It’s the world you imagined.
Step outside: wren tail,
dragonfly, fiddlehead …
a sack of lime the weight
of a child to spread
till the garden’s bright
as marble. You get it
all over you, too, Michelangelo
slaving away deliberately
unfinished.
senza un’eco
a Marco Sadori
nocciòlo con gli occhi chiusi medito i boschi
pioviggina sono una parola in piedi
il pero più chiaro a primavera il più rosso di sangue ora
un eremo — sì ma non voglio un’eco
come parlano le pietre voglio parlare interiormente
spegne la sua sigaretta per lui anche oggi termina il mondo
su una strada di campagna mi abbraccia la notte dov’è Rilke?
spolvero spolvero ma ancora resta questo fangoso sé
L’AUTORE
John Martone Figlio di un emigrato Campanese, è nato a Mineola (NY) 1952.Tra una ventina di libri di poesia si accenna ai recenti Homelands, A landscape in pieces, e All my kind. Homelands ha ricevuto il premio Gin’yu e Ksana il Touchstone Award dell’Haiku Foundation. È stato fondatore e redattore delee riviste tel-let e otata. Lavora come badante in un laboratorio per i diversamente abili.
John Martone’s translation of Giovanni Pascoli, O Little One and Selected Poems recently appeared from Laertes Books. Collections of Martone’s poetry include So Long (Ornithopter), Ksana (Red Moon Press), and Storage Case (Otoliths). Martone also edited Frank Samperi’s Spiritual Necessity: Selected Poems (Station Hill Press) and over the years has edited and published two poetry journals, tel-let and otata. Much of Martone’s work has been privately printed and volumes in English and Italian appear on Scrib’d.
Diderot, Denis – d’Alembert, Jean-Baptiste Le Rond
Encyclopédie, ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, 1751
DESCRIZIONE
Paris, Briasson, David, Le Breton, S. Faulche, 1751-’65 [ultimo volume: Neufchastel, Samuel Faulche]. In 2°. 404 x 270 mm. – Table Analytique et Raisonée du Dictionnaire… Paris/Amsterdam, Panckoucke-Marc-Michgel rey, 1780. In 2°, 2 voll. – Recueil de Planches sur le s Sciences…Paris, Briasson, David, Le Breton, S. Faulche, 1762-1772. – Nouveau Dictionnaire pour servir de Supplement. Paris, Panckoucke, Stoupe, Brunet, 1776-’77. In 2° 5 voll. incluso un tomo di Planches au Supplement, 1777. 244 tavole. Insieme completo di 35 volumi, di cui 23 di testo e 12 di tavole. Legature coeva in bazzana con dorso a sei nervi e taglia spruzzo, cinque volumi presentano una diversa legatura, sempre in bazzana ma con un vitello più scuro e i tagli sono rossi. Ex libris al contropiatto Aldo Maffey.
Nota a chiariento
L’Encyclopédie è stata originariamente concepita dall’editore, André le Breton, come una semplice traduzione della Cyclopaedia di Chambers, dall’inglese al francese. Denis Diderot, in qualità di editore, insieme al matematico Jean Le Rond d’Alembert, spinse il lavoro ben oltre tanto da essere annoverata, in qualità di editore insieme al matematico Jean Le Rondessere d’Alembert, nella tradizione illuminista. Un gran numero di scrittori del sec. XVIII contribuirono al lavoro e Diderot, in qualità di editore, prendeva gli scritti e li rimodellava sottilmente alla sua veduta del mondo.
È il morso dell’assenza che dilania i versi di Vascello fantasma, il ricordo delle persone e dei luoghi perduti aleggia resistente, riverbera in tutto il corpo. A lui simmetrici, ci sono i luoghi immersi in una visionarietà unica. La città dello Stretto, la Città di Sabbia, si staglia espandendo la sua storia reale o narrata dalle voci familiari e dalle leggende dei cantori. I flussi, le invasioni, i saccheggi, gli attraversamenti violenti che ne hanno determinato le strade e le sponde, tanto della città quanto del corpo con la sua memoria e i suoi sogni; l’autrice rivisita con i colori e gli odori questa commistione di eventi, mischiando i flussi vecchi e nuovi, i vecchi e nuovi imbarbarimenti, le invasioni reali e immaginifiche. La lingua, le parole e le sensazioni sono quelle della corporeità, tanto fisica e immediata quanto lirica, che trova forma e potenza in una ricerca linguistica che si incarna nella tradizione come nello slancio originale. La sperimentazione del verso e la promiscuità dei suoni di Marietta Salvo riportano sempre al corpo, carne e sangue, e al dolore, generato dall’assenza del corpo stesso. Le ossessioni si intrecciano ai sentieri percorsi e la Città di Sabbia, lingua stretta tra le colline e i due mari, è un territorio vacillante dove i sentimenti devono farsi strada tra fantasmi e relitti e che “lega il dolore a un palo / come fosse un sogno”
Le stelle procedono
Le stelle procedono a piccoli passi nell’incanto mattino.
