Maccarese- Dal 22 al 24 aprile si terrà la festa di San Giorgio a Maccarese, la prima con il nuovo parroco don Valerio Grifoni. Il dipinto di Adrien Manglard scelto per il manifesto dell’evento racconta di un’antica tradizione di devozione al santo in questa zona dalla Campagna romana, oggi comune di Fiumicino. La prossima settimana quella immagine di piazza, che parla d’incontro con il castello sullo sfondo, viene riproposta. Il programma religioso culmina sabato sera con la Messa delle ore 17 nella chiesa parrocchiale. Segue poi la processione con la statua del santo per le vie della parrocchia con l’accompagnamento della Banda della Regione Lazio. Accanto ai momenti di spiritualità anche una varia offerta culturale, tra cui molte proposte musicali, curate da Umberto Broccoli, che il 23 alle 21 “incontra Antonello Venditti”. L’evento è patrocinato del comune di Fiumicino ed è in collaborazione con la società agricola Maccarese.
Roma- Nell’Abbazia di San Paolo fuori le mura, dopo mille anni, fu esposta la Bibbia carolingia dal 19 aprile al 29 giugno 2009-
La Bibbia carolingia si compone di 337 fogli di pergamena di pecora e di vitello, la copertura è in legno foderata di marocchino rosso. Ha 24 miniature bellissime e ancora “fresche”. Fu commissionata dal re Carlo il Calvo intorno all’anno 866 al monaco Ingoberto per farne dono al Papa Giovanni VIII.
Su questa Bibbia, durante il medioevo, giurarono fedeltà al Papa tutti gli imperatori .
Papa Gregorio VII decise, per motivi di sicurezza, di affidarla ai monaci benedettini dell’Abbazia di San Paolo. In occasione dell’anno paolino, i monaci benedettini, che da 730 anni sono i custodi della Tomba di San Paolo, hanno deciso di mostrarla al pubblico.
Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, dopo aver benedetto i locali dell’esposizione ha detto:” Questo evento è importante non solo dal punto di vista culturale ed artistico, ma anche per la riflessione sulla Parola di Dio, Parola viva, capace di vivificare le nostre esigenze: la Parola di Dio è infatti la vera , solida realtà. L’ammirazione di questa Bibbia sia l’occasione per vivere questa esperienza e costruire la nostra casa sulla roccia della Parola di Dio e non sulla sabbia, come è successo a L’Aquila, in Abruzzo. Chiedo inoltre a Dio il dono di saperlo ascoltare e, soprattutto per i visitatori e pellegrini in visita alla tomba di San Paolo, di riscoprirsi ascoltatori della Sua Parola”.
La Bibbia Carolingia fu esposta al pubblico, ingresso libero, nell’Abbazia di San Paolo fuori le mura ( via Ostiense, 186) fino al 29 Giugno 2009, dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00-Ingresso libero.
Il PREMIO CAMPAGNA ROMANA 2015 è stato assegnato al documentarista IGNAZIO SCALAS-per la realizzazione del documentario su Castel di Guido-Oasi LIPU-dal titolo
“IL GIORNO E LA NOTTE”
Il documentario è finalizzato alla valorizzazione del nostro territorio e della Campagna Romana.
Il documentario così lo descrive IGNAZIO SCALAS :“Giorni e giorni, trascorsi lontano dal mio mondo. ove tutto mi è parso così patetico, così scontato, superficiale mi ero perso nel caotico trambusto di una città che ormai corre troppo in fretta, la dove ho udito tante stupide galline che si azzuffano per nulla,(come narrava il maestro Battiato in un brano degli anni 80)poi ,però, sono tornato ritrovandomi nel sensuale abbraccio rassicurante della natura.”
Report fotografico -di Franco Leggeri
Set Documentario “ IL GIORNO E LA NOTTE” Castel di Guido.
