Castel di Guido- 31 gennaio 2017- Un bilancio provvisorio. Continua il lavoro di ricerca “archeologia di biblioteca”. Ho iniziato questa ricerca, come ho sempre detto, per curiosità e per attività di “conoscenza”, ma quando ci si trova “sul campo”, con i faldoni e cartelle a portata di mano, la realtà ti prende e ti porta alla “storia successiva”. Quando sei tra gli scaffali di una biblioteca o in un archivio ,non sai mai cosa riserva il faldone polveroso che stai per aprire. Come descrivere la sensazione che si prova quando vai con un’antica carta topografica nella zona, descritta in documento, a verificare “le pietre” o “trovare tracce” di fatti avvenuti secoli addietro.
Delusioni? Tantissime, ma anche piacevoli “scoperte” con “riscontri” di ciò che il manoscritto(fotocopia) che stai leggendo narra. La documentazione archivistica che sto esaminando, con ricerche in varie biblioteche e archivi di Roma e non solo, è molto vasta e si presenta, in molteplici forme, come singoli o gruppi di documenti o da archivi ,più o meno, poderosi con documenti connessi da reciproche relazioni. Sono rimasto colpito nello scoprire la grande varietà degli “ATTI” ,prodotti nei secoli passati, relativi alla Campagna Romana . Ho rivisitato e mi sono soffermato sul significato della definizione di “ARCHIVIO” che molti storici così ne hanno illustrato il significato:” L’archivio rappresenta lo specchio della società che riflette, in realtà, da un archivio concepito e inteso esclusivamente come tesoro del principe si arriva pian piano all’archivio recepito come prodotto dell’attività di un Ente o persona che raccoglie e conserva nel suo archivio i documenti per le proprie finalità pratiche e per la certificazione di diritti o, con il passare del tempo, per la ricerca storica.”Concludo augurandomi che in futuro prossimo , a breve, un sempre maggior numero di persone possa avvicinarsi e contribuire allo sviluppo della storia locale di Castel di Guido, poiché la storia non è stata scritta solo dai “vincitori”, ma spesso da persone umili che nel corso dei secoli hanno cercato di costruire un futuro migliore.
Castel di Guido- 29 gennaio 2017- Laboratorio della memoria -Eseguire una ricerca sui manufatti popolari che incarnano non solo lo spirito religioso ma anche la più antica visione cosmogonica delle comunità rurali, significa provare ad uscire da una lettura stereotipata degli elementi presenti sul territorio per coniugarla alle simbologie dell’immaginario che ancora è possibile trovare nella popolazione anziana locale. Le Croci: in legno, pietra o ferro battuto infisse a terra o su colonne di pietra. La croce sostituisce l’albero sacro, come supporto del divino.
La foto (25 giugno 2015)mostra la Croce Votiva dei Padri Passionisti che si può ammirare all’incrocio tra via Neviani e via Gismondi. La Croce è stata installata nel 1988 come ci dice il Sig. GREGORIO detto e conosciuto come GIOVANNINO e come si legge nella piccola epigrafe in pietra murata ai piedi della Croce. Giovannino si prende cura della pianta di rosa che adorna la Croce, ne cura la potatura nel mese di dicembre . Il Sig. Giovannino , di origine veneta, è orgoglioso della “sua croce” ne allontana chi vuole recidere le bellissime rose ai quali dice:” Le rose si depongono ai piedi della Croce e non si recidono .” prosegue il racconto del Sig. Giovannino :” Delle volte a dicembre la rosa fiorisce, è strano, ma è così, lascio che le rose appassiscono e, solo poi, inizio la potatura.” Ormai la Croce di via Neviani è divenuta parte della storia e del paesaggio di quest’angolo di Castel di Guido.