Mi trovo
al centro infuocato
di questo pianeta (fu notte).
Alluno
improvvisa
in un corpo – (succhiai sangue e riebbi
la vita) –. Non so farne che fagotti però
in cerca della fenice – del ritrovarsi ancor in questa selva oscura –
e di bruto e dell’uomo che uccise e il motivo del bruteggio di bruto.
– La notte ha dita di cera (poi) –
E di nuovo cerco i corpi col dentro d’eterno.
Mi disse
Mi disse di comprare lowry
quando ancora non si usava
sotto il vulcano è splendente aggiungeva
magra la mano
di una bellezza procace il gesto
con uno sfrenato lampo lampante che divampa al posto della pupilla.
Era genio sfogliatezza di fiore.
Misurò il tempo giusto fino al prossimo maggio. Andò a saltelli col fiatone e rifiutò le pause boicottando gli ordini
del caposquadra.
***
Noi tornammo dal sentiero – gli ultimi quattro o cinque –.
Fu cosa penosa vedere l’ampia sala buia
e pensare alla corteccia che si apre e cola acqua
Racconti di mare
Templi vuoti si aggrappavano a dei. Troneggiava preghiera.
C’era nell’aria foresta gialla. Come gatto. Una donna schiacciava con sassi
magre pompe che sorbivano acqua. Ombra sola – lampioni al mercurio – flaveggiava come fosse foglietta
nel vento.
Si racconta come piedi non ebbe ma prudenti piumelle e lische
di pesce straniero.
La guardava da brusca collina.
Poi mai seppe se fosse sirena o uccello spiumato
o un notturno gabbiano che si andò
a incastonare
tra due vele rigonfie in tartàna.
Compagna di stanza
Pur avendo io allora soltanto trentanni
o di meno o di più
la morte diventò compagna di stanza.
Ne avevo trovato traccia e ogni giorno ne aggiungevo. Era comparsa una volta tra di noi sorelle
come un grido di gabbiano affamato – becco aperto – e aveva sganciato una molla. Dopo fu
difficile trovare un posto nel viale con gli alberi. Soleggiato disse mia madre. Sì risposi potrebbe ancora svegliarsi volendo.
Anche volle rosalba che portassimo sempre
fiori. Preferibilmente gialli e bianchi
non volgari per favore – tinte forti –. Nell’andarci molti sempre ne toglieva.
Io pensai di avere una fede e lottai col marmo beige
a schizzetti con gli stucchi di tre chiese col vetro degli occhi di un gesso formoso e languido. Lessi libri di spiriti incrociai le mani a raggiera pagai un ciondolo e lo
[attorcigliai
sul collo due volte. Il problema fu sempre però la gruccia
vuota.
Breve biografia di Marietta Salvo –
Marietta Salvo nasce a Messina nel 1952,è vincitrice per la Poesia del Premio Internazionale di Letteratura “Eugenio Montale” nel 1989. Pubblica con la casa editrice Scheiwiller la silloge poetica Aritmie nel 1989 e nel 1993 esce per Il Girasole Edizioni la raccolta poetica dal titolo L’insano gesto. Nel 1999 esce il volume Il senso del racconto (Perap Edizioni, Palermo). Ha collaborato negli anni alle pagine culturali de «L’Ora» e della «Gazzetta del Sud».
Rossella Frollà- L’amico sconosciuto-Biografia di un amore
Interlinea edizioni-Novara
DESCRIZIONE
Daniele Mencarelli:«La storia di Bianca e Giorgio non è la storia di un amore, ma la storia dell’amore in quanto tale. Nella sua magnifica consistenza intangibile e al contempo totalmente corporale, l’amore è il desiderio di ogni essere umano che cerca nell’altro la sua completezza. Ma non solo questo. L’amore che si consuma costruendosi è sempre plurale, è storia di storie che si intrecciano, avvicendano, l’una figlia e genitrice dell’altra. Rossella Frollà, nel suo Amico sconosciuto, si avventura nel viaggio più rischioso e autentico per chi vive la letteratura come vocazione. Anche solo per un istante, un lampo di luce, dare volto all’amore, motore dell’universo» .