Nelle foto il documentarista IGNAZIO SCALAS-
La scena fotografata è relativa a:”Preparazione per l’uscita ricognitiva della Direttrice Alessia de Lorenzis all’Oasi. “
La scena è stata girata il giorno 28 novembre 2015 all’interno del Castello.
“Speriamo che sia la volta buona“. E’ un auspicio ma anche una certezza, quella del soprintendente al Colosseo e all’area archeologica centrale di Roma, Francesco Prosperetti, nell’attesa che la luce naturale si spenga per lasciare il posto alla luce del nuovo impianto progettato e realizzato da Acea, che da stasera illumina i monumenti che lambiscono l’antica strada che attraversa il Foro Romano, dall’Arco di Tito all’Arco di Settimio Severo. “Illuminazioni del Foro in passato ne sono state tentate più volte – spiega Prosperetti all’Adnkronos – e tutti gli esperimenti hanno trovato il limite nella tecnologia del tempo che richiedeva corpi illuminanti di grande consumo e di grande ingombro. Adesso, grazie alla nuova tecnologia dei led riusciamo a fare un impianto che incredibilmente consuma la metà della metà di quelli precedenti con una quantità di monumenti illuminati molto superiore. L’auspicio è quindi che la nuova illuminazione si riveli durevole e soprattutto uno strumento per avvicinare il Foro Romano alla città, nel senso di renderlo godibile nella buona stagione anche di notte“.
Dal 22 aprile, e per tutti i venerdì fino al 28 ottobre prossimo, infatti, il Foro Romano si apre la notte al pubblico con visite guidate per il percorso ‘La luna al Foro Romano‘. Dalle 20 a mezzanotte gruppi di massimo 25 partecipanti potranno ammirare l’emergere delle antiche rovine illuminate lungo la via Sacra, guidati da archeologi e storici dell’arte. Un percorso nuovo, inaugurato dalla soprintendenza Speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, con Electa, che si aggiunge al ciclo di visite serali ‘La luna sul Colosseo‘ in corso ogni lunedì, giovedì, venerdì e sabato fino al 29 ottobre. “Sarà una novità per i romani – prosegue Prosperetti – perché consentirà di visitare una parte dei Fori che, salvo qualche tentativo di alcuni anni fa, non è mai stata aperta al pubblico. Ci auguriamo ovviamente di avere una buona risposta di pubblico, necessaria per aiutarci a pagare i costi dell’illuminazione“.
L’impianto è stato progettato anche per aiutare nella ‘lettura’ delle diverse epoche e delle differenti fasi di utilizzo dei monumenti. “Abbiamo adottato due temperature di colore diverse – spiega il soprintendente – per i marmi e per i muri di laterizio. Ad esempio, i due tipi di illuminazione nel Tempio di Antonino e Faustina, che come è noto contiene al suo interno la Chiesa di San Lorenzo in Miranda realizzata nel 600, rendono tangibile la differenza tra queste due fasi di utilizzo del monumento. L’illuminazione quindi anche come criterio di lettura e comprensione di un contesto monumentale che ha una storia che può essere illustrata meglio attraverso la luce“. Non solo temperature di colore diverse, ma anche diversi tipi di illuminazione: “D’accento sui monumenti più importanti e diffusa anche sui percorsi pedonali in modo da rendere sicura la passeggiata. Ora finalmente – conclude Prosperetti – non ci sarà più quella differenza smaccata tra i Fori Imperiali, bene illuminati con il progetto di Storaro, e il Foro Romano buio, praticamente invisibile. Da domani non sarà più così“.