Articolo e foto di Franco Leggeri -pubblicato il 25 giugno 2015-per “Laboratorio della memoria “
Il Giorno della Memoria si celebra nella maggior parte dei Paesi Europei il 27 gennaio, giorno in cui, nel 1945, furono abbattuti dai soldati russi dell’Armata Rossa, i cancelli del Lager di Auschwitz , il più grande dei Campi di sterminio creati dai nazisti per la “soluzione finale” del problema ebraico e nel quale furono barbaramente trucidati nelle camere a gas e poi bruciati nei forni crematori oltre 2.000.000 di persone, la maggior parte delle quali erano ebrei. Per questo motivo è anche chiamato La fabbrica della morte.
Il Giorno della Memoria è stato istituito in Italia con la Legge 20 luglio 2000 n. 211, approvata all’unanimità dal Parlamento.
Lo scopo della Legge è quello di ricordare non solo la Shoah ( lo sterminio del popolo ebraico europeo da parte dei nazisti) e la persecuzione dei cittadini italiani ebrei, dopo l’emanazione delle Leggi Razziali da parte del regime fascista nel 1938, e la loro deportazione dei Campi di sterminio, ma anche la deportazione in Germania, sia degli oppositori politici catturati durante l’occupazione nazista del nostro Paese, dal settembre 1943 all’aprile 1945, sia dei soldati italiani catturati sui vari fronti di guerra dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
La Legge si propone inoltre di ricordare “coloro che , anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Molte di queste persone sono state riconosciute come Giusti dal Governo di Israele ed a loro memoria è dedicato un albero nel Giardino dei Giusti.
La Legge prevede che in occasione del 27 gennaio di ogni anno siano organizzati su quanto è accaduto “cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione” (anche con protagonisti e testimoni di quelle tragiche vicende),” in modo particolare nelle scuole” di ogni ordine e grado, perchè i giovani sono il futuro del Paese, allo scopo di “conservare la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese ed in Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere”. Infatti, chi non conosce la storia è inevitabilmente destinato a ripeterla.
L’esigenza di conservare la memoria è molto sentita ai nostri giorni, dato che cresce l’indifferenza della popolazione, soprattutto delle nuove generazioni, a ricordare quei tragici fatti. Purtroppo, ci sono anche tentativi di revisionismo storico, tendenti a negare addirittura fatti ampiamente documentati, come appunto la deportazione nei Campi di sterminio, dove sono stati barbaramente trucidate oltre 6 milioni di persone.
Le Istituzioni nazionali e locali hanno un importante ruolo da svolgere nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica, soprattutto dei giovani. Al riguardo, è molto meritevole l’attività svolta da alcuni anni dal Comune di Roma che porta ad Auschwitz delegazioni di studenti di oltre 60 scuole superiori cittadine, accompagnati da ex deportati sopravvissuti allo sterminio, i quali hanno la funzione di fare di quegli studenti dei “nuovi testimoni” della barbarie nazista, raccontando ad essi la loro tragica vicenda proprio nel luogo in cui l’hanno vissuta e sofferta.
Nel 2005, l’ONU ha proclamato, con una Risoluzione, il 27 gennaio “Giornata dedicata alla commemorazione di tutte le vittime dell’Olocausto”, chiedendo a tutti i Paesi membri di adottare dei programmi educativi affinché quella immane barbarie non possa più ripetersi.
Quindi, le Istituzioni devono operare concretamente al fine di sensibilizzare soprattutto i giovani, che rappresentano il futuro del Paese, a ricordare le tragedie vissute da tutte le vittime del regime nazista, affinché essi si impegnino a creare una società senza pregiudizi di alcun tipo (né culturali, né religiosi, né politici, né sociali…), nella quale tutti gli individui siano effettivamente “uguali” e quindi non ci siano più persone da discriminare e da perseguitare perchè considerate “diverse” per il colore della pelle, per il credo religioso e per la condizione personale. Purtroppo, questo obiettivo è ancora lontano perché il pregiudizio verso i “diversi” quali gli immigrati extracomunitari, i Rom, gli omosessuali, i diversamente abili, è ancora presente, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Pertanto, si devono ricordare oltre alla Shoah (genocidio degli ebrei) , anche i “genocidi dimenticati”, attuati dai nazisti sui popoli considerati “razzialmente inferiori”, quali i Rom- Sinti, sulle persone ritenute “indegne di vivere”, come i malati di mente ed i diversamente abili, e sugli individui considerati elementi negativi per la Società, come gli omosessuali.