Con tavole di Livio Ceschin
Biografia dell’autore
Rossella Frollà nasce a San Benedetto del Tronto dove vive. Si è laureata presso l’Università Carlo Bo di Urbino. Animata da grande curiosità intellettuale, vive molteplici esperienze lavorative giovanili nel settore della ricerca sociale e della comunicazione prima di approdare alla critica letteraria e alla poesia. Nel 2012 pubblica con Interlinea Il segno della parola. Poeti italiani contemporanei e si afferma come nome nuovo nel panorama della critica letteraria.
Sempre nello stesso anno riceve il primo premio poesia inedita al premio nazionale Alpi Apuane. Per Interlinea ha pubblicato inoltre la raccolta poetica Violaine (2015) e Eleanor (2017). Oggi fa della poesia la sua nuova frontiera di impegno umano e culturale. Scrive per “L’Osservatore Romano”, “Pelagos Letteratura”, per “Laboratori critici” e altre riviste letterarie on line.
Tra i rottami dell’automobile sulla quale Albert Camus trovò la morte nel gennaio 1960 fu rinvenuto un manoscritto con correzioni e cancellature: la stesura originaria di Il primo uomo. La figlia Catherine ha meticolosamente ricostruito il testo qui pubblicato sulla base di quel manoscritto. Una narrazione forte, commovente e autobiografica: una sorta di romanzo di formazione a ritroso. Attraverso le emozioni e le impressioni del protagonista, che torna in Algeria nel desiderio di ritrovare il ricordo del padre scomparso durante la prima guerra mondiale, Camus ripercorre parte della propria vita: l’infanzia algerina, il periodo della povertà, le amicizie, le tradizioni, i sogni dai quali emerge la figura di un uomo ideale, il primo uomo, appunto. A sessant’anni dalla scomparsa di questo grande autore ecco il suo testamento letterario: vi ritroviamo le radici della sua personalità, la genesi del suo pensiero, le ragioni della scelta di dare voce, con la sua scrittura, a chi non l’ha mai avuta. Da questa storia l’omonimo film del 2011 scritto e diretto da Gianni Amelio.
L’Autore
Albert Camus (1913-1960) nacque in Algeria, dove studiò e cominciò a lavorare come attore e giornalista. Affermatosi nel 1942 con il romanzo Lo straniero e con il saggio Il mito di Sisifo, raggiunse un vasto riconoscimento di pubblico con La peste (1947). Nel 1957 ricevette il premio Nobel per la letteratura per aver saputo esprimere come scrittore “i problemi che oggi si impongono alla coscienza umana”. Di questo autore, oltre ai titoli già citati, Bompiani ha pubblicato L’uomo in rivolta, L’esilio e il regno, La caduta, Il diritto e il rovescio, Taccuini 1935-1959, Caligola, Tutto il teatro, Il primo uomo, L’estate e altri saggi solari, Riflessioni sulla pena di morte, I demoni, Questa lotta vi riguarda. Corrispondenze per Combat 1944-1947, Conferenze e discorsi (1937-1958), Saremo leggeri. Corrispondenza (1944-1959). Nei Classici Bompiani è disponibile il volume Opere. Romanzi, racconti, saggi.
Danièl Bidussa- l giardiniere del cimitero- Zacinto Edizioni
DESCRIZIONE
Leggo sulla lapide / Sopra quel morto / Che sei tu / “Scusate se esisto” e esito / Manco ti sei accorto / Che non esisti più
Gabriele è il giardiniere del cimitero Maggiore nella periferia ovest di Milano, ogni giorno si prende cura di ciò che è in vita, dei fiori e delle piante che animano questo posto apparentemente così solitario, e con loro dialoga, così come parla con le persone che incontra, o che non ha mai incontrato. Nei loro dialoghi il tema della morte ricorre come strumento d’indagine sulla vita, sui rapporti umani, sulla memoria e diventa terreno fertile, per noi come per Gabriele, per coltivare fiori come pensieri. Il giardiniere del cimitero è un romanzo in versi, un vero e proprio crocevia tra musica e teatro, tra prosa e poesia. Groucho Marx diceva che la differenza fra la vita e un film è che la vita non ha una trama. Qui ogni morte è un film compiuto, fermo ai titoli di coda costituiti dagli epitaffi, con la sua conclusione e la sua morale.
