La morte di Raniero Gnoli, autore del leggendario Marmora Romana: l’uomo che “leggeva” i marmi dell’antica Roma-Biblioteca DEA SABINA
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La morte di Raniero Gnoli, autore del leggendario Marmora Romana: l’uomo che “leggeva” i marmi dell’antica Roma-
È morto, a 95 anni, Raniero Gnoli. Per andare subito al “dunque” della sua fruttuosa esistenza – dal punto di vista degli archeologi – si potrebbe semplicemente dire: ”è il leggendario autore di Marmora Romana. Visto che parliamo di marmi, romani, e spesso imperiali, ci si concederanno termini come “lavoro imperituro”, “monumento editoriale”, “bibbia per gli studi”, “imprescindibile” e così via. Marmora Romana è probabilmente il miglior libro mai scritto sull’argomento, bellissimo editorialmente, fin commovente nella sua erudizione.
Una lettura che invita a perdersi tra le sue ricchissime pagine, senza essere labirintica, e una chiarezza organizzativa da trattato, senza la freddezza manualistica. Insomma, un capolavoro a rischio-feticcio, ruolo che non merita visti gli sforzi dell’autore. Persona oltretutto al di là del singolare, più vicina a un grande erudito rinascimentale che a uno specialista dei nostri tempi. Non era un archeologo, un geologo, uno storico dell’arte. No, lui era – di fatto – anche e più di quello, ma di “mestiere” faceva tutt’altro.
La figura di Raniero Gnoli
Raniero Gnoli era insigne orientalista e professore ordinario di Indologia (all’Università di Roma “La Sapienza” dal 1964 al 2000), allievo di Giuseppe Tucci. Una vita distintasi per la vastità dei suoi interessi accademici. Accanto ai fondamentali studi sulle correnti filosofico-religiose dell’India medievale, la sua ricerca spaziò con capacità di saper cogliere a fondo il bello in mille forme, come appunto nel’ambito dei marmi e delle pietre da decorazione nel mondo antico.
Leggendo le sue interviste appare chiaro che l’interesse per i marmi non fu un’inclinazione tardiva, affondando le sue radici nell’infanzia, quando già da bambino Gnoli manifestava la passione per la raccolta di piccoli marmi e pietruzze, in particolare al Palatino e al Foro Romano.
Questa propensione – diremmo nobilmente antiquaria – fu ulteriormente stimolata dallo zio Umberto Gnoli, storico dell’arte, che gli donò il libro “Delle Pietre Antiche” di Faustino Corsi, un volume che conservò per tutta la vita, quasi come seme primigenio del suo immenso campo di sapere. O meglio, “uno” dei suoi immensi campi arati di sapere e curiosità.
Sebbene la sua carriera accademica fosse quindi solidamente quella dell’’indologia e del sanscrito, l’attrazione per i marmi riaffiorò con vigore negli anni Sessanta.
La fortuna di Marmora Romana
Fu in quel decennio che prese forma la struttura di Marmora Romana, pubblicato per la prima volta nel 1971. L’opera, oggetto di caccia al volume per studiosi e appassionati, è arrivata solo in tempi recenti alla terza edizione (La Nave di Teseo), vista come una sorta di “monumento editoriale” e, appunto, “uno dei libri capitali” sull’argomento. Fu frutto di una ricerca che combinò l’analisi filologica delle fonti letterarie antiche (come Stazio, Sidonio Apollinare, Paolo Silenziario) con la conoscenza diretta acquisita attraverso visite a cave antiche in diverse aree del Mediterraneo e del Nord Africa. Tutt’altro che uno “studioso da salotto”, per quanto immensamente colto e raffinato.
Marmora Romana non si limita a catalogare i materiali lapidei, ma contribuisce in modo primario allo studio del loro impiego nel mondo antico e nel reimpiego successivo. Il testo, descritto a ragione come un “oggetto di culto febbrile” per gli studiosi, naviga l’estetica del mondo antico attraverso l’analisi dei marmi.
Nonostante la successiva decisione di vendere la sua collezione di marmi – frutto di tanta perizia e passione – e di focalizzarsi sui “principali” studi indologici, l’amore per le pietre antiche rimase una costante nella sua vita. Come egli stesso affermò in un’intervista del 2018: “È da 80 anni che leggo i marmi, sono la mia passione” (Andrea Dusio su Il Giornale).
Un libro sempre esaurito
La recente riedizione del volume Marmora Romana va vista come un’impresa meritoria, che ha permesso a molti di avere nella propria biblioteca l’introvabile volume (o meglio trovabile, ma a prezzi orridi), a conferma della duratura importanza e rilevanza del suo lavoro per gli studi archeologici e storico-artistici incentrati sui materiali lapidei antichi. Gnoli stesso si identificava in parte con la figura del “restauratore”, un’attitudine che applicava, come si legge nelle testimonianze, sia ai manoscritti sia idealmente ai soggetti materiali dei suoi studi, inclusi – ovviamente – gli amati marmi.