Il Giorno della Memoria però non deve diventare una mera celebrazione retorica ( come purtroppo è accaduto per la Festa della Liberazione del 25 aprile, in cui si ricorda la lotta partigiana per la libertà dall’occupazione nazifascista del Paese). Deve essere non solo un momento per ricordare soprattutto ai giovani quello che è stata la barbarie nazista, ma deve servire, soprattutto, ad evitare, attraverso un adeguato progetto educativo, che simili eventi accadano di nuovo. Ci auguriamo che le Istituzioni ad ogni livello si impegnino in questo scopo.
Roma- 21 gennaio 2017-In Italia le fattorie sociali sono circa 3mila, danno lavoro a 30 mila persone e fatturano intorno ai 200 milioni di euro l’anno. Di questa rete di cooperative e contadini inclusivi racconta storie, esperienze, progetti e speranze il nuovo libro di Altreconomia: L’agricoltura è sociale, Le radici nel cielo: fattorie sociali e nuove culture contadine, curato da Roberto Brioschi, attivista della terra e membro di Rete dei Semi Rurali.
«L’agricoltura sociale – spiega il fondatore della Rete Fattorie Sociali, lo studioso Alfonso Pascale – recupera il senso originale dell’agricoltura, il suo legame con la comunità perché oltre a produrre cibo fornisce “servizi” per il benvivere, quali la cura alla persona, l’ospitalità, le attività di insegnamento, la tutela della fertilità del suolo: ciò che oggi chiamiamo multifunzionalità».
Il libro racconta le molteplici forme di agricoltura sociale, un modello economico e culturale, antico e innovativo allo stesso tempo, ma soprattutto inclusivo, perché nella sua dimensione sociale coinvolge ogni cittadino e comparto della società. «L’agricoltura (…) è sociale perché chi ci lavora ritorna padrone del proprio tempo di vita, costruisce modelli di comunità inclusivi, crea filiere corte legate al territorio, biologiche ed etiche – spiega Roberto Brioschi – e diventa così uno dei motori dello sviluppo sostenibile, promuove integrazione e salute, sviluppa capacità collettive e individuali, produce lavoro e reddito, restituisce scopo, senso e felicità all’esistenza».
Oggi le fattorie sociali sono riconosciute grazie alla legge 141 del 2015. Ne fanno parte anche le cooperative di economia carceraria o le imprese agricole di migranti emancipati dal caporalato. Partecipano dello spirito dell’agricoltura sociale, perché giovano alla comunità, anche l’agricoltura
biodinamica e biologica, concetto espresso nei contributi fondamentali di Carlo Triarico, presidente dell’Associazione Nazionale Agricoltura Biodinamica e Federico Marchini, presidente dell’associazione Anabio. È sociale perchè relazionale anche l’esperienza dei wwoofers, raccontata da Claudio Pozzi,
coordinatore di Wwoof Italia. È sociale perchè popolare la riscoperta delle erbe spontanee spiegata da Fabio Taffetani docente all’Università Politecnica delle Marche.
Il Teatro di Roma presenta la terza edizione del ciclo di incontri “Luce sull’Archeologia” al Teatro Argentina dal 15 gennaio al 23 aprile 2017 con sei incontri la domenica mattina.
Il Teatro di Roma presenta la terza edizione del ciclo di incontri “Luce sull’Archeologia” al Teatro Argentina, un successo senza precedenti che riparte da gennaio 2017 con sei appuntamenti sino ad aprile, la domenica mattina alle 11,00, che avranno come filo conduttore il tema: Roma oltre Roma.
Un percorso che vuole offrire una riflessione storica, artistica e spirituale, con la quale cittadini e visitatori potranno continuare un viaggio emozionante nella millenaria storia di Roma, creatrice di un bacino culturale che ha unito tra loro culture diverse.