Danièl Bidussa è nato a Milano nel 1994, da qui non se n’è mai andato se non per un anno sabbatico fra il kibbutz Ma’agan Michaèl in Israele e Tel Aviv, per imparare l’ebraico mentre si manteneva lavorando in un bistrot sul lungomare. Cuoco di notte e scrittore di giorno, dal 2014 ha continuato nella ristorazione milanese mentre studiava Scienze per la comunicazione alla Statale di Milano e storytelling all’Università IULM. Da un anno è editor del magazine “Aware. Bellezza resistente”. Un suo racconto (Il bar dei confusi) è presente nell’antologia Giovani Scrittori IULM, A casa prima del buio (Milano, Biblion edizioni, 2021).
Biblion Edizioni nasce nel 2004, tra Venezia e Milano. La marca tipografica scelta per rappresentare la casa editrice – l’immagine della gatta con un topolino in bocca – è quella storica dei Sessa, famiglia di tipografi veneziani attivi tra il XV e il XVI secolo.
Attraverso le sue prime collane dedicate alla divulgazione storica – Storia, politica, società, Civiltà del libro, Fotografia e Circolo Polare – Biblion Edizioni ha iniziato a progettare e creare percorsi di studio e di ricerca. L’attività editoriale si è quindi ampliata nel corso degli anni, grazie anche a comitati editoriali formati da studiosi di prestigio, e comprende oggi numerose collane, dedicate alle tematiche più disparate.
La storia moderna è rappresentata dalla collana Adriatica moderna, suddivisa nelle sezioni “Studi” e “Testi”. La saggistica politica è articolata in due collane: Quaderni di politica e Riflessioni politiche. La critica letteraria e la ricerca bio-bibliografica sono trattate in Scriba, collana rivolta al mondo degli studi. La letteratura classica e moderna, italiana e straniera, è presentata ai lettori nell’agile Universale Biblion, che comprende testi di narrativa, poesia e teatro, oltre che nuove traduzioni di grandi autori, con testo originale a fronte, curate e commentate da autorevoli specialisti.
La saggistica divulgativa e di attualità (con Fronde sparte, Biblion International Monographs, Divulgare la storia, Lingua incerta, nuova…, Città Gentili) affronta temi di storia moderna e contemporanea, di politica, economia, costume, sociologia, arte e filosofia. La riscoperta del patrimonio culturale e artistico “minore” del nostro Paese è affidata a Luoghi d’arte in Italia, con volumi di grande formato e riccamente illustrati a colori. Biblion Edizioni Rare offre edizioni e facsimili di prestigio di libri antichi e manoscritti, per un pubblico di bibliofili e studiosi. La collana Centro Studi Biblion è nata per raccogliere esperienze e metodologie di diverse aree e discipline, dall’urbanistica alla sociologia, dall’economia alle scienze giuridiche, dai nuovi media alle più recenti tendenze culturali. Frutto di un’importante partnership con la Regione Veneto e Marco Polo System sono altre due collane: Patrimonio Veneto nel Mediterraneo, che con i suoi volumi contribuisce alla riscoperta delle tracce del dominio di Venezia negli anni della Repubblica, e Quaderni del Centro di documentazione sulle architetture militari di Forte Marghera, dedicata alla divulgazione storica sulle fortificazioni italiane ed europee.
Le pubblicazioni di Biblion Edizioni sono realizzate anche grazie a rapporti privilegiati con istituzioni culturali di rilievo, in particolare con l’Accademia della Crusca, il Museo Diocesano di Milano, la Biblioteca Nazionale Marciana, l’Università Statale di Milano, l’Università di Chieti-Pescara, l’Università Ca’ Foscari di Venezia, i Musei Civici Veneziani, il Comitato “Dante 2021. Verso il VII centenario della morte di Dante Alighieri”, la Chiesa di San Bernardino alle Monache di Milano, il Museo Nazionale dell’Antartide di Trieste, la Fondazione Querini Stampalia di Venezia.