Il Castello San Giorgio di Maccarese ,oggi di proprietà del Gruppo Benetton, è una location di assoluto prestigio, arricchita da una Chiesa collegata al Castello dai giardini all’italiana. Immerso nelle campagne di Maccarese, il Castello San Giorgio di Maccarese risale al 1700, nel corso dei secoli è appartenuto a diverse famiglie nobili, Alberteschi, Anguillara, Mattei, Pallavicini, Rospigliosi.Nel medioevo il territorio dove oggi sorgono il castello e borgo di Maccarese era di proprietà della Chiesa. Da un atto del IV sec., risulta infatti che Santa Silvia avrebbe donato al monastero di S. Andrea al Clivio Scauro (monastero fondato dal figlio, San Gregorio Magno, sulla villa di famiglia, a Roma , conosciuto oggi come S. Gregorio al Celio), una vasta porzione di terreno che si estendeva dal decimo chilometro della via Aurelia fino al mare. Intorno al Mille, sulle fondamenta di una torre romana preesistente, venne costruito un presidio fortificato, parte del sistema difensivo pontificio della costa, primo nucleo del futuro castello. Nel 1254 la tenuta figurava nel testamento di Alberto dei Normanni, con il nome di villa San Giorgio, probabilmente in onore del santo a cui questa famiglia originaria del nord era particolarmente devota, tanto da farlo figurare nello stemma nobiliare (*1) . In seguito la proprietà passò agli Alberteschi e poi agli Anguillara. Questi ultimi operarono grandi opere di bonifica della zona , celebrate anche attraverso la diffusione della leggenda di S. Giorgio e il drago ( Leggenda di Malagrotta), proprio perché discendenti dai Normanni ( presenza del dragone nello stemma degli Anguillara).Il nome della villa S. Giorgii, ricordato in un atto del 1426 come confine di Castel di Guido, in un altro del 1441 come confine di Leprignana , in altro del 1457 come confine di Cortecchia, nel 1469 in atto di vendita fattane da Alessandro Alessandrini ai Mattei, nel 1496 tra confini di Leprignana, nel 1515 come casale della villa.Nel corso del ‘500 i Mattei oltre ad acquisire la “diruta villa S. Giorgio”, entrarono in possesso di altre proprietà limitrofe che accorporarono nel 1603. Una di queste, denominata “Vaccarese” o “Vaccareccia”, dal pascolo di vacche maremmane e di bufali che vi praticava, diede il nome all’intero possedimento. In un atto del 24 gennaio 1527 Giovanni Battista dell’Anguillara, signore di Stabia, vendette all’illustre Ciriaco Mattei il Casale Vaccarese per il prezzo di 14,000 ducati. A Paolo Mattei spetta, nel 1569, la costruzione dei quattro bastioni attorno al casale.In ragione dell’ingrandimento del dominio Mattei nella villa in Maccarese , procedette quello nel contiguo territorio detto della Cortecchia ( nome derivato da un’antica curtis. Anche questa fu degli Anguillara e fu venduta anche questa ai Mattei per metà insieme alla tenuta di Torre in Pietra.Nel 1683 Vaccarese o Maccarese venne acquistata da Stefano Pallavicini per 270,000 scudi e la congiunzione del patrimonio dei Pallavicini con i Rospigliosi (*2) e dalla ricostituzione di essi con altri fondi che, con il principe Camillo (1752)( figlio del duca Clemente)(*3) , trasformarono il castello in residenza di campagna.Successivamente la tenuta passò, per quanto riguarda la parte vicino al mare, alla Società Marina e Pineta di Fregene che ne avviò una lottizzazione. La parte più interna fu ceduta alla Società Anonima bonifiche di Maccarese (1925), poi all’Iri, per giungere in anni recenti al Gruppo Benetton.Nel 1756 Camillo Rospigliosi avviò ulteriori lavori di restauro conferendo al castello l’aspetto attuale. Girando intorno alle mura si raggiunge il cancello d’ingresso al giardino antistante la facciata; questo ingresso è recente e sostituisce i due precedenti ingressi, ancora visibili; il primo sul lato del giardino che si affaccia sull’Arrone, dove era un ponte; l’altro