Loriana d’Ari – Poesie da “silenzio, soglia d’acqua”
Loriana d’Ari vive a Genova, dove lavora come psicoterapeuta. Ha pubblicato su riviste e blog letterari e ricevuto riconoscimenti e segnalazioni in vari premi, tra cui “Ossi di seppia” e “Bologna in lettere”. Silenzio, soglia d’acqua, che è la sua opera prima, ha vinto la sesta edizione del premio “Arcipelago itaca” per una raccolta inedita di poesia ed è stata segnalata al premio “Lorenzo Montano”.
Loriana d’Ari
POESIE
canto il silenzio d’edera preghiera
spira dentata d’artiglio che affonda
sbalza la mappa, l’intaglio preciso
su questo corpo di scogliera franta
un ribollire ai bordi, una scampata
emorragia: tocca là dove brucia
non chiarire, non dire
*
questa la stanza o un’altra, questa o un’altra
l’ora, carta e matita a scarnificata memoria.
torvo il riflesso che ammicca a quel
davanzale, lasciarsi
abitare da un’altra qualsiasi morte incruenta
*
è saggezza di funambolo: troppo vero spezza il filo.
e barcolli in barbagli, cieco l’occhio che crede
svelto il piede che sfiora
lo strapiombo di essere intera.
*
silenzio, soglia d’acqua
fiore che sanguina in bocca
aspra nei tagli la trama di
nude corolle, sillabe cave.
per ogni spina che raschia
la gola, qualcosa scollina
si stacca: fogliolina
che cavalca nel vento la caduta
*
ora che più chiara è questa notte
una penombra di morbidi e saldi
contorni, lasciami aperta
ai volti di un volto soltanto.
stanno a un soffio l’antilope
e la tigre, la grandine e la rosa.
che continuino, io prego
e non dimentico.
*
Loriana d’Ari, silenzio, soglia d’acqua, prefazione di Mario Famularo, Arcipelago itaca, 2021
VAJONT
l’invaso ingravida la valle, singhiozza dalle crepe
non date da bere al monte marcio.
il versante dai piedi d’argilla
slitta. sappiamo ormai
le scosse, le strade palmo a palmo
sconnesse, le fondamenta fradicie. chiniamo
le schiene al tramonto sotto i larici
dove l’acqua che regge il monte gli erode
il fianco, mentre già ci trascina un vento denso
a svanire. e il monte non cessa di cadere
LA DONNA STAMBECCO
la s’indovina di notte dal biancore
della schiena, quasi un’altra concrezione
calcarea o formazione lattescente.
ma trascorre oscuramente nella coltre che
s’allenta e cede quando inarca
la fionda dei tendini ed è nuda la donna
stambecco ora spicca non resta che la scia
dei cristalli di salgemma e come brilla
lassù in alto il precipizio
KITESURFING
le insegne spettrali a mezzogiorno
sul promontorio una ciambella di nubi appollaiata
come un passero covando il sonno
la crêuza è un girotondo d’orme liquide, via
dal sale dei ciottoli, verso
la distesa dell’acqua un coperchio di cadmio e luce
di taglio agli occhi, quando
dal mare riaffiora il tuo corpo
scroscio. e la conca del tronco si
svuota prende quota i pugni stretti alla barra
dell’aquilone, gobba di gatto che s’ingoia il vento
Loriana d’Ari vive a Genova, dove lavora come psicoterapeuta. Ha pubblicato su diverse riviste e blog letterari, e ricevuto riconoscimenti in occasione di vari concorsi, tra cui il premio Gozzano, Bologna in Lettere, Poesia di Strada e la segnalazione per la raccolta inedita al Montano. La sua silloge d’esordio, silenzio soglia d’acqua, è risultata vincitrice del VI premio Arcipelago Itaca per la raccolta inedita (opera prima).
