Il Casale Doria Pamphilj a Testa di Lepre è un granaio del XVI secolo, conosciuto come luogo dove fermarsi sin dai tempi degli Etruschi, la tenuta di Testa di Lepre è fra i possedimenti della famiglia Pamphilj sin dal 1649.La fattoria Testa di Lepre nel 1649 diventa proprietà della famiglia Pamphilj, in seguito all’acquisto fatto a opera di Olimpia Maidalchini, che era amministratrice dei possedimenti di famiglia oltre che cognata del Papa Innocenzo X.
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria PamphiljTESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Questa cornice romantica e ricca di storia può essere vostra per festeggiare le vostre nozze a soli 20 chilometri da Roma.
Il casale dispone di una chiesa dove poter celebrare la funzione religiosa.
Spazi e capienza
Immerso nella suggestiva campagna romana, il casale è un luogo rilassante, con ampi spazi dedicati al vostro evento. Dispone infatti di sale interne che saranno finemente allestite in occasione del banchetto e di un grande giardino per celebrare la festa all’aperto durante la stagione estiva.
Servizi offerti
Sarete accompagnati da una squadra di professionisti che si occuperanno di organizzare il ricevimento che avete sempre sognato, con particolare attenzione alla cura degli allestimenti, alla rapidità del servizio e alla cortesia in ogni momento della giornata.
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Ristorazione
La cucina propone i sapori della tradizione regionale e seleziona attentamente le migliori materie prime del territorio. Il menù nuziale sarà pensato e personalizzato per soddisfare tutti i presenti, con la possibilità di scegliere piatti adatti a tutti i tipi di dieta (vegetariani, vegani, celiaci).
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Altri spazi
L’agriturismo dispone di otto eleganti alloggi per gli ospiti che scelgano di soggiornare presso il Casale. Ogni alloggio può accogliere da due a sei persone e offre tutti i più moderni comfort.
INFORMAZIONI
TESTA di LEPRE- Il Casale Doria Pamphilj
Indirizzo: Via Onorato Occioni, 12, 00050 Testa di Lepre, Fiumicino RM
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ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.
Roma-Municipio XII-Quartiere Massimina–26 maggio 2017-Degrado e abbandono dell’area archeologica sita tra via Romano Guerra –via della Massimilla e il Centro Commerciale civico 14.
Nel 2004 , se ricordo bene nel mese di novembre, durante la fase di sbancamento per la costruzione del Centro Commerciale venne rinvenuta una Villa rustica , una cisterna e una necropoli databile IV-III sec. A.C.
Nel 2009 furono eseguiti gli scavi , vedi foto allegate, sull’area archeologica (residuo di aera) che ora si presenta nel più degrado assoluto.
Tutti noi cittadini ci auguriamo che i nuovi Amministratori sappiano, finalmente, valorizzare la Storia e i siti Archeologici del Quartiere Massimina.
Pubblicheremo, sul nostro Blog ABC VOX, tutto il materiale che riusciremo a recuperare relativo alla Storia e all’Archeologia di Massimina.
Nota di FRANCO LEGGERI
Report fotografico delle fasi di scavo del 2009 – foto di Franco Leggeri
ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.ARCHEOLOGIA a MASSIMINA , tra Degrado e Abbandono.
Roma- 8 febbraio 2017-Un ciclo di incontri nell’ambito del Master Progettista di Architetture Sostenibili per discutere di città e beni comuni, politiche pubbliche ed economia circolare a cura di MariaLuisa Palumbo.
Attraverso tre incontri con studiosi provenienti da campi diversi e complementari a quello dell’architettura, il master IN/ARCH in Architetture Sostenibili promuove una riflessione sul rapporto tra sostenibilità ambientale e sostenibilità sociale della rigenerazione urbana e della gestione della città. Christian Iaione, professore di Diritto pubblico ed esperto di governance dei beni comuni, Maria Cristina Antonucci, ricercatrice in Scienze Sociali al CNR e studiosa del terzo settore e Filippo Celata, professore di Geografia Economica esperto di politiche territoriali, saranno i protagonisti di tre tavole rotonde per discutere di modelli e strumenti per ripensare le nostre città. Il rapporto tra pubblico e privato e l’idea di comunità, nello scenario della crisi economica e ambientale tipica dei nostri anni, saranno un tema centrale di discussione. I seminari, organizzati nell’ambito del Master, sono pensati come eventi aperti e pubblici, per costruire un dialogo a partire da saperi disciplinari diversi, che devono incontrarsi, farsi domande e trovare risposte comuni.