Uno straordinario viaggio nell’antico, nella classicità, attraversando vari momenti della storia romana e della romanizzazione, fatta di incontri e scontri di civiltà, che hanno determinato la creazione di un nuovo modello sociale e culturale trasformando territori e popoli in una communis patria.
Pompei, Atene, le ville di lusso dell’aristocrazia romana, sono solo alcuni dei temi che saranno approfonditi da storici, archeologi, storici dell’arte per trasmettere l’immagine di una società antica vicina a noi nelle emozioni e negli obiettivi.
Solo attraverso la condivisione e la conoscenza si potrà ritrovare il senso di appartenenza al nostro Patrimonio Culturale e uno degli obiettivi che il Teatro di Roma si pone è la creazione di relazioni con e tra enti pubblici e privati, per ideare, sostenere e realizzare progetti culturali come questi.
Introduce e modera Claudio Strinati, Storico dell’Arte
PROGRAMMA
15 gennaio 1. Roma fondatrice di città: da Ostia alle colonie e ai municipi in tutta Italia Carlo Pavolini, Archeologo, ha insegnato Archeologia Classica presso l’Università della Tuscia di Viterbo. Paolo Sommella, Presidente dell’Istituto Nazionale di Studi Romani, Professore emerito di Topografia dell’Italia Antica a La Sapienza Università di Roma
22 gennaio
2. Pompei: storia, leggenda e mito di una città romana.
Massimo Osanna, Soprintendente ai Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, Professore di Archeologia Classica presso l’Università Federico II di Napoli
Claudio Strinati, Storico dell’Arte.
Fausto Zevi, Archeologo e storico dell’arte, Professore emerito di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana a la Sapienza Università di Roma.
26 febbraio
3 “Le tranquille dimore degli Dei”, Ville di delizia dell’aristocrazia romana in età imperiale tra Lazio e Campania.
Eugenio La Rocca, Professore di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana a La Sapienza Università di Roma, già Sovrintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma.
Stefano Tortorella, Professore di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana a La Sapienza Università di Roma, Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici della Sapienza.
19 marzo
4. Roma e Atene. Memoria, conoscenza, immaginario.
Luciano Canfora, Storico del mondo antico e Professore di Filologia Greca e Latina presso l’Università di Bari.
Annalisa Lo Monaco, Archeologa, presso La Sapienza Università di Roma.
Elena Korka, Archeologa ateniese e Direttore generale delle antichità presso il Ministero della Cultura Greca.
26 marzo
5. Schiavi di Roma
Andrea Giardina, Professore di Storia Romana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Orietta Rossini, Responsabile del Museo dell’Ara Pacis, Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma.
23 aprile
6. La fine del mondo antico: da Roma a Costantinopoli.
Alessandro Barbero, Storico e Scrittore, è Professore di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale di Vercelli.
Massimiliano Ghilardi, Direttore Associato dell’Istituto Nazionale di Studi Romani.
Costo del biglietto: Posto unico € 5 Archeocard € 25 per 6 ingressi
Prenotazione:Facoltativa
Luogo: Roma, Teatro Argentina
Indirizzo: Largo di Torre Argentina, 52
Città: Roma
Provincia: RM
Regione: Lazio
Orario:
Telefono: 06.684000354 Biglietteria 06.684000311/684000314
E-mail: catia.fauci@teatrodiroma.net
Castel di Guido- 21 gennaio 2017-Il giacimento pleistocenico de “la Polledrara di Cecanibbio” è ubicato a circa 20 km a Nord-Ovest di Roma tra la via Boccea e la via Aurelia , ad una quota di circa 83 metri s.l.m., nell’ambito dei rilievi periferici del Vulcano Sabatino. Il sito, venuto alla luce a seguito dell’erosione naturale di un pendio di collina, è stato parzialmente disturbato dall’aratura moderna. In base ai dati forniti dallo scavo archeologico, iniziato nel 1985 dalla Soprintendenza Archeologica di Roma e tuttora in corso e che ha rimesso alla luce un’area di oltre 700 mq, il giacimento è stato associato al paleo alveo ed ai margini di un piccolo corso d’acqua, presente in un paesaggio a lieve gradiente ,caratterizzato da canali fluviali a percorso instabile e da acque stagnanti . Il tratto dell’alveo conservato, inciso in un banco di tufite granulare compatta, raggiunge la larghezza massima di 40-50 m. Sulla paleo superficie erano irregolarmente distribuiti oltre 9000 (novemila) reperti faunistici fossili associati a circa 400 strumenti litici e a pochi strumenti su osso, attribuibili culturalmente al Paleolitico inferiore.L’associazione faunistica è costituita prevalentemente da Elefante antico e Bue primigenio; scarsa invece la presenza di altre specie quali il cervo, il cavallo, il lupo , il rinoceronte.
