– Prof. GIUSEPPE LUGLI-Il Restauro del Tempio di Venere e Roma-
Copia anastatica dalla Rivista PAN -numero Luglio 1935-diretta da UGO OJETTI
Editore RIZZOLI e C. Milano-Firenze-Roma.
Prof.Lugli Giuseppe – Archeologo italiano (1890 – 1967) professore di topografia romana e di architettura all’università di Roma La Sapienza. La carriera del Lugli è stata prolifica anche se fra i suoi molti contributi significativi alcuni sono preminenti: – Fontes ad topographiam veteris urbis romae pertinentes (8 vols. 1952-69). corpus che raccoglie tutte le citazioni testuali nelle fonti antiche romane di carattere topografico e monumentale. – La tecnica edilizia romana: con particolare riguardo a roma e lazio, roma (bardi, 1957) rimane uno studio fondamentale sulle tecniche di costruzione durante il primo millennio a.C. – Forma italiae, una serie di programmi e di concordanza archeologica per l’Italia. Questo lavoro continua oggi come pubblicazione seriale ed ha un progetto di ricerca collegato, diretto dal prof. Paolo Sommella nel dipartimento di storia dell’archeologia e dell’antropologia di Roma antica presso l’Università degli Studi La Sapienza.
Ma se esiste un potere del corpo, i suoi movimenti possono scrollarsi di dosso il peso di automatismi inveterati, sottomessi a sintassi prescritte, e confrontarsi con gli eventi in modo da trasformarli in occasioni (insisteremo su questo termine), attraverso astuzie e trovate ingegnose, capacità di manovra, tiri mancini, estro dell’intelligenza, un vasto insieme di tattiche che gli antichi Greci raggruppavano sotto il termine μῆτις. Detto in termini diversi, è necessario allentare il giogo dei gesti finalizzati allo scopo, perché è tra di essi che s’infiltrano e si nascondono facilmente le strategie del potere funzionali alla sua riproduzione; bisogna cioè sottrarre spazio ai gesti del fare, per donarlo ai gesti dell’agire.
Risvolto
Vi sono parole antiche, enigmatiche e dall’incerta etimologia, che risultano difficilmente traducibili. Una di queste è καιρός, parola greca che nel corso della sua lunga storia ha attraversato svariati campi del sapere e della conoscenza, caricandosi di valori sempre diversi e talora anche opposti. In molti ne hanno tessuto l’elogio: per Esiodo «il καιρός è in tutto la qualità suprema»; Sofocle lo considera «la migliore delle guide in ogni impresa umana»; Polibio riconosce che esso «comanda tutte le opere dell’uomo», e Callistrato, alla fine del basso impero, ci ricorda che «non vi è altro artigiano della bellezza che il καιρός». Ma quali sono i suoi significati, tali da meritargli il riconoscimento di tanta importanza? Per rispondere a questo interrogativo, il libro si propone di ordinare la pluralità di gesti che caratterizzano il fare e l’agire dell’uomo in base a una triplice partizione, corrispondente a tre dimensioni fondamentali del καιρός: tempestività, temporeggiamento e temperie. Queste dimensioni trovano la loro rappresentazione paradigmatica in altrettante scene che il poema omerico dell’Odissea ha reso eterne. La freccia scoccata da Odisseo, capace di trapassare con assoluta precisione gli anelli di dodici scuri; il lenzuolo che Penelope tesse all’infinito, in attesa di ricongiungersi allo sposo; la tempesta, nata dalla mescolanza di condizioni climatiche e atmosferiche diverse, che impedisce il ritorno dell’eroe. In forme, modi e contesti anche molto distanti, i tre modelli del καιρός si ripetono nel tempo, e fanno ad esempio la loro apparizione nel lavoro di Fernand Deligny, nel pensiero di Aby Warburg, nella fotografia di Cartier-Bresson, nel cinema di Andy Warhol o nella musica di Iannis Xenakis, come pure nell’incessante pioggia di atomi epicurea dalla quale è nato e si evolve di continuo il mondo che abitiamo.
Un viaggio nei miti e nelle leggende del Sol Levante tra mostri, spiriti e Yokai
DESCRIZIONE-
Un libro unico che ti condurrà in un viaggio alla scoperta delle leggende e dei miti del Giappone. Scritto da Patrick Nippo, questo libro ti offrirà un’esperienza che vi porterà nel cuore della cultura giapponese, attraverso le sue storie e i suoi racconti tipici della tradizione millenaria giapponese.