Biblion Edizioni partecipa alle procedure di valutazione di VQR (Valutazione della Qualità della Ricerca), l’innovativo sistema lanciato da ANVUR – Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca – che permette agli autori un’efficiente gestione delle proprie pubblicazioni.
Biblion Edizioni
via Ippolito Nievo, 8 – 20145 Milano
Giovanni Grasso racconta la vita di Lauro De Bosis , un giovane poeta antifascista-
Roma, 1928. Ruth Draper, attrice newyorkese, è una donna colta, indipendente, schiva. Si è votata al teatro come una vestale al tempio e non ha mai ceduto alle lusinghe dell’amore. Fino a quando, nella Città Eterna per una tournée, non incontra il giovane e fascinoso Lauro De Bosis. Dandy per eccellenza, poeta per vocazione, antifascista per scelta, aviatore per necessità, Lauro è un visionario ma è anche un uomo coraggioso capace di passare all’azione: con due amici infatti ha fondato un’organizzazione segreta che diffonde messaggi clandestini di propaganda contro il regime. Tra il giovanissimo Lauro e la matura Ruth, nonostante diciassette anni di differenza, scoppia un amore travolgente e tragico, che si cementa nella lotta al fascismo. Sullo sfondo, l’Italietta del regime, ma anche l’inquieto mondo dell’antifascismo in esilio, tra Parigi, Londra e Bruxelles e l’America divisa tra i fremiti del jazz, la cappa del Proibizionismo e la Grande depressione. Dopo Il caso Kaufmann, Giovanni Grasso torna a mescolare storia e invenzione, ricostruendo nei dettagli l’epopea e il ricco mondo di relazioni di un eroe dimenticato che fece tremare la dittatura: la sera del 2 ottobre 1931, a bordo di un piccolo monoplano, Lauro De Bosis sorvolò Roma, beffando clamorosamente il regime, prima di scomparire nel Tirreno al termine di un volo fatale compiuto in nome della libertà
Articolo di Riccardo Borgia-I protagonisti della storia e le loro gesta d’impatto in alcuni casi rimangono sottotraccia. Questa è la storia di un uomo, Lauro de Bosis, un giovane poeta antifascista, aviatore improvvisato che il 3 ottobre del 1931 compì un gesto forte raccontato in “Icaro, il volo su Roma” per esprimere la sua lotta all’antifascismo. Lauro, sganciò dal suo aereo su Roma quattrocentomila volantini contro Mussolini e poi nel tentativo di ritornare in Corsica si inabissò nel Tirreno. La storia di Lauro De Bosis, però parte da una prima infatuazione per il fascismo, come molti altri italiani. In seguito, però aprì gli occhi in seguito al delitto Matteotti. La sua lotta antifascista, quindi inizia con la fondazione di una società segreta, Alleanza nazionale, che operò imbucando volantini antifascisti nelle cassette delle lettere degli italiani.
Questa fu l’inizio della storia di uno scrittore e poeta. Icaro, il volo su Roma è il primo romanzo di Giovanni Grasso, giornalista parlamentare e saggista e racconta appunto come Lauro de Bosis. Quest’ultimo isolato dagli altri antifascisti e accusato di essere interessato alla monarchia. La motivazione era legata alla sua convinzione che Mussolini dovesse essere abbattuto convincendo il re, il Vaticano e l’esercito a togliergli il potere.
L’evento di presentazione di Icaro, il volo su Roma
La pubblicazione dedicato alla figura di quest’uomo impegnato nella lotta all’antifascismo è stato presentato in un luogo iconico, ovvero la Sala Rossa del Foro Italico, ex palestra proprio di Benito Mussolini e realizzato in collaborazione tra il Comitato provinciale dell’Ansmes di Roma e il Club del Panathlon di Roma. I partner, Sport e Salute e Olympialex, sono quelli delle grandi occasioni. Lo stesso autore Giovanni Grasso fa una ricostruzione precisa della vita di Lauro De Bosis. Lo stesso parte dalla dedica con il nome dato alla piazza dove è ubicato il Comitato Olimpico Nazionale Italiano.
“Insegante negli Stati Uniti e un antifascista che in una sua azione, l’ultima prima di morire, nell’ottobre 1931 sorvolando Roma con il suo piccolo aerea lanciò migliaia di volantini contro il fascismo. Sulla via del ritorno a Marsiglia, lui avrebbe voluto tornare a Barcellona, l’aeroplano sul quale volava è scomparso in mare, probabilmente per mancanza di carburante”. Queste alcune parole e passaggi di un libro che racconta anche il suo amore per l’attrice newyorkese Ruth Draper, più grande di lui di quasi vent’anni, che gli rimarrà accanto per tutto il resto della vita.