Pochi i resti di microfauna e di uccelli acquatici. Le ossa erano accumulate in più livelli nel canale centrale , mentre nelle aree periferiche pianeggianti erano sparse su di un unico livello, con alcune concentrazioni in piccoli avvallamenti . Lo stato di conservazione è ottimo; le ossa presentano un buon grado di fossilizzazione ed un aspetto delle superfici vario, da quello molto fresco nei reperti che hanno subito poco o meno trasporto, a quello fortemente fluitato per quelli di minori dimensioni trascinati dalla corrente . I reperti erano stati successivamente seppelliti, in un tempo relativamente breve, da uno strato di tufite , derivata da prodotti vulcanici rimaneggiati. La distribuzione caotica del materiale, causata dai processi di trasporto e di deposizione che avvengono in un percorso d’acqua, è stata in parte determinata , soprattutto nelle aree marginali, dall’attività di animali da preda quali il lupo , e dall’intervento dell’uomo. Questi doveva avere frequentato le sponde del corso d’acqua , intensamente popolate da animali di varie specie, sia per procacciarsi il cibo , come è testimoniato dalla presenza di strumenti e dalle numerosissime ossa metapodiali di Bue primigenio fratturate per estrarne il midollo . Le ossa di Elefante sono in assoluto le più abbondanti, con la presenza di tutti gli elementi dello scheletro ; alcuni crani quasi completi sono di particolare interesse in quanto offrono una più ampia conoscenza sulla morfologia degli esemplari di Elefante antico nella penisola italiana. Numerose le zanne , le mandibole, i denti isolati e le ossa dello scheletro postcraniale , attribuibili ad almeno 25 individui prevalentemente adulti. Nel corso delle ultime campagne di scavo è stato parzialmente rimesso in luce un microambiente, di poco successivo all’episodio fluviale, caratterizzato da acqua a lentissimo scorrimento. In quest’area sono stati identificati i resti ossei di almeno due elefanti, in parziale connessione anatomica e con le superfici in perfetto stato di conservazione. Finora sono stati rimessi in luce un cranio ed alcune ossa dello scheletro postcraniale : una zampa anteriore, le ossa di una mano, le tibie e peroni, alcune vertebre e costole. Accanto alle vertebre di una degli esemplari vi erano i resti di un lupo , anch’essi parzialmente in connessione. Evidentemente le carcasse degli animali erano rimaste intrappolate nella melma e le ossa non avevano quindi subito spostamenti di rilievo. Sparsi tra i reperti faunistici sono stai raccolti 400(quattrocento) strumenti litici culturalmente riferibili al Paleolitico inferiore.