Articolo di Angelo Cimarosti– Fonte ArchaeoReporter
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Ministro della Cultura, Alessandro Giuli.
Raniero Gnoli, Giuli: “Perdiamo grande maestro dell’indologia internazionale”
“Esprimo profondo cordoglio per la scomparsa del professore Raniero Gnoli, prestigioso indologo e antichista italiano. Con lui perdiamo una delle menti più brillanti dedicate allo studio, alla traduzione e alla comprensione delle filosofie religiose dell’India come pure della cultura greco-romana, testimoniato dal suo volume ‘Marmora Romana’. Allievo di Giuseppe Tucci e di Mario Praz, oltre che decano della Scuola di Studi Orientali, è stato il primo a tradurre in una lingua occidentale il monumentale Tantrāloka di Abhinavagupta. L’eredità del professore Gnoli continuerà a vivere nelle sue opere e nell’esempio di una vita dedicata alla ricerca delle connessioni tra l’arte e la spiritualità”.
Lo ha dichiarato il Ministro della Cultura,
Prof. Raniero Gnoli
(20 gennaio 1930 – 5 maggio 2025)
Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente
Corso Vittorio Emanuele II 244, 00186 Roma
www.ismeo.eu ismeo@ismeo.eu
Con profondo cordoglio e commozione ISMEO comunica la scomparsa, avvenuta il 5 maggio del 2025 nella sua dimora di Castelgiuliano, del Professor Raniero Gnoli, uno dei più autorevoli indologi del XX secolo, socio ordinario dell’IsMEO di Giuseppe Tucci (poi di Gherardo Gnoli), nella cui Serie Orientale Roma ha pubblicato praticamente tutti i suoi lavori indologici fondamentali, e socio onorario di ISMEO fin dalla rifondazione nel 2012. Il Prof. Raniero Gnoli era fratello maggiore del Prof. Gherardo Gnoli, a sua volta uno dei più grandi iranisti della sua epoca, che ha diretto – dopo Tucci – con grande energia ed autorevolezza l’IsMEO (1979-1995) e poi l’IsIAO (1995-2011) fino al suo scioglimento decretato dal Governo italiano per restrizioni nei finanziamenti dello Stato che ne hanno progressivamente reso impossibile l’adempimento dei compiti istituzionali.
Raniero Gnoli era nato a Roma il 20 gennaio 1930, da una famiglia che ha prodotto numerose figure di rilevante rilievo culturale. Cominciò a interessarsi di letteratura greca molto precocemente, e parimenti giovanissimo iniziò lo studio delle lingue orientali (con copto e sanscrito). Iscrittosi alla Sapienza, in quella università avvenne il principale incontro della sua vita di studioso: quello con Giuseppe Tucci, di cui divenne presto il discepolo prediletto (era attualmente il più anziano dei suoi allievi diretti viventi). Tucci, che si era interessato a lungo dello Śivaismo kashmiro, aveva indirizzato Raniero Gnoli allo studio dei testi delle scuole śivaite, e ciò fu causa di numerosi viaggi di studio in Kashmir (Gnoli giunse in India per la prima volta a 25 anni). Nel campo dell’estetica (cui erano dedicate le lezioni che Gnoli seguiva con Tucci nei primi anni Cinquanta, cf. R. Gnoli, Ricordo di Giuseppe Tucci, Serie Orientale Roma, vol. 55, IsMEO, Roma 1985, p. 7) è rimasta un’opera ancor oggi essenziale il suo The Aesthetic Experience According to Abhinavagupta (Serie Orientale Roma, vol. 11, IsMEO, Roma 1956). Nella stessa serie pubblicò la raccolta di tutte le iscrizioni sanscrite note della più antica storia del Nepal (Nepalese Inscriptions in Gupta Characters, Serie Orientale Roma, IsMEO, vol. 10/2, Roma 1956), che è rimasta sostanzialmente la sua unica incursione nel complesso campo dell’epigrafia indiana. A partire dagli anni Sessanta, i suoi interessi si volsero, sempre per indirizzamento del suo maestro, verso un’altra grande tradizione indiana, quella del Buddhismo, e nel 1960 vide la luce la prima delle sue opere in questo settore di studi, l’edizione critica, rimasta tuttora quella di riferimento, della prima sezione (Svārthānumāna) del Pramāṇavārttika di Dharmakīrti (Serie Orientale Roma, IsMEO, vol. 23, Roma 1960).