COSTRUIRE COMUNITÀ
Mercoledì 15 febbraio, ore 15 Christian Iaione : La città come bene comune
Mercoledì 22 marzo, ore 15 Filippo Celata : Auto-organizzazione, comunità e sostenibilità
Mercoledì 5 aprile, ore 15 Maria Cristina Antonucci : Democrazia dal basso
Gli incontri si terranno presso la sede dell’Istituto Nazionale di Architettura, Viale Gorizia 52, 00198 Roma
CASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICO
Castel di Guido- 21 gennaio 2017-Il giacimento pleistocenico de “la Polledrara di Cecanibbio” è ubicato a circa 20 km a Nord-Ovest di Roma tra la via Boccea e la via Aurelia , ad una quota di circa 83 metri s.l.m., nell’ambito dei rilievi periferici del Vulcano Sabatino. Il sito, venuto alla luce a seguito dell’erosione naturale di un pendio di collina, è stato parzialmente disturbato dall’aratura moderna. In base ai dati forniti dallo scavo archeologico, iniziato nel 1985 dalla Soprintendenza Archeologica di Roma e tuttora in corso e che ha rimesso alla luce un’area di oltre 700 mq, il giacimento è stato associato al paleo alveo ed ai margini di un piccolo corso d’acqua, presente in un paesaggio a lieve gradiente ,caratterizzato da canali fluviali a percorso instabile e da acque stagnanti . Il tratto dell’alveo conservato, inciso in un banco di tufite granulare compatta, raggiunge la larghezza massima di 40-50 m. Sulla paleo superficie erano irregolarmente distribuiti oltre 9000 (novemila) reperti faunistici fossili associati a circa 400 strumenti litici e a pochi strumenti su osso, attribuibili culturalmente al Paleolitico inferiore.L’associazione faunistica è costituita prevalentemente da Elefante antico e Bue primigenio; scarsa invece la presenza di altre specie quali il cervo, il cavallo, il lupo , il rinoceronte.
CASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICO
Pochi i resti di microfauna e di uccelli acquatici. Le ossa erano accumulate in più livelli nel canale centrale , mentre nelle aree periferiche pianeggianti erano sparse su di un unico livello, con alcune concentrazioni in piccoli avvallamenti . Lo stato di conservazione è ottimo; le ossa presentano un buon grado di fossilizzazione ed un aspetto delle superfici vario, da quello molto fresco nei reperti che hanno subito poco o meno trasporto, a quello fortemente fluitato per quelli di minori dimensioni trascinati dalla corrente . I reperti erano stati successivamente seppelliti, in un tempo relativamente breve, da uno strato di tufite , derivata da prodotti vulcanici rimaneggiati. La distribuzione caotica del materiale, causata dai processi di trasporto e di deposizione che avvengono in un percorso d’acqua, è stata in parte determinata , soprattutto nelle aree marginali, dall’attività di animali da preda quali il lupo , e dall’intervento dell’uomo. Questi doveva avere frequentato le sponde del corso d’acqua , intensamente popolate da animali di varie specie, sia per procacciarsi il cibo , come è testimoniato dalla presenza di strumenti e dalle numerosissime ossa metapodiali di Bue primigenio fratturate per estrarne il midollo . Le ossa di Elefante sono in assoluto le più abbondanti, con la presenza di tutti gli elementi dello scheletro ; alcuni crani quasi completi sono di particolare interesse in quanto offrono una più ampia conoscenza sulla morfologia degli esemplari di Elefante antico nella penisola italiana. Numerose le zanne , le mandibole, i denti isolati e le ossa dello scheletro postcraniale , attribuibili ad almeno 25 individui prevalentemente adulti. Nel corso delle ultime campagne di scavo è stato parzialmente rimesso in luce un microambiente, di poco successivo all’episodio fluviale, caratterizzato da acqua a lentissimo scorrimento. In quest’area sono stati identificati i resti ossei di almeno due elefanti, in parziale connessione anatomica e con le superfici in perfetto stato di conservazione. Finora sono stati rimessi in luce un cranio ed alcune ossa dello scheletro postcraniale : una zampa anteriore, le ossa di una mano, le tibie e peroni, alcune vertebre e costole. Accanto alle vertebre di una degli esemplari vi erano i resti di un lupo , anch’essi parzialmente in connessione. Evidentemente le carcasse degli animali erano rimaste intrappolate nella melma e le ossa non avevano quindi subito spostamenti di rilievo. Sparsi tra i reperti faunistici sono stai raccolti 400(quattrocento) strumenti litici culturalmente riferibili al Paleolitico inferiore.