Breve biografia di Antonio Francesco Perozzi è nato nel 1994 e vive a Vicovaro, in provincia di Roma. Il suo ultimo libro è Lo spettro visibile (Arcipelago Itaca, 2022, introduzione di Pasquale Pietro Del Giudice, segnalato al Premio Montano 2021, vincitore del Premio Paolo Prestigiacomo Under 40 2022). Suoi racconti, articoli, poesie, lavori visivi e sonori, sono apparsi in riviste, antologie, giornali e blog. Collabora con Grado Zero, Polisemie, La Balena Bianca, lay0ut magazine e utsanga. Per Poesia del nostro tempo cura la serie di interviste “Dialoghi”. Gestisce a sua volta un blog di scritture, La morte per acqua, e conduce il podcast “Spara Jurij”.
Astigmatismo: alcune ipotesi
Per convincermi che andasse tutto bene
sono uscito alle quattro.
Ho raggiunto via Gonfo che è sollevata
tra campi brulli e pali della luce.
Che io veda delle macchie – ho pensato –
che io veda come dei vermi, tra la pupilla
e il mattonato, che abbia spesso mal di testa e spossatezza,
potrebbe voler dire qualcosa. Esempi:
– i diavoli mettono alla prova la nostra tenuta
a partire dalla salute
– la forma degli oggetti è un sogno
e io ho smesso di crederci
– l’acqua del nord-est contiene poco calcio
e questo conduce alla pazzia
Rientrando comunque ho bevuto.
La camminata mi ha messo sete e bere
è straconsigliato per i miopi.
*
Passeggiata + internet
Tenere in tasca uno Xiaomi produce cosmi.
Capita che attraverso il paese
da casa mia in collina fino alla piazza
e mi pare di avere Chernobyl sulla coscia, non lo so,
come un dio che chiuso Instagram si sparpaglia.
Incontro nell’ordine: due mucche, una Hyundai,
mia zia, certi che odio.
Ma chiunque saluto è niente
rispetto all’arcangelo quadrato che mi accompagna.
Così il vento mi batte le tempie e il mio cranio
ha trentamila anni, è un tipografo fiammingo;
in salita faccio fatica ma le mie ossa
le trapassa una freschissima Via Lattea.
*
Negozi ristrutturati
Posso fare un lungo elenco
di locali che non sono più come per lungo
tempo ho visto che fossero, entrandoci.
La Superal a Carsoli, la farmacia, eccetera.
E non è tanto il ricordo:
quando ci capito cerco in automatico
l’ingresso dal lato sbagliato, appaiono
macchine Hotwheels e Pokémon evanescenti
dove ora ci sono dentifrici e giochi nuovi.
Pensa essere sempre in viaggio e rimanere
di gesso se qualcosa cambia,
si ritrova cambiato, e la tua idea deperisce,
si squaglia come stagno sopra gli ultimi arrivi.
Quando esco sul piazzale, che è rimasto
lo stesso (sole + cemento), Graveler
mi coglie alle spalle: non esiste
più. Il suo pupazzo viene fuori dalle maglie
con scritto PYREX, che però sono strette,
incollate, nell’ex reparto giocattoli.
*
Fossalta
Vivere banalmente
è uno schioppo dalla Crai al bar,
una collezione di adesivi che alla fine
vinci un drago.
Fossalta, poca cosa
con un nome che non spiega
se va in basso oppure sopra, se
sul retro dell’Osteria Rialto è davvero la trincea
che si scavalca, o solo un dosso.
«HANNO SPARATO A HEMINGWAY»
lo scrivono dappertutto perché non è successo
nient’altro da ricordare: chiesa novecentesca,
modesta, una leggenda
sugli aironi. Così quando ritorno
la racconto in quattro frasi: «Come si vive?»
«Mese per mese, a contratto
determinato, passeggiando dieci minuti
sulla via principale.»
Al Roxy c’è il sole perché ha vetrate
larghe che trattengono il caldo. Torno indietro
e non trovo un minuto nel cervello
che mi abbia avvisato, magari nel sonno,
scendendo l’estate da un autobus,
rubando Lupo Alberto o vestendomi,
che alla fine sarei arrivato fin dentro
qua. In pochissima cosa.
