saggezza delle parole di Mario Quintana o la sensibilità di Clarice Lispector. Vorrei che a scuola si studiassero le opere d’arte dell’Aleijadinho. Vorrei che gli Italiani riscoprissero la gioia delle cose semplici, di una partita giocata per strada, di un abbraccio o, semplicemente, di una serata passata tra amici, cose che in Brasile sono ancora normali. Vorrei che apprezzaste il sorriso nero sulla pelle scura di una Baiana che vi offre un ottimo acarajé. Per contribuire basta semplicemente condividere, invitare i vostri amici o fare del “copia e incolla”, il mezzo poco m’interessa, ciò che importa è il risultato: sfatare il mito della povertà, del turismo sessuale e della delinquenza.

Il Brasile è altro e, qualora lo vogliate, potrete dimostrarlo anche voi raccontando esperienze vissute che pubblicherò sul blog.

Come direbbe Caetano Veloso, um abraçaço.

Gianluigi

https://gianzinho-culturabrasil.blogspot.com/2013/01/contribuisci-anche-tu.html