il principale, – di cui rimane ben poco – è nascosto tra gli alberi, sulla nostra sinistra. La facciata del castello si presenta incassata tra due torrioni, coronata da una torretta con grande orologio e movimentata da un balcone centrale con finestra incorniciata da una semplice decorazione riportante i rombi della stemma Rospigliosi. Dal portale sottostante si accede all’atrio del castello, sulle cui pareti sono gli stemmi in pietra dei Rospigliosi, un’iscrizione di Benedetto XIV ( 1740-58 papa Lambertini ) celebrante l’episodio della cattura dei Turchi a Maccarese, il frammento di lapide rinvenuto alla Torre Primavera.: LARIBUS . AV(gustis) et DIANAE . FREG(enati) . AVILLIO . M . L . Una Galleria sotterranea muove dal castello dirigendosi verso Sud-est, passando sotto il letto dell’Arrone. Da molti è considerata opera etrusca , probabilmente costruita per favorire il drenaggio delle acque. Attraversando il giardino , dove su vasi e basamenti sono presenti molti stemmi Rospigliosi, si raggiunge la chiesetta che si trova dirimpetto alla facciata del castello.La chiesa, dedicata a S. Giorgio, fu costruita a metà del ‘700 per volere del principe Camillo, come recita un’iscrizione posta sull’altare. Rimase parrocchia fino a quando non venne eretta la nuova chiesa di S. Giorgio nel 1939. L’interno dell’edificio a croce latina è ravvivato da una Via Crucis in ceramica invetriata colorata che qui fu collocata introno al 1927, quando, in seguito ad un restauro vennero sostituite con rilievi raffiguranti S. Giorgio, S. Antonio e la Madonna con Bambino anche le tre tele poste sugli altari.
1* Il culto di San Giorgio, per esattezza, era proprio dell’Italia meridionale, assunto dai Normanni come culto militare e cavalleresco., e a questo può risalire la Leggenda di Malagrotta.
2*Innocenzo XI autorizzò la duchessa Eugenia Spada Mattei ed il card. Fabrizio Spada, procuratore, tutore del tredicenne duca Alessandro Mattei, ad alienare la tenuta di Maccarese, con il suo stagno, e quella di Cortecchia al principe Stefano Pallavicini, per estinguere i debiti contratti dagli antenati della famiglia Mattei.
3* Clemente Rospigliosi era il primogenito dei coniugi Giovanni Battista Rospigliosi e Maria Camilla Pallavicini ( sposati nel 1670 ), che a sua volta donerà a suo figlio Camillo la tenuta di Maccarese e il castello
Cenni storici a cura della Dott.ssa Laura Battisti.
L’Oasi Castel di Guido è stata istituita I° ottobre 1999 grazie ad una Convenzione tra il Comune di Roma, l’Azienda Agricola Castel di Guido e la Lipu.L’Oasi Castel di Guido, è la prima conseguenza del grande progetto Lipu sulla Rondine. I 180 ettari dell’Oasi sono immersi a loro volta nei 2500 dell’Azienda Agricola Castel di Guido, ambiente ideale per Rondini, Balestrucci e Rondoni, in cui pascola la più grande mandria di vacche maremmane del Lazio, circa 450 capi.
L’Oasi è inserita in una vasta area di basse colline ondulate che risente anche degli influssi climatici della non lontana zona costiera. Il paesaggio è un po’ quello della campagna romana del secolo scorso, con pascoli, prati, boschi e siepi che si alternano alle zone coltivate. In questa situazione di grande diversità ambientale che vede un notevole sviluppo delle fasce di margine le specie animali risultano così particolarmente abbondanti. Cinghiali, volpi, tassi, lepri, faine tra i mammiferi, la Testuggine di Herman tra i rettili, mentre gli uccelli abbondano con decine di specie nidificanti e in migrazione.
Tra le prime segnaliamo le colorate colonie di Gruccione, l’Averla, il Saltimpalo, il Nibbio bruno, di passo, il raro Nibbio reale, ma anche la Rondine ed il Balestrucco, che in questa zona raggiungono densità particolarmente elevate e purtroppo sempre più rare in altre zone d’Italia nelle quali un tempo questi uccelli erano assai più comuni.
