Cerveteri- 11 aprile 2016-Grande emozione ieri per il taglio del nastro del nuovo spazio espositivo all’interno dell’area archeologica della Necropoli della Banditaccia. Il Sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci, e la Soprintendente Archeologica del Lazio Alfonsina Russo hanno svelato il Sarcofago degli Sposi, il clone d’autore di Giorgetto Giugiaro, una riproduzione perfetta in scala 1:1 della celebre scultura etrusca, che da ieri rimarrà in esposizione permanente a Cerveteri e visitabile gratuitamente.
La mattina si è aperta in Sala Giovanni Ruspoli con la consegna da parte del Sindaco Pascucci a nome del Consiglio comunale di Cerveteri della Cittadinanza Onoraria a Giorgetto Giugiaro, “per i meriti artistici e per aver arricchito la Necropoli della Banditaccia con l’opera del Sarcofago degli Sposi”.
Presenti alla Cerimonia, in una sala gremita di cittadini, le Associazioni archeologiche del territorio e studenti delle scuole di Cerveteri. Presenti anche il Comando del Nucleo Investigativo archeologico del Lazio e il membro della Commissione cultura Regione Lazio Eugenio Patané
“L’arrivo del Sarcofago degli Sposi di Giugiaro è il coronamento del lavoro fatto in questi quattro anni – ha detto Alessio Pascucci, Sindaco di Cerveteri – dopo le teche parlanti al Museo Nazionale Cerite, le tombe multimediali alla Necropoli, il rifacimento della nuova strada d’accesso, l’apertura di nuovi tumuli e di nuovi itinerari archeologici, e soprattutto dopo l’arrivo della Kylix e del Cratere di Eufronio, questo è un altro prestigioso riconoscimento per Cerveteri e per il Sito UNESCO”
“La Necropoli della Banditaccia – ha detto Lorenzo Croci, Assessore allo Sviluppo Sostenibile del Territorio – in questi ultimi anni ha registrato numeri di visitatori che non si vedevano da tantissimo tempo, frutto dell’impegno realizzato con la Soprintendenza Archeologica del Lazio, in particolar modo con la Dott.ssa Alfonsina Russa e la Dott.ssa Rita Cosentino, che ringrazio di cuore, e con la Regione Lazio. Ora lavoriamo anche per dare a Cerveteri nuove strutture alberghiere. Il nuovo Piano Regolatore Generale sarà la risposta a questa esigenza”.
LAMEZIA TERME (CZ) – 10 APRILE 2016 – Obbedienza a Dio o agli uomini? Come sono cambiati i diritti delle donne nel corso del tempo? Madri surrogate di un tempo o uteri in affitto della nostra epoca? Normalità o perversione di pratiche utilizzanti la donna come merce di scambio? Esiste un habitus femminile non influenzato dalle mode del tempo? Questi i temi principali sui quali si è discusso nel corso della presentazione del libro della docente di storia e filosofia: Miriam Rocca Rivestita di bellezza divina.
La donna nel mistero di Dio, della Tau editrice sabato alle 18,30 al Teatro Umberto di Lamezia Terme, affollato per l’occasione. All’incontro moderato dalla docente e giornalista Dora Anna Rocca, cofondatrice dell’associazione WWW: What Woman Want nata in difesa della parità di genere, hanno relazionato Luca Parisoli docente di Storia della filosofia antica e medievale presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’ Università della Calabria di Rende, oltre che docente di storia della filosofia francescana presso la Pontificia Università Antonianum romana e presso l’Istituto Teologico cosentino di Rende e la dott.ssa Giorgia Gargano laurea, con lode in numismatica presso l’Università La Sapienza di Roma, specializzata in Archeologica Classica, che da dodici anni svolge incarichi per il coordinamento di cantieri di scavo archeologico per la Soprintendenza Archeologica della Calabria e si occupa inoltre di didattica della storia e dell’archeologia.
Miriam Rocca è già nota per aver scritto testi che hanno una attenzione particolare per la figura femminile Il volto femminile della filosofia edito da Rubbettino che ha ottenuto il secondo posto al premio nazionale di filosofia “Le figure del pensiero” e Umanità a due. Identità e differenza di genere edito da If Press nel 2014. Ad impreziosire il nuovo testo della Rocca la prefazione del direttore dell’Ufficio comunicazioni e cultura della Conferenza episcopale calabra DonGiovanni Scarpino e i preziosi contributi di Monsignor Costantino Di Bruno, tratti dai suoi Scritti teologici: La Donna nella scrittura.
Un libro quello della Rocca in cui la donna viene osservata da tanti punti di vista e sfaccettature e non per posizionarla in schemi ben definiti o stereotipati ma per far comprendere quale l’habitus specifico ed adatto a ciascuna donna, splendente se indossato alla luce del mistero divino, un abito che la riveste anche di bellezza imperitura. Ha spiegato l’autrice: «Nella filosofia di genere la donna è vista come alterità dell’uomo, ma se per la Bibbia questa alterità indica completamento, per il pensiero filosofico indica contrapposizione. La Bibbia dunque attribuisce più alta dignità alla donna».