CASTEL DI GUIDO-La Polledrara di Cecanibbio- MUSEO PALEONTOLOGICO
La materia prima, costituita da piccoli ciottoli silicei e calcareo-silicei di colore variabile dal grigio al grigio scuro, non appartiene all’ambiente fluvio-palustre ricostruito, ed è stata evidentemente trasportata dall’uomo. Questi si procurava il materiale nei livelli a ghiaie attribuibili alla Formazione Galeria, i cui affioramenti sono attualmente individuabili alla quota di 40-45 metri s.l.m. lungo la parte terminale dei fossi Arrone e Galeria, ad una distanza minima di km 3 (tre) dal giacimento de La Polledrara. L’industria è caratterizzata dalla presenza di strumenti su ciottolo, in particolare choppers e raschiatoi , molti dei quali con il margine ottenuto con ritocco erto. Numerosi i denticolati , i grattatoi e gli strumenti con caratteri tipologici non ben definiti. Comunemente i manufatti presentano più margini ritoccati; tale sfruttamento intensivo dei ciottoli era probabilmente dovuto proprio alla difficoltà di reperimento della materia prima. Non sono presenti fino ad oggi strumenti bifacciali , comuni negli altri siti dell’area Nord-Ovest di Roma (Castel di Guido, Malagrotta, Torre in Pietra). Vario è la stato fisico dei manufatti; molti dei quali presentano le superfici alterate dal trasporto in acqua. Alcuni strumenti litici , rinvenuti associati alle ossa di elefante in connessione anatomica nell’ambiente di tipo palustre, presentano invece un aspetto fisico freschissimo e margini taglienti. L’analisi delle tracce d’uso ha permesso di riscontrare la presenza di tracce prodotte dal contatto di tessuti animali (ossa, carne e pelle) nel corso della macellazione delle carcasse. Pochi sono gli strumenti su osso, ricavati tutti da frammenti di diafisi di ossa lunghe di elefante , con estremità o margini laterali resi taglienti mediante il distacco di grosse schegge . In occasione del Giubileo dell’anno 2000 è stata attuata una struttura museale , dell’estensione di 900 (novecento) mq, per la fruizione , da parte del pubblico, della paleo superficie rimessa in luce e restaurata.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Anna Paola Anzidei, Soprintendenza Archeologica di Roma–Foto originali di Franco Leggeri
Dal Volume- CASTEL DI GUIDO dalla Preistoria all’Età moderna. Edizione PALOMBI- ed. 2001-
Foto originali di Franco Leggeri
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Bibliografia
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Anzidei, A.P., Villa, P., Cerilli, E.,1993. La Polledrara di Cecanibbio (Roma). Dati preliminari sull’analisi tafonomica dei reperti faunistici. In: Preistoria e Protostoria in Etruria. Atti del secondo Incontro di Studi, Farnese, 27-35.
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Anzidei, A.P., Arnoldus Huizendveld, A., Palombo, M. R., Argenti,P.,Caloi, L., Marcolini, F., Lemorini, L., Mussi, M., 2004. Nouvelles données sur le gisement Pléistocène moyen de La Polledrara di Cecanibbio (Latium, Italie). In: Baquedano, E., Rubio, S. (Eds). Miscelànea en homenaje a Emiliano Aguirre. Zona Archeologica 4. Archeologia. Museo Arqueológico Regional, Madrid, pp. 20-29.
Anzidei, A.P., Bulgarelli, G.M., Catalano, P., Cerilli, E., Gallotti, R., Lemorini, C., Milli, S., Palombo, M.R., Pantano, W., Santucci, E., 2012. Ongoing research at the late Middle Pleistocene site of La Polledrara di Cecanibbio (central Italy), with emphasis on human-elephant relationships. Quaternary International, 255, 171-187.
Palombo, A.M., Anzidei, A.P., Arnoldus Huizendveld, A., 2003. La Polledrara di Cecanibbio : one of the richest Elephas (Palaeoloxodon) antiquus sites of the late Middle Pleistocene in Italy. Deinsea 9, 317-330.
Il giacimento è attualmente aperto al pubblico e può essere visitato dietro prenotazione da effettuare telefonando al numero+39.06.39967700 (lunedì-sabato 9-13.30 e 14.30-17), o collegandosi al sitowww.archeorm.arti.beniculturali.it
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