Emma Lazarus poetessa statunitense-Biblioteca DEA SABINA
Biblioteca DEA SABINA
Emma Lazarus poetessa statunitense-
Emma Lazarus was born in New York City to a wealthy family and educated by private tutors. She began writing and translating poetry as a teenager and was publishing translations of German poems by the 1860s. Her father privately printed her first work in 1866 and the next year, her first collection, Poems and Translations (1867), appeared from a commercial press. The book gained the attention of Ralph Waldo Emerson, among others. Over the next decade, Lazarus published a second volume of poetry, Admetus and Other Poems (1871); the novel Alide: An Episode in Goethe’s Life (1874); and a play in verse, The Spagnoletto (1876). Reading George Eliot’s novel Daniel Deronda, with its exploration of Jewish identity, stirred Lazarus to consider her own heritage. In the 1880s, she took up the cause—through both poetry and prose—against the persecution of Jews in Russia, publishing a polemical pamphlet The Century (1882) and Songs of a Semite: The Dance to Death and Other Poems (1882), one of the first literary works to explore the struggles of Jewish Americans.

Lazarus was one of the first successful and highly visible Jewish American authors. She advocated for Jewish refugees and argued for the creation of a Jewish homeland before the concept of Zionism was in wide circulation. After the publication of Songs of a Semite, she traveled to England and France and met and befriended poets and writers such as Robert Browning and William Morris. After her return to the United States, she was commissioned to write a poem to help raise funds for the pedestal of the Statue of Liberty. She initially declined and then wrote a sonnet commemorating the plight of immigrants. Lines from that 1883 sonnet, “The New Colossus,” were engraved on the pedestal of the Statue of Liberty in 1903.
After her death, the scope of Lazarus’s life and career was obscured by the fame of “The New Colossus.” There have been recent attempts to revitalize scholarship and interest in her work, including a volume of selected poems from the Library of America and a biography, Emma Lazarus (2006), by Esther Schor.
he New Colossus
Not like the brazen giant of Greek fame
With conquering limbs astride from land to land;
Here at our sea-washed, sunset gates shall stand
A mighty woman with a torch, whose flame
Is the imprisoned lightning, and her name
Mother of Exiles. From her beacon-hand
Glows world-wide welcome; her mild eyes command
The air-bridged harbor that twin cities frame,
“Keep, ancient lands, your storied pomp!” cries she
With silent lips. “Give me your tired, your poor,
Your huddled masses yearning to breathe free,
The wretched refuse of your teeming shore,
Send these, the homeless, tempest-tossed to me,
I lift my lamp beside the golden door!”
di Emma Lazarus, New York, 1883
Traduzione
Il Nuovo Colosso
Non come il gigante di bronzo di greca fama,
che a cavalcioni da sponda a sponda stende i suoi arti conquistatori:
Qui, dove si infrangono le onde del nostro mare
Si ergerà una donna potente con la torcia in mano,
la cui fiamma è un fulmine imprigionato, e avrà come
nome Madre degli Esuli. Il faro
nella sua mano darà il benvenuto al mondo, i
suoi occhi miti scruteranno quel mare che giace fra due città.
Antiche terre, – ella dirà con labbra mute
– a voi la gran pompa! A me date
i vostri stanchi, i vostri poveri,
le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi,
i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate.
Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle tempeste,
e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata.

Questa poesia, dedicata alla Statua che troneggia al centro della baia di New York, venne scritta da Emma Lazarus, giovane poetessa ebrea.
Era il 1881 quando a New York iniziarono ad arrivare i primi profughi ebrei, cacciati dalla Russia dopo l’assassinio dello zar Alessandro II. Per Emma, che era figlia di un ricchissimo mercante di New York e che fino ad allora aveva vissuto una vita dorata, protetta fra il lusso e i privilegi della sua classe sociale, fu come un risveglio: si rese conto di come poteva essere terribile la vita della sua stessa gente. Assistette con dolore all’arrivo delle navi dei profughi, vide il terribile spettacolo di gente lacera, digiuna, malmenata e perseguitata. La sofferenza che lesse negli occhi di quelle persone mosse in lei la voglia di lottare contro l’ingiustizia e il desiderio di affermare gli ideali di libertà e fratellanza. Si può dunque immaginare come Emma accogliesse la notizia dell’arrivo di una statua della Libertà da collocare nella baia di New York, e con quale ardore rispondesse all’invito, da parte del presidente del Comitato per l accoglienza della più grande statua del mondo, di donare un suo manoscritto che, assieme a quelli di altri poeti, sarebbe stato messo in vendita ad un’asta pubblica, allo scopo di raccogliere i fondi necessari all’operazione.