Servizi e strutture
Data la vicinanza con la capitale e gli ambienti “facili”, adatti ad escursionisti di tutte le età, l’Oasi si presta particolarmente adatta anche per brevi “gite fuori porta” è consente di apprezzare “dal vivo” la possibilità di abbinare l’agricoltura al rispetto con la natura. L’Oasi è dotata di un Centro visite e di due Sentieri natura ad anello che coprono i principali ambienti dell’Oasi. Vasti spazi per parcheggio e sosta, anche con il camper. Per la sosta notturna va comunque chiesto il permesso alla direzione dell’Azienda.
Notizie storiche, siti Archeologici e foto relative a Castel di Guido si trovano sul Blog
WWW.ABCVOX.INFO
Come arrivare all’OASI LIPU di CASTEL di GUIDO
Dal Raccordo Anulare, percorrere l’ Aurelia direzione Civitavecchia. Uscire a Castel di Guido (circa 4 Km oltre il GRA) . Successivamente percorrere altri 4 Km e girare a sx in corrispondenza della Chiesa dello Spirito Santo sita sulla piazza Castel di Guido.
CONTATTI
Oasi Castel di Guido
Responsabile LIPU-Cell. 3285569123
e.mail.: oasi.casteldiguido@lipu.it
Notizie storiche, siti Archeologici e foto su Castel di Guido si trovano sul Blog
Franco Leggeri Fotoreportage – Torre di Maccarese nota come Torre Primavera
La torre “Primavera” si trova nei pressi di Fregene in fondo a viale Clementino nord-ovest. Fu fatta edificare sui resti di un’antica villa di Ciriaco Mattei in località “Primavera” alla foce dell’Arrone. Il nome “Primavera”, che riguarda l’intera area circostante la torre, deriva dal microclima particolarmente favorevole a cui la zona è soggetta. E’ qui che viveva la mandria di bufale degli antichi proprietari della zona, i Rospigliosi.
Oltrepassato il caseggiato ci appare la massiccia mole della torre Primavera, alta 15 metri e a pianta quadrata. La torre possiede 4 piani e ogni piano ha un salone e due stanzette e per salire in cima c’è una scala. All’interno della torre c’è una botola che conduce ad un passaggio sotterraneo, che passa sotto l’Arrone. E’ molto profondo e lungo circa un kilometro e porta fino al Castello di Maccarese. La torre subì nel’ 500 un restauro che modificò la parte inferiore rendendola a sperone e rinforzò gli angoli con l’inserimento di blocchi di travertino. Fu voluta come molte altre torri di avvistamento, da Pio IV per sventare il pericolo delle incursioni Saracene che affliggevano frequentemente le popolazioni costiere. L’ambiente naturale è purtroppo oggi deturpato dalla presenza del depuratore di Fregene. Fu comunque in occasione dei lavori di installazione di questo impianto, che fu ritrovata una barca romana che localizzerebbe in quest’area l’antico porto di Fregene. L’architetto Maurizio Silenzi nel suo libro “Il Porto di Roma” sostiene una suggestiva tesi che afferma la localizzazione di un porto sul fiume Arrone e la presenza di un faro allineato con quello più noto del porto di Claudio di Fiumicino. La torre Primavera sarebbe stata ubicata e costruita proprio sopra i resti del faro di Claudio. Silenzi porta a prova di ciò anche alcuni rilievi topografici e un’analisi approfondita del materiale esistente sotto l’intonaco più recente della torre che presenta l’inserimento di numerose pezzature marmoree bianche reperibili solo in siti dove sono presenti manufatti del periodo romano. L’Architetto afferma che la torre è stata costruita ristrutturando, in parte, murature esistenti con mattoni di fornace più recenti e mescolando materiali marmorei recuperati che facevano parte di un’antica costruzione riferibile al faro sull’Arrone. Sulla torre Primavera c’è anche un’altra curiosità da riferire: forse le torri erano due! Infatti alcuni archeologi hanno individuato i resti di una costruzione antica anche sulla sponda di ponente dell’ Arrone. C’era un tempo dunque in cui le costruzioni erano due, ipotesi suggestiva ma probabilmente i resti sono di una villa della famiglia dei Cesi da cui prende il nome la zona Cesolina.