Questo evento ha quindi evidenziato non solo l’importanza di raccontare in una presentazione un personaggio di così elevata caratura ma l’attenzione per determinate figure. Le quali, dovrebbero avere nell’impatto sulla storia del nostro paese.
La tappa PESCARA-ROMA , per mancanza di segnaletica, termino a MAGLIANO SABINA.
La IV tappa del Giro d’Italia del 1912 fu interrotta a Magliano Sabina -Il corridore Domenico Allasia, che era in testa, a un bivio non segnalato invece di dirigersi a sud verso Passo Corese punta verso Magliano Sabina.
La corsa era partita da Pescara per terminare a Roma, ma arrivò a Magliano Sabina.
P.S. sto lavorando alla ricostruzione dell’accaduto, ho raccolto i telegrammi che furono inviati ai vari giornali da Antrodoco quì ne cito uno :”La tappa Pescara-Roma (Km. 294) per uno sbaglio di percorso che già vi è stato segnalato da Magliano,. è finita in un modo disastroso. I corridori giunti a pochi chilometri da Magliano, accòrtisi dell’errore di strada e saputo che per giungere a Roma occorreva ancora percorrere 80 chilometri, e che sulla stessa distanza non vi era alcun rifornimento decisero unanimi di fermarsi. La Giuria cercò di persuaderli a continuare ma essi si imposero e non vollero più oltre proseguire. “Venne perciò tenuto calcolo dell’arrivo a Magliano Sabina, in attesa della ufficiale disposizione di classifica. Si trovavano in quel momento nel gruppo 13 corridori; il primo arrivato era Allasia di Torino che distanziava di 15 minuti seguenti concorrenti: Aymo, Beni, Rossignoli, Bordin, Borgarello, Pavesi, Durando, Gaietti, Gerbi, Micheletto, Fasoli, Santbià e Roboni; alla distanza dì un minuto giunsero poi a Magliano i corridori Albini, Gremo, Sala Cocchi, Agostoni, Bruschera, Azzini, Garda. cosi è svolta la corsa(dal nostro inviato speciale).
CHIARISCO:È il primo dei grandi drammi della bici. Dal Giro di Lombardia al Giro d’Italia alla fine dell’Ottocento, in Italia, l’organizzazione delle corse è ancora estemporanea.
Jane Austen: «Questa è una . Un posto dove rifugiarsi. Le biblioteche dovrebbero essere piene di vecchi libri polverosi, cantucci, angoli e posti dove nascondersi»
Il grande formichiere – e altre, piccole, favole in poesia
di Niki-Rebecca Papagheorghìou
Poesie in forma di favola, favole nere, brevi, per adulti, descrizioni cristalline di paesaggi emotivi e sonori congelati nel tempo.
Tra le “Illuminazioni” di Rimbaud e i racconti brevi di Kafka, in alcuni momenti sembra ricordare alcuni interni dei diari della Pizarnik, come alcune favole poetiche della Ombres, o quelle più surrealiste di Gertrude Stein; con la rigorosa arte della tessitrice di storie, la scrittrice greca Niki-Rebecca Papagheorghìou porta rapidamente il lettore nel vortice della sua voce – voce profonda eppure leggerissima, materna eppure sola – una voce femminile ed enigmatica.
Poesie fiabesche popolate di animali, piante ed oggetti che saturano lo spazio del racconto aprendo al suo interno un silenzio denso, di riflessione, di poesia.
Il libro sarà inoltre arricchito dalle illustrazioni a colori, dal tratto inconfondibile della disegnatrice Giuditta Chiaraluce, con l’introduzione di Evanghelia Stead, post-fazione di Francesca Sensini e un ricordo dell’editore greco Stavros Petsòpoulos.
Libro di grande successo in Grecia, già tradotto in Francia, di un’autrice ancora inedita in Italia.
***
Niki-Rebecca Papagheorghìou (Atene, 1948-2000)
o uomini, Ateniesi, Corinzi, Psichiatri e altri! Mi avete menomata!