*
Sfere metalliche in volo
Ho un’immagine che mi sono costruito da solo:
sono delle sfere di metallo
grandi, sospese
venti metri sulla zona coltivata.
Le vedo – nel pensiero – salendo
sul bus che costeggia il Piave.
Il Veneto si presta a scavare allegorie
di questo tipo nel cielo – ad esempio
il tramonto qui è cianotico,
blu-viola, basso, cloud, robe del genere.
Oppure i tralicci dell’Enel che svettano sul grano
ancora non uscito mi danno le idee
di segnali captati dall’altrove, messi a terra
e convertiti in acciaio.
Allora approfitto della situazione e moltiplico
le sfere contro la capacità
della corteccia cerebrale. Alla fine
ne faccio seimila; io e l’autista
ci inoltriamo fino alla gola
e niente è più traccia di niente.
Breve biografia di Antonio Francesco Perozzi è nato nel 1994 e vive a Vicovaro, in provincia di Roma. Il suo ultimo libro è Lo spettro visibile (Arcipelago Itaca, 2022, introduzione di Pasquale Pietro Del Giudice, segnalato al Premio Montano 2021, vincitore del Premio Paolo Prestigiacomo Under 40 2022). Suoi racconti, articoli, poesie, lavori visivi e sonori, sono apparsi in riviste, antologie, giornali e blog. Collabora con Grado Zero, Polisemie, La Balena Bianca, lay0ut magazine e utsanga. Per Poesia del nostro tempo cura la serie di interviste “Dialoghi”. Gestisce a sua volta un blog di scritture, La morte per acqua, e conduce il podcast “Spara Jurij”.
Biblioteca DEA SABINA -La rivista «Atelier»
http://www.atelierpoesia.it
La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
Direttore responsabile: Giuliano Ladolfi Coordinatore delle redazioni: Luca Ariano
Redazione Online Direttori: Eleonora Rimolo, Giovanni Ibello Caporedattore: Carlo Ragliani Redazione: Mario Famularo, Michele Bordoni, Gerardo Masuccio, Paola Mancinelli, Matteo Pupillo, Antonio Fiori, Giulio Maffii, Giovanna Rosadini, Carlo Ragliani, Daniele Costantini, Francesca Coppola.
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La rivista «Atelier» ha periodicità trimestrale e si occupa di letteratura contemporanea.
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Per tutte le comunicazioni e proposte per Atelier Online, sia di pubblicazione di inediti che di recensioni vi preghiamo di scrivere al seguente indirizzo mail di direzione: eleonorarimolo@gmail.com
Giovanna Frene – Poesie dal poemetto inedito “DIPLOPIA 9 AGOSTO 378 d.C.”
Rivista Atelier
XVII.
del tutto immobili nella loro sete da ore
i soldati romani vennero investiti
dal fumo dei tanti piccoli incendi appiccati dai nemici
come presagio del loro destino
XVIII.
proprio quando per la vicinanza del buio
tutti erano convinti che la cavalcata del conte Ricomene
avrebbe perlomeno rinviato la battaglia,
furono i cavalieri della guardia del reggimento degli Scutari
a provocare lo schieramento dei Goti
a non resistere al consueto richiamo
del sangue
XIX.
fu mentre i due schieramenti cozzavano come navi rastremate
a squassare l’armonico fluttuare dell’onda oplitica
che a uno sguardo più ravvicinato avrebbe rivelato
i volti terrorizzati dei soldati romani morti sul posto
piombò come un fulmine su montagne altissime
la cavalleria dei Goti con un contingente di Alani
che sfracellò l’ala sinistra dei cavalieri romani,
quella parte sempre invincibiledella storia
XX.
una battaglia iniziata quasi casualmente, infine oscurò la luce
con la polvere delle terribili urla
del blocco compatto di carne in agonia
paralizzato dalla sua stessa unione
assieme alla schiuma dei cavalli
fino a ricoprire l’intera orbitaterrestre
XXI.
i fanti romani sfiniti combattevano su i cadaveri dei loro compagni
scivolando continuamente sul terreno
completamente cosparso di sangue
vendevano cara la pelle
al miglior offerente
___
Nota. Le stanze I-XVI del poemetto sono uscite ne “L’ULISSE”, ‘Metamorfosi dell’antico’, n. 23, novembre 2020, con il titolo provvisorio di Antichità romane. Il poemetto completo è stato scritto nell’estate 2020.