Un libro contenente il poema “Il nuovo colosso”
Lo stesso Comitato aveva bandito un concorso per il miglior sonetto da incidere sul piedistallo della statua e fu proprio Emma a vincerlo. Lei che, forse più di altri, sentiva sulla propria pelle la tragedia di un popolo oppresso da pregiudizi secolari; lei che sentiva come proprio il terrore degli ebrei costretti ad emigrare in cerca di pane, di libertà, di sicurezza politica e di fratellanza.
Il sonetto venne composto nel 1883, quando Emma non aveva ancora veduto la statua e tre anni dopo, il 28
ottobre 1886, quando il Presidente degli Stati Uniti, Grover Cleveland, scoprì la “Liberta che illumina il mondo”, Emma era in Europa, alle prese col terribile male che l’avrebbe uccisa pochi mesi dopo, il 19 novembre 1887.
Fu soltanto grazie all’interessamento di Georgina Schuyler che il sonetto venne inciso su una lapide affissa al piedistallo (poi ricollocato, nel 1945, sopra l’ingresso principale della statua.)

Testi di Emma Lazarus
| Un ritratto di Emma Lazarus.
Servizio Parco Nazionale, Statua della Libertà NM Nata il 22 luglio 1849 a New York da una ricca famiglia di raffinazione dello zucchero di origine ebraica portoghese sefardita le cui radici si estendevano fino ai primissimi giorni di New York City come città coloniale britannica, Emma Lazarus era la poetessa che scrisse “The New Colossus”. Oltre a scrivere, Lazzaro è stato anche coinvolto in opere di beneficenza per i rifugiati. A Ward’s Island, lavorò come aiutante per gli immigrati ebrei che erano stati arrestati dai funzionari dell’immigrazione del Castle Garden. Era profondamente commossa dalla situazione degli ebrei russi che ha incontrato lì e queste esperienze hanno influenzato la sua scrittura. Nel 1883, William Maxwell Evarts e l’autore Constance Cary Harrison chiesero a Lazzaro di comporre un sonetto per la “Esposizione del Fondo di Prestiti in Aiuti al Fondo per i piedisti di Bartholdi per la Statua della Libertà” – un’asta d’arte e letteraria per raccogliere fondi per il piedistallo della statua della statua della statua della statua. A sua volta, Lazzaro, ispirato dalla sua eredità ebraica sefardita, le sue esperienze di lavoro con i rifugiati sull’isola di Ward e la situazione dell’immigrato, scrisse “The New Colossus” il 2 novembre 1883. Dopo l’asta, il sonetto è apparso nel New York World di Joseph Pulitzer e nel New York Times. Morì a New York il 19 novembre 1887, molto probabilmente dal linfoma di Hodgkin e fu sepolta a New York nella congregazione del cimitero di Beth Olom di Shearith in Cypress Hills, nel Queens. Servizio Parco Nazionale, Statua della Libertà NM Un libro contenente il poema “Il nuovo colosso” Il famoso sonetto di Lazzaro raffigura la Statua come la “Madre degli esiliati”: un simbolo di immigrazione e opportunità – simboli associati alla Statua della Libertà oggi. Dopo la sua popolarità iniziale, il sonetto svanì lentamente dalla memoria pubblica. Fu solo nel 1901, circa 14 anni dopo la morte di Lazzaro, che Georgina Schuyler, una sua amica, trovò un libro contenente il sonetto in una libreria e organizzò uno sforzo civico per far risorgere il lavoro perduto. I suoi sforzi furono ripagati e nel 1903, le parole del sonetto furono incise su una lapide e poste sul muro interno del piedistallo della Statua della Libertà. Oggi, la targa è esposta all’interno del piedistallo della statua e una targa replica può essere trovata all’interno del Museo della Statua della Libertà. |