Roma MASSIMINA Degrado e Abbandono sito archeologico.
Roma-Municipio XII-Quartiere Massimina-Degrado e abbandono dell’area archeologica sita tra via Romano Guerra –via della Massimilla e il Centro Commerciale civico 14.
Nel 2004 , se ricordo bene nel mese di novembre, durante la fase di sbancamento per la costruzione del Centro Commerciale venne rinvenuta una Villa rustica , una cisterna e una necropoli databile IV-III sec. A.C.
Nel 2009 furono eseguiti gli scavi , vedi foto allegate, sull’area archeologica (residuo di aera) che ora si presenta nel più degrado assoluto.
Tutti noi cittadini ci auguriamo che i nuovi Amministratori sappiano, finalmente, valorizzare la Storia e i siti Archeologici del Quartiere Massimina.
Pubblicheremo, sul nostro Blog ABC VOX, tutto il materiale che riusciremo a recuperare relativo alla Storia e all’Archeologia di Massimina.
Articolo e foto di FRANCO LEGGERI
P.S. Il MISTERO DEL FONTANILE SCOMPARSO di via Ciro Trabalza, qualcuno ha notizie?
PASSOSCURO– Foto d’archivio-Lavori di risanamento idro-sanitario eseguiti dall’ACEA e denominati “Risanamento Borgate Gruppo C” – anni ’80-La località PASSOSCURO faceva parte della XIV Circoscrizione di Roma-Da 25 anni Passoscuro è un quartiere del Comune di Fiumicino (RM)-
Roma- Municipio XIII-9 aprile 2016 Nei giorni passati, le storiche colonne romane di piazza Irnerio sono state oggetto di uno sfregio vandalico. Qualche cittadino poco virtuoso ha acquistato del cemento, ha preso una scala, si è arrampicato sulle tre colonne Romane di tre tipi di granito diverso, (grigio sardo, grigio africano e rosa africano) ed ha versato il cemento su una di queste, dopo aver tolto gli spuntoni “anti piccione”. Le colonne erano state installate in piazza Irnerio dopo essere state recuperate dalle grotte della Domus Aurea nel 2012, e restaurate con cura sotto la direzione della Soprintendenza. “L’assenza dell’amministrazione Municipale è inaccettabile, sono sei mesi che abbiamo richiesto la riparazione della cancellata di Piazza Irnerio” dichiara il Vice-Coordinatore Romano di Forza Italia Alessandro Vannini. “Piazza Irnerio dovrebbe essere il fiore all’occhiello del nostro Municipio invece, da mesi, è abbandonata al degrado più totale come il resto del territorio municipale”.
44 pellicole in anteprima, un omaggio alla regista turca Yesim Ustaoglu, tra le poche donne attive nel Paese dietro alla macchina da presa, e il divo egiziano Khaled Abol Nagha come guest star. Il festival “Middle East Now” sceglie per la settima edizione il fil rouge “Live & Love Middle East”. Un diario collettivo con decine di sguardi d’amore: oltre i pregiudizi, gli stereotipi e la cronaca quotidiana.
UNA PRIMAVERA ALL’INSEGNA DELL’EST
C’è anche la storia d’amore raccontata dalla prima commedia romantica girata a Jeddah, in Arabia Saudita – il paese più chiuso al mondo, nel quale il cinema è stato bandito nel 1972 –nell’intensa e multiforme programmazione messa a punto da Lisa Chiari e Roberto Ruta (che i lettori di Artribune conoscono anche per i loro straordinari reportage pubblicati sul nostro magazine), da sette anni alla guida di Middle East Now.
Fiore all’occhiello della Primavera di Cinema Orientale – iniziativa promossa dall’associazione culturale Map of Creation – la settima edizione del festival, in programma dal 5 al 10 aprile, si snoda tra le consuete location del Cinema Odeon e Stensen, raggiungendo, con gli eventi dedicati al food e due mostre, anche ad altre location nel centro storico.
LIVE & LOVE MIDDLE EAST
Dalle Primavere Arabe alla guerra in Siria, dalla crisi libica all’avanzata sanguinosa dell’Isis, il Medio Oriente continua a essere presentato, dai media internazionali, con un’accezione prevalentemente negativa. In linea con il suo spirito fondativo, il festival fiorentino, esperienza necessaria e unica nel panorama nazionale, prosegue nell’incessante azione di scalfire quel ritratto sommario e approssimativo che la cronaca restituisce, giorno dopo giorno.
