Mary Oliver -Poesie dalla Rivista Atelier
Biblioteca DEA SABINA
Mary Oliver -Poesie dalla Rivista Atelier
Mary Oliver – Poetessa statunitense
LE OCHE SELVATICHE
*
Non devi essere buono.
Non devi trascinarti ginocchioni,
pentito, per cento miglia attraverso il deserto.
Devi soltanto permettere a quel mite animale, al tuo corpo, di amare ciò che ama.
Parlami della tua disperazione, io ti racconterò la mia.
Intanto, il mondo va avanti.
Intanto, il sole e gli splendenti sassolini della pioggia
attraversano i paesaggi,
passano sopra le praterie e gli alberi dalle profonde radici,
sopra le montagne e i fiumi.
Intanto, le oche selvatiche, alte nel limpido azzurro,
fanno nuovamente ritorno a casa.
Chiunque tu sia, per quanto tu possa essere solo,
il mondo si offre alla tua immaginazione,
ti manda il suo richiamo come le oche selvatiche, aspro ed eccitante:
annuncia incessantemente la tua appartenenza
alla famiglia delle cose.
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Mary Oliver – Tre inediti dalla Rivista ATELIER-(Traduzione di Giuseppe d’Abramo)
Il sole
Hai mai visto
niente
nella tua vita
di più prodigioso
del modo in cui il sole,
ogni sera,
ampio e disteso,
fluttua verso l’orizzonte
dentro nuvole e colline,
o nel mare spiegazzato,
per perdersi –
e come sbuchi ancora
fuori dall’oscurità,
ogni mattina,
dall’altra parte del mondo,
come un fiore rosso
galleggiando verso l’alto sui suoi oli celesti,
diciamo, un mattino di inizio estate,
alla sua perfetta suprema distanza –
e hai mai sentito per qualcosa
un tale amore selvaggio –
pensi che esista in qualche posto, in una qualsiasi lingua,
una parola che si gonfi abbastanza
per il piacere
che ti riempie,
mentre il sole
si allunga,
ti riscalda
quando sei lì in piedi
a mani vuote –
o anche tu ti sei allontanato
da questo mondo –
oppure
sei impazzito
per il potere,
per il possesso?
Alcune domande che potresti fare
L’anima è solida come il ferro?
O è tenera e fragile come le ali
di una falena nel becco di un gufo?
Chi ce l’ha, e chi no?
Continuo a guardarmi intorno.
La faccia dell’alce è triste
come la faccia di Gesù.
Il cigno apre lentamente le sue ali bianche.
In autunno, l’orso bruno trasporta le foglie nell’oscurità.
Una domanda segue l’altra.
Possiede una forma? Come un iceberg?
Come l’occhio di un colibrì?
Ha un polmone, come il serpente o il pettine di mare?
Perché dovrei averla io e non il formichiere
che ama i suoi cuccioli?
Perché io e non il cammello?
Pensaci bene, che dire degli alberi d’acero?
Cosa dell’iride blu?
Cosa dire di tutti i sassolini seduti soli al chiaro di luna?
Cosa dire delle rose, e dei limoni, e delle loro foglie lucenti?
Che dire dell’erba?
Dormendo nella foresta
Pensavo che la terra si ricordasse di me, che
mi riportasse indietro così teneramente, sistemandosi
la gonna scura, le tasche piene di semi
e di licheni. Dormivo come mai prima d’ora,
una pietra sul letto del fiume, nulla
tra me e il fuoco bianco delle stelle,
soltanto i miei pensieri che si libravano
agili come falene tra i rami
degli alberi perfetti. Per tutta la notte
sentivo attorno a me i piccoli regni
respirare, gli insetti e gli uccelli che svolgono
il loro lavoro nell’oscurità. Per tutta la notte
caddi e mi rialzai, come in acqua, lottando
con un destino luminoso. Al mattino
ero svanita almeno una dozzina di volte
in qualcosa di migliore.
Mary Oliver (1935-2019)- Poetessa statunitense, vincitrice del National Book Awards 1992 e del Premio Pulitzer 1984, è autrice di 32 raccolte poetiche e di quattro saggi sulla poesia. Il New York Times l’ha definita “Di gran lunga, la poetessa di questo paese che ha venduto di più”.
Giuseppe D’Abramo (1988), laureato in Lettere Moderne, vive a Milano. Ha pubblicato poesie e racconti sulle riviste Atelier, Gradiva, Inchiostro, Sagarana, Grado Zero, A4, Il Raccoglitore e su la Repubblica di Roma e Milano per Bottega di poesia.