Il tratto finale dell’insegnamento universitario dello studioso, con la collaborazione soprattutto dei suoi allievi romani, fu dedicato alla tradizione sanscrita e tibetana del ciclo tantrico buddhista del Kālacakra (si veda ad esempio l’edizione critica della traduzione tibetana del Sekoddeśa, a cura di Giacomella Orofino e Alex Wayman, vol. 72 della Serie Orientale Roma, IsIAO, Roma 1996, e l’edizione critica dei testi sanscriti e tibetani della Sekoddeśaṭīkā di Nāropā, a cura di Stefania Merzagora e Francesco Sferra, vol. 99 della Serie Orientale Roma, IsIAO, Roma 2006).
Un commosso contributo, dovuto alla sua filiale devozione di allievo, è costituito dal già citato volumetto da lui curato a un anno dalla morte del maestro Ricordo di Giuseppe Tucci.
Alla sua opera di divulgatore di altissimo livello sono dovuti, tra l’altro, i due volumi dei Meridiani dedicati alla Rivelazione del Buddha (Arnoldo Mondadori, Milano 2001 e 2004, oltre 3000 pagine complessivamente, redatti con la collaborazione di numerosi allievi e colleghi), Bhagavadgītā. Il canto del beato (UTET, Torino 1976) e, in un campo completamente diverso, frutto di sue parallele passioni artistiche coltivate fin dall’infanzia, ma comunque derivati da decenni di attente ricerche intensificatesi negli anni Sessanta, il volume Marmora Romana (1971), studio dettagliato delle pietre più diverse frutto dei numerosi viaggi compiuti tra gli anni Cinquanta e Sessanta in Italia, Medio Oriente e Africa settentrionale, uscito una prima volta nel 1971 nell’edizione dell’Elefante e ristampato recentemente per la Nave di Teseo.
Raniero Gnoli Indologo e antichista italiano (Roma 1930 – ivi 2025). Professore ordinario di Indologia all’Università di Roma “La Sapienza” (1964-2000). Allievo di Giuseppe Tucci, si è dedicato allo studio delle correnti filosofico-religiose dell’India medievale, in particolare dei sistemi tantrici śivaiti del Kaśmir, delle scuole buddiste, della tradizione logico-epistemologica e del Kālacakra. Sul versante filosofico si è interessato in particolare alla filosofia del linguaggio e all’estetica: notevoli al proposito i suoi studi su Somānanda (1957, 1959), Udbhata (1962) e sull’estetica di Abhinavagupta (1960; 2a ed. riv. 1968). Tra le numerose pubblicazioni a carattere indologico, ricordiamo l’edizione delle iscrizioni nepalesi in caratteri gupta (1956), le edizioni critiche di testi buddhisti inediti, come la Pramānavārttikasvavrtti di Dharmakirti (1960), il Sanghabhedavastu (1977-1978), l’Adhikaranavasu e lo Sayanāsanavastu (1978) del codice monastico dei Mulasarvāstivādin, e di opere sivaite, come il Parātrimśikātattvavivarana (1985) e il Tantroccaya (1990) di Abhinavagupta. Ha contribuito inoltre in modo decisivo alla definizione della terminologia tecnica nella resa dei concetti filosofici e religiosi dell’India classica, traducendo per primo in una lingua occidentale testi fondamentali della cultura indiana. Tra le sue traduzioni più note vanno ricordate quella delle Madhyamakakārikā di Nāgārjuna (1961), delle Spandakārikā di Vasugupta con il commento di Kallata (1961), del Tantrasāra (1960, 2a ed. 1990) e del Tantrāloka di Abhinavagupta (1972; 2a ed. 1999), della Jātakamālā di Arya Sura (1964), del Paramārthasamgraha di Nāropā (1994) e della Paramāksarajnānasiddhi di Pundarika (1997). A lui si deve il volume Marmora romana (1971; seconda ed. riv. e ampliata nel 1988), contributo di importanza primaria per lo studio dei marmi e delle pietre nel mondo antico e il loro reimpiego in epoche posteriori. FONTE- Istituto della Enciclopedia Italiana
Titolo: Marmora Romana
Serie: Autoconclusivo
Autore: Raniero Gnoli
Genere: Libri d’arte
Casa editrice: La nave di Teseo
Data di Pubblicazione: Agosto 2018
Formato: Cartaceo
Pagine: 304+88 tavole illustrate
Pubblicato per la prima volta nel 1971, Marmora Romana raccoglie e analizza i diversi di tipi di marmo utilizzati nell’antica Roma e nelle propaggini del suo impero, in Europa e in Africa. Gnoli ripercorre la storia di queste pietre, il viaggio dalle cave da cui viene estratto, la scelta di ciascun materiale a seconda delle sue caratteristiche estetiche e tecniche, i campi di applicazione nelle architetture civili e sacre, la loro presenza nella letteratura e nelle fonti storiche.
Il testo è accompagnato da un apparato iconografico straordinario per ricchezza e varietà – che illustra i marmi, le venature, i colori delle pietre, i loro utilizzi statutari ed edili – completamente ridigitalizzato in alta definizione per questa nuova edizione.