Il Medio Oriente presentato quest’anno – attraverso storie, personaggi, attualità, tradizioni con sconfinamenti verso nuove discipline artistiche, come il balletto e l’illustrazione, per la prima volta inserite nel cartellone – rivela quanto forte e duraturo possa essere, ovunque e comunque, l’amore verso la propria terra di origine. Forte e duraturo anche quando si è costretti a scappare e ripiegare nel grande campo profughi di Zaatari, in Giordania, dove si snodano le vicende quotidiane di migliaia di siriani in fuga raccolte nel documentario District Zero. Forte e incessante anche quando l’appartenenza a una classe sociale privilegiata nulla può di fronte allo scoppio della guerra civile, determinando l’allontanamento forzato anche delle agiate giovani donne siriane ritratte nelle mostra fotografica Our Limbo, con scatti della giovane artista libanese Natalie Naccache.
E ancora, forte e incredibile, come nel film di apertura Degradé, primo lungometraggio dei fratelli Nasser – tra le più promettenti risorse del cinema Made in Palestina – che, dopo il debutto a Cannes, propone anche al pubblico fiorentino la storia di dodici donne trattenute in un salone di bellezza a Gaza dagli scontri provocati, all’esterno, dal furto di una leonessa sottratta allo zoo locale. Un amore che può palesarsi in tutta la sua forza e determinazione quando si associa al coraggio e all’azione per invertire lo status quo, come rivela il sorprendente documentario Speed Sisters con protagonista un team di giovani pilote automobilistiche palestinesi.
UN PROGRAMMA INTENSO
Curato da Felicetta Ferraro, il programma di approfondimenti sui temi cruciali del Medio Oriente contemporaneo proporrà ogni giorno un appuntamento fisso: Il punto delle 19.30 ospiterà quattro conversazioni con esperti, saggisti e studiosi e si concluderà domenica 10 con Il talk della domenica, dal titolo provocatorio Se vuoi la pace, trova un accordo. O forse no?.
Con la consueta lungimiranza, Middle East Now intercetta e recepisce le più promettenti espressioni artistiche della scena mediorientale, come testimonia la felice scelta di sostenere la residenza e dare visibilità alla venticinquenne Nour Flayhan, designer e illustratrice libanese cui è stata affidato anche l’intero progetto grafico dell’edizione 2016. Con l’allestimento di Archivio Personale, il suo progetto-mostra My Lebanon, visitabile fino al 27 aprile negli spazi del locale Amblè, trasferisce in accattivanti illustrazioni una dimensione intima, ma pop, del Libano dei nostri oggi. Una promessa di innamoramento per chiunque sceglierà di vederlo con i propri occhi.
Osteria a sinistra della Via Aurelia, o strada di Civitavecchia, 8 miglia lungi da Roma , posta nel tenimento di Castel di Guido, poco prima del diverticolo di Maccarese. Essa è nella valle del Rio di Galeria, che si traversa sopra un ponte : ivi dappresso è un Casale , un granaio , la chiesa , ed un fontanile fornito di acqua da una sorgente condotta, i cui bottini veggasi a destra della strada. Il nome Malagrotta suol dirsi da una grotta che si vede sul colle a sinistra ; a me sembra però che sia un travolgimento del nome Mola Rupta, che almeno fin dal secolo X. questo fondo portava: dico fin dal secolo X, poiché non voglio fare uso della Carta di donazione di Santa Silvia per le ragioni che furono indicate nell’articolo su Maccarese. Or dunque negli annali de’ i Camaldolesi, ne’ quali si riporta quell’Atto di donazione , si trova pure riportata una Carta genuina pertinente all’anno 995, ( leggasi il tomo I.p.p.126) nella quale si ricorda la cessione e permuta fatta da Costanza nobilissima donna di una metà di un suo Casale denominato Casa Nobula, posto circa l’ottavo miglio fuori della porta San Pietro nella contrada che corrisponde appunto a Malagrotta. E questa contrada si ricorda ancora anche in altre Carte degli stessi annali, come in una dell’anno 1014 nella quale si pone fuori di porta San Pancrazio nella via Aurelia, e si nomina come Casale ,in un’altra carta del 1067 si nomina come affine al Rio Galeria, e nel secolo XIII. Col nome di Castrum Molarupta colle chiese di Santa Maria e di Santa Apollinare si designa nelle bolle di papa Innocenzo IV. Nel 1249 e di Papa Bonifacio VIII. Nel 1299, con le quali furono conferiti i beni di San Gregorio: come pure in due Atti pertinenti all’anno 1280 e 1296, documenti che sono inseriti nell’appendice del tomo V. degli Annali suddetti. Quindi il nome Molarupta rimaneva sul principio del secolo XIV. E quanto a questa denominazione così antica , che rimonta, come si vide , almeno al secolo X. facile è derivarne la etimologia da una mola ivi sul fiume Galeria esistente, la quale rottasi, ne derivò al fondo ed alla contrada il nome do Molarupta.
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