La materia prima, costituita da piccoli ciottoli silicei e calcareo-silicei di colore variabile dal grigio al grigio scuro, non appartiene all’ambiente fluvio-palustre ricostruito, ed è stata evidentemente trasportata dall’uomo. Questi si procurava il materiale nei livelli a ghiaie attribuibili alla Formazione Galeria, i cui affioramenti sono attualmente individuabili alla quota di 40-45 metri s.l.m. lungo la parte terminale dei fossi Arrone e Galeria, ad una distanza minima di km 3 (tre) dal giacimento de La Polledrara. L’industria è caratterizzata dalla presenza di strumenti su ciottolo, in particolare choppers e raschiatoi , molti dei quali con il margine ottenuto con ritocco erto. Numerosi i denticolati , i grattatoi e gli strumenti con caratteri tipologici non ben definiti. Comunemente i manufatti presentano più margini ritoccati; tale sfruttamento intensivo dei ciottoli era probabilmente dovuto proprio alla difficoltà di reperimento della materia prima. Non sono presenti fino ad oggi strumenti bifacciali , comuni negli altri siti dell’area Nord-Ovest di Roma (Castel di Guido, Malagrotta, Torre in Pietra). Vario è la stato fisico dei manufatti; molti dei quali presentano le superfici alterate dal trasporto in acqua. Alcuni strumenti litici , rinvenuti associati alle ossa di elefante in connessione anatomica nell’ambiente di tipo palustre, presentano invece un aspetto fisico freschissimo e margini taglienti. L’analisi delle tracce d’uso ha permesso di riscontrare la presenza di tracce prodotte dal contatto di tessuti animali (ossa, carne e pelle) nel corso della macellazione delle carcasse. Pochi sono gli strumenti su osso, ricavati tutti da frammenti di diafisi di ossa lunghe di elefante , con estremità o margini laterali resi taglienti mediante il distacco di grosse schegge . In occasione del Giubileo dell’anno 2000 è stata attuata una struttura museale , dell’estensione di 900 (novecento) mq, per la fruizione , da parte del pubblico, della paleo superficie rimessa in luce e restaurata.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Anna Paola Anzidei, Soprintendenza Archeologica di Roma–Foto originali di Franco Leggeri
Dal Volume- CASTEL DI GUIDO dalla Preistoria all’Età moderna. Edizione PALOMBI- ed. 2001-
Foto originali di Franco Leggeri
Bibliografia
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Palombo, A.M., Anzidei, A.P., Arnoldus Huizendveld, A., 2003. La Polledrara di Cecanibbio : one of the richest Elephas (Palaeoloxodon) antiquus sites of the late Middle Pleistocene in Italy. Deinsea 9, 317-330.
Il giacimento è attualmente aperto al pubblico e può essere visitato dietro prenotazione da effettuare telefonando al numero+39.06.39967700 (lunedì-sabato 9-13.30 e 14.30-17), o collegandosi al sitowww.archeorm.arti.beniculturali.it
Roma, 21 gennaio 2017- – “Accogliamo positivamente la comunicazione ,da parte della Regione Lazio, dell’uscita entro aprile del bando per la riqualificazione della Tenuta agricola di Castel di Guido, azienda che da anni necessità di un’operazione di rilancio. Si tratta di un bene importantissimo per il territorio, con grandi potenzialità inespresse ,che merita di essere valorizzato con serietà e impegno”. Così David Granieri, presidente di Coldiretti Roma e Lazio, ha sottolineato che :”per questo è fondamentale proseguire lungo il percorso già avviato all’insegna della massima condivisione e trasparenza evitando episodi e situazioni che possano inficiare il lavoro svolto finora e i futuri obiettivi di crescita”.
Roma, 20 gen – “Top Italian Food & Beverage Experience” e “Vini d’Italia Experience”. Sono gli eventi di promozione internazionale organizzati dal Gambero Rosso a cui partecipano le aziende di Cia-Agricoltori Italiani. A dare il via al programma per il 2017 l’appuntamento di oggi, venerdì 20 gennaio, a Copenaghen. Los Angeles e Miami le prossime tappe.
Una vetrina importante nella capitale danese, all’interno del Moltkes Palae, che ha visto protagonisti il Cno-Consorzio Nazionale Olivicoltori, con degustazioni e prove di assaggio di cinque etichette selezionate all’interno dell’”Oil Bar” e sei imprese d’eccellenza della Cia.