Immergiti nella mitologia giapponese attraverso le storie dei suoi mostri, spiriti e Yokai
Scopri le leggende e i miti del Giappone, raccontati in modo coinvolgente dall’autore
Un’esperienza immersiva nella cultura giapponese, che ti lascerà a bocca aperta
Un libro unico che non può mancare nella tua libreria
Con questo libro, potrai scoprire la bellezza della mitologia giapponese ma anche il lato più oscuro ed inquietante del Giappone.
I racconti sono scritti in modo tale da essere coinvolgenti e accattivanti, per cui non potrai fare a meno di rimanere incollato alle pagine del libro.
Questo libro è un’esperienza immersiva nella cultura giapponese, che ti lascerà a bocca aperta.
Se sei appassionato della cultura giapponese e delle sue leggende, o se sei semplicemente curioso questo libro è assolutamente un “must-have” nella tua libreria!
-Bisogna fare una distinzione tra le donne di Atene e di Sparta. Le ateniesi non godevano di diritti propri come gli schiavi. Le fanciulle non potevano uscire dagli appartamenti loro riservati detti ginecei. Uscivano solo per le feste religiose. Il marito veniva scelto dal padre all’interno del gruppo parentale. Anche nel matrimonio le donne continuavano la loro vita da recluse e dovevano rimanere appartate nei banchetti. Paradossalmente quelle delle classi più umili, lavorando fuori casa, andando nei campi o nei mercati, godevano di più libertà di movimento. A Sparta una buona madre doveva essere sana, robusta e vigorosa, tutte le cose che avrebbe trasmesso poi ai nascituri. Per questo motivo venivano indirizzate all’ attività sportiva ed erano soggette ad un minor controllo sociale delle ateniesi. Solo quelle delle classi inferiori si dedicavano ai lavori domestici.
ROMA
-La donna Romana era più libera della donna greca in quanto poteva partecipare ai banchetti, andare a teatro o al circo. Il suo ruolo era all’interno della casa, nella famiglia. Era considerata per tutta la vita allo stesso livello di un figlio minorenne. Non sempre il matrimonio coincideva con l’amore. Il motivo del matrimonio (termine che non a caso deriva da MATER = MADRE) andava invece ricercato nei figli. Ci si sposava innanzitutto per avere dei figli legittimi, cioè riconosciuti dalla legge. L’istruzione dei figli era compito della madre nei primi anni. Successivamente i maschi venivano affidati a un maestro. L’istruzione delle ragazze terminava a 12 anni.
Posticciola (RIETI)· Sta nascendo il “”Museo delleArti Contadine”
Articolo e foto di Paolo Petrangeli
Paolo Petrangeli -Posticciola-21 settembre 2023-Si sta attrezzando a Posticciola un nuovo ed importante sito museale, creato. dagli amici del “Museo Arti Contadine” cosa si può dire a loro ?? Se non con un rinnovato e sentimento di gratitudine: Grazie!! . È giusto anche ricordate tutti nostri numerosi volontari per il contributo “fisico” ed altro, che hanno donato all’iniziativa, sempre con la solita passione collettiva che ha reso possibile la sistemazione del carro nella nuova sede .
Un grazie alla ditta Paolo Pellegrini che con i suoi mezzi e la sua pazienza ha portato a temine il trasferimento di un carro antico dal rispettabile peso di 7/8 ql. vuoto, arrivando infine, a Posticciola :” IL CARROPANDIZUCCHERO”è posizionato in bella vista a disposizione degli appassionati nell’area ludica nei giardini pubblici in un accogliete dimora, ora in costruzione, senza aver dovuto ridurre lo spazio già esistente per i giochi dei bambini.
Alla fine del mio racconto molti ma penso tutti coloro che amano veramente il nostro borgo , saranno d’accordo con me:la collocazione e, tutto ciò che si farà per rendere definitivo il sito: darà un risulto magnifico.
LA STORIA:
Per ben comprendete valore del “dono”,che abbiamo ricevuto, credo sia necessario iniziare a raccontare le vicende del “nostro” carro. Dobbiamo con la nostra fantasia, tornare agli inizi dello scorso secolo dove l’attività dell’arte contadina, nella nostra area, esce, dalla produzione dei beni alimentari destinati solo alla pura sussistenza delle famiglie già impegnate nella loro coltivazione ed entra nel mondo: prima del baratto e poi del commercio vero proprio.
La pecunia : di storia antica, diventa sempre più apprezzata da tutte le classi sociali e, l’ansia generalizzata del suo possesso ha di fatto, contribuito alla creazione del mondo moderno.