Le vicende del triennio di scontri tra l’imperatore d’Oriente Valente e il capo dei Goti Fritigerno, che ebbero come esito finale la sconfitta romana nella battaglia nei pressi di Adrianopoli (9 agosto 378 d.C.), sono narrate da Ammiano Marcellino (330-400 d.C.) nel XXXI libro delle Res Gestae; il loro racconto viene ripreso e commentato da Alessandro Barbero nel libro 9 agosto 378. Il giorno dei Barbari. La citazione da Frank Bidart si riferisce alla battaglia di Teutoburgo.
Breve Biografia di Giovanna Frene (Asolo, dicembre 1968), poeta e studiosa, è stata scoperta da Andrea Zanzotto. Tra gli ultimi libri di poesia: Sara Laughs, D’If 2007; Il noto, il nuovo, Transeuropa 2011; Tecnica di sopravvivenza per l’Occidente che affonda, Arcipelago Itaca 2015; Datità, (1a ed. Manni 2001), postfazione di A. Zanzotto, Arcipelago Itaca 2018. È inclusa in varie antologie, tra cui: Grand Tour. Reisen durch die junge Lyrik Europas, Hanser 2019; Nuovi Poeti italiani 6, Einaudi 2012; Poeti degli Anni Zero, Ponte Sisto 2011; New Italian Writing, “Chicago Review”, 56:1, Spring 2011; Parola Plurale, Sossella 2005. Come critica militante, co-dirige la rivista on line “Inverso. Giornale di poesia” e collabora con varie riviste, tra cui “Semicerchio” (cartacea) “Antinomie” (on line) e “Ibridamenti” (on line). È Dottore di ricerca in Storia della lingua, e ha pubblicato saggi e recensioni sul Settecento (Metastasio) e sul Novecento in volumi e riviste accademici. Dal gennaio 2023 insegnerà scrittura poetica nella ‘Bottega di Narrazione’ di Giulio Mozzi. Vive a Pieve del Grappa (TV), o altrove.
Rivista ATELIER
La rivista «Atelier»ha periodicità trimestrale (marzo, giugno, settembre, dicembre) e si occupa di letteratura contemporanea. Ha due redazioni: una che lavora per la rivista cartacea trimestrale e una che cura il sito Online e i suoi contenuti. Il nome (in origine “laboratorio dove si lavora il legno”) allude a un luogo di confronto e impegno operativo, aperto alla realtà. Si è distinta in questi anni, conquistandosi un posto preminente fra i periodici militanti, per il rigore critico e l’accurato scandaglio delle voci contemporanee. In particolare, si è resa levatrice di una generazione di poeti (si veda, per esempio, la pubblicazione dell’antologia L’Opera comune, la prima antologia dedicata ai poeti nati negli anni Settanta, cui hanno fatto seguito molte pubblicazioni analoghe). Si ricordano anche diversi numeri monografici: un Omaggio alla poesia contemporanea con i poeti italiani delle ultime generazioni (n. 10), gli atti di un convegno che ha radunato “la generazione dei nati negli anni Settanta” (La responsabilità della poesia, n. 24), un omaggio alla poesia europea con testi di poeti giovani e interventi di autori già affermati (Giovane poesia europea, n. 30), un’antologia di racconti di scrittori italiani emergenti (Racconti italiani, n. 38), un numero dedicato al tema “Poesia e conoscenza” (Che ne sanno i poeti?, n. 50).
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