All’università studia storia e archeologia, poi scrittura teatrale. Fin da piccola ha una relazione intima con scrittura, musica e pittura. Colleziona oggetti che compra al mercato antiquario di Monastiraki e accumula nella sua casa di Atene. Viaggia a Parigi, innamorata dell’arte surrealista e di Dalì, si ispirerà a quest’ultimo per il titolo Il Grande formichiere. Dopo le due raccolte di prose poetiche, pubblica Le due sorelle, un singolare fotoromanzo umoristico, costruito con fotografie di famiglia: Oltre a Kafka e ai surrealisti francesi, tra i compatrioti i suoi riferimenti letterari sono la generazione degli anni ’30, in particolare Nikos Karuzos, e tra le contemporanee Kikì Dimoulà e Maro Duka. Le sue opere sono lodate da scrittori come Evghenios Aranitsis e da critici come Takis Mendrakos. Nel 2000, la sofferenza psichica che la accompagna da sempre la porta al suicidio, che ha già tentato varie volte. Nel 2017 Il grande formichiere è stato tradotto in francese da Cheyne editore
***
a cura di Elisabetta Garieri e Andrea Franzoni
Illustrazioni di Giuditta Chiaraluce
Traduzione di Elisabetta Garieri
Progetto grafico di Giorgiomaria Cornelio
ARGOLIBRI – collana Talee diretta da Fabio Orecchini e A. Franzoni
«Ma ciò che vale ancor più delle parole, ancor più del chiaroscuro dei significati, è forse l’articolazione del discorso, la punteggiatura, la sintassi, il modo in cui il testo si estingue, cadendo all’improvviso, ma senza suono o peso, in uno sfondo imprecisato, senza chiudersi, senza finire.» Evghènios Aranìtsis, Le storie del lino, Eleftherotipìa, 17-7-1986
«Come Ernst anche lei ama il mondo vegetale, conosce gli animali, ha compitato il linguaggio minerale. Nelle viscere della terra, la sua Principessa del carbone ha letto le poesie del mondo di sopra. «Chi ha detto: “I fiocchi del fuoco nella legna dell’inverno?”» domanda al minatore, che non sa risponderle. E tuttavia, come altri poeti, anche lei deve aver sofferto della passione dei surrealisti per la dominazione. Come le formiche, che soffrono a causa del grande formichiere, anche lei deve aver penato, tra uomini e psichiatri. Lei preferiva le coccinelle, le lenticchie, le camomille analfabete, i pesci nella boccia, i gechi, i grilli, i coriandoli. Piccoli personaggi che vivono all’ombra delle grandi macchine.
Non per questo le sue piccole favole sono leziose. Ogni tipo di situazione viene ribaltata ad arte, con un umorismo abrasivo che squarcia ogni illusione. Dallo spirito surrealista, così come dai classici dell’antichità (Eschilo, l’Odissea, gli oratori), l’autrice prende in prestito soltanto ciò che serve per rendere le sue favole quotidiane così singolari, tra sogno, enigma e gioco.»
Dall’Introduzione di Evanghelia Stead.
«In conclusione possiamo affermare che la poeta sia una grande ri-ordinatrice del mondo. In greco «mondo» si dice kósmos, parola che nella lingua antica indicava anche «l’ornamento», inteso come qualcosa di armoniosamente congegnato, ordinato, euritmico e quindi piacevole ai nostri sensi (oggi la parola che indica l’oggetto è kósmisma). Cosa c’è dunque da riordinare nel mondo-kósmos? In realtà è proprio il dato apparentemente definitivo, assemblato, concluso, che risulta problematico all’io, incapace di piegarsi all’ordine inteso come comando implicito di adeguamento alla realtà. Con il suo fiuto naturale per gli intoppi, i malfunzionamenti e il materiale di recupero con cui sanare i guasti e le difficoltà dell’essere, la poeta smonta il mondo e lo rimonta con risultati inattesi; scombina i suoi componenti, li capovolge, ci costringe a vedere le cose altrimenti per vederle davvero. Apre passaggi di parole che ci conducono dalla lingua ordinaria – e ordinata – che definisce il mondo e lo chiude, lo incastra nei significati convenzionali, alla lingua poetica, che lo libera facendolo ruotare, scintillare, rimbalzare, splendere come uno dei nostri migliori accessori, come la palla con cui possiamo ancora giocare ai giochi più belli.»
Tratto da «Io che sono fatta di carte da gioco», post-fazione di Francesca Sensini.
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