Foto di Franco Leggeri per REDREPORT– scatti eseguiti per provare vari obiettivi e fotocamere Reflex e Fotocamera OLYMPUS
FIUMICINO, 15 aprile 2016- – Riapre al pubblico il Parco archeologico dei Porti Imperiali di Claudio e Traiano a Fiumicino, una della più importanti opere di ingegneria civile del mondo antico. Tutti i fine settimana, a partire da sabato e fino al 30 ottobre, sarà possibile visitare, dalle 11 alle 18, l’unico porto romano giunto intatto fino al nostro tempo, grazie a ‘Navigare il Territorio’, iniziativa in sinergia tra pubblico e privato, alla 2° edizione. A promuoverla, la Fondazione Benetton Studi Ricerche, Aeroporti di Roma e la Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, in collaborazione con la città di Fiumicino e con la Rete scolastica Progetto Tirreno – Eco-Schools. In programma visite guidate, laboratori per le scuole, attività rivolte a famiglie, a bambini e ragazzi, e visite per i passeggeri del Leonardo da Vinci, che avranno a disposizione una navetta gratuita ogni 30 minuti ed un corner informativo che illustra le particolarità del sito archeologico.
SANTA MARINELLA –14 aprile 2016- Il Museo del Mare e della Navigazione antica ha chiuso i battenti. Da quasi due mesi infatti, lo storico portone che consente l’ingresso dei visitatori del castello di Santa severa, è letteralmente sbarrato. I motivi che hanno costretto la direzione del bene storico a bloccare la attività archeologiche del museo, sono da addebitare alla lentezza della macchina burocratica comunale che costringe le operatrici che lavorano all’interno della struttura a restare a casa in attesa di una chiamata. Nei mesi scorsi, infatti, il Comune aveva indetto un bando di gara per la gestione del Museo Civico, dopo che era stato rescisso il contratto con la cooperativa ‘‘Fuori C’Entro’’ per inadempienze contrattuali. A prendere il posto della vecchia società è stata la Cooperativa Culture di Mestre che ha vinto la nuova gara, presentando un progetto che ha riscontrato il favore dei dirigenti comunali. Purtroppo, però, l’azienda veneta non ha potuto prendere possesso del Museo in quanto, da una indagine fatta dalla stessa cooperativa, è stato rilevato che la struttura museale è priva di alcuni presidi che non la rendono idonea all’apertura al pubblico tra i quali il sistema antincendio. L’amministrazione comunale, dunque, dovrà provvedere a mettere a norma i locali prima di consegnarli alla Cooperative Culture. Tutte queste pastoie burocratiche e i tempi lunghi che hanno accompagnato il nuovo bando di gare per la gestione del Museo, hanno di fatto costretto i responsabili del castello a chiudere il Museo della Navigazione Antica. Un danno enorme per il traffico turistico del territorio cittadino e per il personale che lavorava all’interno della struttura archeologica. In base ad indiscrezioni, sembra che il problema relativo all’assenza dei presidi antincendio possano essere risolti prima del 25 aprile, data che solitamente, in passato, portava al castello di Santa Severa centinaia di turisti e amanti dell’archeologia provenienti da tutta Italia, per visitare il più grande porto di Pyrgi e il maniero più antico d’Italia che nasconde tra le sua mura poligonali testimonianze storiche uniche come le Lamine d’Oro o il Frontone di Pyrgi, considerati dei pezzi unici dell’antica civiltà etrusca. Per quella data dovrebbe anche riaprire l’intero castello che, come tutti sanno, è gestito dalla Regione Lazio che decide autonomamente quando spalancare i cancelli per consentire ai visitatori di vedere le torri Saracena e Normanna e le antiche mura poligonali.
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