È in questo contesto, si può pensare,che nello stesso periodo iniziarono, gli albori di una piccola impresa familiare che negli anni successivi diventerà una vera fattoria agricola dedita , tra l’altro, alla produzione della barbabietola per la produzione dello zucchero.
La BARBAPIETOLA…è una pianta meravigliosa ed assicura ricche soddisfazioni ai produttori, in quanto : tutto di essa è utilizzabile : compreso il residuo della sua lavorazione industriale come mangime per gli animali.
L’abbondanza d’acqua che esiste nella nostra provincia soprattutto lungo il fiume Turano e, la contemporanea costruzione dello zuccherificio di Rieti. Questo polo industriale è deputato alla lavorazione della materia grezza, in arrivo da tutta la piana circostante e la trasforma in zucchero di qualità a favore della popolazione allora, decisamente “affamata” di tale prodotto.
Per questa ragione, la produzione di queste tipo tubero letteralmente esplose in tutta la nostra penisola. Per la soddisfazione di tutti operatori del settore. In questo caso: produzione agricola e sito di trasformazione erano posizionati in loco. Ciò racconta che l’economia circolare , tanto agognata oggi , era già una realtà “antica” in questi luoghi.
“CARROPANDIZUCCHERO”
Struttura: legno/ferro veniva tirato da due coppie di buoi e, trasportava 15/20 quintali di prodotto dall’area di produzione al zuccherificio situato oggi: al “centro” di Rieti edificio in disuso che si può quindi, definire archeologia industriale.
CURIOSITÀ: Dopo circa otto mesi dalla semina, e numerose ore di assistenza necessarie per far crescere sana la barbabietola, finalmente il carro il “nostro” “CarroPandizucchero” era davanti ai cancelli del zuccherificio.
Il proprietario del carico ed i suoi aiutanti potevano respirare con tranquillità ed a pieni polmoni la brezza mattutina che scendeva dal Terminillo. Il momento era ideale per tante ragioni. Il lavoro di competenza era stato svolto con maestria: da sempre e da tutti. Giusto aspettarsi un buon premio di riconoscimento per il tempo ed per il lavoro svolto.
Non sarà sempre così !! Bisognerà supera l’ostacolo del controllo del grado zuccherino del carico.
L’esame decreterà il valore economico della partita e, giustificherà – forse – otto mesi di duro lavoro pregresso su i campi .
Grazie alla famiglia Rossi, Azienda agricola “Valle del Turano” per L’attenzione con cui ha conservato un loro bene storico da anni non più in uso.
Ora lo stesso bene renderà gioia a sé stesso ed alle miglia di persone che lo potranno ammirare. nel nuovo sito di Posticciola ciò aggiungerà valore al buon lavoro fatto dalla famiglia Rossi della azienda agricola “Valle del Turano La Cascina” un ringraziamento particolare alla Sig.ra Rossi Enrica ed al marito per sensibilità dimostrata verso le attività del nostro museo.
Roma-Municipio XI-Lungo la Via di Malagrotta, subito a ridosso della più grande discarica d’Europa, stanno venendo alla luce le antichissime vestigia di una necropoli.Questi nuovi scavi sono poco distanti da quelli di via Castel Malnome-Piana del Sole dove sono venute alla luce oltre 300 sepolture. La prima menzione di “Molarupta” è dell’anno 995, si trova negli annali Camaldolesi che citano una permuta al Monastero di S.Gregorio del fondo Notula da parte di Costanza e negli anni 1014 e 1067 risulta come “casale” come scrive il Nibby.
Mentre il Tomassetti scrive che il nome Molarupta, poi Molarotta e Malagrotta, deriverebbe da una mola sul fiume Galeria sono ancora visibili i resti. Ma il nome di Malagrotta, secondo una leggenda medioevale deriva dalla tana , mala grotta, di un terribile drago che terrorizzava queste terre, il drago fu sconfitto da un Anguillara.. Questa leggenda ha ispirato lo scultore Mauro Martoriati che ha realizzato una scultura, tra il surreale e il metafisico, alta più di tre metri e pesante 10 quintali utilizzando ferro riciclato ; la scultura è stata collocata nei giardini comunali di Anguillara. Ancora una volta ci si trova di fronte al dilemma di chi vuole portare alla luce i tesori nascosti di questa Valle Galeria e chi, invece, vuole seppellire la valle con i rifiuti. Tutta l’area intorno è piena di siti archeologici che testimoniano i periodi che vanno dal Neolitico al Medioevo.