Da nord a sud, tutte realtà “top” del Made in Italy agroalimentare: la Drusian di Treviso, produttrice di Prosecco, presente con tre etichette; l’azienda agricola Fabio Girometta di Piacenza con il pomodoro trasformato; la Fattoria Biò di Mario Grillo di Cosenza con assaggi di formaggio e salumi; Apofruit di Forlì-Cesena con le sue mele verdi per assaporare l’olio e il panificio La Maggiore di Bari che con il suo pane di Altamura Dop e i suoi taralli ha accompagnato le degustazioni di vino, olio, pomodoro, formaggi e salumi per l’intera manifestazione, mentre l’azienda Bio Vio di Albenga ha fornito l’origano da utilizzare sul pomodoro.
La partecipazione a questo evento rientra nell’ampio progetto di internazionalizzazione delle aziende Cia, che la stessa organizzazione agricola ha realizzato per far conoscere al mercato straniero, alla stampa internazionale e agli opinion leader di settore – tutti selezionati dal Gambero Rosso, sempre più punto di riferimento unico di aziende e associazioni che hanno come obiettivo lo sviluppo e il superamento dei confini nazionali – il meraviglioso scrigno nascosto dei cibi tradizionali italiani.
La domanda è forte e, quindi, occorre cavalcare la richiesta puntando ai mercati esteri. Gli stranieri amano il cibo italiano ma non conoscono il 95% dei nostri prodotti di nicchia e di qualità in grado di sbloccare un “potenziale” di almeno 70 miliardi di euro in export.
“L’Italia non ha mai messo in campo una strategia organica per aggredire i mercati stranieri -ha affermato il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino-. Con questo piano di promozione, il nostro impegno è quello di rafforzare e accompagnare le nostre aziende nella sfida dell’internazionalizzazione. L’obiettivo è quello di favorire la crescita e conquistare nuovi spazi all’estero, contrastando l’italian sounding”.
“Gambero Rosso è costantemente a fianco delle aziende italiane per la promozione del Made in Italy di qualità nei maggiori mercati internazionali -ha dichiarato il presidente di Gambero Rosso, Paolo Cuccia-. Siamo quindi lieti di collaborare a questo importante progetto strategico nato dalla sensibilità della Cia per sostenere lo sviluppo delle aziende associate sui mercati stranieri, sempre più indispensabili per la crescita dimensionale e per la redditività del settore agricolo e agroalimentare italiano. Grazie alle nostre guide, la Top Italian Food and BeverageExperience e Vini d’Italia tradotto in cinque lingue e, prossimamente, laTop Italian Restaurant Around the world, contribuiamo a fronteggiare il fenomeno dell’italian sounding, sostenendo le eccellenze del nostro Paese”.
“L’iniziativa di Copenaghen è stata l’occasione per presentare a un pubblico selezionato i migliori olii extravergine di oliva 100% italiano -ha aggiunto il presidente del Cno Gennaro Sicolo-. Un tassello importante della strategia di lungo periodo del Consorzio per la valorizzazione, la tutela e l’internazionalizzazione delle nostre aziende. Si pensi che il consumo di olio di oliva in Italia si attesta su 11 chilogrammi pro capite all’anno; mentre i danesi ne consumano meno di 1 chilogrammo. Quindi c’è un grande lavoro ancora da fare. Da qui il nostro sforzo intenso e determinato per aprire nuovi sbocchi in contesti che già dimostrano un interesse verso il consumo di qualità”.
A.M. Radmilli – G. Boschian Gli scavi a Castel di Guido il più antico giacimento Paleolitico nell’Agro romano Firenze 1996
L’Autore descrive il risultato dei suoi scavi nel deposito del Paleolitico inferiore (datato a 350.000 anni) di Castel di Guido (Roma). Particolare rilievo è dedicato ai manufatti su osso, costituiti da un centinaio di bifacciali, oltre ad altri strumenti. I reperti faunistici attestano un clima subcontinentale, con un paesaggio a foresta e radure. Sono stati inoltre ritrovati alcuni frammenti di cranio riferibili ad Homo erectus.
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