Montopoli di Sabina (Rieti)-Architetto Carlo Cusin “NINFEO di Colle Santa Maria o “Grotta Stolfa”
Montopoli di Sabina-NINFEO di Colle S. Maria o “Grotta Stolfa”
Architetto Carlo Cusin:“La mia “caccia grossa” ai tesori Romani nascosti e poco noti in Sabina, ancora incredibilmente pieni di un vivo fascino antico,con tante storie materiali e spirituali da narrare,continua ! Questo è il NINFEO di Colle S. Maria a Montopoli o “Grotta Stolfa”,del I sec aC.,scavato nella collina con una sorgente,in origine con 12 nicchie “abitate” da statue di Ninfe,dal greco “Nymphai”,velate figlie di Giove,giovani divinità femminili della fertilità/vita,alle quali si portavano offerte in vegetali/animali,mai vino,si celebravano riti e feste stagionali propiziatorie… Una lunga storia da un arcaico paganesimo fino ai Longobardi,che terrorizzarono queste zone,con il loro Re Astolfo che,nel 754,sosto’ qui per preparare l’assedio di Roma… Astolfo per finanziare la sua guerra volle far pagare dai sabini l’acqua attinta dalle sorgenti ed il suo nome è rimasto volgarmente legato a quei lontani fatti ! Un grande ringaziamento agli amici della Delegazione FAI Sabina,in particolare ad Enrico Galantini !”.
MONTOPOLI DI SABINA (Rieti)-La Villa romana dei Casoni –
Arch. Carlo CUSIN:”La cd.”VILLA dei CASONI” è un altro tesoro Romano Repubblicano ,amato dal “Sol Invictvs”,a circa 500 mt slm,sul terrazzamento artificiale di una collina SABINA, ancor’oggi lontana dal mondo,non facile da raggiungere,immagino allora… “Dicitvr” si dice,senza certezze, purtroppo,come spesso accade,che sia una grande villa “per otivm”, sorta nel II sec aC su un antico “vicvs” sabino,appartenuta alla plebea “Gens Terentia” Romana,originaria di queste terre,con magistrati/letterati/militari noti fin dal V sec aC,cui appartenne Marco Terenzio Varrone (“Terentia” dal latino colui che trebbia/macina ). La grande villa è posta su almeno 3 terrazzamenti,con la classica planimetria composita con “atrivm”,peristilio,oecvs,triclini ecc con un sottostante criptoportico con bocche di lupo,collegato con un adiacente “horrevm” ipogeo,cui venne addossato,in epoca Imperiale un grandioso paramento,lungo oltre 50 mt,con 9 nicchie absidate/piane con un antistante giardino con una sorprendente piscina circolare ! A monte del complesso è ancora visibile una grande cisterna rifornita da una sorgente ora non più attiva… ! “Res magnae gestae svnt !” Grandi cose furono fatte ! “Gratias” agli amici del Gruppo FAI Sabina !”.
Il DEGRADO E ABBANDONO DEGLI AFFRESCHI DELL’EX-CHIESA DI SANTA MARIA –
In Italia esistono luoghi, se pur carichi di storia per i Borghi dove sorgono, lasciati nel degrado e nella più completa rovina .L’Abside dell’ex-chiesa di Santa Maria di Castelnuovo non sono “pietre disperse” e senza storia , ma è sicuramente un edificio, porzione di edificio, dal passato antico che per qualche ragione sconosciuta non gode dei “diritti” di recupero e restauro come di altri luoghi simili esistenti nella provincia di Rieti. L’Abside è forse condannata a una fine ignobile, soffocata dai suoi stessi calcinacci?
Poggio Mirteto(Rieti)– Loc. 𝐂𝐚𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨 Tenuta Sant’Antonio-I resti di una Villa Romana
Simone Fulvio Rollini:”La località collinare del 𝐂𝐚𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐚𝐜𝐜𝐢𝐨 ospita i resti di una villa romana, della quale sono visibili una cisterna e muri di terrazzamento (notevole soprattutto il muraglione in opera poligonale); sulla villa fu impiantato probabilmente nel X sec. l’insediamento di Mont’Orso, la cui torre a pianta pentagonale ancora vive come parte di un casale agricolo della Tenuta Sant’Antonio.
Grazie a Priscilla Armellin e agli Amici del Museo per la divulgazione archeologica.
Un ringraziamento agli amministratori della Tenuta Sant’ Antonio per avermi gentilmente accolto e fatto da guida; ne approfitto per suggerire il vino da loro prodotto, che sto già allegramente degustando, e per augurare che vada presto in porto il progetto di creazione di una struttura ricettiva”.
Poggio Mirteto-Tenuta di Sant’Antonio, Via Formello civ.4
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